Capitolo 12.

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12.

Era sabato pomeriggio, fuori si gelava e io avevo appena finito il turno. Iniziai a camminare verso il Time mentre cercavo di riscaldarmi strofinando le mani sulle braccia quando una Range Rover nera si fermò proprio accanto al marciapiede. I vetri completamente neri non davano la possibilità di vedere chi fosse il conducente, cosa che mi fece un po' irritare e rabbrividire allo stesso tempo. D'un tratto il finestrino si abbassò rivelando un Harry.. sorridente? "Vuoi un passaggio?" chiese. Valutai la situazione: una passeggiata fredda per le strade di Richmond o un passaggio in una macchina piuttosto comoda con il ragazzo dagli occhi verdi? Decisamente la seconda. Aprii lo sportello e notai che i riscaldamenti erano accesi, rilasciando così una piacevole aria calda che mi fece rilassare non appena mi appoggiai al sedile del passeggero. "Grazie." Sussurrai. Chiusi leggermente gli occhi e mi lascia andare a quella piacevole sensazione di caldo, si stava benissimo lì dentro. Rimasi stupita quando aprii gli occhi per guardarmi attorno e notai come fosse tutto in ordine: niente cartacce nei sedili posteriori, sporcizia nei tappetini o finestrini appannati. "Wow." Dissi. "Cosa?" chiese tenendo lo sguardo fisso sulla strada. "La tua macchina, è davvero ordinata." Risposi. "Si, tengo in ordine le mie cose." Disse. "Già, anche io." Sospirai. Passammo i successivi dieci minuti in silenzio finché non superammo il bar. "Guarda che hai superato.." "Lo so." Mi zittì. "Cos'è? Un rapimento?" sbottai. "Pensala come vuoi." Rispose. Più ci allontanavamo dal Time, più mi sentivo stordita. Non avevo paura, ed era questa la cosa strana. Mi sentivo tranquilla, al sicuro. Cavolo, sto impazzendo.

Harry's point of view.

Adele stava in silenzio, non sembrava turbata, spaventata o chissà cosa. Sembrava tutto il contrario: tranquilla, a proprio agio, come se stare in macchina con me e andare verso una meta non specificata fosse del tutto normale. Non potei fare a meno di sorridere e distogliere lo sguardo dalla strada per ammirarla in tutta la sua semplice bellezza. Credo non si fosse mai accorta di quanto bella fosse mentre scriveva o quando arrossiva e non lo dava a vedere. La cosa che mi metteva paura era il fatto che io mi stessi lasciando andare con lei. Non avevo mai fatto salire nessuna ragazza a parte Becka nella mia auto, mai. Invece adesso mi ritrovavo ad andare verso Byrd Park, un parco che distava circa venti minuti dal centro di Richmond per fare non sapevo cosa.

Venti minuti dopo eravamo arrivati. Adele non aveva più fiatato. "È un rapimento?" chiese nuovamente. Ecco, non era detta l'ultima parola. "Un rapimento? Ti porterei in un graziosissimo parco se dovessi rapirti? Non pensi magari ad un capannone o un vecchio magazzino abbandonato o ancora meglio un cimitero?" chiesi di rimando. "Già, certo, hai ragione." Borbottò per poi grattarsi il naso. Sorrisi e mi incamminai con la certezza che mi stesse seguendo. "Uhm.. Allora perché mi hai portata qui?" chiese. "Mi andava di portarti qui, mi pare di capire che sei nuova di qui." Risposi. "Ci venivo da piccola, ma ormai saranno anni che non mettevo piede a Richmond. Chi cazzo se lo ricorda il Byrd Park?" spiegò. "Io lo ricordo. Ci venivi in vacanza giusto?" chiesi. "Si, sto da mia zia per ora." Rispose. "Quindi partirai di nuovo?" "No, cambierò solo casa. Sto lavorando e mettendo altri soldi da parte.".

Adele's point of view.

Perché gli stavo raccontando della mia vita privata? Perché lo stavo facendo con tanta disinvoltura? È lui. È lui che mi fa parlare senza nessuna paura di dire le cose come stanno.

"Ti aiuterei a cercarne una ma ho chiesto a mia madre di aiutarmi con la mia. Sono una frana in questo genere di cose." Disse. "Lo farei anche io, se potessi." Sussurrai. Non mi accorsi di aver dato vita ai miei pensieri finché non parlò. "La morte di qualcuno a te caro è davvero dura da accettare, ma vedrai che col tempo l'accetterai." Disse. "Oh, mai io l'ho accettata la loro morte, non ho semplicemente accettato il fatto di restare da sola in questo mondo." Spiegò. "Credi di essere sola?" chiesi. "Ho chiuso con mia sorella prima di venire qui, quindi si. C'è solo mi zia che a breve partirà per la California e poi, sola." Rispose. "Tu invece hai subito qualche perdita?" chiesi. "No, cioè scusa, non dovevo chiederlo. Non sono affari miei." Continuai. Perché dovevo essere così stupida? "Si, due perdite." Rispose. "Non ti dirò che mi dispiace, se è quello che ti aspetti." Dissi. "Già." "Non conosco la tua storia per dirti 'ehi, non dispiacerti non è colpa tua. Mi dispiace tanto.' Quindi non lo farò, ma se ti va di parlarne.. uhm, puoi farlo con me." Ero completamente impazzita, mi prenderà sicuramente per una pazza. Il fatto era che io lo pensavo davvero quello che gli avevo detto. Vorrei essere il suo diario, quello da riempire ogni giorno con una cosa, sensazione o esperienza nuova. "Ti aspetti che io lo faccia?" chiese mentre si sedeva su una panchina, io lo imitai e "No, assolutamente. Ti ho solo detto che.." "Lo so cosa hai detto." Ed eccolo lì, di nuovo. L'Harry che non riuscivo a capire fino in fondo. Potevo paragonarlo a una tempesta di neve, tanto quanto fosse freddo. "Bene." Sussurrai.

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