Capitolo 5.

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5.

Capitolo 5.

La mattina seguente mi svegliai di ottimo umore, zia Mary stava iniziando a viziarmi. Mangia questo, metti i piatti nella lavastoviglie, ti ho comprato dei vestiti, il sabato pizza, ti preparo un dolce.. Apprezzavo il fatto che negli anni si fosse messa d'impegno per non farci mancare mai nulla, ha sempre cercato di essere come una seconda madre e io lo apprezzo tantissimo. Oggi d'altro canto inziavo a lavorare in quel negozio di dischi al centro e sinceramente mi sentii strana all'idea di vivere da sola fra un paio di mesi (non di più), di essere indipendente e di lasciarmi alle spalle tutto.

Come al solito feci una doccia, mi vestii e scesi di sotto per fare colazione e affrontare il secondo giorno di scuola. "Giorno Ade." Sorrise la zia. "Giorno" dissi. "Sei nervosa per oggi? Tranquilla andrà tutto bene." Cercò ci confortarmi. "Già, lo spero." Mangiucchiai le unghia e presi una mela dal vaso. "La mangio mentre sono per strada e mi fermo in caffetteria, così provo anche il caffè" dissi. "Va bene, sta attenta e quando finisci di lavorare chiamami." Disse. Annuii e uscì di casa, sarei andata a piedi a scuola. "Non è poi così lontana come m'immaginavo." Pensai non appena vidi l'enorme edificio. Mi avvicinai alla caffetteria che si trovava vicino al giardinetto di fronte al parcheggio. Bevvi il mio caffe, presi il foglio con gli orari e le lezioni e lo guardai. Non feci caso agli sguardi che lanciavano tutti e mi diressi dentro, non volevo fare né tardi né tutto di fretta.

Francese. Odio il francese. Presi i libri dall'armadietto e cercai l'aula che fortunatamente trovai poco prima che la campana suonasse. Poggiai distrattamente tutto il materiale sul banco e aspettai che la classe si riempisse. Con mio stupore vidi fare capolino Zayn dentro la classe fino ad arrivare al mio banco e prendere posto vicino a me. "Buongiorno." sorrise. "Ciao." lo salutai. "Come stai?" chiese. "Tutto bene grazie, tu?" chiesi di rimando. "Alla grande. Stavo pensando visto che abbiamo due ore buca oggi, ti va di fare un giro per la scuola?" ci pensai su, in fondo non stava facendo niente di male, non mi aveva infastidito e stava solo cercando di diventare mio amico, credo. "Certo, posso farti una domanda?" fece cenno di si. "Stai cercando di diventare mio amico o.. qualcosa del genere?" mi mordicchiai il labbro inferiore "Dipende, tu vuoi che io sia tuo amico?" chiese. "Sei incredibile.." sussurai non appena entrò Mrs Dubois, così disse di chiamarsi, e iniziò a parlare dei cognomi più diffusi in Francia. Non sapevo come questo potesse interessarci, ma ci disse che ci avrebbe aiutato ad arricchire la nostra cultura lessicale.

Le successive ore le passai a scrivere un tema d'inglese. Su i nostri hobby,il tempo libero e i nostri progetti futuri. Quando suonò la campana consegnai il foglio al professore e mi avviai verso la mensa. "Adele! Aspetta!" vidi Zayn correre verso la mia direzione così mi fermai. "Zayn." Dissi. "Aspettami vicino l'entrata della mensa dopo aver finito di pranzare, ci vediamo lì va bene?" chiese. "Mmm."

Presi lo stesso pranzo di ieri: un'insalata e una mela. Niente pollo, niente succo, niente dolce. Avevo sempre avuto problemi con il cibo; da piccola soffrivo di disturbi alimentari. Non potevo mangiare quasi nulla, e per quel poco che mangiavo ingrassavo fino a diventare una palla. Verso i quattordici anni rischiai di diventare anoressica, i disturbi alimentare c'erano sempre, ma riuscivo a regolarmi quindi quando ingrassavo smettevo di mangiare per giorni.. Adesso cerco di equilibrare tutto, non mangio molti cibi grassi, ma non smetto di mangiare. Prima facevo palestra e forse fu stato questo a far aumentare la mia autostima di un po'. Mi ripetevo: "Puoi farcela Adele, puoi superarlo." E sono felice di avercela fatta, di essere a mio agio con me stessa e di trovarmi 'carina' a volte.

Mordicchiai la mela, non avevo molta voglia di mangiarla. Mi alzai per gettare gli avanzi nel contenitore vicino la macchinetta degli snack e poi mi affrettai a recuperar la borsa vicino al tavolo. Mentre passavo vidi di nuovo Zayn seduto al tavolo mentre parlava con Mack e altri tre ragazzi. Notai che un ragazzo riccio più o meno, si teneva in disparte dalla discussione e digitava qualcosa sulla tastiera del suo cellulare.
Mi avviai verso l'entrata, poco dopo vidi Zayn sbucare dal nulla e avvicinarsi a me. "Ade." Disse. Stava decisamente migliorando. "Vedo che stai migliorando Zay." Gli dissi. "Voglio dire Zayn." Mi corressi. Un enorme sorriso si fece spazio sul suo volto e io non potei fare a meno di ricambiarlo. "Andiamo Ade." Mise un braccio intorno alle mie spalle e iniziò a parlarmi della scuola. Stranamente quel suo gesto non mi diede fastidio, anzi, mi sembrò confortante. "..e poi alla fine c'è la palestra che hai già visto." Concluse. Era da un'oretta che girovagavamo per la scuola. Non avevo idea che dall'altro lato della palestra ci fosse una piscina o che addirittura ci fossero sette laboratori. Diamine, questa scuola è enorme. Mi piaceva ascoltarlo, sarebbe un buon amico.. "Posso dirtela una cosa?" chiese. Annuii. "Puoi chiamarmi Zay se lo vuoi." Sorrise. "Oh, io..uhm, d'accordo." Arrossii. "Sei una di poche parole vero?" chiese nuovamente. "Dipende, se tu vuoi che io lo sia allora si, lo sono." Risposi. "Hai appena pronunciato più di tre parole. Un'intera frase!" eravamo seduti in un angolo del campo da football e lui stava continuando a parlare di come gli piacesse praticare ogni tipo di sport. "Di solito parlo di più quando sono con i miei amici." Sbottai. Non seppi nemmeno io perché lo dissi, ma fu come se con lui non avessi avuto paura di dirlo. "Quindi noi due siamo amici?" sorrise. "Suppongo di si.. Non mi hai ancora urlato contro di starti alla larga o versato il caffè addosso o cose del genere." Spiegai agitando le mani. Ridacchiò. "Bene, amica. Allora siamo amici." Si soffermo sulla parola amica in modo così tenero che non potei fare a meno di sorridere. "Allora.." dissi. "Ti siedi con noi domani a mensa?" sbottò. "Non saprei, a parte quel tizio, Marck, Mac.. o come si chiama, non conosco nessun altro." Dissi. "Mack." Rise. "Provvediamo subito allora. Vieni." Si alzò e sorrise porgendomi poi la mano.

"A prima vista mi sei sembrato uno di quei tipi 'sorridi sempre alla vita è il mio motto.'" Dissi. "Ma non sei così vero?" continuai. "No, direi di no." Rispose. Lo sguardo pieno di amarezza. E per la prima volta capii di aver detto la cosa sbagliata nella circostanza sbagliata. Mi affrettai a seguirlo e "scusa, avrei dovuto farmi gli affari miei." Dissi. Lui mi sorrise e mise nuovamente il suo braccio attorno alle mie spalle.

Stavo iniziando ad abituarmi alla simpatia di Zayn e al suo modo di 'fare amicizia'. Erano solo due giorni che frequentavo la "Richmond High School" e avevo un amico, se così lo si può chiamare. Notai fin da subito che c'era qualcosa che non diceva, che si nascondeva dietro una corazza invisibile proprio come me. Non voleva far vedere agli altri che soffriva, proprio come me. Non voleva che la gente provasse compassione e pietà nei suoi confronti, proprio come me. Notai che Zayn non era poi così diverso da me, ma che al contrario, sembrava essere simile.

Prima nel campo mi aveva detto che il suo colore preferito era il blu. "Anche il mio" gli avevo risposto. Mi aveva detto che era il blu perché preferiva la notte al giorno, perché il blu era il colore del mare, e perché in America tutto era più blu. Durante l'ultima affermazione risi, ma aveva colto nel segno. "La notte è quel momento della giornata in cui ti lasci andare, quello in cui ti isoli dal mondo e rimani a guardare le stelle, da solo e in silenzio." Mi aveva detto. "Penso che si possa stare in silenzio anche in due a guardare le stelle." Gli dissi. "Allora un giorno di questi guarderemo da soli le stelle." Mi aveva sorriso, e io avevo annuito incapace di ribattere.

I corridoi erano per la maggior parte vuoti, solo qualche studente era seduto qua e là a ripassare o scrivere al cellulare. Zayn mi disse che i suoi amici si trovavano fuori a fumare; improvvisamente pensai all'ultima volta in cui io l'avevo fatto. Inutile dire che mi si formò un nodo allo stomaco. Strinsi forte i denti e ingoiai la bile cercando di non piangere, tirai un sospiro tremolante e mi calmai. "Amico." lo chiamò un ragazzo biondo cenere, alto e con due occhi color nocciola. "Brian!" lo salutò Zayn. "Okay ragazzi, vi presento Adele." Mi presentò Zayn. "Loro sono Brian, Mack -che già conosci più o meno- e Harry." Disse. "Quindi tu sei la famosa Adele!" sorrise Brian. "Famosa?" chiesi. "Zayn parla sempre di te." Prese parola Mack. Il moro mise una mano dietro la nuca e potei dire che stava quasi arrossendo? "Oh. A me parla sempre di voi invece." Dissi. "Oggi al campo?" chiese Zayn cambiando subito argomento. Vidi il riccio, Harry, stare in silenzio per tutta la durata della conversazione. Era un tipo strano. "Adesso vado, avrei da ripassare letteratura." Dissi. "Vuoi che ti accompagni?" chiese Zayn. "No, no. Non c'è nessun problema. Ci vediamo." Li salutai e loro ricambiarono, tutti tranne lui.

Ero alla fermata del bus da dieci minuti ormai quando vidi finalmente arrivare il mezzo che mi avrebbe portato al negozio di dischi. Salii, diedi il biglietto all'autista e mi andai a sedere nell'unico posto libero che avevo trovato. Dopo due fermate finalmente scesi da quell'inferno che poco a poco si era completamente riempito senza lasciare alcuno spazio per respirare.

Mi avvicinai all'entrata e notai che ero in perfetto orario. Quando entrai vidi dischi di tutte le formi, dimensioni e colori; rimasi sorpresa dalle pareti: citazioni di canzoni, targhe e fotografie di leggende della musica. Da John Lennon a Michael Jackson. Pazzesco! "Salve, desidera?" una signora poco più bassa di me, magra e con un accenno di capelli grigi si fece avanti. "S-sono Adele, la ragazza che iniziava a lavorare oggi." Balbettai. "Adele! Adesso mi ricordo di te, la nipote di Mary. Certo cara, grazie per essere un po' in anticipo." Mi sorrisi. Io annuii e la lasciai continuare a parlare. "Dovrai stare alla cassa e aiutare qualche cliente, tutto qui. Tra poco arriveranno i tuoi colleghi con i quali farai dei turni ovviamente. La paga sarà di trecentosessantacinque dollari alla settimana, sei appena arrivata e mi piacerebbe sapere come vanno le cose prima di darti un aumento." Concluse. Per poco non mi strozzai, trecentosessantacinque dollari alla settimana.. Avrei potuto andarmene molto prima di quanto avevo pensato. Ero convinta che la mia paga non avrebbe superato i cento dollari e invece.. wow. "La ringrazio infinatamente per questa opportunità." Dissi.


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