12.Menta

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Sharon's Pov
CAPITOLO 12 MENTA

Per tutto il tragitto sia io che Zende restiamo in silenzio. Non che due come noi abbiano molto da dirsi ma è imbarazzante.
Ancora non posso credere di aver 'accettato' di salire in macchina con lui. So di dovergli essere grata per aver mandato via quei due uomini ma davvero, non avrei preferito aspettare Harrison al locale.
«Non che io mi sappia ancora orientare bene ma... questa non sembra essere la strada che porta a casa mia».
«Ah no?» Domanda senza distogliere lo sguardo dalla strada. «No, dove mi stai portando?» Chiedo alzando un sopracciglio. «A casa, te l'ho detto» insiste.
«Non è vero Zende, dove stiamo andando?».
Il migliore amico di mio fratello non risponde. Impugna bene il volante. Che ansia questo ragazzo!
Non penso di potermi mai abituare al suo temperamento.
«Zende, ferma la macchina o mi metto a urlare!» Improvviso.
«E perché mai dovresti farlo? Ti sto forse facendo del male?» Chiede voltandosi leggermente verso di me.
«No, ma voglio andar a casa e di certo questa non è la direzione giusta!» Dico togliendomi la cintura.
Il ragazzo fa manovra per accostarsi ai lati della strada. Non risponde, si impegna solo nel rimettermi la cintura di sicurezza.
«Alcune volte sembri una bambina, te lo hanno mai detto?».
«Io? Una bambina? Senti chi parla!».
Zende sospira appoggiando di nuovo le spalle al suo sedile.
«È vero, da qui non si va a casa tua ma in compenso ti sto portando in un altro posto». «Che posto?».
«Lo vedrai!». «Dimmelo».
«No».
«Dimmelo, Zende».
Il ragazzo alza gli occhi al cielo per poi rimettere in moto l'auto e accendere la radio.

«Tu sei fuori di testa!» Dico cercando di farmi sentire ma lui, continua a guidare.
L'auto di Zende si ferma una mezz'ora dopo appena fuori città davanti a una piccola casetta di legno.
Il ragazzo apre lo sportello per poi scendere, inizia a camminare.
«Che fa? Dove sta andando?» Chiedo a me stessa togliendo la cintura di sicurezza e aprendo lo sportello.
Scendo dall'auto.
Incerta se seguirlo o meno, decido di andare dietro al ragazzo.
«Dove siamo e perché siamo qui?»Chiedo picchiettando sulla sua spalla. Zende prende le chiavi per aprire la serratura.
Rimango a fissare ogni suo movimento, interdetta.
«Allora?» domanda «Entri o resti fuori a fare la guardia?».
Alzo gli occhi al cielo.
Sembra che io non abbia altra scelta.
La casa è una casa in stile rustico, non sembra abitata ma al tempo stesso è provvista per ogni evenienza.
Il piccolo salotto è arredato da un divano rosso e un tavolino di legno chiaro, il tutto si trova sopra ad un tappeto, anch'esso di un rosso più chiaro. Le pareti sono quasi tutte vuote, ma dei quadri dipinti a mano decorano alcune di esse.
Zende lascia il salotto e così, mentre lui non c'è, io mi avvicino per osservare meglio i disegni.
Paesaggi, volti, scritte e gruppi di ragazzi sono i protagonisti di queste tele.
Devo ammettere che sono molto belli.
Osservando meglio, noto che ogni tela è firmata. Resto senza parole quando leggo il nome.
Nello stesso momento, Zende ritorna nella stanza e osservando alcune carte che ha in mano, si siede sul divano.
«Sei molto bravo» Dico ma lui non capisce «I quadri, intendo, sono molto belli» Spiego raggiungendolo per poi sedermi anch'io sul divano, ma distante da lui, cosa che nota.
«Non ti ho mica rapita, Sharon. Non ti farò del male» mi prende in giro e io provo imbarazzo per questo «Sei irritante, ma sei pur sempre la sorella del mio migliore amico» spiega velocemente per poi tornare a leggere quello che c'è scritto sui fogli che tiene tra le mani.
Mi prendo del tempo per me, osservo ancora meglio i vari oggetti che decorano la stanza, poi Zende si alza e io, questa volta, decido di seguirlo in cucina.
«È tua la casa?». Domando e lui scuote la testa. «Allora come mai ci sono i tuoi disegni?».
«È di un mio amico. Devo prendere delle cose che mi appartengono e poi andiamo via» Spiega afferrando un cofanetto da uno dei tanti sportelli per poi metterlo nella tasca del suo jeans nero.
«Capisco» Sussurro non sapendo cos'altro dire. Questo ragazzo mi rende difficile creare un dialogo con lui. È il solito Zende Maleck, silenzioso e scontroso.

Il migliore amico di mio fratello - Zayn Malik [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora