CAPITOLO 2

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"Glaphy!" uscì fuori dalla stanza Era.

"Lasciami stare!" Glaphyra si stava dirigendo verso la sua stanza.

"Non prendertela, sai come è fatto Zeus!" le afferrò il braccio.

"No! Basta! E' da quando mi ha rapito che continua ad insultare mio padre e io mi sono stufata!" strattonò Era in modo da farsi lasciare.

Lei non interferì e la lasciò andare, sapeva di cosa era capace anche se lei con i suoi 1059 anni era ancora troppo piccola e incapace per farlo.

Era si ritrovò a dirigersi verso la sala da pranzo, da dove proveniva un baccano. C'erano tutti gli dèi che aveva convocato Zeus, e rivedere la famiglia al completo in quell'insieme di persone che erano simbolo dei tradimenti dei vari dèi, le provocava un dolore pazzesco...

E' vero, pure lei aveva tradito Zeus una volta, ma nessuno ne era al corrente... NESSUNO.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

Profumo di libri... Glaphyra aveva cambiato direzione... Non era andata nella sua camera, si era rifugiata nella biblioteca, intenta a trovare il libro che più la appassionava, La Chiave Di Poseidone... Già, gli dèi centravano sempre e questa autrice, Thalia Mars... Era così lontana dalla realtà che neanche si sarebbe mai immaginata!

Mio padre non era cattivo, cercava solo qualcuno che stesse dalla sua parte... Zeus gli aveva rovinato la vita lasciandolo chiuso negli Inferi.

Poi i myssi... Stiamo scherzando? Glaphyra con un fidanzato? AHAHAHA! Che ridere!

Glaphyra individò il libro grazie al manuale. Bisognava scrivere, come in una biblioteca, quali libri erano stati presi e il suo per fortuna non era stato toccato.

Alzò la testa... WOW!

Ogni volta lei si stupiva a vedere questa massa di libri che la circondavano facendola sentire piccola piccola.

Individuò la scala dove avrebbe dovuto salire per raggiungere la lettera M come il cognome dell'autrice.

La spostò spingendola e quando ci salì sopra quasi sbattè la testa sul soffitto.

Per essere enorme la stanza, il soffitto era solo 6 metri da terra, niente in confronto ad altre stanze, e salendo le scale si rischiava di sbattere la testa.

Passò le dita sui vari libri... I suoi piccoli. Come li chiamava Glaphyra.

Individuò la Chiave.

Sospirò e lo tirò fuori dal suo luogo di riposo chiedendosi se qualcuno lo pulisse questo posto... C'era polvere ovunque!

Si chiedeva ancora perchè il suo libro, perchè era l'unica che leggeva quel libro, non se lo tenesse nella sua stanza.

Forse il fatto di stare chiusa in un luogo dove c'era un caminetto, le ricordava casa, gli Inferi.

Tutto intorno a lei era scuro, e lei amava i buio.

La venne da starnutire, ed era ancora in cima alle scale!

Si tappò il naso con il pollice e l'indice e starnutì cadendo all'indietro.

Che scala del cazzo!

Pensava che sarebbe caduta sul pavimento duro e invece qualcuno la afferrò al volo. Le volarono via gli occhiali che caddero per terra e lei spaventata tirò uno schiaffo al suo aggressore. Peccato che Glaphyra gli fece così male che lui la mollò e così si ritrovo con il culo per terra.

Il culo sul marmo freddo non era piacevole per Glaphyra ma soprattutto adesso aveva un male boia al sedere. In più, per concludere, non vedeva niente senza occhiali.

Lei cercò di alzarsi e il tipo le chiese: "Stai bene?"

"Lasciami stare" Glaphyra si piegò per terra e gattonando iniziò a tastare in giro per trovare quei suoi occhiali senza i quali sarebbe stata come una talpa.

"Sto cercando di aiutarti" si accucciò ed afferrò qualcosa in lontananza.

"Non ho bisogno del tuo aiuto" le porse gli occhiali che lei afferrò con entrambe le mani e se li mise addosso spostando il ciuffo maledetto che si infilò tra gli occhiali e i bulbi oculari.

Poseidone...

Eccolo, sempre lui tra i piedi... Perchè nessun dio sa farsi i cazzi suoi?

Glaphyra si alzò ed afferrò il suo libro caduto poco più in là.

"Prego di esserti stato utile" disse il dio.

Sapevano che Glaphyra non rispettava nessuno ed ormai era diventata una sfida fra dèi nel farsi rispettare da lei; dato che sull'Olimpo non c'era un cazzo da fare se non scopare, cosa che a Glaphyra non sarebbe mai capitata.

Glaphyra lo guardò male... Era tanto più vecchio di lei, chi non lo era sull'Olimpo! I capelli lunghi color alga gli arrivavano alle scapole ed erano leggermente mossi. Il volto molto abbronzato faceva risaltare i suoi occhi blu oceano che sembravano risucchiare chi lo fissava, il corpo era enorme... Paragonarlo ad un armadio sarebbe stato un insulto al dio.

"Devo andare" si strinse il libro al petto e si fiondò nella sua camera, il suo secondo rifugio oltre alla biblioteca.

Basta dèi! Si era stufata di loro! Lei voleva suo padre!

Sbattè la porta color ebano che collegava il corridoio luminoso alla sua camera scura e si buttò sul letto a baldacchino nero che governava la stanza.

Tutto in quella stanza era nero, dai muri alle tende alla scrivania... Tutto tranne l'armadio e il comodino, colorati come a ricordare le fiamme degli Inferi.

"Per farti sembrare a casa tua" avava detto Zeus.

Ma vaffanculo!

Si sistemò sotto le coperte e accese la lampada sul comodino che proiettò un'ombra sul soffitto a foma di cerchio.

Passò la mano sulla copertina del libro e con la testa sollevata grazie ai gomiti e il libro sul cuscino, casualmente nero, iniziò a leggere...

La Figlia Degli InferiWhere stories live. Discover now