Just Brothers

By we-are-young-

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Vive con il suo peggior nemico, ma se l'odio provato da entrambi si trasformasse in un altro sentimento? IN R... More

Capitolo 1 - The move
Capitolo 2 - Taylor
Capitolo 3 - He kissed me
Capitolo 4 - We're engaged
Capitolo 5 - The party
Capitolo 7 - Dad
Capitolo 8 - I remember
Capitolo 9 - Trent
Capitolo 10 - Sister
Capitolo 11 - Back to home
Capitolo 12 - Hotel
Capitolo 13 - Accident
Capitolo 14 - Bonfire
Avviso
Capitolo 15 - We leave again
Capitolo 16 - Film
Capitolo 17 - WOULD YOU BE MY GIRLFRIEND?
Capitolo 18 - Why?
Capitolo 19 - We end it?
Avviso
Capitolo 20 - No regrets
Capitolo 21 - Surprise
Capitolo 22 - I felt in love with you
Capitolo 23 - ASSHOLE
Avviso
Capitolo 24 - I FUCKING LOVE HER
Capitolo 25 - We're getting married
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Nuova storia
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Avviso!!
Capitolo 33
Avviso.
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Avviso
Capitolo 42
Capitolo 43 (END)

Capitolo 6 - Hangover

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By we-are-young-

Tuttavia il sollievo svanì non appena mi accorsi che era piuttosto ubriaco.

«Taylor c-cosa vuoi?» domandai indietreggiando lentamente.

«Perché quello stupido ti ha ficcato la lingua in bocca?» domandò alzando il tono della voce. Non riuscivo a capire per quale motivo stesse avendo quella reazione, nonostante il mio cervello stesse provando ad ipotizzare qualsiasi probabilità.

«Non lo so» sussurrai abbassando lo sguardo a terra. Diamine, odiavo l'effetto che mi faceva.

«Cazzo ma lo vuoi capire che nessuno ti può toccare? Nessuno. Solo io posso. Tu sei MIA, sei di MIA proprietà» affermò gesticolando e scandendo l'aggettivo "mia", non ostinandosi ad abbassare il tono di voce.

Che cosa intendeva? Per quale motivo mi aveva definita sua?

Che fosse geloso? 

Impossibile, quella era l'ultima possibilità da tenere in considerazione. Probabilmente era solo possessivo nei confronti delle sue puttanelle. Un po' troppo possessivo.

«Io non sono di nessuno! Men che meno tua» ribattei con tono fermo.

«Chi dice che tu non lo sia?» biascicò bloccandomi con le spalle al muro.

«Io non sono tua, io non sono come le altre che ti scopi lo vuoi capire?» mi dimenai dalla presa che sosteneva sui miei fianchi, ma nonostante il suo stato di ebrezza era una vera e propria impresa sgusciare fuori dalle sue mani.

Sentivo gli occhi pizzicare ed ero pienamente consapevole che da lì a poco le lacrime avrebbero preso a scendere lungo le mie guance. Mi faceva ribollire di rabbia.

«Tu non sei come loro. Tu sei tu e tu sei mia» affermò prima di avventarsi sulle mie labbra, non lasciandomi nemmeno l'opportunità di fiatare.

Misi involontariamente le mani intorno al suo collo, come se ormai fosse un gesto naturale, mentre le sue finirono al di sotto del mio vestito.

Odiavo ammetterlo, ma avevo sentito la mancanza delle sue labbra e delle sue mani a contatto con la mia pelle.

Sentivo le sue mani scorrere lungo tutto il mio corpo mandando in fiamme ogni centimetro di pelle che sfiorava.

«No» proferii acquistando un momento di lucidità quando aprì la zip del mio vestito.

Era del tutto ubriaco, almeno speravo fosse solo alcool quello che aveva in copro, e molto probabilmente il giorno dopo si sarebbe ricordato poco e niente degli avvenimenti di quella sera. «Scusa...io devo andare» aggiunsi scansandolo da sopra il mio corpo. Mi aggiustai velocemente il vestito e i capelli.

«Scusami tu» disse frastornato, come se nemmeno si fosse reso conto di quello che stava facendo.

Aveva la camicia sbottonata per metà e l'altra metà era abbottonata malamente.

Cercai di non ridere per l'aspetto che aveva e con tutta la forza di volontà che mi era rimasta gliela riabbottonai.

«Grazie» sussurrò prima di uscire dalla stanza, lasciandomi sola in mezzo all'oscurità della stanza in compagnia dei pensieri che mi rimbombavano in testa.

Era ormai un'ora che ero seduta a gambe incrociate nel salotto mentre la bottiglia di vodka vuota girava al centro del cerchio che avevamo formato.

«Melissa» proferì Taylor posando lo sguardo su di me. La sorte aveva scelto me.

«Sai vergine?» chiese un ragazzo vicino a lui probabilmente anticipandolo dato he sembrò alterarsi leggermente.

La mia risposta fu preceduta da un lungo silenzio, dovuto a tutti i pensieri degli anni passati che si fecero spazio nella mia mente. «No» dissi riprendendomi dal mio passato e girandomi verso Taylor che mi guardava quasi sorpreso della mia affermazione.

«Sean» disse un altro ragazzo di cui non ricordavo il nome. «Bacia Melissa, con la lingua» precisò.

Sussultai rendendomi conto di quello che aveva detto solo quando le labbra di Sean finirono sulle mie.

Era così strano sentire le sue labbra a contatto con le mie, era come se non fossero abbastanza, come se...

«Okay, okay, basta. Non devi mangiarle la faccia» irruppe Taylor distogliendomi dai miei pensieri.

Lo fulminai con lo sguardo e non mi sorpresi quando ricambiò.

«Ragazzi io non gioco più» dichiarai alzandomi con l'intenzione di raggiungere quella che era la mia migliore amica che qualche attimo prima aveva abbandonato il gioco per dimenarsi a ritmo di musica.

Mi aggiunsi a lei senza troppi pretesti ridacchiando per stupidaggini.

Qualcuno mi afferrò per i fianchi adagiandomi lentamente contro il suo petto. Ispirai a pieni polmoni il suo profumo sorridendo involontariamente e chiudendo gli occhi.

«Come mai tutta sola?» sussurrò al mio orecchio, lasciando poi un leggero bacio accanto ad esso facendomi rabbrividire.

«Qualche secondo prima c'era Jessica, credo» mi difesi aprendo gli occhi per cercare Jessica con lo sguardo, ma non la trovai.

Bensì quello che vidi furono le numerose bottiglie di alcool che divisi con Taylor e la mia camera da letto.

Mi tolse nuovamente il vestito e non potei fare altro se non ridacchiare ricordandomi che poche ore prima aveva quasi fatto la stessa fine.

Ero ubriaca da far schifo.

«Ti voglio piccola» sussurrò per poi lasciare una scia di baci sul collo mentre nel frattempo slacciava il mio reggiseno.

Tutto successe troppo in fretta, i nostri vestiti a terra, i respiri smorzati e gli ansimi da parte di entrambi.


***


Aprii gli occhi infastidita dalla luce che penetrava dalla finestra, per poi stiracchiarmi e massaggiarmi le tempie che davano l'idea di poter scoppiare da un momento all'altro. Tastai qualcosa alla destra del mio letto e non appena mi resi conto di cosa o meglio di chi avevo toccato sobbalzai.

Era a petto nudo, coperto per metà da un lenzuolo, ma io ero in condizioni peggiori.

Presa dal panico mi alzai in piedi coprendomi immediatamente con il lenzuolo a terra. Comincia a camminare a da una parte all'altra della stanza mentre i ricordi della sera prima si facevano spazio nella mia mente. Come diammine ero finita a letto con lui? Com'era possibile che mi fossi ridotta a tanto?

Velocemente raccolsi i miei vestiti a terra e ne trovai altri puliti che avrei indossato dopo aver fatto la doccia.

Strofinai la mia pelle fino a sentirla bruciare. Eravamo finiti a letto insieme, lui...io....io ci ero cascata come una dannata stupida, come una puttana.

Mi asciugai i capelli nervosamente e scesi il prima possibile in salotto, assicurandomi che non ci fossero prove di ciò che era successo con lui la sera prima.

Accesi la musica mentre nel frattempo cominciavo a pulire il disastro presente in salotto e in cucina. Sembrava esserci stato un uragano. La casa era colma di bicchieri rossi e bottiglie di alcolici.

Afferrai l'ennesimo sacco nero, quando Taylor fece la sua entrata con indosso solo dei boxer.

Il sacchetto mi cadde di mano e io imprecai.

«Come hai fatto a svegliarti così presto dopo una sbronza?» domandò passandosi una mano fra i capelli, probabilmente per mettere ordine alle ciocche di capelli ribelli. Sembrava stremato e non immaginavo nemmeno pensare il mal di testa che aveva, aveva ingerito almeno il triplo dell'alcol che io avevo bevuto e chissà cos'altro.

«Non lo so» risposi continuando a pulire, cerando di non guardarlo troppo. Più lo guardavo più le scene della sera prima si facevano spazio nella mia mente.

«Sai per quale motivo ho dormito in camera tua?» chiese bevendo un bicchiere d'acqua in modo da ingerirei la pastiglia contro il mal di testa. Mi irrigidii all'istante rischiando di far cadere una bottiglia vuota a terra.

«N-non lo so. Io ho dormito incamera tua, non ricordo come ci sono arrivata.» improvvisai, non azzardandomi però a guardarlo, non ero brava a mentire o almeno non in quei casi.

«Probabile, sinceramente non ricordo nulla» affermò ripassandosi la mano fra i capelli.

«Vado a fare la doccia, a cambiare le lenzuola e poi scendo ad aiutarti»

«NO» urlai. Mi schiarì la voce cercando di mascherare quella reazione troppo esagerata. Stupida.

«Intendo dire che non c'è bisogno...non mi piace quando la gente tocca le mie cose...preferirei fare da sola...» spiegai incamminandomi verso le scale che portavano al piano di sopra. Appena giunta in camera tolsi le lenzuola e feci sparire il mio reggiseno che era finito sotto il letto.

Riordinai la camera con una velocità pazzesca per poi passare al resto della casa.

Sospirai bevendo dell'acqua, soddisfatta e contenta di aver finalmente finto di riordinare l'intera casa.

«Bel lavoro» affermò Taylor accomodandosi su uno degli sgabelli della cucina.

«Già» riposi sorridendo forzatamente per poi riempire una seconda volta il bicchiere.

«Chi è stato?» chiese fissando intensamente il mio collo.

«Chi è stato cosa?» domandai non capendo a cosa si riferisse.

«Chi è stato a farti quel succhiotto?» riformulò.

Sgranai gli occhi toccandomi il collo.

Chi era stato se non lui?

«Oh questo? Credo sia stato Sean» riposi leggermente agitata, mentre la scena della notte prima si faceva spazio nella ia mente.

Continuava ad alternare baci e morsi sul mio collo fino a quando non fu soddisfatto del suo lavoro. «Adesso tutti sapranno che tu appartieni a qualcuno» dichiarò lasciandomi una prepotente bacio sulle labbra. «E gli altri come fanno a sapere che tu sei mio?» avevo replicato io. Se non fosse stato per l'alcool quelle parole non sarebbero mai uscite dalle mie labbra. «Forza sono a tua disposizione» ridacchiò sdraiandosi supino sul letto, invogliandomi a marchiare anche lui.

«Vedo che nemmeno tu sei da meno» ridacchiai posando il bicchiere sul ripiano di marmo.

«Cosa?» domandò guardandosi in giro.

«Anche tu hai un succhiotto»

Forse avevo esagerato, era fin troppo evidente quel segno.

Taylor si alzò di scatto posizionandosi poi davanti al piccolo specchio, in salotto.

«Cazzo» imprecò «Io odio i succhiotti» aggiunse passandosi una mano sul marchio.«Forse ieri sera ho bevuto troppo» precisò passandosi nuovamente una mano fra i capelli.

«Si, abbiamo bevuto tropo entrambi» replicai puntando lo sguardo al di fuori della porta-finestra aperta.

Afferrai la chitarra non molto lontana dal divano e mi diressi in giardino, dove cominciai a strimpellare le note di "Demons" dei Imagine Dragons. Sperando che la musica alleviasse tutti quei pensieri.

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