Capitolo 41.

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Harry’s point of view.

Mi è mancata tantissimo. Mi è mancato il mondo in cui mi stringe a sé. Mi sono mancati i suoi occhi, i suoi sorrisi, lei.

Il suo esile corpo si distacca dal mio e posso già sentire la mia pelle rabbrividire per quel gesto. “Che ci fai qui così presto? Mi sei mancato!” chiede mentre mi abbraccia per l’ennesima volta e poi si sfila le scarpe rimanendo con un paio di calzini. “Mi mancavi.” Rivelo. Ed è vero. Mi è mancata ogni ora, minuto, secondo. “Sembra siano passati sette mesi piuttosto che sette giorni.” Dice mentre sorride lievemente. “Come stai? Mi sembri stanca.” Chiedo. I suoi occhi sono più cupi. Traspirano tristezza, malinconia e forse anche un po’ di felicità causata dal momento. “Sto bene.” Mi liquida. Ma so per certo che c’è qualcosa che non mi dice. Deve esserci qualcosa che mi nasconde. “Okay, che succede?” arrivo al punto. “Niente Harry. Non succede niente.” Risponde evitando il mio sguardo. Lo fa sempre quando mente, non mi guarda negli occhi. “Niente, certo. Quando finirà tutta questa cosa?” chiedo. Il tono di voce duro, chiuso. “Questa cosa, cosa?” “Questo!” ci indico. “Stai mentendo Adele. Menti a te stessa e menti anche a me. Non vuoi dirmi cosa succede okay. Ma come pretendi che le cose possano funzionare se non ti fidi di me?” sto quasi urlando ma non m’importa. Io mi fido ciecamente di lei. Non ho mai dubitato del suo amore, dei suoi sorrisi, delle sue parole. Ma adesso? Dovrei mettere in dubbio tutto quello che c’è stato? Sono confuso e arrabbiato. Lei è lì, immobile. Mi guarda ma non dice nulla.

Adele’s point of view.

Ogni parola che proferisce mi ferisce. Mi scalfisce il cuore. Mi lacera dentro. Vuole lasciarmi. Si è stancato di me. Sapevo che un giorno sarebbe successo, ma non credevo così in fretta. Non dopo avergli detto che lo amo con tutta me stessa. Non dopo aver fatto l’amore, non dopo essere riuscito a rendermi felice. No. Non voglio perdere anche lui. Non posso perderlo.


Siamo entrambi in piedi davanti alla porta, nessuno dei due proferisce parola e anche se tutto quello che vorrei fare sarebbe urlargli contro quanto fa male il pensiero di perderlo, non riesco a fare o dire niente. Prende la sua felpa dal divano e si avvicina ancora di più alla porta, la sua mano ferma sulla maniglia. Mi guarda per un istante. Ti prego, non andare via anche tu. Ti prego, non lasciarmi da sola. Non di nuovo. Ti prego. Poi esce. Il rumore della sua auto mi fa capire che se n’è andato.

 Lentamente mi accascio sul pavimento e fisso un punto indefinito. Mi accorgo di star piangendo nel momento in cui lacrime calde raggiungono il collo e scendono fino ad arrivare alla maglia. Non posso credere di averlo perso. Non posso credere di averlo lasciato andare. Non posso credere di essere così stupida, così idiota. Hai perso Adele. Anche sta volta. No. Non voglio perdere. Non anche sta volta. Non lascerò che un litigio mandi in frantumi tutto quello che ho costruito con lui.

Mi tiro su, prendo le chiavi, il cellulare ed esco di casa. Sono ancora scalza ma non m’importa. Potrei sembrare una povera pazza al momento ma non farò scappare via l’amore della mia vita. Continuo a correre, l’aria nei polmoni scarseggia e so che se non mi fermo potrei rischiare di morire. Respiro pesantemente per qualche secondo e poi riparto. Sono quasi arrivata. Il famigliare vialetto della casa rustica si fa sempre più vicino. Noto la sua range rover, è in casa. Il mio aspetto non deve essere dei migliori: capelli scombinati, lacrime agli occhi, respiri pesanti e calzini. Suono più volte il campanello e dopo qualche attimo la porta si apre rivelando un Harry scalzo – come me – e scioccato. Probabilmente per il mio aspetto. L’aspetto da pazza psicopatica non rientra nei miei standard. “Adele?” “Ascolta, ho rischiato un infarto per quanto ho corso per arrivare fin qui. Sono scalza, sembro una pazza psicopatica appena uscita da non so quale casa di cura, ho freddo, ho pianto tanto e l’unica cosa che mi ripetevo mentre aspettavo che mi aprissi era: “questo non può finire. Non deve finire.” Quindi se vuoi lasciarmi, fallo adesso. Senza troppi giri di parole. Non mi va di sentirti dire che non riesci più a starmi dietro, che sono difficile e altre cazzate ma se è necessario fallo. Prima che tu dica o faccia qualunque cosa sappi solo però che ti amo da morire, Harry. Che da quando stiamo insieme mi hai resa felice. Che non c’è altra persona al mondo con cui voglio fare l’amore e svegliarmi la mattina. Ti amo. Ti amo e basta. Mi dispiace se ti ho fatto pensare che non mi fido di te, ma la mia è paura. Costante paura, di perderti, di sentire le parole di poco fa, di affrontare il più grande ostacolo che tutti chiamano vita, senza di te. Io.. Ti amo.”

Non sono riuscita a fermare il fiume di parole che è uscito dalle mie labbra. Da una parte sono felice perché mi sono tolta un peso dal cuore, dall’altro sono disperata perché non so come risponderà. Forse mi urlerà contro che ho ragione. Che sono solo un peso. Forse mi abbraccerà. Qualunque cosa succeda io gli avrò detto che lo amo. E lotterò per lui. Lotterò per me. Lotterò per noi.

Si sfila la felpa e ma la poggia sulle spalle. Mi strofina i pollici sotto gli occhi per far andare via i residui delle lacrime, mi fa entrare e accomodare sul divano. Sparisce in cucina, la voglia di seguirlo è grande ma mi costringo a rimanere seduta al mio posto. Torna dopo poco con una tazza fumante di tè. “E’ calda, stai attenta o ti scotti.” Mi avverte. Non mi va per niente di bere un tè. Voglio sentirti parlare. “Ti amo.” Mi dice. “Non riuscirei mai a stancarmi di te, a lasciarti andare.  Semplicemente non posso farlo capisci? Ti amo troppo per farlo. Non m’importa quante volte litigheremo per il conto, il cinema, la paura. Ti amerò sempre Adele. Ma voglio che ti fidi di me. Non voglio che tu abbia paura di me e di cosa potrei farti. Voglio che ti fidi ciecamente. Per favore.” Continua. Fisso la tazza di tè fumante e poi la poso sul tavolino. Altre lacrime sulle guance, altre mille paure e una sola certezza. Mi alzo e gli offro la mano. La sua mano s’intreccia alla mia. Lo guido fino alle scale per poi arrivare nella sua camera. Mi avvio verso l’armadio e gli lancio un paio di pantaloni di tuta. Prendo una maglia larga e mi avvicino al suo letto. Tolgo la sua felpa e la mia maglia ancora segnata dalle lacrime precedenti. Indosso la sua e mi nascondo sotto le coperte. Il suo sguardo vigile controlla ogni mio movimento. Si sbarazza facilmente della maglia e si mette i pantaloni. Si posiziona sotto le coperte e mi abbraccia. Mi stringe forte a sé. Mi fa sentire al sicuro. “Sei la mia costante in un mondo pieno di matti.” Sussurra mentre mi lascia un bacio sulla fronte. La mia schiena aderisce perfettamente al suo petto, come quei pezzi di puzzle. Rilascio un sospiro soddisfatto e mi restringo ancora di più. “Vorrei scrivessi una canzone.” Sussurro. “Una che dice tipo: Don’t let me go, ‘cause I’m tired to feeling alone..” canticchio piano. “Non ti lascio. Sono troppo egoista per farlo. Ti amo.” Dice. Mi addormento col suono della sua voce profonda che mi dice che non mi lascia.

Hello people! Tra ieri e oggi non ho fatto niente di quello che avevo programmato ahah! Venerdì non ho fatto nulla, oggi dovevo scrivere e invece ho fatto i compiti, sono uscita e finalmente dopo tutta la giornata, ho scritto! Almeno una cosa l’ho fatta. Allora, che ne pensate del capitolo? Spero vi piaccia!

Domanda per voi (è un gioco carino): Vi piace qualcuno? Purtroppo il ragazzo per cui ho una cotta non si accorge nemmeno che esisto, yey. Non ci sentiamo da qualche giorno.. Okay, la smetto di parlare dei miei problemi sentimentali. See ya soon! Byee. 

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