Capitolo 3 "Panico"

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Spara.

Mi lascio prendere dall'agitazione e inizio a correre all'impazzata.
Scorgo in lontananza la moto di Raven ma quando la raggiungo non trovo le chiavi. Eppure ero sicurissimo che non le avesse con sè prima.

Oh no.

La moto non è sua. L'ha rubata dal parcheggio ed è arrivata fin qui collegando i fili. Ecco perchè ci ha messo così tanto a partire.
Ma perchè? Perchè lo ha fatto? Perchè ha sparato a quel tipo?

Mentre questi pensieri tormentano la mia mente premo forte il pedale e ringrazio il cielo di averla trovata ancora accesa.

Sfreccio veloce verso casa cercando di dimenticare tutto l'accaduto.
Guardando nello specchietto non riesco a vedere Raven.
Sa che l'ho vista.
Sa che ho preso la moto.
Perchè non mi sta inseguendo?

Non so più che cosa pensare.
Quelle maledette immagini scorrono nella mia mente in continuazione lasciandomi ogni volta sempre più scioccato.

Non riesco a fare a meno di pensare che la mia vita possa essere in pericolo. Sono stato testimone di un omicidio e se Raven ha usato quella pistola una volta non credo che esiterà a farlo ancora.
Non sono al sicuro.

Concludo che tornare a casa non sia una buona scelta così mi dirigo verso il parcheggio per posare la moto.

Una voce mi chiama da dietro.
-Hei tu, ragazzo-

Improvvisamente mi rendo conto di quanto stupida fosse questa idea.

-Quella è la mia moto, cosa ti è saltato in mente?-

Il cuore batte forte.

-Chiamerò la polizia. Spero che tu ne sia consapevole-

La polizia? Se i miei genitori venissero a scoprire una cosa del genere mi ucciderebbero.
Decido di smettere di pensare e faccio la prima cosa che mi passa per la testa.
Corro. Scappo via.
Mi sembrava la cosa più ragionevole da fare.
L'uomo mi rincorre ma io sono più veloce di lui. Penso che alla fine di sia rassegnato.

Arrivo nel parco accanto a casa mia e mi fermo per riprendere fiato.
Una voce. La sua voce stavolta. Raven.

È più furba di quanto pensassi. L'ho sottovalutata ancora una volta.

-Tu-
-Cosa hai visto?-
È seria. Il suo sguardo a tratti mi spaventa.

-Nulla-
Mento.

-So che eri lì. Cosa hai visto?-

-I-io nulla. Volevo solamente ridarti l'orecchino. Ti è caduto per strada-

Ci fissiamo per una manciata di secondi.

-Ti avevo detto di non seguirmi e non intendo ripeterlo ancora-

Poi va via. Mi lascia lì di nuovo. Stavolta però, sono molto più agitato rispetto all'ultima volta.

Ho capito che l'unico modo per essere al sicuro è starle alla larga da qui fino alla fine dei miei giorni.
▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪

Il giorno dopo cambio strada per arrivare a scuola.
Trovatomici davanti inizio a guardarla con occhi diversi.
Alcune ragazze mi notano e ammiccano ma per una volta decido di ignorarle.
Vedo i miei compagni di classe chiacchierare sulle scale prima delle lezioni. Lei non c'è. Li saluto con un cenno della mano e tirando un sospiro di sollievo mi incammino verso l'aula.

Mi guardo alle spalle più volte prima di abbassare la maniglia della porta.
Un sorriso spunta sulle mie labbra. Mi faccio troppe paranoie.

Entrando butto lo zaino sul mio banco e mi siedo sulla sedia appoggiando i piedi sul bordo del tavolo. Stanotte non ho dormito affatto e speravo di poter recuperare un po' di sonno.

-Buongiorno-

Quasi sobbalzo.
Raven mi guarda sorpresa dall'altro lato dell'aula. Sul suo banco solo una penna, il suo libro e gli appunti del giorno prima.

Sorride.

Non è uno di quei sorrisi falsi come quelli che gente mi aveva riservato fino a quel momento. È un sorriso vero. Come se fosse realmente contenta di vedermi.
Sono confuso lo ammentto.

Si può sapere cosa sta succedendo?

Fruga con vigore nello zaino.
È arrivata la mia ora. Adesso tirerà fuori quella pistola e mi sparerà. Me lo sento.
Chiudo gli occhi pronto all'impatto ma presto mi accorgo che sta passando troppo tempo.
Forse sono già morto.
Apro lentamente gli occhi e me la ritrovo davanti intenta a mangiare un muffin.

Mi faccio decisamente troppe paranoie.

-Ne vuoi uno? Li ho fatti io-

Ora mi è tutto più chiaro. È pazza. Vuole avvelenarmi.
Rifiuto gentilmente il suo invito cercando di non sembrare troppo sospettoso.

-Allora lo mangerò io-

Va bene forse non era avvelenato, ma bisogna ammettere che quella ragazza è parecchio strana. Fino a ieri mi voleva morto e adesso invece mi offre i suoi dolci fatti in casa con tanto di decorazione a forma di cuore.
Non so se avere paura o meno. È semplicemente assurdo.

Decido di uscire fuori a prendere una boccata d'aria.
Mi gira la testa.
Prendo il telefono e chiamo l'unica persona di cui posso realmente fidarmi.


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