Just Brothers

By we-are-young-

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Vive con il suo peggior nemico, ma se l'odio provato da entrambi si trasformasse in un altro sentimento? IN R... More

Capitolo 1 - The move
Capitolo 2 - Taylor
Capitolo 3 - He kissed me
Capitolo 4 - We're engaged
Capitolo 5 - The party
Capitolo 6 - Hangover
Capitolo 7 - Dad
Capitolo 9 - Trent
Capitolo 10 - Sister
Capitolo 11 - Back to home
Capitolo 12 - Hotel
Capitolo 13 - Accident
Capitolo 14 - Bonfire
Avviso
Capitolo 15 - We leave again
Capitolo 16 - Film
Capitolo 17 - WOULD YOU BE MY GIRLFRIEND?
Capitolo 18 - Why?
Capitolo 19 - We end it?
Avviso
Capitolo 20 - No regrets
Capitolo 21 - Surprise
Capitolo 22 - I felt in love with you
Capitolo 23 - ASSHOLE
Avviso
Capitolo 24 - I FUCKING LOVE HER
Capitolo 25 - We're getting married
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Nuova storia
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Avviso!!
Capitolo 33
Avviso.
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Avviso
Capitolo 42
Capitolo 43 (END)

Capitolo 8 - I remember

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By we-are-young-

«Perché non andarci?» domandò volgendo per pochi secondi lo sguardo su di me.

Quella sera il cielo di Central Park era a dir poco favoloso, le stelle erano perfettamente visibili.

«Non lo so. Lo ha detto pure lui no? Ha un'altra famiglia e a quanto pare fa fatica a starci dietro, e io non faccio nemmeno parte di quella sua famiglia. Che poi non ho nemmeno più una famiglia.» risposi alterandomi.

Mi faceva infuriare il modo in cui aveva detto famiglia senza nemmeno pensare al fatto che io avrei voluto essere la sua famiglia, egoista o no, volevo fosse così.

«Probabilmente non voleva dirlo in quel modo Mel, non lo sto difendendo o robe varie. Probabilmente avrebbe dovuto essere più presente, ma il fatto che lui si sia fatto sentire è già una cosa positiva, non credi?

E poi non è vero che non hai una famiglia, io, te e Jess lo siamo e per quello che riguarda me, ci sarò fino alla fine dei miei giorni» dichiarò accarezzandomi la mano mentre puntava la sguardo sul cielo stellato. Cosa avrei fatto senza di lui?

«Sai qual è la domanda che mi faccio spesso?»

«No, spara»

«Cos'ho fatto per meritarti» rivelai ricevendo da parte sua una fragorosa risata. Era felice ed anche io lo ero, nonostante tutto lui c'era, probabilmente era l'unica mia certezza.

«A domani» lo salutai con un bacio sulla guancia ed entrai in casa. La nostra chiacchierata era durata a lungo, tanto che avevamo perso la cognizione del tempo.

Sorrisi ricordando le cazzate che avevamo sparato negli ultimi momenti mentre nel frattempo aprivo il frigo in cerca di acqua.

«Pensavo non saresti tornata per dormire» affermò Taylor con voce agghiacciante. Sussultai leggermente trattenendomi dal sputare l'acqua.

Aveva una sorta di mania di apparire alle spalle e spaventare le persone.

«A quanto pare sono tornata» risposi con il suo stesso tono di voce.

«Non ho voglia di scherzare»

«Nemmeno io»

«Melissa sei stata tu a venire a letto con me sabato sera?» domandò.

Il bicchiere mi scivolo di mano, frantumandosi in mille pezzi una volta caduto a terra.

Merda. Merda. Merda.

«N-no perché?» chiesi cercando di mantenere la calma, ma il bicchiere a terra e il tono della mia voce erano la dimostrazione di quanto difficile fosse restare calma in quel momento.

«Ho tipo dei flashback» parlò come se stesse pensando a voce alta. Sentii il sangue congelarsi nelle vene e il mio volto sbiancare. «Melissa ti senti bene?» domandò afferrandomi istintivamente per un braccio.

«No. Cioè sì. D-devo andare in camera, s-sono stanca» balbettai sorreggendomi al ripiano della cucina.

Perché diavolo ero così vulnerabile?

«Ti accompagno» disse per poi seguirmi fino in camera mia.

***

Era passata un'altra settimana e mia madre non aveva ancora fatto ritorno. Taylor continuava a guardarmi in modo sospettoso da quando avevo avuto quella strana reazione alla sua domanda. Tuttavia facevo di tutto per non ritrovarmi sola con lui e in ogni caso le mie giornate le trascorrevo con Alex. Jessica invece la vedevo solo a scuola dato che era perennemente occupata a passare le sue giornate con Marco.

Eppure quel giorno in casa c'eravamo solo io , intenta a guardare un film, e lui al piano di sopra a fare chissà cosa.

«Perché cazzo non me lo hai detto?!» urlò quest'ultimo correndo furiosamente giù per le scale.

«Cosa avrei dovuto dirti?» domandai non capendo a cosa si riferisse, anche se probabilmente lo sapevo.

«Tu cazzo!» mi indicò con und dito. Era furioso. «Sei stata tu a venire a letto con me l'altra sera! E non dire di nuovo di no perché ricordo tutto, cazzo!» continuò sempre a tono di voce più alto mentre io continuavo ad assomigliare sempre più ad un cadavere.

«Cosa ti ricordi?» chiesi riacquistando la capacità di parlare. Temevo di aver dimenticato come si facesse.

«Che abbiamo scopato, il gioco della bottiglia e le altre ragazze» rispose, ma non mi interessava quello.

«No, non quello. Cosa ti ricordi di quando lo abbiamo fatto?» riformulai.

«Che io sono entrato dentro di te e che...» Lo fermai prima che potesse continuare, tirando un sospiro di sollievo e riacquistando il mio colorito normale.

«Non voglio i particolari, so cosa è successo» ribattei scuotendo la testa cosicché i ricordi non si impossessassero dei miei pensieri.

«Lo hai detto a qualcuno?» domandò accomodandosi vicino a me.

«No, a nessuno»

Sembrò tirare un sospiro di sollievo, ma non ne potevo essere certa. «Ho una cosa da proporti» parlò girandosi vero di me e guardandomi malizioso. «Nessuno verrà al corrente di quello che è successo a condizione che tu venga a letto con me» spiegò come se niente fosse.

Sbarrai gli occhi inorridita da quello che aveva appena detto. Sapevo avesse una sorta di dipendenza dal sesso, ma non averi mai e poi mai pensato potesse rivolgersi a me per una cosa del genere. «Una sorta di scopamici, in pratica il nostro rapporto sarebbe basato solo sul sesso, niente sentimenti e cazzate varie» aggiunse. Sgranai maggiormente gli occhi e cominciai a tossire quasi sul punto di soffocare con la mia stessa saliva.

«Tu sei pazzo» proferii guardandolo quasi schifata. Che diavolo di problemi aveva?

«Se accetti, quello che è successo rimarrà dentro queste mura, nel caso non accettassi, gran parte della scuola ne verrà a conoscenza» dichiarò tranquillamente.

«Tu sei pazzo» ripetei.

«Non è questa la riposta che voglio e poi lo hai già detto»

Che possibilità avevo?

O la scuola ne sarebbe venuta al corrente oppure avrei dovuto accettare quel 'patto' se così poteva essere definito.

«Okay» sussurrai senza nemmeno rendermene conto. Taylor sgranò gli occhi alla mia risposta, probabilmente più stupito di me.

«Cosa?»

«Hai sentito» borbottai alterandomi.

«No, ripeti quello che hai detto»

«Ho detto okay! Accetto questo stupido accordo!»sbottai alzandomi e dirigendomi in camera.

Mi cambiai velocemente indossando un paio di leggins ed una felpa. Dovevo scaricare il nervoso in qualche modo e molto probabilmente quel giorno la palestra dietro casa sarebbe stata utile.

Attaccai il telefono allo stereo e misi la musica al massimo incominciando a correre per poi dedicarmi al vero e proprio allentamento. Non ero abbastanza concentrata da riuscire a fare gli esercizi giusti, così caddi per la millesima volta sul materassino, imprecando.

Mi misi seduta e sbuffai rumorosamente, era inutile continuare, avrei finito solo per farmi del male.

Svogliatamente rientrai in casa dove trovai Taylor sdraiato sul divano a guardare la televisione.

«Ma chi si rivede» disse alzandosi in piedi e venendomi incontro. Alzai gli occhi al cielo aumentando il passo, tuttavia mi ostacolò la strada.

«Non ero andata lontano» ribattei cercando di superarlo, ma non mi lasciò la possibilità di passare. «Taylor non mi va di scherzare. Lasciami stare» aggiunsi vedendo il suo solito ghigno malizioso formarsi in volto.

«Nemmeno io ho voglia di scherzare, ho voglia di altro»

«Ma non è il momento, sono stanca e sudata»

«È quella la parte eccitante» ridacchiò avanzando verso di me mentre io indietreggiai. Finii con la schiena contro il muro e lui non esitò a bloccarmi contro esso.

«Ti prego, facc...» le sue labbra finirono sopra le mie, mordendo avidamente il mio labbro inferiore così che ricambiassi il bacio, ma non lo feci. Si staccò piuttosto seccato dal mio comportamento, ma non mi importava più di tanto. «Devo fare la doccia» affermai riuscendo a fuggire dalla sua presa.

«Allora vengo pure io» dichiarò seguendomi. Diammine perché doveva essere così insistente?

«No» ribattei cominciando a perdere la pazienza.

«Ti voglio e se non adesso, nella doccia» parlò. Fuggii da lui correndo fino al piano superiore ed una volta convinta fossi salva, Taylor si intrufolò in bagno chiudendo la porta di quest'ultimo a chiave.

Sbuffai rumorosamente intimandogli con lo sguardo di andarsene, però sembrava avere tutte altre intenzioni e sapevo benissimo quali fossero.

Pochi secondi dopo mi ritrovai contro il lavandino mentre Taylor toglieva frettolosamente i miei vestiti, lasciando una scia di baci lungo tutta la mascella e il mio collo.

«Ti odio» ansimai. Portai le mie mani nei suoi capelli per poi scendere lentamente fino al fianchi dove cercai l'oro della maglietta così da toglierla. Ansimai seguita da lui quando gli graffiai leggermente la schiena. Una sua mano afferrò il mio braccio conducendolo verso il cavallo dei pantaloni, intimandomi così di togliere anche quell'ultimo strato di stoffa che impediva il contatto diretto dei nostri corpi.

«Chi è stato?» domandò conducendomi verso il getto della doccia che aveva appena aperto.

«A fare cosa?»

«Con chi hai perso la verginità?» riformulò non appena misi piede dentro la doccia. L'acqua era bollente e il vapore aveva già cominciato a vagare per la stanza.

«Con il mio ex ragazzo» risposi come se fosse ovvio.

«Era bravo?»

«Non era niente male» ridacchiai passando una mano fra i suoi capelli, completamente bagnati, era impressionate la bellezza che aveva quel ragazzo.

«Fidati questa volta sarà meglio» affermò mentre prendeva il bagno schiuma.

Il sapone, freddo, a contatto con la mia pelle bollente non fece altro che farmi rabbrividire maggiormente.

I baci che continuava a lasciami all'altezza del collo sembravano essere una vera e propria tortura.

«Adesso basta» borbottò poggiandomi rudemente alle piastrelle del muro. Ansimai per la temperatura fin troppo bassa di quest'ultime e per la vicinanza dei nostri copri.

Involontariamente allacciai le gambe sui suoi fianchi avvicinandolo ancora di più a me mentre lui non perse tempo ad entrare dentro di me. Mi lasciai sfuggire un gemito per la sorpresa e per la rudezza che usò.

L'acqua bollente che fuoriusciva dal getto non era più fastidiosa quanto prima a causa della temperatura elevata dei nostri corpi accaldati.

«Cazzo» imprecò aumentando sempre di più la velocità con cui entrava dentro di me.

«Lasciati andare Mel» sussurrò baciandomi dietro l'orecchio.

Dopo l'ennesima spinta di Taylor, venni pronunciando il suo nome e lui mi seguì poco dopo.

Poggiò la sua fronte contro la mia cercando di far tornare il suo battito cardiaco regolare e baciandomi poco dopo.

«Posso fare la doccia?» domandai respirando affannosamente.

Uscì da me e io mi affrettai a posare i piedi a terra.

«No» affermò riprendendo la bottiglia di shampoo e versandone un po' sui miei capelli. Massaggiò lentamente e poco dopo li sciacquò mentre io nel frattempo disegnavo cerchi astratti sul suo petto.

Era contraddittoria la dolcezza che riserva in alcuni momenti e la rudezza che aveva in altri, ma sapevo che la dolcezza che in questo momento stavo ricevendo non sarebbe durata a molto e probabilmente non ci sarebbe più stata.

Il campanello suonò talmente tanto forte che mi fece sobbalzare. Sciacquai un'ultima volta i capelli e uscii dalla doccia mentre Taylor mi guarda contrariato.

Mi legai un asciugamano intorno al corpo ed un'altro in testa dopodiché raggiunsi velocemente la porta d'ingresso.

«Alex» lo salutai tenendo con una braccio l'asciugamano che avevo intorno al copro, ansiosa che potesse slegarsi da un momento all'altro.

«Non sapevo fossi sotto la doccia Mel, non avrei insistito tanto al campanello» ridacchiò sedendosi sul divano.

«Vado a vestirmi ed arrivo» lo avvisai dirigendomi in camera. Perché diavolo doveva intrufolarsi anche in camera mia?

«Alla buon ora» borbottò mettendosi seduto sul letto.

«E' arrivato Alex, quindi se permetti vorrei vestirmi e andare da lui» affermai con tono fermo. Si alzò dal letto e molto velocemente mi raggiunse.

«E allora?» soffiò sul succhiotto ancora leggermente visibile. Rabbrividì e mi fu difficile nasconderlo dato che ero coperta da un misero asciugamano.

Non ci mise tanto a far si che il segno fosse di nuovo ben visibile.

Si allontanò soddisfatto del lavoro e dopo avermi fatto l'occhiolino uscì dalla camera.

«Stronzo» sbottai cercando furiosamente alcuni vestiti nell'armadio ed un fottuto foulard così da poter coprire il succhiotto.

Inutile dire che ci impiegai un vita a trovare quest'ultimo dato che non ero nemmeno sicura di possederne uno.

Sbuffai richiudendomi la porta di camera mia alle spalle.

«Scusami, ma ho asciugato anche un po' i capelli» mi scusai sedendomi vicino al mio migliore amico.

«Mi ha fatto compagnia Taylor, tranquilla» ripose indicando con un cenno di capo la cucina, dove Taylor era intento a cercare qualcosa nel frigo. «Non hai caldo?» chiese alludendo al foulard che avevo al collo.

«No no» proferii velocemente e nervosamente mentre Taylor, appena arrivato in salotto con un bicchiere di succo, ridacchiava leggermente.

«In ogni caso ho una cosa importante da proporti» dichiarò passandosi una mano fra i capelli biondi.

«Spara» lo invitai a continuare.

«La prossima settimana hanno organizzato un capeggio, oltre ai soliti ci saranno anche Sean, Marco, Taylor, Alesha e...» pronunciò gli ultimi nomi quasi in un sussurro.

Adoravo il capeggio soprattuto se ciò comportava farli insieme ai miei due migliori amici, ma quella volta non ci sarebbero stati solo loro. Alesha. Diamine non immaginavo nemmeno pensare a come sarebbero stati quei giorni con lei.

Per non parlare di Sean che a mala pena mi rivolgeva la parola e poi Taylor. Taylor e il nostro patto.

«Mel stai bene? Sei impallidita» chiese Alex poggiando una su mano sulla ia guancia, probabilmente controllando la mia temperatura corporea. Non sapevo nemmeno io per quale motivo continuavo ad impallidire in quel modo.

«Oh è normale lo fa spesso, non c'è da preoccuparsi» Lo rassicurò Taylor sogghignando.

«E' una bella idea se togliamo alcune persone» dichiarai osservando uno dei braccialetti del mio migliore amico che ridacchiò alle mie parole.

«Sai quanto torna Liz? Mia madre doveva parlarle o qualcosa del genere» spiegò dopo qualche secondo di silenzio. Ero sicura che prima di chiedermelo doveva averci pensato un po' su. Sapeva che ero arrabbiata per l'assenza di mia madre.

«No, non lo so» riposi continuando a giocare con i suoi braccialetti.

Lanciò una fugace occhiata all'orologio dietro Taylor e strabuzzò gli occhi.

«Merda sono in ritardo» borbottò alzandosi in piedi. «Devo vedermi con una ragazza» aggiunse quasi intimidito dal mio sguardo. Feci finta di essere offesa, anche se realmente lo ero un po', dato che non mi ve accennato nulla di questa ipotetica ragazza. «Giuro che poi ti dico chi è» aggiunse frettolosamente guardando lo schermo del telefono.

«Penso sia il minimo» ridacchiai «Adesso vai, non farla aspettare» lo spinsi leggente mentre lo accompagnavo alla porta.

«Ciao piccola» mi salutò con un bacio sulla guancia. Gli sorrisi per poi chiudere la porta di casa.

«Piccola» lo imitò Taylor cercando di assumere il suo stesso tono di voce.

«E allora? Mi chiama così da quando eravamo piccoli» ribattei andando in cucina.

«Siete amici non fidanzati» precisò facendo una smorfia.

«E se lo fossimo? Forse ho un accordo pure con lui» affermai con tono fermo.

L'espressione che Taylor assunse fu epica e non potei non ridere.

Tra me ed Alex non c'era nulla se non un rapporto che si basava sull'amicizia e sul volersi bene, quasi come fratelli. Cioè non come quello che avevo on Taylor che non era nemmeno un rapporto, quanto più un accordo. Uno stupido accordo.

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