Capitolo 4

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King's Manor era dall'alba della nascita della sua dinastia un luogo di cura dell'etichetta e decenza di costumi.
Tutto questo era stato conservato negli ultimi trent'anni dalla duchessa Mary, la madre di Angelica Claire King che purtroppo però non era riuscita a tramandare un linguaggio decente alla sua secondogenita.
-...forse non ci siamo capiti bene Anthony.-
Anthony O'Connor, capo della conduzione agraria dei terreni del duca Daniel King, signore di Tenterdon, aveva la testa infilata nel camino dell'ufficio del duca e anche l'aria leggermente imbarazzata, visto come teneva il capo basso di fronte alla sua futura datrice di lavoro.
-...da quanti stramaledetti mesi state lavorando all'impianto d'irrigazione, eh?- sibilò la valchiria bionda in piedi dietro alla scrivania di pregiato mogano veneziano, importata nei primi del novecento dal padre di Daniel King - Non lo sai? Te lo dico io. Sette. Sette mesi.-
Angelica Claire King spense con rabbia la sigaretta in un portacenere di cristallo, piantando gli occhi nocciola in faccia ad O'Connor - E in questi sette mesi i contadini che lavorano sulle mie terre hanno fatto la fame perché tu e i tuoi stramaledetti collaboratori tirate sui tempi.-
- Milady...veramente...-
- Sei pagato a ore, vero Anthony?- continuò Cloe, rabbiosa.
- Si ma...-
- Sta zitto!- gridò furibonda, battendo i palmi sulla scrivania - Non voglio altre scuse! Hai due settimane per terminare, dopo di che ti liquido, sono stata chiara!? Ho della gente che lavora per me e deve mangiare ma non può farlo perché sei un avido bastardo, tu e i tuoi colleghi, quindi risparmiami la cazzate e vedi di finire il tuo lavoro entro quattordici giorni! È il mio ultimo avvertimento.-
L'uomo impallidì ancora di più.
- E adesso rimboccati le maniche o non vedrai neanche uno scellino.- aggiunse gelida - Avanti!- e senza attendere oltre agitò la bacchetta e lo fece sparire dal suo immacolato camino, bloccando una sua replica sul nascere.
Sparito il mago, Cloe si riaccese un'altra sigaretta scoccando un'occhiata dura alla sua sinistra.
- Una vera donna d'affari.- ghignò Beatrix Mirabel Vaughn, che stava seduta tranquilla su un divano di broccato, a limarsi le unghie - Quel poveretto probabilmente si spezzerà la schiena per finire quel lavoro.-
- Doveva pensarci prima di non fare niente per mesi mentre i contadini fanno la fame.- replicò acidamente Cloe, andando allo scaffale dei liquori del padre e levando il tappo satinato da una bottiglia di whisky incendiario - Dovrebbe esserci Brian qua a pensare agli affari e non io.-
- Tuo fratello non ha il pugno di ferro necessario.- rispose la Diurna, accavallando le lunghe gambe inguainate in un paio di stivali dal tacco altissimo - Questo lo sanno anche tuo padre e tua madre.-
- Al diavolo.-
La nuova duchessa di Tenterdon ingollò un bicchierino minuscolo di whisky, rimettendosi seduta.
Controllò alcune carte, sfogliandole con aria stizzita.
- Mi dicevi prima?- alzò gli occhi su Beatrix, mettendosi la sigaretta in bocca e tornando a sfogliare contratti e avvisi - Cosa vuole Damon?-
- Ah si.- Trix levò gli occhi dalla sua manicure, ammirando il lavoro fatto - Vuole che il 27 ti liberi da qualunque impegno. Dice che è importantissimo. Dobbiamo vederci al Ministero verso le otto di mattina credo.-
- Al Ministero, alle otto, il 27.- riecheggiò la bionda, guardandola diffidente - Perché?-
- Non lo so nemmeno io. Ma ha voluto assolutamente che ti convincessi.-
- Poteva venire lui per farsi mandare al diavolo.- sibilò la King.
- Non poteva. È andato all'ospedale da Dorothy.-
- Ancora quella babbana.- mugugnò l'altra - Quella sa troppe cose.-
- Gliel'ho fatto notare. Mi ha detto che altri guai non gli cambieranno la vita.-
- Hn.- Cloe allora ghignò gelidamente, come faceva da anni ormai - Povero allocco.-
- Piuttosto.- Trix tirò fuori la colazione dalla tracolla di pelle nera, infilandovi una cannuccia - Com'è andata nel Suffolk, vi siete divertiti tu e Oliver?-
Reazione da manuale.
Cloe emise un verso leggero e gutturale, tipo ruggito a fondo gola e alzò le spalle.
- Wow. Che emozione.- frecciò la mezza vampira, risucchiando rumorosamente il sangue tanto per farle capire quel che pensava.
- Non darmi il tormento.- sbuffò la bionda, liberando i lunghi capelli dal forcone di legno che glieli imprigionava sulla nuca, rovesciando sulla schiena una criniera lucente come grano maturo - Siamo stati bene, anche se il tempo era pessimo. La casa dei Trust è uno specchio, gli elfi riverenti e i suoi parenti molto cordiali.-
Casa, tempo, elfi, parenti.
E niente altro.
- Damon ha detto che il 27 è meglio che tu venga sola.- le disse Trix.
- Non pensavo certo di portarmelo dietro.- rispose allora Cloe senza alzare gli occhi dalle sue pergamene.
Tipico.
La Diurna sorrise con dolcezza, senza farsi vedere.
Oliver Trust in fin dei conti era una brava persona.
Trix lo sapeva. Solo che per lei nessun uomo sarebbe mai stato all'altezza di...Tom .
Oliver Trust era il primogenito di un'importante famiglia di maghi che aveva contatti in molti campi. Il padre di Oliver era un contribuente della Gringott, la madre proveniva invece da una famiglia di maghi mercanti e grandi estimatori d'arte. Quindi Oliver era vissuto nel lusso e nella classica concezione del sanguepuro.
Era attento, premuroso, affettuoso.
A volte fin troppo presente, forse geloso una punta in più del dovuto ma ormai la storia fra lui e Cloe andava avanti da un anno e mezzo. E già si parlava di nozze.
Anzi...lui ne aveva parlato, all'ultima cena che avevano fatto tutti insieme, a Pasqua.
Alla notizia, Degona aveva quasi sputato tutto il vino che stava bevendo col pesce addosso a William, che a sua volta non aveva preso bene la notizia, visto che era quasi riuscito a strozzarsi con un calamaro fritto.
Asher e Damon non avevano commentato, anzi, avevano anche avuto la faccia tosta di congratularsi coi fidanzati ufficiali quando Cloe non aveva prestato attenzione ad altro che non fosse stata la sua insalata di mare.
Strano rapporto, decisamente.
Ma a prenderla peggio era stato Aidan che aveva scandito a grandi lettere che "Trust il matto" poteva sposarsi solo l'aguzzino dell'ala malati di mente del San Mungo.
In sostanziale silenzio avevano accettato la notizia anche Harry e gli altri.
Tranne Edward che a quanto si vociferava tempo prima aveva fatto parole col padre di Oliver, durante una cena a casa di un Consigliere del Wizengamot in cui erano volate sparate sulla purezza del sangue. Ron diceva anche che Dalton gli aveva sputato nel bicchiere, ma queste erano solo chiacchiere...
- Milo quando torna dalla Corte?-
Trix cadde dalle nuvole, alzando le spalle.
- Non so, ma mi chiamato ieri sera. Sta bene. Suo padre deve proporgli di entrare in politica presumo.-
- Immagino la sua risposta.-
- Si, anche io.- soffiò la Diurna depressa - Conoscendolo sarebbe capace di entrare nelle loro camere di mattina e bruciarli tutti all'alba ma non voglio essere troppo ottimista. Ora scusami...- guardò l'orologio - Ma fra mezz'ora ho una riunione al Quartier Generale.-
Cloe alzò per la prima volta lo sguardo con interesse - Riguardo a quell'assassino? Craig Badomen?-
- Si, sembra sia tornato a Londra.- annuì la Vaughn - E voci di zingari della metro dicono che abbia il Marchio Nero.-
Come prevedeva, negli occhi della King passò un lampo veloce, che si disperse subito.
- Ma davvero.- sibilò, distogliendo il viso - A quanto pare è impossibile estirparle certe erbacce. E qualche povero stupido ancora ci crede.- spense la sigaretta, agitando la mano - Scusa se ho avuto poco tempo ma sono davvero piena di lavoro.-
- Tranquilla.- la rassicurò la Diurna - Quando hai tempo passa a casa mia, parleremo comode. Ciao megafessa.-
Solo allora la King si rilassò, concedendosi la pallida imitazione di un sorriso.
- Ciao superoca.-
E ridendo Trix si richiuse la porta alle spalle, lasciandosi dietro una strega ancora ribollente di rabbia.
Un solo sogno era bastato a rovinare la calma lattiginosa di cui si era avvolta nell'ultimo anno e mezzo.
Ma, per Dio, non avrebbe più permesso che nulla rompesse la sua corazza.
Ora che c'era Oliver meno che mai.
Neanche si accorse che sua madre la studiava dalla soglia, le braccia incrociate e l'aria saccente. Ma la duchessa Mary era così. Schietta, senza fronzoli quando si trattava di sentimenti.
- Hai proprio l'aria della colomba innamorata.- le disse, facendosi subito guardare male - Ne deduco che nel Suffolk tu abbia passato delle belle giornate.-
- Si, belle.- mugugnò Cloe, incurante.
- Oliver ci ha mandato un gufo. Siamo invitati a cena coi suoi, per sabato.-
- Spero che per quella sera non ti verrà un'altra e quanto mai provvidenzialmente falsa crisi epilettica, mamma.- sibilò la strega, tirandosi nuovamente su i capelli che la infastidivano.
- Non temere. Stavolta mi sorbirò volentieri altre discussioni sul lavaggio del sangue.- ironizzò la duchessa Mary, con tono duro, anche se ben mitigato.
Conosceva bene la testardaggine di sua figlia tanto da sapere che non era un bene prenderla di petto.
- Sono solo parole, mamma.- rispose Cloe, senza neanche ascoltarla.
- E tu certe parole hai imparato a mandarle giù bene.- le fece notare.
- Sai come si dice. Se non puoi sconfiggerli...-
- Unisci a loro. Tu però un tempo dicevi...se non puoi sconfiggerli, trova un modo comunque.-
- Quel tempo è passato mamma.- Cloe levò lentamente lo sguardo, quasi minaccioso e al contempo indifeso - Ho tanto da lavorare prima che torni papà con gli avvocati. Vorrei restare sola.-
- Va bene.- concesse Lady Mary - Ti aspetto a pranzo, allora. Ciao.- e senza aggiunse altro richiuse la porta. Ma facendolo sorrise.
Dal comportamento della sua bambina, qualcosa da pochi giorni sembrava avesse iniziato a sgretolarsi.
E ne era felicissima.

T.M.R |DRAMIONE|Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ