Capitolo 4 "Cercasi appartamento"

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Fisso insistentemente il numero di Jason indeciso sul da farsi.
Dovrei dirgli che una pazza omicida ha tentato di uccidermi mentre io continuo a non denunciarla solamente perchè non ne ho il coraggio?

Mi sento parecchio idiota in questo momento.

Se chiamassi la polizia romperei la promessa fatta a me stesso.
Sono venuto in questa città per dimostrare ai miei genitori che non sono il buono a nulla che loro credono che sia e non permetterò che quell'impiastro rovini i miei piani mettendomi nei guai con la legge.

Metto via il telefono e me ne torno in classe. Lei mi guarda incuriosita mentre prendo lo zaino ed esco dall'aula. Ho troppe cose per la testa e voglio restare da solo.

Cammino velocemente nella speranza di arrivare a casa il più presto possibile. Ho bisogno di distrarmi, non voglio più pensare a lei.

Attraverso, ormai sono vicino.

Sento qualcosa.

Mi giro di scatto e cerco di capire da dove venisse.
Mi rifiuto di credere che fosse vento perché ho sentito chiaramente dei passi avanzare dietro di me.

-Esci fuori ovunque tu sia, ora-

Nessuna risposta.

Decido di cambiare strada, non voglio che sappia dove abito.
Stavolta afferro convinto il cellulare e compongo il numero del mio migliore amico. Devo sfogarmi.

-Jason ho bisogno del tuo aiuto-

-Buongiorno anche a te-

-Una ragazza mi sta seguendo-

-Non capisco dove sia il problema-

-Il problema è che è un'assassina.-

-Penso di non aver capito bene-

-Ha ammazzato un ragazzo davanti ai miei occhi Jason, non so che fare e ti ripeto che sono sicuro che mi stia seguendo-

-Chiama la polizia-

-È complicato da spiegare ma non posso farlo-

-Non ti starà mica ricattando vero?-

-No sta tranquillo è tutto a posto ma resta il fatto che non mi sento per niente al sicuro-

-Aspettami-

-Aspettami?-

-Dammi tre giorni e sono da te-

Non ho il tempo di replicare che ha già attaccato.
Ma non poteva raggiungermi oggi?

Cerco di non pensarci e mi giro più volte per assicurarmi di essere solo.
Cambio strada all'improvviso e raggiungo casa più in fretta che posso.
Stavolta ho vinto io.

Salgo le scale fiero di essere sfuggito alla psicopatica e frugo distrattamente nella tasca anteriore del mio zaino in cerca delle chiavi.

Le chiavi.

Oh no. No non questo.

Penso di averle perse per strada. Tutto d'un tratto non mi sento più così furbo e svogliatamente ripercorro la strada fino a scuola.
Si può sapere perchè non le trovo?
Ero sicurissimo di averle lasciate nello zaino.

Mi fermo improvvisamente.

Le avevo messe nello stesso zaino che avevo buttato sul banco accanto a quello di Raven.
Poi sono uscito per provare a chiamare Jason.
Poi sono rientrato.

Adesso invece mi serve un muro su cui sbattere la testa.

Come si fa ad essere così idioti. E adesso che cazzo faccio?
Sono senza casa.

Quella ragazzina vuole farmi impazzire.

Entro di corsa nell'edificio.

Spalanco la porta dell'aula facendola sbattere contro il muro.

-Raven!-

Mi ci sono voluti più o meno dieci secondi per realizzare di aver urlato e soprattutto che la lezione era iniziata da mezz'ora.

Rimango impalato davanti a tutta la classe che mi fissa e voltandomi mi rendo conto che l'insegnante è altrettanto perplessa e per nulla felice.

Chiedo gentilmente di poter parlare in privato con Raven e per fortuna ricevo risposta affermativa.

Chiudo la porta e ci spostiamo verso il corridoio per non essere sentiti.

-Sarò breve. Rivoglio le mie chiavi di casa e voglio sapere perchè le hai prese-

-Sarò breve anche io. Mi servivano informazioni su di te e devo ammettere che hai una vita piuttosto noiosa. Non sai divertirti mio caro-

-Non sta a te decidere come mi diverto io e non sono noioso. Il fatto è che la situazione con-

-Con i tuoi genitori lo so.
Hai paura di metterti nei guai-

-Tu non sai nulla di loro-

- Può darsi ma ho trovato i pezzi di una dolce foto di famiglia sul vialetto sotto la finestra di casa tua. Ho semplicemente riassemblato i pezzi prima di entrare. Nel cassetto della tua scrivania c'era una delle tante bollette che ti pagano e accanto a quella, la tua faccia su un ritaglio di giornale di un anno fa.
Tre settimane di prigione per essere stato coinvolto in una rissa. Complimenti-

-Penso che per omicidio diano più di tre settimane-

-È la tua parola contro la mia. Troverò il modo di farti andare via da questa città stanne sicuro-

-È vero. Non voglio mettermi nei guai. Per questo vorrei che mi lasciassi in pace-

-Se ti lasciassi in pace non te ne andresti e i tuoi precedenti penali non fanno altro che facilitarmi le cose-

-Cosa avresti intenzione di fare?-

Riesco a malapena a finire la frase che scoppia in un pianto disperato. Ma che cazzo le succede?

Corre verso l'aula e in lacrime continua a ripetere

-Mi ha picchiato!
Quel maniaco mi ha picchiato!-

Merda.

Black RoseWhere stories live. Discover now