Capitolo 29

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Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore.
Emily Dickinson.

L'amore é una guida cieca, e chi lo segue assai spesso si smarrisce.
Colley Cibber.


- Allez, plus vite!- sbraitò la voce burbera del capo dei gitani, agitando il bastone per aria - Inglesi! Come avete fatto a perdervi in campagna piatta io proprio non lo capisco! Plus vite!-
- Eh, plus vite un cazzo.- sibilò Thomas Maximilian Riddle, cacciando il cappuccio del mantello sul capo.
Si prese una bastonata in testa, poi una pure nella schiena, ma per amor di pace non aprì bocca per bestemmiare ulteriormente, visto che quei gitani erano stati tanto gentili d'accoglierli gratuitamente per tutta la notte.
Infatti, il cielo era ormai diventato un manto di nero velluto.
Solo frammentato da lampi e folgori rosse e violette, uno spettacolo davvero impressionante.
Se non altro, il villaggio degli zingari sembrava protetto dal mal tempo anche se Tom, sollevando lo sguardo a ogni passo, si chiedeva se non avesse leggermente esagerato.
In fondo con tutta quell'acqua la Camargue rischiava di allagarsi.
Ma la sua attuale compagna di sventura, Claire King, sembrava solo occupata a parlare con i gitani, per ringraziarli dell'ospitalità. Il capo dei maghi francesi, sempre agitando il suo bastone, li aveva trovati in mezzo ai campi, a cavallo e tutti bagnati. Così li aveva letteralmente sequestrati e riportati al villaggio, ringhiando qualcosa contro gl'inglesi e le loro abitudini idiote.
Anche se, grazie a Merlino, almeno ora avevano un tetto sulla testa.
Senza la possibilità di Smaterializzarsi, sarebbe stato un vero suicidio tornare al residence con quel diluvio.
Un altro tuono rombò in cielo, proprio quando Cloe riuscì a ringraziare decentemente per la cortesia.
La figlia del capo, una bella gitana mora piena di orecchini e braccialetti d'oro, le sorrise maliziosa quando l'accompagnò attraverso il cottage in cui il padre aveva condotto i due ospiti.
- Oh, cheriè...- le disse, deliziata - Non devi ringrasiarsci. Anzi.- e buttò uno sguardo indietro - Mi ha permesso di guardare ancora il tuo bellissimo fidanzato.- e sbatté le ciglia, ridendo e al contempo prendendola a braccetto - Scusa, Cloè, ma ho ballato con lui con oggi. E mi ha tolto il fiato.-
Tolto il fiato.
Un sorriso, dopo tanto tempo, aleggiò sulla bocca della King.
- Si...Tom toglie il fiato.-
- Oh, e spero che questa notte ti tolga anche il sonno!- rise la francese, spingendola divertita verso la parte disabitata del cottage - Et voilà. Questa parte della casa è tutta vostra. Sarebbe mia, ma io vivo con un'amica da qualche mese. In due starete perfettamente comodi, fidati di me, cheriè.-
Una strizzata d'occhio, poi quando Riddle arrivò spinto dal capo dei gitani, la bella zingara passò a indicare ad entrambi le stanze e i servizi. Pregò loro di farsi un bagno per scaldarsi, quindi si mise a disposizione, nel caso avessero avuto bisogno di qualcosa, ma non si trattennero a lungo.
Due chiacchiere, altre due bestemmie in francese, uno spunto sulla porta contro il malocchio (tradizione gitana alquanto bislacca!) e i francesi sparirono.
Chiusa la porta, un tuono colossale fece tremare anche i muri.
Quello era un segno del karma.
- Francesi.- sibilò Riddle, levandosi il mantello.
- Bhè, sono stati gentili.- borbottò Cloe, levandosi di dosso la giacca zuppa di pioggia.
Tom non si sprecò a rispondere. Quando prendeva la pioggia poi il suo umore peggiorava a vista d'occhio e d'orecchi, ma erano anni che non gli accadeva, per ovvi motivi.
Sollevò la mano destra verso il caminetto spento, levando all'istante calde fiamme color rubino.
Il tepore invase la sala, mettendo a fuoco un gusto prettamente esotico nell'arredamento. Tende e tendaggi dallo stile vagamente orientale, vasi colorati dai toni caldi, candele tonde e cilindriche su mensole ricolme di libri.
Non c'erano oggetti babbani, questo sì.
- Carino.- disse Cloe, trovandosi stranamente a suo agio.
Tom di nuovo non spiccicò parola, forse perché toccandosi la schiena si era accorto di essere praticamente rigido come un pezzo di marmo. E, dannazione, aveva anche la camicia bagnata, oltre che di pioggia, anche di sangue.
- Cristo.- imprecò, levandosi l'indumento con un moto di stizza che gli fece saltare via i bottoni dalle asole.
- Che c'è?- la King si avvicinò, notando un gioco di ombre e luci sui suoi muscoli che per un secondo le fece perdere il contatto con la realtà. Idiota, si disse, andando a controllargli la schiena.
- Si sono aperti i punti.- commentò, tamponandogli la ferita con un fazzoletto pulito - Tom, questa galleria sembra non volerne sapere di tornare a posto. Forse dovresti raddoppiare le dosi di Lazzaro.-
Riddle stavolta stava per replicare, quando un guizzo riconoscibile nel camino lo fece imprecare di nuovo.
Sgusciò via dalle grinfie della King, sibilando qualcosa in Serpentese e si chiuse in bagno, sbattendo sonoramente la porta, proprio in tempo per scampare alla comparizione della testa di Trust nel camino.
- Oliver.- l'apostrofò Cloe, tranquilla.
- Ma che cosa cazzo è successo?- fu la prima cosa che le urlò inferocito - Cloe, ma dove sei?-
- Dai gitani.-
- Che diavolo ci fai ancora lì, eh?-
- Ero a cavallo sulla strada del ritorno. Il cavallo si è azzoppato, così sono tornata indietro.- disse pacatamente. E forse fu il tono, perché Trust ebbe la sensazione che gli stesse parlando come a un bambino dell'asilo. E serrò i denti ancora di più.
- Non amo essere preso in giro.-
La King sbattè le ciglia ancora umide.
- Di cosa parli?-
- Neanche lui è tornato. Che coincidenza, eh?-
- Sarà andato dai suoi amici demoni.-
Oliver assottigliò maggiormente le sopracciglia.
- Alla mia insinuazione, avresti dovuto dimostrarti stranita, non pensi?-
- No. Perché ormai stai diventando monotono.-
Trust emise un ringhio - E lì con te?-
- Anche se ci fosse, non vedo il problema.-
- Bhè, io lo vedo.-
- Non è un problema mio allora.- replicò la Sensistrega - Oliver, sono stanca.-
- Impressionante come sia facile perdersi, quando si vuole, vero amore?-
- Senti...- sibilò Cloe, esasperata - Non sono stata io a scatenare gli agenti atmosferici, qua c'è una maledetta tempesta, quindi vedi di piantarla con questa storia! Sono stufa delle tue scenate, chiaro? Se ho voglia di piantarti sono capace di trovare un motivo senza dover ricorrere a questi espedienti da maschio! Hai capito bene?-
Oh, aveva capito benissimo.
Tanto che per un secondo, Cloe capì dai suoi occhi come avrebbe potuto essere il loro futuro.
Gabbia. Le veniva in mente una grande gabbia...o una torre, come quella di Raperonzolo. Con la porta sbarrata.
- Questa faccenda non si conclude così, amore.- le disse, freddo come il marmo.
- E invece si.- sbottò la bionda - E adesso scusa ma vado a farmi un bagno.-
- Da sola?-
Quando si voltò per mandarlo al diavolo, Trust era già sparito. E fu decisamente un bene.
O gli avrebbe detto cose che avrebbero mandato tutto all'aria.
Cose che però...diventavano sempre più importanti. Cose che toglievano il fiato...cose che...ora quasi spaventavano.
La porta del bagno si aprì e si richiuse.
Così oltre a sentirsi sul collo il fiato del fidanzato lontano, Cloe dovette subire anche lo sguardo acido e ironico di Riddle.
- Meno male che il marito padrone se n'è andato.- le disse, filando nella piccola e graziosa cucina aperta sul salottino, e separata solo da un piccolo muretto di mattoni lastricati alla perfezione, coperti da una mensolina in cedro.
Ecco, Tom era a portata di mano. Perché non imprecare dietro a lui?
Però lo vide aprirsi una bottiglia di scotch invecchiato dodici anni, senza fare tanti complimenti, e poi mandare giù un corposo bicchiere quasi a goccia.
- Riesci a restare sobrio?- gli chiese, sarcastica.
Lui rise, con la bocca attaccata al secondo bicchiere.
Gli si avvicinò e si versò a sua volta appena due dita. Il liquore bruciava in gola e in un secondo si scaldò perfettamente, anche coi vestiti bagnati e incollati alla pelle.
- Vai a fare il bagno.- le disse lui all'improvviso, accendendosi una di quelle terribili sigarette alla menta.
La King però non si mosse dal tavolo.
- No, vai tu.-
- L'acqua mi brucia il taglio, mi asciugherò al caminetto.-
- Faresti meglio a farti un bagno comunque.- rincarò lei, sbuffando - Stringi i denti, no?-
- Mi convinceresti a immergermi in quella vasca solo se ci fossi già tu dentro, quindi no, grazie.-
Era vero, pensò Cloe, ghignando sottilmente.
Aveva imparato a flirtare e a fare battute sconce.
- Vai.- gli disse allora, cambiando tono e assumendone uno meno intransigente - Io faccio del thè.-
Ovvio che non le diede subito retta, anche perché in mezzo a quel temporale provvidenziale, un'aquila aveva sfidato fulmini e intemperie per arrivare a raggiungere Riddle.
Il magnifico uccello, fradicio, picchiò il becco contro una delle finestre così Tom andò a controllare.
Era Icaro, l'aquila di Denise.
E mentre lui carezzava le ali del messaggero, accadde finalmente qualcosa che girò leggermente la Ruota del Destino.
Accadde per sbaglio. Accadde per distrazione.
Accadde per amore.
Accadde...perchè doveva accadere.
Cloe, rimasta in salotto, si ricordò delle sue gocce ed estrasse la fialetta dalla borsa, lasciandola sul basso tavolino in mezzo ai divani e di fronte al camino, per andare a prendere un bicchiere pulito in cucina.
Una fialetta piccola, cilindrica, dal liquido incolore e dal tappo di sughero.
E Tom, mentre leggeva il messaggio di Denise, un messaggio accorato ma anche affettuoso e tenero, si ricordò del Lazzaro. Nelle tasche dei jeans non trovò nulla, così buttò un occhio alla sua camicia, buttata a terra su un tappeto.
Facendolo però, inquadrò la fialetta sul tavolino.
La prese e senza tante storie buttò giù praticamente tutto il contenuto, stupendosi del sapore quasi dolciastro di quell'acqua. Strano, il Lazzaro era del tutto insapore.
Fregandosene, si rimise la fialetta nella tasca dei jeans, mollò la lettera sulla mensola della finestra e andò in bagno.
Passò a fianco del tappeto. Urtò appena la camicia...e dal risvolto, ne uscì un'altra fialetta.
La sua. Quella vera.
Quando Cloe tornò col bicchiere, cercò stranita le sue gocce per ritrovare la fialetta a terra, accanto alla camicia di Tom.
Pensò che fosse scivolata, così contò dieci gocce esatte e le ingollò con dell'acqua, mentre rimetteva la fialetta nella borsa. Mandando giù però, trovò il sapore della sua "medicina" alquanto blando.
Inoltre, notò per la prima volta, la sua pozione prima era sempre stata trasparente.
Ora riluceva d'azzurro.
Doveva essere a causa del tempo, si disse, incurante.
Si buttò a sedere davanti al caminetto dopo aver afferrato una rivista femminile, tutta francese, più che altro per cercare d'ignorare il biglietto che Tom aveva ricevuto. Con un'occhiata, aveva notato la calligrafia prettamente femminile.
Bastava un bacio?, si chiese, sentendosi in trappola.
Bastava un bacio di Thomas Maximilian Riddle per soccombere di nuovo?
Tremò leggermente, così si avvicinò di più al fuoco e posò il mento sulle rotule.
Si, pensò. Quel bacio l'aveva messa in gabbia.
Perché ora...la gelosia era diventata possesso, ancora una volta.
Lui era suo.
E di nessun'altra.
- Cazzo.- sussurrò, socchiudendo le palpebre.
- Cosa?-
Riaprì gli occhi e lo vide uscire dal bagno: pantaloni neri con una spessa e doppia cintura di pelle, scalzo e a torso nudo.
- Niente.- borbottò Cloe in risposta, distogliendo lo sguardo - Hai fatto veloce.-
- Se vuoi vado fuori a dormire.- ironizzò Riddle, acido.
Lei, altrettanto seccata, gli scoccò uno sguardo duro - Per cortesia, basta cazzate, va bene?-
Lui mandò giù un terzo e un quarto bicchiere di scotch, prendendosi poi direttamente la bottiglia.
- Io ho fatto di tutto per starti lontano.- le disse, poggiando i fianchi contro il separé di mattoni.
- Quindi è colpa mia, adesso.- sibilò la strega - Mi sono ficcata la tua lingua in bocca da sola, vero?-
Tom fece una smorfia, come se non avesse apprezzato i termini con cui lei aveva semplificato quel bacio che aveva...praticamente distrutto i due mondi che si erano faticosamente costruiti, lontano l'uno dall'altra.
Mollò la bottiglia, pronto ad andarsene nella stanza degli ospiti, visto che lasciava volentieri il letto della gitana maniaca (considerato quello che bisbigliava a Cloe quando credeva che lui non sentisse!) ma con un gesto della mano, la King, praticamente fuori di sé, gli bloccò tutte le porte.
Quello sbattere di battenti e simbolicamente il gesto stesso, ebbero il potere di fargli tornare a galla una certa claustrofobia che non aveva mai superato.
Si sentì vibrare come una corda di violino.
- Guardami in faccia.- gli sibilò Cloe, andandogli alle spalle.
Altri ordini. Altre minacce.
Come otto anni prima.
- Non sono un giocattolo.- le disse, alzando il capo appena sopra la spalla - Puoi dare ordini a quello schifoso, ma non a me.-
- Tranquillo, la differenza è palpabile.-
- Se non altro io ho avuto la decenza di non infilarti mai la mano fra le gambe a tavola, a colazione.-
Cloe parve avvampare, serrando contemporaneamente le mascelle.
- Tu non ti puoi paragonare a Oliver.-
- No, infatti. Grazie del complimento.- ironizzò acidamente - E mai nella vita vorrei assomigliare a quel bastardo, vedi di ficcartelo bene in testa. Voglio, posso e comando. Si, certo. Ma non sulla tua vita.-
- Non hai diritto di farmi la predica, tu che vai a letto con quel demone e anche con la moglie dell'uomo che ti ha cresciuto!-
Trasecolando, Tom si girò a fissarla e spalancò la bocca.
- Come cazzo...-
- Ho visto come le hai stretto la mano ieri sera, quando sono arrivata.- gli rispose lei, semplice e diretta come una lama in pieno petto - Tu non lo faresti neanche con Beatrix. Vai a letto con lei.-
Era un'accusa. Lo credeva un tale verme?
- Punto primo.- scandì, iniziando ad alterarsi - Io andavo a letto con Denise. È diverso.-
- Ma dai?-
- Punto secondo.- continuò, avanzando letteralmente furente - Io non farei mai una cosa del genere a Caesar! Non vado a letto con chi capita sbattendomene dei sentimenti altrui.-
Altra accusa. Stavolta fu Cloe ad allargare la bocca.
- Non ci credo. Mi stai davvero accusando di averti tradito? Che dovevo fare? Aspettarti in eterno? Vivere di un sogno?-
Si, come ho fatto io.
La scostò, cercando di raggiungere la finestra con una mano alla gola.
- Fa caldo...e i soffitti di questa stanza sono troppo bassi.- esalò, mentre tentava di sorpassarla ma lei, quasi gelando a quello che aveva visto nei suoi occhi, lo fermò fra il tavolino e il caminetto.
- No, fermo.- e gli serrò forte il polso - Non è finita qua.-
- Oh, si invece.- le rispose - Lasciami la mano.-
- No.-
- Claire.- la fissò intensamente. Di colpo quel contatto, pelle contro pelle, fece la magia che aveva fatto in passato.
Lasciami, avrebbe dovuto dirle.
Ma non ce la fece.
Tutti frammenti spezzati, sparsi senza cura, turbinarono in un vortice lucente.
Lei non lo lasciò.
E anche se l'avesse fatto, ora era lui a dettare le regole.
Una mano scese rapida lungo il suo fianco, l'altra le avvinghiò la nuca. Rapido, impetuoso, Tom se la schiacciò contro il torace, quasi obbligandola a sollevarsi sulle punte, mentre con la bocca scese a ghermire quella di Cloe.
Non fu il bacio del ritrovo, ma fu quello della rabbia, della frustrazione, della vendetta...per averlo dimenticato.
Un pugno della strega lo colpì al torace. Non lo avvertì nemmeno, intrufolando la lingua in quella bocca che un tempo lei gli aveva giurato sarebbe sempre stata solo sua.
Ma non era stato così.
Dannazione, voleva riprendersela.
Cancellare in un attimo il tocco di un altro.
Per sempre.
La sentì lottare, ma per poco...perchè le unghie piantate sulle sue spalle, alla fine risalirono al suo collo, al suo viso.
Lo strinse così forte, costringendolo a incavare le guance, durante il bacio che quasi percepì l'esatto momento in cui fu Cloe a prendere il sopravvento. Per un istante, si, un istante solo.
Rifiutandosi di ricordare gli ultimi attimi che li avevano visti fare sesso, portò la mano alla sua gola.
Serrò, scese con la bocca, la morse...poi stringendole un seno, arrivò a strapparle la camicia.
Via l'ultimo baluardo, pensò, mentre scivolavano di fronte al fuoco.
Via l'ultima resistenza.
Via l'ultima estrema difesa.
Se bisognava farsi del male, tanto valeva farlo nel modo peggiore possibile.

T.M.R |DRAMIONE|Where stories live. Discover now