Capitolo 92

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Molte volte nella vita mi sono posta una domanda: si possono rimarginare le cicatrici impresse nel proprio cuore?

E persino adesso, mentre il mio viso è accarezzato dall'arietta fresca che soffia quest'oggi sul balcone, me la pongo, ma come al solito, risposta non c'è. Perisce, come il vento che si interrompe nello stesso momento in cui accarezza il mio viso.

Le ferite si possono rimarginare, ma servono le giuste medicine ed una buona guarigione. Forse nel mio caso non serve nessuno dei due e molto probabilmente so anche che cosa mi serve per tamponare tutto questo sangue che scorre, ma so anche che la paura e l'orgoglio non me lo faranno mai ammettere.

La convinzione che tutto vada bene e che io sia felice, scompare nel momento in cui scorgo il suo sguardo desideroso di scovare il mio, di far toccare nuovamente le nostre labbra e di far sfiorare le nostre pelli che intanto fremono di quel contatto.

«Emily!» l'urlo del mio nome mi fa risveglia dai pensieri fissi su un punto fermo e sulla speranza di un domani diverso e di un passato cambiato.

Guardo per un altro attimo il sole, per poi voltarmi e salvare l'immagine come una fotografia nei miei ricordi più veri e semplici, ma nella loro semplicità, i più speciali.

«Emily!» sento esclamare nuovamente.

«Eccomi, eccomi» faccio la mia comparsa di fronte una Sierra con il viso stanco e con il pigiama stropicciato, che mi guarda con i suoi occhioni che in questo momento sono socchiusi e arrossati.

«Mi faresti un favore?» mi domanda, avvicinandosi ed io subito le rispondo «dimmi pure».

«Mi andresti a prendere qualcosa per il mal di testa?» la sua voce roca mi supplica. Sinceramente preferisco la vista della Sierra allegra e che sprizza gioia da tutti i pori, piuttosto che questa che è tutto il contrario.

«Certo, dammi giusto dieci minuti che mi cambio, così vado» sorrido dolcemente, per poi avvicinarmi a lei e raccomandarle «tu intanto vai a stenderti sul letto e pensa a riposarti, che al tuo risveglio troverai tutto ciò che ti serve».

«Grazie, Em» mormora, per poi voltarsi verso la camera e chiudersi al suo interno.

Vado a cambiarmi velocemente, per poi legarmi i capelli in una coda alta e ben tirata. Prendo la borsa, dirigendomi così verso l'uscita, ma poi mi fermo d'un tratto e mi volto nella direzione della camera di Lily.

Starà dormendo?

Vado a dare una sbirciatina, ma non appena metto un piede dentro la stanza, scorgo il corpo di Lily adagiato comodamente sul letto, mentre i suoi respiri riempiono la stanza e spezzano la quiete circostante.

Sorrido involontariamente nel ricordare il momento in cui abbiamo fatto pace e un senso di pace mi inonda il corpo.

Chiudo delicatamente la porta, cercando di non fare rumore, poi mi volto e mi dirigo verso l'uscita, chiudendo la porta alle spalle.

Nessun rumore proviene dal corridoio e una volta che controllo l'orario capisco il perché: sono le 10 del mattino e in questo momento tutti i ragazzi staranno facendo colazione in mensa.

A passo lungo e svelto mi affretto ad uscire da queste mura che mi circondano e che rispecchiano molti ricordi che non affievoliscono neppure con il tempo che passa.

Svolto l'angolo e finalmente esco fuori all'aria aperta, per poi andare a comprare quel che serve a Sierra.

***

Il ritorno nei dormitori sembra essere più tranquillo e mi prendo una manciata di minuti in più per godermi questa bellissima giornata.

Affianco a me passa una famiglia, i genitori con i loro tre figli che si tengono per mano e per un momento mi si stringe il cuore a pensare alla mia e a quanto mi mancano. Mi rattristo immediatamente, ma nel momento in cui scorgo i visi sorridenti dei tre fratelli, sorrido.

Entro dentro scuola e tiro un sospiro di sollievo, per poi dirigermi verso la camera, ma delle urla provenienti da uno stanzino mi fanno bloccare sui miei stessi passi, mentre la curiosità cresce sempre di più in me.

Senza pensarci un solo attimo di più, la mia mano è posata su una porta e pian piano mi sporgo in avanti, intravedendo due corpi, l'uno di fronte all'altro.

«Senti... la devi lasciare stare. Hai capito?!» non appena sento la voce, non può che appartenere ad una sola persona: Luke! Ma con chi sta parlando?

Una risata amara esce dalle labbra dell'altro ragazzo di cui ancora non so l'identità, ma non appena parla, la mia bocca si apre leggermente «e sentiamo, perché dovrei lasciarla stare? Il cacciatore una volta che punta la propria preda non la può più far scappare» la voce di Jake esce tagliente e amara.

«Emily non ti ha fatto niente!» risponde Luke, alzando il tono di voce.

Nel sentir pronunciare il mio nome sussulto leggermente, ma senza farmi sentire dai due.

Che cosa vuole da me? Ma soprattutto, che cosa gli ho fatto di male?

«Tu la devi lasciare stare, altrimenti io... io...» Luke inizia a balbettare, ma viene interrotto da Jake che sputa acido «che cosa fai? Mi picchi? Lo vai a dire alla preside? Oh, ma che paura».

«Non mi istigare» i respiri escono pesanti.

«E poi chi è lei per te? La tua amichetta? Il tuo giocattolo? Cosa? Cosa?!» la provocazione esce netta dalla sua voce odiosa, «cos'è lei per te? Non mi dire che ti sei innamorato? Povero illuso, tanto sappi che tu per lei non conti niente, sei soltanto il suo passatempo di cui presto si stancherà e cambierà come se nulla fosse. Per lei tu vali zero e lei invece per te presto diventerà colei che odi più al mondo» le sue parole mi gelano il sangue.

«Niente di ciò che hai detto è vero...» sussurra Luke con poca voce.

«E allora cos'è che cosa ti lega così tanto a quella ragazza a tal punto di difenderla in questo modo? CHE COSA È LEI PER TE?» Jake insiste con la rabbia che si miscela con la strafottenza.

«LEI È MIA SORELLA!» urla Luke con tutta la voce che ha nel corpo.

Sbianco, mentre il mondo intorno a me d'un tratto crolla.

I castelli che mi ero costruita si distruggono.

La mente entra in subbuglio e le lacrime non ci mettono tanto a scorrere senza sosta e con amarezza.

Le labbra schiuse non emettono nessun suono, neanche il più lieve, mentre la testa inizia a girare e il mondo intorno a me si sgretola e così, la bustina delle medicini cade a terra, mentre le mie gambe iniziano a muoversi senza sosta, scappando dalle verità che continuano a rincorrermi e a provocarmi altre cicatrici profonde nel cuore.

Finirà mai tutto questo dolore?

Un petalo nero vola nel vento di settembre,
Si disperde nell'aria gelida,
proprio come il cuore di quella ragazza affranta.
Un perno crolla,
Così come
Le radici dell'albero che si seccano,
Fino a farlo crollare del tutto.
Un pezzo si stacca,
Il cuore si lacera
E una lacrima solca il volto disperato,
Lo delinea, in tutta la sua più profonda delusione e malinconia.

FINE LINE 2 حيث تعيش القصص. اكتشف الآن