CAPITOLO 62

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"Stai qui con Dioniso" disse Ares a Meti affacciandosi per vedere in che condizioni stesse il dio.

Non poteva essere morto, un dio non poteva morire se non per mano di altri dèi ed era molto difficile il fatto che un dio si fosse fatto rinchiudere in quella stanza da Zeus sapendo che ne sarebbe rimasto dentro per l'eternità.

In verità sperava che lasciando qui Meti nessuno le potesse torcere un capello.

Poi chiuse gli occhi. Doveva ampliare i sensi, doveva ascoltare, capire quale direzione doveva prendere.

"Ares, buttati, dai, buttati... Ti stiamo aspettando" una voce profonda. Proveniva dal basso.

Ares aprì di scatto gli occhi.

La cascata.

"Persefone?" la chiamò.

La dea era ancora vicino a Dioniso e stava cercando di capire cosa gli era successo.

Aveva perso i sensi subito dopo aver urlato. Cosa lo aveva fatto urlare?

"Sì?" Persefone spostò lo sguardo verso Ares.

"Dobbiamo andare"

La ninfa capì che Ares non aveva intenzione di aspettare e lei lì non poteva aiutare Dioniso e per di più il suo compito era dare una mano ad Ares.

"Dove siamo diretti?" chiese la ninfa avvicinandosi al dio.

Ares le afferrò il polso.

"Adesso lo vedi"

Non le lasciò diritto di replica e prendendo una rincorsa, si lasciò cadere nel vuoto con solo il rumore della cascata che circondava le orecchie e poi un urlo di Persefone.

Il vuoto li circondava e questo metteva in soggezione la ninfa che chiuse gli occhi e il tuffo fu imprevedibile.

La parte più dura fu l'impatto con l'acqua gelata. La sensazione era orrenda, come se avesse bevuto tutto d'un sorso una granita e adesso le si fosse congelata tutta la testa. Peccato che non era solo la testa che le si fosse congelata. Un cubetto di ghiaccio sarebbe stato più caldo di lei.

Un corpo più grosso di lei la strinse per un fianco e la riportò a galla.

Persefone iniziò a respirare irregolarmente, come se l'acqua fosse una morsa e la stesse schiacciando impedendole di respirare.

Questa cosa iniziò a spostarsi portando con sé anche la ninfa che aveva gli occhi aperti per miracolo e non aveva perso i sensi.

Appena il corpo della ninfa fu sdraiato su un pezzo di terra, lei ricominciò a respirare più regolarmente e più a fondo.

Ci mise qualche minuto a stabilizzarsi poi si sollevò e si guardò intorno.

Inquietante, non c'era altra parola per descrivere quello che vedeva.

Il lago dove erano caduti, lei ed Ares, era di un colore scuro, come a ricordare uno stagno.

Tutto intorno la natura era spenta, tutto era scuro con tonalità vicine al nero. Gli alberi non mostravano le foglie solo i rami secchi e alcuni sembravano essere stati tranciati via.

Il prato era secco e la terra molto arida come se non ricevesse da bere mai. Ecco cosa poteva provocare dolore ad una ninfa. Vedere tutto questo, tutto il male che si poteva fare ad una creazione meravigliosa come la natura, tutto distrutto.

"Persefone?"

Qualcuno la stava chiamando.

La ninfa si girò restando sempre sul prato o comunque quel che rimaneva dato che sembrava che qualcosa gli avesse dato fuoco.

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