Divisa a metà

By whitea94

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Prefissarsi degli obiettivi, per qualcuno di noi, è indispensabile per affrontare le giornate e mantenere i n... More

Presentazioni
🌻
1. Un piatto di lasagne
2. Posso farcela
3. Delusione
4. Fratelli
5. Divertirsi
6. Il destino
7. Tre domande
8. Caramello fuso
9. Roba da matti
10. Le mosse sono sempre quelle
11. Sorprese
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Dolore
14. Richiesta
15. Gattini
16. Regalo
17. Ridere insieme
18. Conoscersi
19. Verità
20. Hakuna Matata
21. Cattivo o Supereroe?
22. Giusto o sbagliato?
23. Sessione di studio
24. Rivincita
25. Vivere
26. Salto nel vuoto
27. Fragilità
28. Incontri inaspettati
29. Un principe azzurro
30. Confidenze
31. Mattia
32. Musica
33. Buon compleanno
34. Un turbine d'emozioni
35. Fortuna
36. Segreti
37. Bevi che ti passa
38. Paura
39. Ospedale
40. Claudia
41. Sempre
42. Seconda scelta
43. Come prima
44. Dimmi la verità
45. Non prenderti gioco di me
46. Qualcosa di più
47. Colazione
48. A fior di labbra
49. Verde speranza
50. Confessione
51. Resistere
52. Il passato non si dimentica
53. Libertà
54. Partenza
Ringraziamenti 🌻
Extra - Elia
Avviso!

Extra - Enea

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By whitea94

Ciao a tutti!

Questa scena si svolge il giorno in cui Carla va al concerto di Enea. Potete leggere i capitoli 37 e 38 se non ricordate qualche passaggio ;)

Buona lettura! ❤️

***

Vedo Carla dirigersi barcollante verso l'uscita del bar e levo il braccio dalle spalle della mora che mi sta accanto.

«Ehi, vuoi già andare via?» mi chiede la sconosciuta, sbattendo le lunghe ciglia che incorniciano i suoi occhi verdi.

È davvero bella, chissà perché si svenda così. Forse anche per lei è più facile gestire incontri casuali come lo è per me?

«Mi dispiace, sarà per un'altra volta.» Vado verso la ragazza malferma vicino all'ingresso, anche se non credo di avere una camminata migliore della sua.

Le ostruisco la strada mettendomi davanti a lei e ricevo in cambio uno sguardo sprezzante in cui leggo anche del risentimento.

Non sarà mica gelosa, vero? Non può esserlo. Non dopo tutto quello che ha combinato.

«Spostati, Enea» afferma con un tono tutto sommato controllato. Pensavo che avesse bevuto molto di più, mi sono sbagliato.

Nel frattempo che il mio cervello riesce a formulare questo pensiero, la vedo oltrepassarmi e perdere l'equilibrio pochi secondi dopo. Non so come, le mie braccia scattano in avanti e la afferro prima che lei e il suo bel fondoschiena finiscano sul pavimento lurido del locale.

«Tu non vai da nessuna parte conciata così. Specialmente in questo quartiere.» La aiuto a sorregersi, anche se lei oppone resistenza. Non credevo che un corpo così minuto potesse racchiudere tutta questa forza.

«Non puoi dirmi cosa devo fare!»

Si svincola dalla mia stretta ed esce dal bar, mentre un sorriso da ebete compare sulle mie labbra e ringrazio il cielo che lei non mi possa vedere. Mi fa impazzire quando è arrabbiata.

Vado fuori per seguirla e la osservo camminare in direzione della sua auto. Aumento il passo per raggiungerla e le afferro le gambe per issarla sulla spalla sinistra. Cerca di liberarsi, ma la stringo con più pressione. Non le permetterò di guidare la macchina in questo stato. Deve smaltire la sbronza e riposare.

Mentre raggiungiamo la mia abitazione, come mio solito, la stuzzico e la metto in imbarazzo. Cammino con estrema facilità tanto è leggera. Forse non mangia come dovrebbe. Come fa a correre per tutti quei chilometri?

Entro all'interno del mio condominio e riesco ad aprire con disinvoltura la porta d'ingresso. Il mio piccolo appartamento non è proprio il massimo del lusso, però è l'unico che posso permettermi al momento.

«Ti metto giù, ma fai la brava.» La faccio svicolare sulla mia schiena più lentamente di quanto sia necessario, aumentando l'attrito dei nostri corpi, perché, la mia parte meno razionale, vorrebbe prolungare il nostro contatto.

Quando raggiunge il pavimento, alza il suo sguardo infuocato dritto nel mio e mi colpisce con un dritto sulla spalla.

«Ahi!» esclamiamo entrambi prima di massaggiarci le nostre parti doloranti. La guardo mentre è leggermente piegata sulle gambe per guardarsi allibita la mano arrossata che le gonfierà se non mette qualcosa di freddo.

Mi dirigo verso la modesta cucina bianca, dopo averla paragonata al cane più isterico che esista, per prenderle del ghiaccio dal freezer. Glielo porgo prima di raggiungere il comò di fronte al letto per sostituire le lenzuola, anche se le ho cambiate ieri sera. Dubito fortemente che mi crederebbe e il suo commento sui fluidi corporei è una conferma. Non che io abbia intrapreso un periodo di castità da quando ci siamo parlati per la prima volta, ma nessuna ragazza ha solcato la porta della mia casa da parecchio tempo.

«Bene, per mia sfortuna dovremo condividere il letto, ma non c'è altra soluzione. Non ho un altro divano e non ho intenzione di dormire per terra.» Sistemo le lenzuola e prendo un cuscino morbido nel caso lo preferisse a quello che uso di solito.

Non ricevo nessuna risposta e mi giro per vedere cosa sta combinando: è troppo silenziosa. La osservo con il fiato spezzato mentre toglie lentamente i jeans in modo aggraziato, mettendo in mostra le sue gambe magre ma toniche.

«Che diamine stai facendo?» chiedo, cercando di nascondere la leggera vibrazione della mia voce.

«Ho caldo. Comunque, non dovrebbe essere un problema per te controllare i tuoi bollenti spiriti perché ho appurato, e mi hanno confermato, che non sono il tuo tipo» afferma, andando verso una delle sedie per appoggiare i suoi vestiti. «Hai visto mille ragazze in mutande e canottiera, quindi non fare quella faccia e chiudi la bocca. Potresti sbavare.»

Ne ho viste molte, ma nessuna come te. È proprio questo il problema, le vorrei dire, ma mi trattengo, mordendomi la lingua con i denti. Tanto non mi crederebbe.

Penso a qualcosa che possa infastidirla, facendo quello che mi riesce meglio: lo stronzo.

«Stai stuzzicando il gemello sbagliato, dolcezza» dichiaro, incapace di non guardarla con occhi famelici.

«Io so perfettamente chi sto stuzzicando. Il ragazzo che mi aveva promesso divertimento senza impegno» sbotta, guardandomi con uno sguardo furente.

Le sue parole mi rendono eccitato e incazzato allo stesso tempo. È così che mi vede? Come un giocattolino da usare per soddisfare il suo piacere?

Mi avvicino a lei mentre balla sinuosamente al ritmo della suoneria del suo cellulare. Vederla così rilassata e senza pensieri fa sbollire un po' la mia incazzatura. «Sei assurda.»

Si dirige verso di me con una camminata sensuale e mi sfiora il petto e le spalle con l'unghia del suo indice, provocandomi una serie di brividi che mi percorrono la spina dorsale. «Allora, ragazzo senza legami, vuoi divertirti un po' con me?» chiede con voce provocante.

Cerco di controllarmi, ma senza ottenere nessun risultato; il rigonfiamento nei miei pantaloni è evidente. Quando mi toglie la maglietta e mi tocca il petto con i  polpastrelli, non riesco a muovere nessun muscolo.

Il mio corpo e la mia mente sono in conflitto e l'unica cosa che riesco a fare è guardare la ragazza che da tempo mi è entrata sottopelle mentre mi spoglia. Ho immaginato questo momento con bramosia, ma non mi aspettavo che fossero queste le circostanze. Le sue dita tremanti percorrono ogni centimetro della mia pelle e devo mordermi il labbro inferiore per trattenere il gemito che mi risale in gola, mentre la pulsazione tra le mie cosce diventa quasi dolorosa.

Quando afferra con i denti il lobo del mio orecchio destro, ogni tentativo di controllo va a farsi benedire. «Al diavolo.» La prendo per la vita e la lancio sul letto prima di fiondarmi sulla sua bocca. Non le do il tempo di adattarsi al mio ritmo, ma non se ne lamenta. Assimila i miei movimenti per poi sincronizzarli con i suoi e, appena morde il mio labbro, un sospiro basso e gutturale emerge dalla mia bocca, così istintivo che non riesco a controllarlo.

Mi specchio nei suoi occhi color del mare e appoggio la fronte sulla sua. «Che cosa mi hai fatto.»

«Ricordi? Sei tu che hai scelto me. Sei tu che sei venuto a bussare alla mia porta.»

Ribalta le nostre posizioni e si mette a cavalcioni, stringendo le gambe come se volesse impedirmi di fuggire, ma lei non sa che in realtà sono nell'unico posto in cui voglio essere, anche se non lo merito.

«Hai detto tu che sono quella giusta, nel testo della canzone che mi hai dedicato.»

Mi si mozza il respiro, mentre tutte le emozioni che ho cercato sempre di nasconderle lampeggiano nei miei occhi. Nonostante sappia che dovrei starle lontano, ogni volta cerco una scusa per girarle attorno, perché anche se non posso averla come vorrei, quando mi è vicina sento che tutto è possibile. Anche per un disastro come me.

Non credevo avrei incontrato qualcuno con cui sentissi la necessità e la voglia di condividere la mia vita incasinata. E che quel qualcuno sia proprio lei mi fa rabbrividire e sospirare allo stesso tempo. Lei ha i suoi progetti, il suo futuro, così ben delineati che stare con uno come me, che non sa neanche cosa farà il giorno dopo, non è altro che una perdita di tempo.

Per quanto male mi faccia ammetterlo, per quanto io per primo mi sia opposto, so che lei starebbe decisamente meglio con mio fratello. Non importa che io la conosca da più tempo, non importa che io l'abbia contemplata per anni da lontano come se fosse una meta irraggiungibile. Alle volte mi maledico ancora per quella stupida scommessa. Se non l'avessi fatta, se non le avessi mai parlato, oggi lei non si insinuerebbe subdola tra i miei pensieri.

Non mi lascia il tempo di risponderle, distraendomi con le sue labbra sul mio collo prima di proseguire verso il basso.

«Carla...»

La sua lingua traccia una scia sul bordo superiore dei miei boxer e trattengo il respiro prima che senta tutto il peso del suo corpo sulla mia gamba. «Non ci credo, cazzo.» Mi sollevo sui gomiti e osservo il suo volto rilassato e il fiato regolare. «Come puoi lasciarmi così?» Prendo il mio membro tra le mani cercando di controllare l'erezione con dei respiri lenti.

Quando sento che il peggio è passato, mi alzo e la afferro per i fianchi per distenderla meglio sul materasso e sui cuscini.

«Enea» sussurra incosciente e mi ritrovo in automatico a sollevare l'angolo della bocca.

«Cosa c'è?» le domando, anche se non mi aspetto una risposta. Le scosto una ciocca dietro l'orecchio e le sistemo meglio il lenzuolo fino a coprirle le spalle.

«Io ti odio.»

Sogghigno amaramente e scosto la coperta per sdraiarmi accanto a lei. Le cingo il fianco con il braccio per spostarla vicino a me e sentire il suo respiro regolare sul mio petto. «Tu mi desideri.»

«No» mormora in un sospiro.

Quasi ci rimango male dalla rapidità con cui lo afferma. Sfioro con il dito la curva del suo zigomo fino alla punta del naso piccolo e dritto.

«Io sì, non sai quanto» sussurro con il cuore che accelera, nonostante sappia che questa conversazione è in realtà unilaterale e di cui domani non avrà memoria.

Inconsapevole, mi stringe più a sé e la sento inspirare il profumo della mia pelle. Rimaniamo in questa posizione per diversi minuti e per la prima volta nella mia vita sento che la mia esistenza non è un errore. Che accanto a lei posso provare ad essere una persona diversa, ma è una lucina così immersa nel buio che a stento riesco a vederla.

Il suono del suo cellulare mi riscuote e con riluttanza mi alzo dal letto per controllare chi è. Il dispositivo illuminato indica le dieci chiamate perse di sua madre e riprende a squillare subito dopo.

Prendo il telefono e rispondo alla chiamata. «Pronto?»

«Car...» inizia a dire prima di interrompersi di colpo. «Chi sei?»

«Sono Enea, signora.»

«Perché rispondi tu? Dov'è mia figlia?» domanda con voce allarmata.

«Sta bene, ha solo bevuto un po' troppo e adesso dorme. Non potevo lasciarla guidare.»

Sento un sospiro profondo. «Va bene, mi inventerò io qualcosa da dire a suo padre, ma ascoltami bene: lei non saprà niente di te perché la maggior parte del tempo è persa nel suo mondo per non dover affrontare i suoi demoni, però io ho sentito parlare tanto di te, Enea, e di certo non mi sono giunte voci positive sul tuo conto. Promettimi che con te è al sicuro. Promettimelo.»

«Glielo prometto» dico, mentre osservo Carla dormire beatamente.

Non permetterò che le accada mai niente.

*

Da quando si è svegliata non smette di parlare. Forse è anche per colpa della piccola bugia che le ho rifilato sulla notte di sesso che abbiamo avuto, ma mi dovevo pur vendicare per ieri notte. Mi ha lasciato a secco.

Le propongo di fare colazione, prendendo dalla mia dispensa tutto quello che ho. Le dico che faccio ogni giorno colazione così, ma è una bugia; voglio che mangi qualcosa di sostanzioso davanti a me.

Quando ci sistemiamo, usciamo da casa e ci dirigiamo verso la sua macchina. Non so perché sono così sereno, ma averla avuta con me per tutta la notte mi rende di buon umore.

«Enea, forse dovremmo parlare di quello che è successo ieri sera» mormora con voce tesa.

Rido. «Ci siamo giurati amore terno.»

«Ma che stai blaterando? Potresti essere serio, per favore?»

Accelero il passo per lasciarla sulle spine, ma lei mi supera e si posiziona davanti. «Davvero, Enea, che cosa è successo?»

Ti ho confessato che ti desidero, anche se tu non ricordi nulla.

Invece che dirglielo, gioco con una ciocca dei suoi capelli e rimango in silenzio.

Studia la mia espressione, mentre si morde l'interno della guancia, nervosa. «Sarebbe così strano se tu ed io...»

Dei passi sull'asfalto mi fanno sollevare lo sguardo e la oltrepasso senza prestarle ascolto; la mia concentrazione è indirizzata sul gruppo di ragazzi che si sta avvicinando. Quando metto a fuoco chi sono, mi giro verso di lei e spero che il mio corpo sia riuscito a nasconderla.

La trascino in un vicolo con il cuore che mi batte a mille. «Stai qui e non ti muovere per nessuna ragione. Ti prego, promettimelo» dico con un tono di voce apparentemente calmo.

Aspetto che annuisca prima di uscire fuori dal suo nascondiglio.

«Ehi, Enea, amico mio, cosa fai? Ti nascondi? È da tanto che non ci vediamo» afferma Max a qualche metro di distanza.

La sua piccola combriccola mi circonda e io stringo i pugni, pronto a reagire.

«Mi devi dei soldi» continua a parlare il capo gruppo con voce affilata.

Mostro il mio solito ghigno. «Non ti devo un bel niente» rispondo, guardandolo dritto negli occhi.

Quasi non vedo arrivare il suo pugno che mi colpisce lo zigomo. Tento di restituirgli il colpo, ma vengo bloccato dai suoi tirapiedi. Mi colpiscono ripetutamente allo stomaco, sul viso e sulle gambe e dopo un po' non riesco a fare più resistenza. Cado a terra e cerco di pararmi nel migliore dei modi, però ogni colpo che va a segno mi provoca delle fitte di dolore acute.

Sposto lo sguardo verso Carla per verificare che non si sia mossa e la trovo intenta a osservarmi con le lacrime che le rigano il volto. Sta per uscire, tuttavia gli intimo con gli occhi di non avvicinarsi e quando la vedo immobile mi lascio trascinare dall'oscurità che mi avvolge.

Ho mantenuto la mia promessa.

È al sicuro.








🌻

Ciao a tutti!

Come promesso anche il momento di Enea è arrivato!

Vi è piaciuto il capitolo?
Questo è l'ultimo per questo primo volume.

Nel prossimo aggiornamento che riceverete vi comunicherò la data di pubblicazione del secondo ✌️.

Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità, lasciate un commento.

Grazie per avermi seguito fino a qui, senza il vostro supporto non ci sarei riuscita.

Spero di incontravi anche più avanti e vi ricordo di seguirmi su Instagram per alcune anteprime. 😏

A presto! ❤️

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