Capitolo 3.

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3.

La stanza era arredata in modo del tutto normale per una segreteria, tre tavoli con sopra dei computer, due stampati e migliaia di documenti da firmare, mandare in direzione o stampare. Un signore poco più alto di me, con i capelli bianchi –quasi grigi- mi guardò facendo ricadere i piccoli occhiali rotondi sulla punta del naso. "Desidera?" chiese in modo cortese. "Buongiorno, sono Adele Gregory. Sono la ragazza nuova e dovrei ritirare gli orari delle lezioni." Dissi. "Avvicinati, non mordo mica." Feci come mi aveva appena detto e mi porse un foglio, quello che avevo chiesto. Sobbalzai sentendo suonare la prima campanella, segno che gli studenti dovevano entrare e recarsi nelle proprie aule. L'uomo ridacchiò e io uscì dalla stanza ringraziandolo con flebile 'arrivederci'.

Prima ora: letteratura. Poteva andarmi peggio e avere matematica, materia che fortunatamente oggi non è tra le lezioni che devo frequentare.
C'erano ragazzi ovunque; chi correva, chi chiacchierava, chi frugava nel proprio armadietto e poi c'ero io. Notai come una cheerleader ridacchiava e gesticolava allo stesso tempo mentre si teneva al braccio di un giocatore di basket che non l'ascoltava nemmeno. Patetica.
Cercai il mio armadietto e fortunatamente dopo qualche minuto di "scusami" e "permesso" lo trovai. Armadietto sette, fila due. Combinazione A34GFT6. Non sarei mai riuscita a memorizzarla del tutto, ne ero certa.
 Stavo prendendo alcuni dei libri che mi servivano quando mi ritrovai improvvisamente sola. Ero rimasta sola e non me n'ero nemmeno accorta. Bene Adele, sarai in ritardo il primo giorno di scuola. Bel modo di presentarsi, sul serio. Mi maledì mentalmente e cercai l'aula di letteratura. Trovai una piantina e grazie ad essa arrivai in classe trascinandomi in uno dei banchi vuoti appena due minuti prima che entrasse l'insegnante. Alta, in carne e con dei lunghi capelli biondi. Sembrava simpatica. Si presentò alla classe come Mrs Net. Iniziò a spiegare alla classe il significato di sonetto quando guardando verso la mia direzione si interruppe e alzò un sopracciglio. "Lei è..?" chiese. "Uhm, sono Adele Gregory, la ragazza nuova." Risposi. "Non mi hanno informato del suo arrivo, dovrà mettersi in pari con il programma, signorina Gregory. Io sarò anche la sua insegnante di storia e di geografia." Mi informò. "Oh, certamente." Dissi. Ritornò a spiegare senza più degnarmi di uno sguardo, cosa che apprezzai molto. 

Quando suonò la campanella mi feci consegnare il programma e uscì subito dalla classe, mi recai all'armadietto per posare i libri e poi mi misi in cerca della palestra, che trovai pochi minuti dopo. "Buongiorno Classe! Come sempre, pallavolo da un lato e calcio fuori. Per chi vuole fare percorsi, laggiù trovate cerchi e ostacoli vari." Spiegò e scomparì dentro uno stanzino. Mi guardai smarrita in mezzo a tutti quei ragazzi intenti a  giocare a pallavolo o a basket, legai i capelli in una coda disordinata e mi andai a sedere in una panchina. Passai il resto dell'ora a osservare i ragazzi della squadra di basket e a pensare come sarebbe stato giocarci di nuovo. Nella mia vecchia scuola giocavo a basket, corso femminile ovviamente, ho anche vinto qualche partita; poi ho smesso.

Il professore ci spedì negli spogliatoi appena suonò la campanella, stavo per uscire anche io quando mi richiamò. "Signorina..." "Gregory. Adele Gregory." Finii. "La ragazza nuovo suppongo. Io sono Mr Folt. Non le dispiacerebbe aiutare a sistemare la palestra?" chiese. "No, certo.. no." Risposi. "Ho notato che ha un'ora buca dopo, glielo chiedo per questo." disse. Io annuii semplicemente e mi avviai verso i cerchi. "Malik! Va ad aiutare la ragazza nuova" urlò Mr Folt. Mi voltai, i miei occhi rimasero incollati al ragazzo che si faceva strada verso di me. "Ciao, sono Zayn." Accennò un sorriso. Alto. Molto alto e con un fisico atletico, moro e occhi color caramello. Un ragazzo davvero bello. "Ciao. Sono Adele." Ricambiai il saluto. "Sei nuova vero?" chiese. "Direi di si, da cosa lo deduci?" ricambiai la domanda. "Primo: non ti ho mai visto in giro e Folt ha chiaramente detto 'ragazza nuova'. Secondo: non si risponde con una domanda, lo sai vero?" sorrisi appena. Era simpatico. "Lo hai appena fatto anche tu." Dissi semplicemente. Raccolsi i cinque cerchi posizionati a terra e li andai a mettere al posto. "Già. Non sei di molte di parole vedo." Disse. "Così dicono." Risposi. Mi aspettavo un qualche commento sgradevole ma invece lo sentii ridacchiare. "Cosa c'è di tanto divertente?" chiesi. Mi guardò. " Tu." Rispose. "Io.. Aspetta, perché?" Non mi ero accorta che avevamo finito di mettere a posto tutto quando lui disse: "Ci si vede in giro Adele" pronunciando il mio nome con molta enfasi. Rimasi ferma lì a pensare, poi mi ricordai che la giornata non era ancora finita e che tra poco sarei dovuta andare a mensa. Sciolsi i capelli e mi avviai.

La mensa era enorme. Piena ti tavoli, macchinette piene di snack e signore dietro un bancone che servivano i ragazzi. Feci un bel respiro profondo e presi un vassoio. "Un'insalata e una mela" dissi. "Solo questo?" chiese la signora con uno sguardo interrogativo sul volto. Annuii. "Bene, sono tre dollari." Pagai alla cassa e mi andai a sedere in un tavolo poco distante dalla finestra. "Adele!" Sentii urlare qualcuno il mio nome e istintivamente mi girai. Con me, tutta la mensa. Vidi Zayn farmi cenno con una mano mentre si avvicinava seguito da un altro ragazzo anche lui moro, alto e fisico d'atleta. Mi passai una mano nervosamente sulla nuca in segno di disagio, cosa che lui notò. "Adele" disse con molta più calma adesso. "Zayn." Dissi. "Scusa non avrei dovuto urlare" sorrise. Io annuii e basta. "Lui è Mack, un mio amico." Il moro mi fece un cenno e io ricambia. "Ero passato solo a salutare, ci vediamo in giro." Disse. "Lo hai già detto prima." Risposi. "Sei incredibile." Detto questo se ne andò. Lo seguì con gli occhi finché non lo persi tra la folla di studenti.

Finii il mio pranzo e mi avviai verso l'uscita, un tavolo catturò la mia attenzione; vidi Zayn scherzare con i suoi amici e come se lui si fosse sentito chiamare in causa si girò verso di me. Gli feci un cenno con la mano e accennai un piccolo sorriso, rimasi sorpresa quando lui ricambiò sfoderando un meraviglioso sorriso a trentadue denti facendomi un cenno con la testa.

Passai il resto della giornata a passare da una classe ad un'altra, quando finalmente uscii da scuola non potei fare a meno di ritornare a piedi. Non mi andava di stare a contatto con corpi sudati e tutti appiccicati fra loro perché, sicuro come la morte, in quel bus non ci sarebbe stato nemmeno un posto libero. Ipotesi a quanto pare veritiera non appena vidi il bus passare e un branco di animali cercare di accaparrarsi i posti dell'ultima fila.

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