CAPITOLO 68

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"Non è semplice invadere l'Olimpo, lo sapete anche voi. L'Olimpo è peggio di una fortezza tutta armata. Ci girano una ventina di dèi di solito, ma conoscendo Zeus avrà chiamato tutti gli altri dèi che si trovavano sulla Terra e adesso ha anche lui un buon esercito."

Ares assomigliava tantissimo ad una generale di un esercito, l'aspetto era perfetto, i capelli a spazzola, gli occhi con uno sguardo serio e pronto alla battaglia; il petto in fuori come un militare. L'unica cosa che gli mancava era la spilla che hanno i militari per indicare il grado di importanza.

"Ma noi abbiamo un comandante migliore di Zeus" lo incoraggiò Glaphyra.

Erano tutti nella stanza del trono e stavano preparando il piano di attacco.

Ade era seduto sul suo trono con Persefone accanto. Glaphyra e Dioniso erano seduti sui gradini che si trovavano ai piedi del dio degli Inferi e della ninfa.

"Ma questo non è fondamentale. Se un esercito è forte, non gli serve un comandante per vincere la battaglia" ribattè Ares.

"Qui ti sbagli. Un generale serve a guidare, lui comanda e da ordini in modo che tutta la squadra sia coordinata. Se il generale non ci fosse, probabilmente tutti farebbero quello che vorrebbero e poi può succedere che qualcuno si ribelli" questa volta volta fu Persefone a parlare.

"Lasciatelo parlare!" le zittì Ade scuotendo in aria una mano.

"Grazie Ade, qui dobbiamo trovare il modo di passare inosservati. Zeus non sa che io e Dioniso siamo dalla tua parte Ade, nostro padre sta cercando Glaphyra, avere lei e Melissa con lui sarà come una garanzia. Saprà che tu non proverai a fare niente contro di lui e ne sarà contento. Avrebbe o almeno crederebbe di avere tutto il potere."

"No!" Ade si alzò di colpo: "Non lascerò che Glaphyra partecipi a questo. Lei resterà qui, al sicuro"

La dea si voltò verso il padre: "Ma io voglio partecipare! Io ho iniziato tutto questo e io finirò tutto questo!"

"Tu resterai qui e non ti muoverai fino a quando uno di noi non tornerà a prenderti!"

Aveva paura, non voleva perderla. E se non fossero riusciti a sconfiggere Zeus? Se lei e Melissa rimanessero intrappolate lì? Se...

"Io devo andarci! Io sono maggiorenne Ade! Io posso decidere cosa fare!" Glaphyra si sollevò a sua volta e fronteggiò il padre.

"Ma rischierei di perderti, non puoi rischiare, non posso rischiare" mormorò Ade sfiorando la guancia della dea con la sua mano bianca.

"Papà, non lo permetterò. Io potrei salvare tutto, io potrei... Farti sorridere di nuovo, fare in modo di farti uscire da qui, di aiutare tutti voi!"

Ade la fissava, amava il suo essere sicura, il suo carattere forte e senza paura, la sua forza di volontà e la sua voglia di ribellarsi contro chi gli aveva fatto del male, Zeus. A volte gli faceva voglia di rivedere la sua prima moglie. Molte volte gli mancava e gli faceva rabbia vedere Glaphyra che la rappresentava alla perfezione.

"Tu lo sai che non potremmo vederci più? Che tu potresti non uscire dall'Olimpo? Che... Sono tuo padre, Glaphyra e tu per me sei ancora la mia piccola. Io ti immagino ancora come quella bambina che sgambettava in giro, rincorsa da Cerbero e sempre con il sorriso sulle labbra... Non riesco a lasciarti andare, il mio cervello sa che è giusto che tu vada, ma il cuore" scosse la testa: "Rischierei di morire se non tornassi da me"

Glaphyra si sporse ad abbracciare suo padre: "Io non ti abbandonerò mai, sei il dio degli Inferi e anche se sono sicura che con Ares e Dioniso non mi succederà niente. In caso che non ce la faccia, tu mi vedrai, la mia anima resterà qui, non ti abbandonerà mai"

La Figlia Degli InferiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora