Capitolo 7.

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7.

"Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno" questo è chiaramente uno dei miei aforismi preferiti di Shakespeare. Oppure "Bisogna guardarsi bene dal concepire un'opinione molto buone delle persone di nuova conoscenza; altrimenti nella maggior parte dei casi si rimarrà delusi con proprio scorno o magari danno." Anche questo lo è. Ho sempre adorato i miei amici, ci sono sempre stata nei momenti peggiori delle loro vite e non ho mai odiato nessuno di loro. Nemmeno per un minuto. Forse però ho creduto a tutti, ho creduto a tutti loro senza mai dubitare della loro amicizia, della loro fedeltà, della loro fiducia. Mi rendo conto soltanto adesso che la fiducia va guadagnata e che io di sbagli ne ho fatti molti come per esempio fidarmi subito di tutti. Sono stata sciocca e istintiva. Ma adesso sono cambiata, sono maturata credo, non mi fido più delle persone che mi stanno attorno, non mi fido di Zayn anche se è davvero simile a me e non mi fido del sorrisetto di Mack. Non mi fido del silenzio di Harry e non mi fido di me stessa. Ho deluso abbastanza me stessa credendo a tutte quelle parole che erano soltanto bugie su bugie. Mi sono tradita lasciando per una volta la ragione da parte e mettendo tutto in mano ai sentimenti. Mi sono sentita egoista per una volta e mi è piaciuto. Non pensare troppo, non farsi i complessi mentali, semplicemente divertirsi, e la conclusione? Ho sbagliato. Ancora una volta mi ritorna mamma in mente "Sei una ragazza intelligente De. Non fiondarti nelle cose, rifletti prima di fare la qualunque cosa e soprattutto non lasciarti calpestare dagli altri."mi dispiace mamma.. L'hanno fatto. Mi hanno calpestata; Chris mi ha calpestata, mia sorella. Jessica, Marc, George e John... Alex. Non ci ho pensato due volte, mi dispiace. Non doveva andare così, non dovevo deluderti."

Chiusi il diario infilandolo nella borsa e corsi in bagno. Fortunatamente era vuoto, così mi accasciai sul pavimento e piansi. Piansi come non facevo dalla morte dei miei. Piansi lacrime amare, per tutte quelle volte che mi ero trattenuta. Piansi lacrime di rabbia per essere stata così stupida ed essere stata manipolata a loro piacimento. "Uno scherzo! Ade, non ti arrabbiare." "Non è successo nulla di grave, Cristo!". Piansi e piansi finché non sentii la campana suonare. Mi recai in infermeria per farmi scrivere un permesso d'uscita, non riuscivo più a stare lì. Quando l'infermiera mi vide mi chiese subito cosa mi fosse successo. "Non mi sento molto bene, vorrei andare a casa." Sussurrai. "Ti firmo il permesso, hai davvero un aspetto terribile. Riposati e bevi qualcosa di caldo." Disse. Annuii ed uscii. I miei pensieri caddero su Zayn, non l'avevo visto tutto il giorno. Ricordai che aveva attività motoria anche lui a quest'ora. Asciugai i residui delle lacrime e feci un lungo respiro, poi decisi che l'avrei aspettato vicino la porta della palestra. Non appena lo vidi lo chiamai. "Zayn!" quasi urlai. Lui mi vide e sorrise "Adele! Ora sei tu quella che urla." disse avvicinandosi, non appena lo vidi più vicino lo abbracciai. Inizialmente rimase immobile, stupito da quel gesto, poi lo vidi ricambiare e mi rilassai. Stranamente mi trovai a mio agio fra le sue braccia. "Ehi.. Tutto bene?" sussurrò mentre mi teneva ancora stretta. "Si, solo mi serviva un abbraccio." Sussurai anche io. Lo sentii sorridere, lentamente mi sciolsi dall'abbraccio e vidi che il suo sguardo era passato da felice a confuso. "No, chiaramente non va tutto bene. Che è successo?" chiese. "Te l'ho detto.. Niente." Dissi. "Peccato che i tuoi occhi non dicono lo stesso." Disse. "Ascolta, ci conosciamo da tre giorni, hai detto di voler provare a essere amici e a me fa più che piacere, ma mi piacerebbe sapere perché hai così paura di parlare con me." Continuò. "Non ho paura di parlare con te, Zayn." Dissi abbassando lo sguardo. Il pavimento era improvvisamente diventato interessante. "Non ti fidi di me, vero?" chiese. Rimasi scossa da quella domanda, aveva colto nel segno, di nuovo. "Non mi fido nemmeno di me stessa." Sussurrai alzando lo guardo. "Bhe, dovresti imparare a dare delle opportunità alla gente che non conosci. Non so cosa sia successo, però io non sono come tutti gli altri." Ancora una volta rimasi spiazzata dalle sue parole. "Dovrei, lo so. E so anche che tu non sei come gli altri, ma non riesco a parlarne con nessuno, Zayn. E del resto non c'è nessuno disposto ad ascoltarmi." Dissi. "Io ci sono. Sarò pronto ad ascoltarti quando tu sarai pronta a parlare." Sorrise. Vidi Brian spuntare accanto a Zayn. "Ehi, Adele! Che faccia, che ti è successo?" chiese sorridente. "Uhm, mi sento poco bene." Dissi sventolando il permesso. "Capisco, beh, mi stavo chiedendo se ti andrebbe di venire alla partita qui a scuola sabato prossimo?" chiese. Guardai lui e poi Zayn. Esitante risposi di si. "Ottimo! Allora ci vediamo sabato." Disse per poi allontanarsi verso un altro gruppo di ragazzi dentro la palestra. "Giocavo a basket nella mia vecchia scuola." Dissi d'untratto. "Davvero?" chiese lui. "Si. Hai detto che volevi sapere più di me, eccoti una cosa in più." Risposi. Lo sentii ridere mentre uscivo e la sua risata dolce affievolirsi.

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