Capitolo 13

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"Forse potrò sembrarvi pazzo...specialmente dopo ciò che vi dirò di Viola Rosencratz Leoninus e di questo nostro prima incontro ma...devo ammettere in tutta sincerità che in un certo senso, fu un onore contrarre con una donna come lei un tale debito, come quello che avrei presto contratto io, quella notte del sedici giugno.Già. Viola. La mia Viola, in un certo senso.Ricordo che la vidi per la prima volta il quindici giugno di quell'anno, quando mi trovato prigioniero in un'altra prigione. E lei mi apparve a fianco...con quei suoi occhi da felino, quel corpo da peccato e quel cuore di bambina capricciosa e viziata.Già, Viola. Per lei ero un giocattolo. Come in molti lo sarebbero stati, avanti nei secoli.Infatti ebbi l'onore di conoscerla ancora in giovane età...perché col passare del tempo lei sarebbe diventata una piaga per tutta la Gran Bretagna. Sanguinaria, magnifica, una regina del male e del sangue.Ma pur sempre una regina.E lei, quella notte, mi apparve accanto, sovrastandomi di poco.Viola Rosencratz Leoninus. Duecento anni in un corpo di fanciulla. Per un'anima nera che non avrebbe mai avuto fine."T.M.R.


La notte del quindici giugno al Club Azmodeus, Thomas Maximilian Riddle aprì gli occhi dal suo limbo, ancora piegato dalla febbre altissima, e vide ciò che per un attimo gli apparve un angelo.
Bionda, sui diciotto anni, alta sul metro e sessanta.
Una bambolina di porcellana con grandi occhi di topazio, umidi come oro colato.
Che gli prese la mano, seduta al suo fianco accanto al letto.
Era dolce, Viola Rosencratz Leoninus. Dolce e angelica all'apparenza.
Tanto che si chinò su di lui, la bocca di more appena schiusa. Lo baciò con delicatezza, fino a piegarsi al suo orecchio.
- Hai paura?- gli sussurrò a bassa voce.
Poi la fitta, il dolore, il senso di svenimento.
Due affilati canini si erano piantati nel suo polso destro, affondando in profondità, succhiando, lambendo, leccando.
Tom ricordò più avanti di averla sentita fare le fusa. Una gatta bianca e candida, avvolta in un abito di lucida pelle nera.
Quando finì, Viola si sollevò leccandosi voluttuosamente le labbra.
E di nuovo china al suo orecchio soffiò mugolando di piacere.
Una condanna.
- Sei mio.-

La stessa notte, mentre Caesar Noah Cameron riapriva il cuore alla vita sposandosi con l'unica donna che in quasi un secolo gli avesse fatto battere il cuore all'impazzata, con una cerimonia intima e raccolta in Nuova Zelanda a casa dei suoi genitori e al cospetto del Diacono, Lucilla del casato dei Lancaster iniziò a comprendere il vero significato della parola "frustrazione".
La tenuta primaverile, come amavano definirla i maghi ricchi, del caro CT delle Aquile Dorate, Basil Howells, si trovava nel Devon e, maledizione, era stata invitata tutta la gente che in quel mondo patinato e gretto contava.
I giocatori della squadra ovviamente per primi, insieme alle loro famiglie di rappresentanza, gente del Ministero fra cui Consiglieri del Wizengamot, Obliviatori, Auror di provata capacità ed esperienza, famiglie di illustri fancazzisti, giornalisti a iosa e l'attrazione della serata: Harry James Potter, che da quando era entrato aveva desiderato essere il bambino Non sopravvissuto a Voldemort. Meglio morire per colpa di Riddle che per colpa dei giornalisti.
Perché a quanto pareva lì in mezzo il fatto che Badomen fosse fuggito fregava poco e niente a nessuno.
Almeno fino a quando non fossero state terminate le scorte di alcolici.
Era una cosa vergognosa.
Badomen era fuggito da un giorno ormai e tutti quelli del Wizengamot, Donovan per primo, guarda caso, se ne sbattevano altamente. Almeno, quando i giornalisti li avevano bloccati all'ingresso per fare delle domande sulla questione si erano limitati a dire tutti che "...gli Auror hanno fatto fino ad ora un lavoro egregio. Sappiamo che continueranno a farlo alla perfezione sotto la guida del nostro caro Capo Gillespie."
Naturalmente c'era anche Duncan. Da solo.
La moglie probabilmente l'aveva sbattuto fuori casa quando il giorno prima l'Ordine della Fenice aveva buttato giù dal letto suo marito a mezzanotte per dirgli della fuga. E se il divorzio non era in arrivo, probabilmente era perché la signora Gillespie aveva deciso di farsi l'amante e tenersi il marito assente e anche cornuto.
C'era pure il Ministro Dibble, tanto assediato che Harry nemmeno da lontano era riuscito a guardarlo in faccia, anche se doveva ammettere che non gliene importava poi molto.
La villa era talmente grande, illuminata da grossi lampadari di cristallo del diciassettesimo secolo, con valletti in frac e cameriere con cuffiette, che non sembrava neanche di stare in casa di uno come Basil, che bestemmiava, ruttava e sputava come un turco dalla panchina del mister a ogni partita.
Ma probabilmente anche lui aveva le sue governanti che facevano il loro dovere.
Da non crederci quasi.
La classica festa a cui lui ed Elettra avevano deciso di rinunciare appena nato Lucas, che quella sera era rimasto a casa con Faith, Glory e Aidan. Infatti come baby sitter si erano offerti Damon e Trix, desiderosi di starsene lontani dalla bolgia almeno per quell'occasione.
A differenza loro però, Cloe era presente. Con lei, l'unica dei King a parte suo padre, c'era tutta la famiglia Trust e ovviamente anche Oliver, il suo fidanzato che però sembrava essersi imbucato con qualche ben pensante a discorrere di borsa e calo delle vendite in campo immobiliare.
Fra gli altri visi noti Harry riuscì a vedere tutta la famiglia Mckay, i Black sopravvissuti alla macellazione di Azkaban, i Malfoy, Jane Hargrave e il padre di Hermione, la famiglia Dalton, gli Steeval, i Greengrass scampati alla follia, qualche attore di commedie famose fra cui Julianna Miller che agli ultimi botteghini aveva sbancato interpretando la Bisbetica Stregata, una mezza dozzina di cantanti strafatti che se la tiravano per le loro canzoni e niente meno che Paul Brockway, il caro Capo Controllo di Azkaban.
Insieme a lui, la figlia sedicenne con un lucidissimo vestito dorato di lamé riconoscibile in tutta la sala.
E come diceva Draco Lucius Malfoy, il mondo è veramente in mano alle donne e...a chi sa maneggiarle.
Donovan era veramente da mettere in galera, pensò inferocito. A guardare storto il Segretario però c'era anche qualcun altro. Hermione per dirne una, che stava su una delle balconate aperte sul salone dove si teneva la festa e oltre a fissare male il porco irretitore, pensava anche a come uccidere Gwendoline Pickens, la madre dell'amichetta perfida di Lucas, Glory e Faith, occultarne il cadavere e farla franca.
- Quella gli sta sempre attaccato.- tubò Pansy, in piedi accanto a lei.
- Grazie mille.- replicò Hermione, dando le spalle alla sala - Ah, chissene frega.-
- Si ma ballano e lei gli tocca le parti basse.- aggiunse la signora Parkinson Weasley.
- Davanti o dietro?-
- Fa differenza?- rise la mora - Comunque dietro.-
- Che crepi lei e anche lui.- sbuffò la Grifoncina visto che suo marito aveva ballato praticamente con ogni strega presente - Mi fa diventare matta con Iesi e adesso fa il cretino con la Pickens. Ah, s'arrangi! Ho altro a cui pensare!-
- Tipo scappare da qui?- Pansy si lisciò l'abito e lo scialle di pelliccia vista la neve che cadeva - Fossi in te aspetterei ancora. Magari quella va a prendersi da bere e potresti riuscire ad avvelenarla.-
- O magari facciamo saltare per aria tutta questa gente e basta!- sibilò Lucilla all'improvviso, piegata sulla ringhiera con la testa fra le mani. Era magnifica nell'abito color vinaccia che le aveva confezionato la sarta ed era anche l'unica che se ne andava in giro senza spalle e senza cappotto o pelliccia.
Ma da un demone non ci si poteva aspettare altro.
- Tesoro hai mal di testa?- le chiese Hermione.
Mal di testa? Mal di testa? Era esausta! Non ne poteva più! Venuta via da Cameron Manor dove aveva appreso del fidanzamento di Caesar era tornata a Cedar House per venire seviziata dalla sarta, da Liz che andava in giro dappertutto starnazzando sul fatto che doveva perdere un chilo prima della festa e pure sul fatto che Degona avrebbe dovuto partecipare al ballo delle debuttanti autunnale.
Poi come se non fosse stato sufficiente nel pomeriggio era arrivata Rose, spartendo ordini a destra e a manca su come acconciare i capelli di governante, nipote e nuora.
E poi, ora, lì...tutta quella gente.
Quel chiacchiericcio assurdo e inconsistente basato sui pettegolezzi la uccideva!
- Forse sei troppo stanca.- disse Pansy, scrutandola attenta - Vuoi che chiami Efren?-
- Dubito che un Medimago possa aiutarmi.- disse la Lancaster a bassa voce - No...non mi serve niente.-
Ma neanche a parlarne!
- Oh, eccovi qua!-
Rose Mckay apparve sul balcone con la sua bella pelliccia di visone, in mano due martini.
- Andiamo Lucilla!- sentenziò pragmatica - Non ti sei fatta fotografare neanche una volta stasera. Se non immortalano te per chi credi che vengano i giornalisti?-
- Devo prenderlo come un complimento?- le chiese cupa.
- Prendilo come ti pare dolcezza. Ecco.- Rose le mollò un martini - Questa è una maratona, non uno sprint. Idratati come si deve.-
- Ho già bevuto abbastanza.- l'avvisò. Ed era la verità. Con quel martini, contando i sei bicchieri di vino rosso a cena e qualche altro cocktails preso per aperitivo la sua quota si era alzata per bene. E la testa forse le girava per quel motivo.
Magari sbronzarsi era rimasta l'unica soluzione quella sera.
- Su, manda giù.- continuò Rose alzandole direttamente il calice sotto la bocca - Ecco, brava bambina.-
Ora si che girava tutto.
- Forse è meglio che ti siedi.- le consigliò Hermione, agitando la mano verso una poltrona della sala che si mosse rapida verso il balcone, dove poi sprofondò la Lancaster - Ora va un po' meglio?-
No, niente andava bene. Non andava bene quel vestito troppo stretto e troppo scollato, non andavano bene tutti gli spilloni che le avevano infilato in testa, non andavano bene quei tacchi con cui rischiava di rovinarsi le caviglie, non andava bene quella collana stramaledettamente pesante di diamanti e perle. Proprio lei che odiava le perle!
Non andava bene che Liz ordinasse a Degona ma soprattutto a lei di non ballare con Tristan perché una signora deve concedersi più agli altri che al marito, almeno durante le feste danzanti.
Non andava bene che si sentisse così piccola in confronto a quella maledetta stanza.
Non sopportava più la musica, le chiacchiere, le risate stridule.
Quando fuori...quando fuori suo figlio era in pericolo e Badomen era fuggito.
No, niente andava più bene da tempo.
- Tristan.- sussurrò, tenendosi una mano sugli occhi - Voglio Tristan...-
Rose tentennò un secondo, stranita ma alla fine bloccò una cameriera e le disse di cercarle il figlio.
- Cosa ti prende?- le chiese, inginocchiandosi di fronte alla poltrona.
- Voglio Tristan.- ripeté esausta, stremata, con gli occhi coperti dalla mano come per proteggersi dalla luce.
- Tesoro, ti porto dell'acqua?- le propose Pansy - Magari ti farà bene.-
- Non è che hai dei capogiri? La nausea?- sussurrò Rose, illuminandosi - Sarai incinta!-
Ora esplodeva.
Stava per aprire la bocca e mettersi seriamente a urlare, e chissene frega cos'avrebbero pensato quei relitti di una società tanto schifosa, quando Tristan Mckay apparve in abito scuro, seguito velocemente da Jess e Sarah.
Da lontano, dall'altra parte della pista da ballo in effetti dove si stava consumando un valzer, Harry vide Lucilla abbracciare forte il marito e lui che le sussurrava qualcosa.
- Non mi sembra in forma ultimamente.- gli disse Sirius, accanto a lui.
- E' vero.- annuì Ron, che stava con loro per autodifesa, visto che Ginny e Terry erano rimasti incastrati in una discussione assurda con la maledetta Charlene Rainolds e Liz.
- Meglio che vada a casa e si riposi.- commentò Black - La faccenda dei Mangiamorte le porta sempre a galla brutti ricordi. Ma del resto a chi no?-
Harry non rispose, vedendo la coppia allontanarsi dopo aver lasciato Dena insieme a J.J. e Nick Brett.
Strano comportamento quello di Lucilla. Non era da lei, ma in fondo come non essere disgustati di quel lusso e di quel pettegolezzo quando Badomen era fuggito sotto i loro nasi?
Pensandolo, tornò a puntare Donovan che in quel momento era insieme a due Consiglieri e al caro Brockway.
Da ucciderli seduta stante.
Fortunatamente per il Segretario però Duncan aveva ordinato controllo e calma, pena tortura a vita, così Harry lasciò perdere e tornò a discutere coi membri dell'Ordine di che fine avesse fatto Badomen, tanto dal giorno dopo tutti gli Auror del paese si sarebbero messi in caccia come avvoltoi.
Poi, finalmente libero dalla Pickens, tornò Malfoy. E dalla sua faccia doveva essere stato un ballo moltooo lungo.
- Divertito Don Giovanni?- gli chiese Potter.
Draco schioccò la lingua, come per avvisarlo. Gwen Pickens era una deficiente, una cretina e una futura cliente per Damon se non si fosse tappata quella disgustosa bocca da snob...ed eccolo che ricominciava!
Da qualche tempo Draco si era scoperto a dare sempre più spesso agli altri degli snob...solo perché quando qualche ben pensante e aspirante suicida si azzardava a ricordargli che il padre di Hermione era un babbano.
Dio, stava cominciando a diventare come Dalton!
Mandò giù un doppio whisky, sentendolo bruciare in gola e nel frattempo si volse, trovando accanto a Potter una figura abbastanza singolare.
- Salve, signor Malfoy.- salutò il mago accanto a Harry.
- Sir Tempest.- replicò Draco, facendogli un cenno.
Eccolo, il famoso artista del momento. Sir Balthasar Tempest, quarant'anni e figlio purosangue ma illegittimo di un gran signore dell'Alta Corte dei Maghi che dopo averlo ripudiato, alla fine se l'era ripreso in punto di morte conferendogli titoli e onori.
Balthasar Tempest era famoso per i suoi dipinti, nell'alta società specialmente perché era un ritrattista molto dotato ma non era insolito vederlo accompagnarsi ai Dalton. Infatti era stata Ophelia a presentarlo alla loro cerchia, dopo che Tempest era stato a una delle sue mostre e si era perdutamente innamorato delle sue opere.
- Allora, Sir Tempest...si diverte?- gli chiese Draco, strisciando come al solito la voce.
- Diciamo di si.- rispose quello, con un debole sorriso - Ma ero venuto qui a cercare lei, se devo essere sincero. E' stato suo padre a girarmi uno degli inviti.-
Oddio. Draco si volse e trovò Lucius Malfoy poco lontano, insieme a Narcissa, Jane e i Lord Howthorne.
Suo padre gli spalancò un sogghigno da iena che gli fece temere il peggio.
- Mi dica.-
Tempest parve cercare le parole adatte, non sapendo bene da dove cominciare - Spero non mi consideri sfacciato ma...l'altro giorno ero a Kensington Gardens con la mia bambina, Gilda.-
Harry se lo ricordava. E ricordava bene quale scandalo si fosse attirato addosso Tempest dieci anni prima quando aveva sposato una strega quindicenne, incinta. Ora, a distanza di dieci anni stavano ancora insieme più innamorati di prima, con una bimba della stessa età di Lucas e Glory e sua moglie che era diventata una famosa cantante d'opera.
- Ho visto il signor Potter da lontano coi bambini. Mi ha colpito moltissimo sua figlia, signor Malfoy. Glorya, giusto?-
- Si, esatto.-
Tempest posò il bicchiere sul vassoio di un cameriere in livrea, fissandolo attentamente - Mi chiedevo se lei fosse d'accordo, insieme con sua moglie, chiaro, a lasciarmi ritrarre sua figlia.-
Ritrarre Glory?
- L'ho vista seduta su una panchina, a leggere. Ha molto della famiglia Black in sé, questo penso che l'abbia notato anche lei. Ma...c'è dell'altro.-
- Già, probabilmente il resto arriva dagli Hargrave.- ghignò Harry, facendo ridere l'artista.
- Bhè, devo parlarne con mia moglie.- rispose Draco - Ma mia figlia non ama prestarsi a questo genere di cose.-
- Lo immagino. L'ho studiata per qualche minuto. Ma se lei volesse lasciarmene modo anche in futuro, perché la sua bellezza non credo tramonterà mai, penso anzi sono sicuro di poter forse aspirare al ritratto migliore della mia vita.-
Ecco che succedeva a partecipare a quelle feste. Gente strana, proposte strane, Glory che l'avrebbe guardato disgustata e altezzosamente sdegnata a quell'offerta...
Sparito Tempest, l'unico dai modi cortesi e raffinati, arrivò il resto della truppa. Prima sfilarono Lucius e Jane, poi arrivarono niente meno che i genitori di Narcissa a rompere a Draco per sapere come stava la loro preziosa nipotina, quindi planò di fronte a Harry una serie inconsulta di cantanti per farsi autografare il suo nome sulla fronte.
Quelli si che erano momenti da ricordare.
Ma c'era anche chi non era agli ordini di Duncan e che poteva permettersi di girare fra le persone e captare qualsiasi onda negativa, come le chiamava finemente Liz, per aiutare gli Auror.
Degona neanche avrebbe voluto parteciparci a quella festa. Secondo lei era vergognoso nei confronti delle vittime di Badomen e della sua donna e ora che sua madre se n'era andata perché si era sentita poco bene, tutto quello sfarzo non faceva che torcerle le viscere crudelmente.
Era attorniata di bagliori, di luci, di grandi maghi, di ricchi e belle donne ma...
- Non è abbastanza.-
J.J. si volse, guardandola stranito - Cos'hai detto?-
Dena scosse il capo, stringendosi nelle spalle - Niente. Senti, vado a fare un giro.-
- Perché invece non vai in pista e non strappi i capelli alla Winsort?-
Da manuale. William ballava con Ginger...e per tutta la sera non aveva ballato che con sue ex compagne o vecchie amiche. Mai che una volta si fosse avvicinato, il maledetto.
- Lascia perdere.- disse a Baley, prendendosi la stola di seta - Vado a sentire i pettegolezzi al bagno delle signore.-
- Ti aspetto qua.- ghignò lui di rimando, lasciandole la mano.
Degona però non prestò orecchio ai pettegolezzi. Nonostante odiasse quelle feste e quelle persone, doveva ammettere che non c'era posto migliore per ascoltare l'etere che nella fossa dei serpenti.
C'era rabbia, in quella sala. Rabbia e frustrazione per gli Auror.
Hermione soprattutto. Che però...usava l'Occlumanzia da qualche tempo.
Ogni volta che la trovava nei paraggi, la mente della Grifoncina si chiudeva. E Degona non riusciva a spiegarsene il motivo se non...avesse nascosto un segreto.
Esattamente come sua madre che da qualche tempo sembrava preoccupata, sempre stanca, nervosa, esausta.
Stava accadendo qualcosa. Lo sentiva.
"Morirà...lui morirà...lo ucciderò con le mie stesse mani..."
Degona provò un capogiro in seguito a un brivido freddo sulla pelle e a un leggero urto con una ragazza avvolta di un abito di lamé dorato, lucente come un sole, insieme a un'altra strega poco più grande, vestita di rosa come un confetto.
Dio, ma cos'era? Chi era stata a parlare?
La voce era di donna.
Si guardò attorno, sempre più pallida. Ma era pieno di persone, la voce risuonava ovunque come un'eco.
La voce era di una donna...adulta.
"E così ti vendicherò padre mio. Mio Maestro."
- Dena? Dena?-
Si riebbe quando si trovò William a fianco, che la teneva saldamente fra le braccia.
- Ehi, mi senti? Stai bene?-
- Si.- mormorò, stringendo le mani sulla sua giacca nera - Ho solo...solo sentito...qualcosa...-
William serrò la mascella, facendo un rapido giro di sguardi. Nessuno che conosceva.
Ma c'era Brockway poco lontano. E sua figlia accanto a lui, brillante nel suo abito dorato.
- Ti porto a casa.- le disse serio.
- Ok ma...chiama J.J. e Isabella.-
E accontentandola e maledicendola al tempo stesso lasciarono al festa.
Anche se ora forse avevano qualcosa su cui lavorare.

T.M.R |DRAMIONE|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora