Capitolo 14 "Discoteca parte 1"

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Lancio un cuscino a Michael con fare annoiato e dopo essere riuscito ad alzarmi da quel letto sporco di rosso, ritorno in classe leggermente stanco.

Mi rendo conto che Raven non c'è appena raggiungo il mio banco. Deve essere tornata a casa in fretta.
Per quanto ci provi non riesco a comprendere quella ragazza. Perchè è andata via?

Sposto lo sguardo sulla matita nera poggiata sulla superficie di legno e la faccio girare lentamente mentre sono perso nei miei pensieri.

L'ultima campanella suona prima del previsto e quasi non vorrei andarmene. Non ho voglia di camminare.

Mi chiudo la porta di casa alle spalle e cerco Jason in giro. Non sopporto più tutta questa noia, ho deciso: stasera usciamo.

Osservo il mio amico dormire sul mio letto nonostante ne abbia uno suo.
Poi torno in cucina e riempio un bicchiere d'acqua nell'attesa che si svegli.

***

La leggera brezza autunnale mi fa venire i brividi e rimpiango improvvisamente di aver lasciato la giacca sulla sedia accanto alla scrivania.

Guardo Jason agitarsi come un bambino alla vista della grande insegna che si staglia davanti a noi indicandoci l'entrata del locale che avevamo trovato su internet qualche ora prima.

Mi urla qualche frase incomprensibile ma io non riesco a sentirlo. È come se fossi rinchiuso in una bolla trasparente che mi fa apparire immune ad ogni suono percepibile.

Ripenso ancora a quello che è successo oggi. Una giornata movimentata direi se solo non si fosse conclusa in tragedia. Non sono il tipo di persona che vive di rimpianti, ma devo ammettere che quando Raven è scappata via lasciandomi solo, ci sono rimasto piuttosto male.

La musica penetrante proveniente dalla discoteca affollata davanti a noi mi riporta alla vita reale.

Mi guardo intorno in cerca del mio amico ma non lo vedo più. Mi sembra averlo sentito urlare un paio di volte ma non è mai stato particolarmente alto, di conseguenza non lo riesco ad individuare tra la folla.

Credo di aver visto di sfuggita gli occhi azzurri di Michael ma non ne sono così sicuro. Quella parcheggiata accanto alla Panda però mi sembrava la sua macchina.

Mi faccio spazio tra la gente cercando di raggiungere il bancone. Il barista dà spettacolo con le sue esibizioni di bicchieri che volteggiano tra le luci troppo luminose di questo posto.

Dopo aver bevuto qualche drink giro la mia sedia nella direzione opposta alla superficie di legno su cui avevo poggiato il mio bicchiere.

Vedo una ragazza barcollare inciampando sul piccolo rialzo accanto al bancone. È piuttosto bassa e sposta i lunghi capelli neri da una spalla all'altra nell'attesa di trovare la preda perfetta.
Praticamente sta facendo lo stesso gioco che uso io ogni volta.

Dallo striminzito vestito giallo acceso che indossa, deduco che le piaccia farsi notare. Nonostante sia bassa  le forme non le mancano e per ogni ragazzo che la guarda, beve un sorso dal suo bicchiere, come se li stesse contando.

Mi alzo dal sedile di pelle su cui ero appoggiato e mi incammino verso di lei.

Appena mi vede arrivare il viso le si illumina all'improvviso.

"Ciao orsacchiottino." dice in preda alle risate.

Sposto la testa sul lato sorridendole leggermente. Ha una risata contagiosa.

Le prendo il bicchiere dalle mani e ne bevo tutto il contenuto senza pensarci due volte.

"Non si fa orsacchiottino! Non te l'hanno mai detto?"

Saltella sul posto con un' espressione che tenta di sembrare imbronciata.

Guardandola scoppio in una fragorosa risata. Non so per quale motivo mi faccia divertire così tanto ma la trovo semplicemente...buffa.

"Allora forse dovremmo andare a prenderne un altro."

Le afferro la mano con poca delicatezza ma lei sembra quasi non accorgersene. Continua a saltellare e a mordersi le labbra.

Raggiungiamo il mio posto di prima e la prendo in braccio per farla salire su un alto sgabello. Ondeggia le gambe minute avanti e indietro non essendo in grado di toccare il pavimento neanche con le punte. Mi accorgo adesso che è scalza. Chissà che razza di trampoli aveva al posto dei tacchi prima di toglierseli.

Beviamo quattro o cinque bicchieri a testa facendo a gara. A ogni giro la guardo arrabbiarsi per la sconfitta che riceve.

Bethany. Ha detto di chiamarsi Bethany.

Per un attimo mi sembra di tornare in quella bolla trasparente che mi avvolgeva neanche un'ora fa.

A causa dell'alcol non riesco a frenare la lingua.

"Sei bella."

Improvvisamente smette di ridere e mi fissa con i suoi grandi occhi chiari.

Non pensavo davvero quello che avevo detto. Ha gli occhi troppo distanti tra loro e il naso leggermente troppo lungo; ma a me piaceva. Per qualche strano motivo mi piaceva.

Con il suo sguardo ancora puntato addosso inzio a ridere come non mai. Le avrei dovuto scattare una foto in quel momento.

Dopo alcuni istanti di incertezza mi imita e in un momento di distrazione, mi afferra da dietro la nuca e mi spinge verso di sè facendo combaciare le nostre labbra.

Riconosco una scarica di adrenalina simile a quella che provavo con Raven. Una risata amara fuoriesce dalle mie labbra. Ero davvero solo in astinenza da sesso.

Appena la vedo separarsi da me, riconosco lo sguardo malizioso che mi sta rivolgendo. Penso che sia molto simile a quello che ho io in questo preciso istante.

Senza dare molto peso a tutti quelli che ci lasciamo alle spalle, io e Bethany ci avviamo verso i bagni.

Apro la porta tra le nostre risate e mi faccio strada tra i vestiti malamente buttati a terra e l'odore pungente dell'alcol.

Raggiungo un bagno che mi sembra libero a causa della porta non chiusa.

Appena abbasso la maniglia però, mi accorgo che quello che sto guardando ha dell'incredibile.

Lascio la mano della ragazza al mio fianco in preda allo stupore.

"Scusate. Non volevamo disturbare." dice lei.

Io però, non riesco a pronunciare neanche mezza parola.








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