CAPITOLO 15

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"Bene ragazzi, aprite il libro a pagina 43 e leggete il primo paragrafo." disse la prof di italiano.

Glaphyra alzò la mano. Non aveva ancora i libri. Ares doveva ancora procurarglieli.

"Sì signorina..."

"Ólympos" disse Glaphyra sbuffando.

"Sì sì..." continuando a guardare il libro che aveva sotto gli occhi.

"Non ho il libro. Il mio..." e adesso come lo chiamo? "...tutore non me li ha ancora presi."

"Ah..." basta. Non disse altre parole. Glaphyra incrociò le braccia sbuffando ancora. Ma quella prof era ritardata o cosa?

"Vado io che sono qui da solo..." disse il ragazzo davanti a Glaphyra. Già, proprio Jack.

"Bene signor..." era sempre più ritardata quella prof.

"Kólasi" rispose Jack alzandosi.

No, Glaphyra non lo voleva vicino. Si attaccò al suo amico termosifone mentre Jack si sedeva accanto a lei.

"Ecco qui" Glaphyra sospirò.

"Potevi startene al tuo posto" borbottò la dea.

"Così mi ringrazi?" chiese lui avvicinandosi pericolosamente a Glaphyra.

"Già, di solito ringrazio le persone insultandole. E' il mio modo di fare" e scatenò un sorriso che fece ipnotizzare il ragazzo. Di colpo chiuse la bocca tornando in posizione seria.

"Bello, almeno lo so per la prossima volta" disse Jack.

Iniziarono entrambi a guardare il libro leggendo qualche riga.
Glaphyra non stava leggendo realmente. Stava pensando al perchè quel bel ragazzo fosse anche così stronzo. Appena lo guardava sentiva scaldarsi ma non voleva farglielo capire e in più era l'ex della sua amica. No, non aveva mai pensato ad un maschio in questo modo e non avrebbe iniziato adesso!

Lui intanto come lei non stava leggendo. Pensava a come poteva portarsi quella ragazza a letto.
Era sicuro che quella sarebbe stata la sua conquista. Voleva scoparla solo per far ingelosire la
sua ex. Non era proprio quello che stava facendo anche lei? A costo di farla sentire come si stava sentendo lui avrebbe usato una ragazza. Voleva tornare con quella ragazza che gli aveva rubato il cuore anni prima e vedere dare in giro quello che in verità doveva essere solo sua proprietà esclusiva era dura da sopportare. Sì, era stato lui lo stronzo a tradirla e non rimpiangeva di quella scelta. L'aveva fatta diventare più forte e questo la faceva essere più sexy.

"Sai che sei un pezzo di merda, vero?" disse Glaphyra distraendolo dai suoi pensieri.

"Na, solo a te sembra così" rispose lui posando quei pezzi di ghiaccio negli occhi verdi di lei.

"Non solo a me e lo sai" bisbigliò Glaphyra.

"Boh, secondo le ragazze a cui offro i miei servizi" e rise alla sua battutina del cavolo "dicono il
contrario!"

"E ne hai tante ragazze troie?" chiese lei fingendosi particolarmente interessata. Era ovvio che qualsiasi parola fosse uscita dalla bocca di quello... Non sapeva neanche lei come definirlo... Sarebbe stata riportata a Dixie.

"Abbastanza da divertirmi ogni giorno con una nuova." rispose lui fissandola negli occhi.

Glaphyra rimase zitta. Non sapeva più cosa dire.

"E te? Ce l'hai un ragazzo?" chiese Jack.

"No e non ne voglio uno. Ho troppi maschi pompati a casa."

"Fate silenzio" li richiamò la prof ma loro non la ascoltarono.

"Troppi maschi? Ci dai dentro eh? Non è che un giorno ce l'hai libero pure per me?" disse lui.

Lei scoppiò a ridere: "Non mi svendo per nessuno. Neanche per i maschi pompati che ho
intorno." lei gli sorrise con la bocca storta.

Sarebbe stata una impresa difficile per lui. Non era affatto semplice conquistare una vergine. Loro pensano che la verginità sia come la loro dignità e non la svendono così facilmente. Ed è un peccato. E' vero ai maschi piacciono quelle esperte ma lasciare il segno su qualcuno è mille volte meglio!

"Giura?" e lui si avvicinò pericolosamente a lei.

Glaphyra si trovò con la schiena contro il termosifone e il viso di Jack davanti. Chiuse gli occhi e
poi... Ti ringrazio Zeus! Suonò la campanella. Ricreazione!
Glaphyra si sollevò di scatto e uscì dall'aula.

Oh, no. Se non fosse suonata la campanella... Lui avrebbe... Oddio! Non voleva neanche
pensarci Glaphyra.

Entrò nel bagno e si chiuse in uno. Non voleva essere disturbata. Da nessuno.

"Ciao Dixie" sentì una voce.

"Ciao stronzette!" ripetè lei.

"Allora con la ragazzina?"

"Beh, non è il suo ragazzo" lo disse sottovoce come se si vergognasse.

"Hai scoperto anche l'altra informazione?"

"Abitano poco più in là di casa mia..." mormorò.

Glaphyra voleva vedere con chi stava parlando Dixie. Stava parlando di lei. Sicuro.
Posizionò i piedi ai bordi del water e sbucò da sopra il bagno.

Le tre ragazze fighette della scuola. Non era possibile. No, ok, forse la conosceva da poco Dixie,
ma non sembrava la tipa da tradire le sue amiche. Non poteva essere così. No, non poteva. Era la sua unica amica. Non poteva averlo fatto veramente.

Continuava a ripeterselo. Era triste. Distrutta. Era stata tradita.
Fissò il viso di Glaphyra ma gli occhi le divennero lucidi e non ci riuscì.

Non doveva piangere. Non per una ragazza che aveva conosciuto da pochissimo della quale però si fidava tantissimo.

No, le lacrime erano per i perdenti e lei non lo era. Lei era una vincente. Era una dea. Figlia di Ade.

Di colpo la rabbia prese il sopravvento sulla tristezza. Lei non si meritava questo trattamento. Era una dea cavolo!
Scese dal water e schiacciò lo sciacquone. Voleva far sentire a tutte che lei era lì.

Aprì la porta e uscì trionfante con il fuoco negli occhi. Ma questa volta si sarebbe controllata. Non avrebbe incendiato niente.

"Ciao ragazze, Dixie" lei le superò con un cenno del capo.

Aprì la porta del bagno: "Ah, prima di tutto quel ragazzo non è disponibile. Ha di meglio da fare che scoparsi delle troiette come voi e in quanto a te Dixie, ti credevo una persona migliore. Ho capito adesso che lo stronzo non è Jack, sei te. Era così strano che tu potessi fare amicizia con
una come me e infatti, Jack ha fatto bene a tradirti."

Uscì dal bagno. Era una dea. La vendetta era il suo pane quotidiano.

Doveva trovarlo. Doveva farlo per il bene di sé e della sua anima. Non era così importante la verginità in questo momento. La vendetta era meglio.
Di colpo una sensazione familiare la riscosse. La vendetta le procurava dei brividi sulla schiena. Le provocava una sensazione di piacere enorme. Era nata per quello. Era nata per la vendetta. Suo padre dio degli Inferi le aveva trasmesso questa caratteristica di famiglia. Non era mai stata così soddisfatta. Adesso doveva soltanto agire.

Individuò il ragazzo dai capelli neri e gli occhi ghiaccio. Era poco distante dalla classe.

Era il suo momento.

"Vieni con me" lei gli afferrò un braccio.

Voleva risolvere la cosa al più presto.

Lo trascinò verso il bagno dei maschi e lui appena vide la porta capì cosa stava facendo quella
ragazzina.

Si stupì del cambiamento di idea ma non le fece cambiare idea. Una bella scopata in prima
mattina non sarebbe stata una cattiva idea.

Lei richiuse la porta alle loro spalle.

"Dacci dentro umano" disse. Non sapeva da dove fossero uscite quelle parole ma adesso non
poteva più tornare indietro.

La Figlia Degli InferiWhere stories live. Discover now