Just Brothers

By we-are-young-

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Vive con il suo peggior nemico, ma se l'odio provato da entrambi si trasformasse in un altro sentimento? IN R... More

Capitolo 1 - The move
Capitolo 2 - Taylor
Capitolo 3 - He kissed me
Capitolo 4 - We're engaged
Capitolo 5 - The party
Capitolo 6 - Hangover
Capitolo 7 - Dad
Capitolo 8 - I remember
Capitolo 9 - Trent
Capitolo 10 - Sister
Capitolo 11 - Back to home
Capitolo 12 - Hotel
Capitolo 13 - Accident
Capitolo 14 - Bonfire
Avviso
Capitolo 15 - We leave again
Capitolo 17 - WOULD YOU BE MY GIRLFRIEND?
Capitolo 18 - Why?
Capitolo 19 - We end it?
Avviso
Capitolo 20 - No regrets
Capitolo 21 - Surprise
Capitolo 22 - I felt in love with you
Capitolo 23 - ASSHOLE
Avviso
Capitolo 24 - I FUCKING LOVE HER
Capitolo 25 - We're getting married
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Nuova storia
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Avviso!!
Capitolo 33
Avviso.
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Avviso
Capitolo 42
Capitolo 43 (END)

Capitolo 16 - Film

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By we-are-young-

«Ragazzi volete del tè?» domandò Sara, la madre di Alex.

Annuimmo entrambi concentrati a guardare un film.

Non ero riuscita a dirgli esattamente quello che era successo, ero scoppiata a piangere non appena mi ero seduta in macchina.

Dopo alcuni minuti Sara tornò con due tazze fumanti in mano.

«Stai meglio tesoro?» mi chiese.

Le sorrisi grata per tutto quello che aveva fatto. Lei per me era una seconda madre, la migliore amica di mia madre tant'è che ero sicura sapesse già cosa fosse successo. Tuttavia si era limitata ad ospitarmi a casa e ad abbracciarmi calorosamente.

«Si, grazie» riposi.

«Eh no amico, quella è una puttana. Non con quella. Gesù, ma sei cretino? Non vedi quello che prova quella povera ragazza?» Alex parlò pensando che la televisione potesse sentirlo.

Avevamo scelto, o meglio avevo scelto, un film romantico, ma non troppo.

Era bello vedere film con lui, guardava quello che volevo io senza fare polemiche.

«Gesù, quel tipo è stupido forte» disse passandosi una mano fra i capelli. Cercai di trattenermi dal ridere, ma era impossibile.

«Alex!» lo rimproverò la madre «Smettila di nominare il nome di dio invano e parla pulito» aggiunse «E smettila anche di parlare con la televisione, non ti sente è inutile» concluse e a quel punto mi fu impossibile trattenermi dal ridere

Alex si alzò in piedi applaudendo al ragazzo del film. «Bravo amico, adesso non fare più cazzate eh» disse continuando ad applaudire. Il film era appena finito.

Taylor ed io avevamo messaggiato per tutto il tempo, probabilmente era stata la conversazione più decente che avessimo mai avuto.

«Voglio la parte destra» affermai buttandomi sul letto matrimoniale del letto di Alex.

«Cosa? Hai davvero intenzione di occupare la parte preferita del MIO letto? Oh no, non ci pensare nemmeno» sottolineò la parola "mia" cercando nel suo armadio qualcosa da darmi come pigiama.

«Ti prego» piagnucolai come una bambina piccola.

«Dormiremo tutti e due nella parte destra allora, io non te la cederò di sicuro» affermò buttandosi anche lui sul letto. Afferrai i vestiti che mi aveva dato per poi andare in bagno, dove feci una veloce doccia.

«Non lamentarti quando domani mattina ti ritroverai a terra» lo avvisai accomodandomi sul letto acanto a lui ed addormentarmi pochi minuti dopo.



Un fastidioso e costante suono mi fece alzare. Il campanello continuava a suonare e non accennava a smettere.

Il braccio di Alex mi bloccava non dandomi la possibilità di muovermi. Lo chiamai scuotendolo leggermente, ma no accennava ad alzarsi.

«Alex» lo richiami. Gesù aveva il sonno pesante.

«ALEXANDER BUTLER SVEGLIATI» urlò sua madre. Sobbalzai per lo spavento mentre Alex cadde a terra trascinando anche me.

«Gesù, ti sembra il modo di svegliare le persone?» si rivolse a sua madre mentre io ridevo.

«Alexander, ti ho detto di non nominare il nome invano...» urlò dal corridoio.

«Sì, sì lo so, scusa» disse il mio migliore amico tappandosi le orecchie.

Io risi ancora più forte e lui sembrò offendersi.

«Cattiva bambina, non si ride a queste cose» affermò buttandomi a terra per poi cominciare a farmi il solletico. Chiunque si sarebbe innamorato di quel ragazzo dai capelli castani scompigliati, la voce ancora impastata dal sonno e la sua dolcezza, ma probabilmente io ero la più fortunata di qualunque altra ragazza.

Alex era come un fratello per me, era come se fosse sangue del mio stesso sangue.

«Smettila» dissi fra le risate cercando di liberarmi dalla sua presa. Dopo il millesimo tentativo riuscii a scappare e corsi fino al piano di sotto rischiando di rompermi l'osso del collo mentre lui mi inseguiva ridendo.

«Ragazzi?» ci richiamò Sara guardandoci divertita. Giunsi in cucina guardandomi intorno, ma non lo vedevo da nessuna parte. Stavo per cantare vittoria quando due mani mi afferrarono per i fianchi e mi caricarono in spalla, come un sacco di patate.

«Presa» affermò fiero di sé. «Ora chiedi scusa»

«Oh no, nemmeno per sogno» dissi cerando di non ridere.

«Ma cosa è successo? C'è..» domandò la madre del ragazzo che non si ostinava a lasciarmi a terra.

«L'hai fatto cadere a terra dallo spavento, ma ovviamente a trascinato anche me a terra. Io mi sono mesa a ridere e lui si è offeso» spiegai ridendo insieme a Sara «Alex fammi scendere» ripetei dandogli una pacca sul sedere.

«Oh no, questo non dovevi farlo» dichiarò ridendo, ma prima che potesse dire altro su mamma lo fermò.

«E' arrivato Taylor» ci avvisò ed entrami smettemmo di ridere. Alzai lentamente lo sguardo su di lui, leggermente imbarazzata.

«Ciao» ci salutò. Colsi l'occasione scappando dal mio migliore amico, cercando di nascondere l'imbarazzo.

«Oh non è finita qui» dichiarò Alex inseguendomi fino in camera. Ero contenta non fosse rimasto giù a fissare Taylor.

Mi vestii velocemente lanciandogli addosso i suoi vestiti così da distarlo. Non appena finii corsi di sotto.

«SARA» urlai per poi mettermi dietro di lei, usandola come scudo.

«Piccola Mel dove sei?» chiese suo figlio scendendo in tutta la sua bellezza.

«Se mi vuoi bene salvami» le sussurrai all'orecchio.

«Qui dietro» rivelò Sara sposandosi e tradendomi spudoratamente.

«SCUSA» urlai mettendo le mani davanti a me e guardandolo negli occhi. Alex mi abbracciò forte e io non esitai a ricambiare.

«Ti aspetto eh» sussurrò al mio orecchio

«Fidati che tornerò talmente tante volte che avrai le palle piene di avermi fra i piedi» lo rassicurai «Grazie» aggiunsi.

«Prego» ripose prima di stampare un sonoro bacio sulla mia guancia che io ricambiai.

«Grazie mille Sara e scusa il disturbo» la ringraziai andando verso di lei.

«Melissa sai benissimo che orami sei una figlia per me e che questa è come se fosse casa tua, qui sarei sempre la benvenuta. Al massimo buttiamo fuori Alex» ironizzò.

«Guarda che sono qui eh» si lamentò il figlio.

«Ciao famiglia» li salutai. Il loro volto si illuminò e non potei fare altro se non sorridere.

Erano due persone stupende. Nonostante tutto Sara era riuscita a crescere Alex al meglio, anche senza la presenza di un uomo in casa. Il padre di Alex gli aveva abbandonati poco dopo la sua nascita, troppo alcolizzato per prendersi cura di un figlio e di una moglie. Era stupido, perché aveva perso due persone fantastiche.

||TAYLOR POV'S||

Non l'avevo mai vista ridere e sorridere come in quel momento, aveva un sorriso fantastico che avrebbe fatto sorridere chiunque la guardasse.

«Scusa il ritardo» disse interrompendo il silenzio che si era creato in macchina.

«Oh fa niente, tranquilla» la rassicurai guardando la strada.

«Sono partiti vero?» domandò dopo qualche momento di esitazione.

Annuii accostando davanti al vialetto di casa. «Gli ho accompagnai questa mattina all'aeroporto»

Liz stava male per quello che era successo la sera prima. Mi aveva dato un regalo che averi dovuto dare a Melissa il giorno del suo compleanno e prima che mio papà se ne andasse, il padre di Melissa aveva chiamato a casa avvisando di una presunta vista da queste parti, sempre il giorno del suo compleanno.

*****

«Taylor mi canti qualcosa?» chiese mentre guardavamo la televisione. Aveva la testa appoggiata sulle mie gambe mentre io giocavo con i suoi capelli, sapevo che la rilassava.

«Perché?» Non me lo aveva mai chiesto e mi aveva sentito poche volte catare, forse una o due con la band e due volte quando ero solo con lei.

«Tu canta e basta» affermò cercando di essere minacciosa, ma quella volta fallì miserabilmente, ma non glie lo feci notare.

«Oh her eyes her eyes

Make the stars look like they're not shining.

Her hair , her hair

falls perfectly without her trying

She's so beautiful and I tell her every day

I know, I know

When I compliment her she wont believe me

And it's so, it's so

Sad to think she don't see what I see

But every time she asks me 'Do I look okay?' I say

When I see your face

There's not a thing that I would change

Cause your'e amazing

Just the way you are

And when you smile

The whole world stops and stares for a while

'Cause girl you're amazing

Just the way you are

Her lips, her lips

I could kiss them all day if she'd let me

Her laugh, Her laugh

She hates but I think it's so sexy

She's so beautiful and i tell her every day

Oh you know, you know, you know I'd never ask you to change

If perfect is what you're searching for

Then just stay the same

So don't even bother asking if you look okay

You know I say

When I see your face

There's not a thing that I would change

Cause you're amazing

Just the way you are

And when you smile

The whole world stops and stares for a while

'Cause girl you're amazing

Just the way you are

The way you are

The way you are

Girl you're amazing

Just the way you are

When I see your face

There's not a thing that I would change

'Cause you're amazing

Just the way you are

And when you smile

The whole world stops and stares for a while

'Cause girl you're amazing

Just the way you are»

I suoi occhi erano fissi nei miei da quando avevo cominciato a cantare.

«Cosa c'è?» domandai ansioso, era strano il modo in cui mi guardava, mi faceva sentire totalmente esposto a lei.

«La tua voce» ripose mettendosi a sedere acanto a me. La presi per i fianchi e la feci accomodare sulle mie gambe cominciando ad accarezzarle i fianchi.

«Non lamentarti se non ti piace, sei stata tu a chiedermi di cantare» mi difesi. Non so perché tra tutte quelle canzoni cantai quella, ma i suoi occhi, credo fosse colpa dei suoi occhi.

«Sei un coglione, hai una voce bellissima» affermò sorridendo. Sorrideva come quella mattina e avrei voluto farla sorridere in quel modo altre volte.

«Primo: ammetto di avere una voce bella quanto me stesso; Secondo: tu cara stronzetta canti una favola e terzo: come mi hai chiamato?» domandai facendo finta di essere offeso.

«Ti ho chiamato coglione, se vuoi te lo ripeto un'altra volta e se non lo capisci ti dò il significato» scherzò.

«Stronza» proferii facendo ancora finta di essere offeso. Il campanello suonò interrompendo il nostro discorso.

«Aspetti qualcuno?» domandò alzandosi ed andando ad aprire. «Oh si, buonasera...okay grazie, arrivederci» la sentì dire prima di chiudere la porta e comparire con due pizze in mano.

«Meno male, pensavo non le portassero più» sospirai sollevato.

«Quali hai preso?» domandò cercando di sbirciare dentro il cartone, senza fare cadere a terra.

«Se avessi preso la tua preferita che cosa riceverei in cambio?» la ricattai sorridendo malizioso. Adoravo provocarla, era tremendamente sexy quando si arrabbiava.

«Un calcio nelle parti basse» ripose facendomi la lingua. Alzai gli occhi al cielo ridacchiando per la sua sfacciataggine. Presi le pizze che aveva appena messo sul tavolino del soggiorno. Afferrai Melissa per una mano e la trascinai di sopra.

«Le mangiamo in camera tua e nel frattempo ci guardiamo un bel film» le spiegai aprendo la porta di camera sua. Mi sorpassò per poi buttarsi a peso morto sul suo letto.

«Perché il salotto non andava bene?»

«Smettila di fare tante domande» la rimproverai mettendo un film e cominciando a mangiare la pizza.

La sua attenzione era totalmente focalizzata sul film, sapevo le sarebbe piaciuto.

«Quel ragazzo balla benissimo» commentò addentando un pezzo di pizza. Era poggiata contro il mio petto, con una mano mi accarezzava involontariamente il braccio mentre con l'altra mangiava la pizza.

«Quella ragazza si muove da dio» la stuzzicai inumidendomi le labbra, Melissa si muoveva mille volte meglio di quella.

«Ti eccita solo a vederlo ballare» sapevo lo stesse facendo apposta.

«Forse, ma io eccito anche da fermo» dichiarai facendola ridere.

«Sei troppo pieno di te» mi fece notare.

«Forse» risposi infilando la mano sotto la sua maglia, sapevo sarebbe ceduta, ma quella sera non avrei fatto nulla se non guardare un film con lei e istigarla.

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