CAPITOLO 12

44 3 1
                                    


Sono passate circa tre settimane... Felipe è tornato a Cordoba... il tempo con lui è volato... mi ha fatto divertire, distrarre, sfogare, piangere... con lui e Gaia riesco ad essere me stessa fino in fondo, senza vergognarmi di nulla... loro conoscono ogni minimo particolare di me e della mia vita... o meglio quasi ogni dettaglio... sì, un po' mi dispiace non aver raccontato a nessuno dei due della sera del concerto, ma non posso... solo Peter lo sa... lui ha visto... non so come reagirebbe Marco, quindi me lo tengo per me... anche se è ogni giorno più difficile... soprattutto perché da quando ha conosciuto il mio amico spagnolo, è ancora più lunatico se possibile... ci sono giorni in cui mi sembra di essere tornati al periodo subito dopo la cena, altri in cui, invece, vorrei urlargli contro e lanciargli oggetti di ogni tipo addosso per il nervoso che mi provoca con la sua indifferenza o il suo stupido modo di fare... 

Sto uscendo dallo studio... mi sono dilungata per finire alcune correzioni... sono sola... o almeno così credo... sono le 19... inizio a scendere le scale quando sento un rumore provenire da una delle stanze dall'altra parte del corridoio... incuriosita mi avvicino e sento della musica... muovo ancora qualche passo per sentire meglio... conosco perfettamente quella melodia... e quella voce... la sua... Marco sta cantando...

-... ti venderei il mio tempo per mille lire,

però mi chiedo perché vuoi farmi male se io ti penserei pure dal Brasile...

non sono ciò che t'aspettavi,

ma il mio bene ci sarà vada come vada...

allora dimmi perché qua sono le tre,

sto per impazzire...

dimmi che mi penserai anche se non prendo più la metro,

anche se nel cuore tuo non faccio centro... anche se, anche se non sceglieresti me...-

scosto leggermente la porta che è socchiusa... mi rendo conto che la musica viene dalle casse collegate al pc sul tavolo... lo stesso tavolo su cui lui è chinato... sta facendo qualcosa che non capisco... non vedo... è di spalle... mi incanto a guardarlo... osservo attentamente la sua schiena, le spalle, le braccia... quel corpo che vorrei accarezzare, sfiorare... da cui vorrei essere protetta in un caldo abbraccio... i suoi capelli che ricadono ribelli sul collo e immagino anche sul suo viso, data la posizione... quei riccioli che vorrei tirare e spettinare... poi sento qualcosa che mi distrae dai miei pensieri... mi metto in ascolto, acutizzo l'attenzione per cogliere la provenienza di quel rumore... e poco dopo mi rendo conto che è un singhiozzo... poi un altro ed un altro ancora... sta piangendo... «cazzo, sta piangendo»... non ce la faccio, devo uscire, ho bisogno di aria... mi allontano cercando di fare il minor rumore possibile... non voglio che si accorga della mia presenza... non voglio che sappia che l'ho visto e soprattutto sentito... era sicuramente un momento molto intimo e riservato... 

Appena sono all'esterno dell'edificio ricomincio a respirare... non mi ero resa conto di essere in apnea... corro verso casa... non so nemmeno bene come mi ritrovo all'ingresso... apro, entro... saluto distrattamente la mia coinquilina... mi dirigo in salotto... vado allo stereo e dopo pochi attimi nella stanza si diffonde la stessa canzone ascoltata da lui... la metto in loop... Mille lire... sento il bisogno di capire perché la stava ascoltando, perché piangeva... cosa stava facendo su quel tavolo... senza rendermene conto mi ritrovo sul divano, accoccolata su me stessa sotto la coperta in pile... le gambe al petto e la testa appoggiata alle ginocchia... sto piangendo... piango come lui... singhiozzi forti che mi scuotono il corpo... Gaia mi raggiunge e mi chiede cos'ho, che è successo... ma io non riesco a parlare... la mia amica mi abbraccia, mi stringe forte... restiamo svariati minuti in quella posizione, poi non ce la faccio più... sciolgo l'abbraccio e spengo lo stereo... scusandomi con Gaia mi rifugio nella mia stanza... non ho fame... non voglio parlare... ho bisogno di stare sola... mi sdraio sul letto e inizio a scorrere sul telefono le foto di quella sera... del suo concerto... del nostro incontro...e con quelle immagini scorrono anche le lacrime sul mio viso... fino a quando i miei occhi gonfi, rossi e stanchi non si chiudono, per lasciare spazio al mio agitatissimo riposo...

Volo solo con teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora