Capitolo 19 "Affare Fatto"

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Raven's p.o.v.

Torno in camera con la mano sulla guancia per coprire il livido violaceo.
"Hai fallito" è l'unica cosa che mio padre è stato capace di dirmi prima di tirarmi uno schiaffo in pieno viso.

Non so cosa sono adesso.
Un'esplosione di rabbia? Probabilmente no. Sono tremendamente delusa da me stessa? Non credo. Da mio padre? Magari si.
Ma ormai non sono più neanche sicura di essere una persona.

Sono un automa, costantemente comandato dal suo burattinaio, talmente privo di volontà da arrivare a uccidere i propri cari senza battere ciglio.
Sono un mostro.

Il vento che soffia fuori dalla finestra mi ricorda che però un'uscita a tutto questo c'è, un'uscita alla mia vita c'è.
Mi basterebbe salire in piedi sulla ringhiera della scala d'emergenza e buttarmi giù.

Inizialmente mi pare ridicolo da pensare ma riflettendoci bene, io cos'ho da perdere?

E così lo faccio.
Mi arrampico sul davanzale della finestra e mi sporgo fino ad arrivare alla ringhiera della scala.

Richard mi manca tanto.
Il solo pensiero di poterlo riabbracciare non fa altro che motivarmi ancora di più.

Però non posso farlo.
Ho un conto in sospeso con Kurt.

A volte mi viene voglia di ridere. È una cosa stupida innamorarsi durante un piano in cui la vittima non ero io.
Era lui a dover cadere ai miei piedi.
Era lui a doversi perdere nei miei occhi.

Il mio unico compito era quello di trascinarlo via da questa città e non farlo più tornare.

E adesso ho perso tutto.

Rientro in casa e chiudo la finestra stringendo forte la maniglia.

Il telefono mi vibra in tasca e lo accendo per guardare le notifiche.

Kurt

"Devo parlarti."

D'istinto prendo una decisione.
Preparo le valigie uscendo di fretta dall'agenzia di mio padre, e mi avvio verso il centro della città.

Mi da fastidio dovermi presentare in queste condizioni davanti a Kurt, specialmente adesso, ma non ho altra scelta.
Non riesco più ad abitare in quell'edificio angusto, ho bisogno d'aria.

Busso al campanello sperando di superare questo momento il più presto possibile. Voglio che mi abbracci, voglio che mi dica che mi perdona, che non sono una persona così orribile come credo.

La porta si apre ma non è Kurt che mi ritrovo davanti.

"Tu? Cosa ci fai qua?"

"Questa è casa mia fino a prova contraria." risponde Jason.

"Dov'è Kurt? Dobbiamo parlare."

"Non credo proprio biondina."

"Io non sono bionda."

"Si ma non ti arrabbiare. Kurt non ti ha invitata qui."

"Non fare troppe storie e levati di torno."

"Kurt non c'è in casa. È uscito con Anne. Ti ho scritto io."

"Anne? Chi cazzo è Anne?

"Siediti, ora ti spiego."

Guardo Jason dirigersi verso la cucina mentre io mi chiudo la porta alle spalle e vado a sedermi sul divano.

Kurt è uscito con Anne.
Allora perchè Jason mi ha invitata qui? Cosa vuole da me?

Appoggia sul tavolino di fronte a me due tazze di tè bollente e si siede a terra su un cuscino.

Jason's p.o.v.

"Allora, a quanto ho capito tu non vedi Kurt da un bel po' di tempo, giusto?"

"Cosa te lo fa pensare? Sarà passato a malapena un mese."

"Ma non sai che Anne è la ragazza di Kurt."

A questa affermazione Raven sussulta leggermente.

Qui mi caschi biondina.

Avevo capito da tempo che lei fosse la più cotta tra i due, ma non pensavo che l'avrebbe reso così evidente.

"Perchè dovrebbe interessarmi?" chiede stizzita.

"Sapessi quanto si baciano. Non si staccano dalla sera alla mattina."

"Ti ho detto che non mi importa quello che fanno. Hai intenzione di continuare per molto con queste sciocchezze? "

Non riesco a mascherare un sorriso.

Resterei qui tutto il giorno a vederla crollare, ma non c'è così tanto tempo.

"Raven io ti ho fatto venire qui per chiederti un favore. Non pretendo che tu mi dica di si adesso, voglio solo che tu capisca che te lo chiedo soltanto per il bene di Kurt, dato che entrambi vogliamo che lui sia felice e che riesca finalmente a trovare-"

"Taglia corto nanetto."

"Anne e Kurt devono lasciarsi."

"Così mi piaci.
E ora dimmi, perchè una persona così buona e fedele vuole che il suo migliore amico lasci la sua ragazza?
È lei che ti interessa?"

"Certo che no." dico sorseggiando il mio tè aromatizzato alle ciliegie. "Anne è un'arpia, una zecca appiccicosa e opprimente ma Kurt non può rendersene conto finchè è arrabbiato con te. Lui la vede come il suo angelo custode venuto a salvarlo dagli inferi senza accorgersi che quella ragazza non gli concede neanche un secondo per respirare.
Il mio amico è diventato un giocattolo."

Aspetto una risposta ma Raven sembra persa nei suoi pensieri mentre mangia le unghie nervosamente.

"Raven, io non so cosa tu abbia fatto."
a queste parole solleva lo sguardo, e così procedo. "ma so che sei quella giusta per lui. Ti ho visto guardarlo il giorno in cui sono arrivato qui e ho capito subito che eravate fatti l'uno per l'altra. "

"Tu non sai cosa gli ho fatto."

"Beh, siamo qui per sistemare le cose.
Ci...stai?"

Dopo qualche minuto di silenzio la sento borbottare qualcosa.

"...un favore."

"Cosa hai detto?"

"...ho detto che ci sto, ma dovresti farmi un favore."

"Favore? Quale favore?"

"La vedi quella là?" mi dice indicandomi la valigia grigia nell'ingresso accanto alla porta.

"Per varie ragioni io non posso più vivere con mio padre...quindi...mi chiedevo se forse...insomma se tu e Kurt..." dice arrossendo visibilmente.

"Vorresti venire a vivere qui?" chiedo con gli occhi spalancati.

"Scusami, non dovevo dire niente del genere. Lascia perdere quello che ho detto."

"Ma è perfetto!
Se tu venissi a vivere qui ci sarebbero più probabilità di far lasciare quei due!"
Allora, affare fatto?"

"Affare fatto."

E ci stringiamo la mano.

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