Capitolo 103

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Un cielo pieno di nuvole sovrasta questo parco, dai colori spenti e privi di vita. L'unico rumore che si sente è il fruscio del vento, che accarezza con durezza ciò che intralcia il suo percorso, come quell'altalena che giace al centro, circondata da colori spenti, così come il rosso che la dipinge e come quel bambino dal viso pallido come luna, che di notte governa il cielo. Il mio sguardo è attratto da lui, come se fosse una calamita e la voglia di chiedergli che cosa gli succede e del perché un manto di malinconia lo sovrasta, incombe su di me e così, in un solo attimo, dei sussurrii mi escono fievolmente dalle labbra, ma le parole non sembrano arrivare a lui. È come se fossero bloccate e non volessero fuoriuscire, soltanto nella mia mente avviene ciò e mentre io cerco di comunicare invano con lui, il suo sguardo è puntato in un punto ben preciso: tra le sue mani.

Mi avvicino cautamente, sprofondando con i piedi nell'erba poco curata di questo parco. La vista inizia a scorgere l'oggetto che tiene stretto tra le mani e non appena sono soli pochi centimetri a separarci, una fotografia mi si presenta di fronte, disegnando una visuale chiara e limpida delle due persone che compaiono al di sopra e che furtivamente si imprimono nella mia mente, senza rimorsi: una coppia di due ragazzi che sorridono raggianti e illuminando ciò che li circonda.

Credo che all'incirca abbiano venticinque anni, se non un po' di più, ma le loro espressioni innamorate e ammaliate l'un l'altro, mi riscaldano con dolcezza, ma poi, improvvisamente, collego la donna che compare in questa foto, ad un'altra a me cara: la madre di Cameron e successivamente capisco che colui che l'affianca e che la guarda con occhi magnetici, molto probabilmente è suo padre. Colui che ricopre una figura a me misteriosa e sconosciuta.

Alzo di scatto il viso, che subito impallidisce visibilmente, perché ho come uno strano presentimento che mi avvolge a se e che mi scava  l'animo e mi occupa i pensieri e poi una scia sfumata illumina la mia mente: io quest'uomo l'ho già visto da qualche parte. I suoi lineamenti scavati e i suoi profondi occhi marroni, portano la mia mente a farsi espandere da un senso di confusione. È come se lo sapessi, ma c'è qualcosa, qualche muro che è come indistruttibile e che mi impedisce di scovare la risposta al mio quesito irrisolto, che oscura ogni cosa, persino ogni più lieve sfumatura di luce.

Deglutisco, lasciandomi prendere da un attacco di panico che mi riveste interamente il corpo. Lo avvolge, come per prendersene cura, ma a volte sono proprio le cose che sembrano ti facciano del bene, a procurarti del male...

Mi guardo attorno, ma solo successivamente mi rendo conto che il bambino che siede goffamente sull'altalena, si lascia trasportare da un pianto silenzioso, che circonda la sua aurea e che improvvisamente circonda anche me.

Ogni rumore, persino il fruscio che si poteva udire inizialmente, perisce senza risentimenti, facendo espandere soltanto lo stridulo rumore dell'altalena che cigola in avanti e indietro, rendendo l'aria pesante e agghiacciante.

Sposto lo sguardo sul bambino... su Cameron. L'innocenza e il dolore che prova, sono talmente tanto forti e potenti, da poter essere toccati con il solo tatto. Poso una mano sulla sua spalla, che sale e scende con movimenti rapidi e scaltri, causati dal respiro irregolare e dai singhiozzi che cerca di sopprimere invano, anche se di loro si sente un mormorio leggibile nell'aria circostante.

Le nuvole immense e alte in cielo, sembrano essersi scurite, diventando di un grigiastro simile al nero, che fa perire ogni sorta di gioia e briciolo di felicità.

E senza pensarci un solo attimo di più, le mie braccia circondano il suo corpo piccolo e che sembra essere come privo di vitalità, dando vita ad un abbraccio dolce, ma poi, con mio grande stupore, anche le sue mi circondano la vita e i suoi singhiozzi soffocano nell'incavo del mio collo, ricambiando questo contatto che ci unisce.

Abbraccio questo bambino che ha tanto bisogno di aiuto;

Abbraccio questo bambino dall'animo puro, ma distrutto dal dolore a lui causato;

Abbraccio il bambino che un giorno diventerà il ragazzo che io amerò con tutto il mio cuore e briciolo di sincerità .

Il vento torna a soffiare sui nostri corpi, mentre lui aumenta la stretta su di me. Passano minuti in cui stiamo in questa posizione, anche se il tempo sembra essersi come bloccato, proprio come il flusso di pensieri, che è incentrato soltanto su di Cameron.

Alzo lo sguardo, incrociando quello di lui, ma d'un tratto, i dolci lineamenti di quell'innocente e dolce bambino, si trasformano in quelli più marcati di un ragazzo maturo, ma con gli occhi velati di lacrime e oscurati da un velo di malinconia, che mi rapisce alla sola vista.

Il bambino di pochi attimi fa si trasforma nel ragazzo che ormai sono abituata a vedere da più di un anno e che ricopre ogni singolo giorno e ogni singolo istante i miei pensieri.

Circondo il suo viso con le mani, fino a portarlo a qualche centimetro dal mio, facendo scontrare i nostri respiri e facendo aderire le nostre fronti con naturalezza.

Fuoriesce una lacrima, che scava sul mio viso senza timori, «Cameron, tranquillo, ci sono io con te, non fare così... non ti lascerò mai più, lo prometto. Non ti farò accadere nulla» sussurro, facendo congiungere e intrecciare le nostre mani, fino a far fiorire un infinito che ci lega a se.

«Ti prego, aiutami amore mio... solo tu puoi farlo» bastano queste parole, che si imprimono nella mia mente senza ripensamenti, facendo illuminare sul mio capo una nuova luce, mai vista prima d'ora, che scava fra le nuvole, fino ad illuminare soltanto noi. Nient'altro...

Abbasso nuovamente lo sguardo su Cameron, ma poi inizia a farsi tutto sfocato, soltanto una parola sento prima che tutto diventi spento e buio, «aiutami», poi il vuoto che mi assorbe a se...

«CAMERON!» la mia voce esce con tono alto e il corpo, che prima era seduto comodamente sul sedile, adesso è teso e sporto in avanti, con respiri irregolari che mi fuoriescono dalle labbra, così come le lacrime che scivolano, marcando ogni lineamento.

«Emily» la mano di Cameron si posa sulla mia schiena e il suo corpo si aderisce al mio, abbracciandomi e stringendomi a se ed io in tutto ciò sprofondo in un pianto liberatorio, lasciandomi cullare da lui.

«Cameron, ti prometto che non ti abbandonerò mai... lo prometto» le parole mi escono velocemente dalle labbra, mentre guardo il viso del ragazzo che mi stringe a se e che mi fissa con preoccupazione, mentre con una mano accarezzo i suoi lineamenti, fino ad assorbirmi di loro e farmi rendere conto che tutto ciò ora è reale.

«Tranquilla piccola, era soltanto un brutto sogno...».

FINE LINE 2 Where stories live. Discover now