48. A fior di labbra

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Sto per chiudere la porta di ingresso, ma la voce di Enea che mi chiama mi blocca sul pianerottolo.

«Carla, aspetta, mio fratello mi ha chiesto di accompagnarti a casa.» Compare sull'uscio con uno sguardo corrucciato, enfatizzato dalle sopracciglia inarcate, probabilmente causato dal mio comportamento schivo e strano.

«Elia ti ha chiesto di accompagnarmi a casa?» Strofino nervosa le mani sui jeans per scaricare la tensione, incapace di controllarmi.

«Sì. Quando ti stavi vestendo gli ho mandato un messaggio, chiedendogli dove fosse nostra madre. Mi ha spiegato dov'è e mi ha detto se potevo accompagnarti a casa» ribatte, scrutando attentamente il mio viso per cogliere le mie reazioni.

«Posso farmi venire a prendere da Mattia, non preoccuparti. Di sicuro avrai i tuoi impegni.» Compio un passo all'indietro per mettere più distanza possibile tra me e lui.

Voglio solo fuggire via da qui.

«Per me non è un disturbo. Però devo completare la mia colazione, e dovresti farlo anche tu.» Si sposta dall'ingresso, lasciandomi lo spazio per farmi rientrare in casa.

Mi mordo il labbro inferiore e lancio di nuovo uno sguardo in direzione della scala.

«Entra, Carla, non sono un serial killer. La maggior parte del tempo sono innocuo.»

Porto i miei occhi su di lui in tempo per vedere comparire il suo sorrisetto perfido. Si gira e ritorna sui suoi passi, lasciando la porta aperta. Controvoglia, entro di nuovo nell'appartamento e lo seguo con passo trascinato. Ho utilizzato tutte le scuse più convincenti e, se devo dirla tutta, un passaggio mi serve davvero. Mio fratello a quest'ora è di sicuro in letargo.

Lo trovo fermo nel corridoio ad aspettarmi appoggiato alla parete e, quando mi vede, i suoi lineamenti si rilassano impercettibilmente. Si volta e lo seguo in cucina, approfittando del fatto che è girato per perlustrare con lo sguardo le sue spalle ampie e i muscoli definiti della schiena. Ruota leggermente il busto e mi lancia un'occhiata divertita, mentre io distolgo lo sguardo sbrigativa per non farmi beccare in flagrante, anche se il colorito rosato delle mie guance mi rende colpevole. Fortuna che non commenta.

Ci risediamo a tavola e riprendiamo a mangiare in silenzio e, per alcuni minuti, si sente solo lo scricchiolare dei cereali sotto i nostri denti. Per quanto mi senta a disagio, non sarò io a parlare per prima.

È lui che mi ha chiesto di rimanere. È lui che deve fare la prima mossa. E, con mio stupore, lo fa.

«Quindi, parlami un po' di te.»

«Cosa vuoi sapere?» domando nervosa mentre afferro un biscotto.

«Qualcosa, sono curioso di conoscerti. Voglio capire perché mio fratello stia provando in tutti i modi a stare con te, anche se lo hai rifiutato.» Spalma la nutella su una fetta biscottata e la morde lentamente, mentre i miei occhi osservano i suoi movimenti con troppa attenzione.

«Non c'è molto da sapere. Come hai potuto constatare da solo, sono laureata in ingegneria edile. Ho un fratello che tu conosci molto bene e una famiglia abbastanza normale.» Mi alzo dal tavolo per allontanarmi dai suoi occhi nocciola che mi squadrano con intensità, afferrando la tazza e il cucchiaio per portarli al lavello.

«E sei una ballerina» afferma con tono sicuro.

Mi giro verso di lui con il respiro mozzato e la presa sul manico viene meno. La tazza precipita a terra e si frantuma in mille pezzi. «M-mi dispiace» balbetto mentre mi accovaccio per raccogliere i cocci, anche se le mani mi tremano.

Respira.

«Aspetta, ci penso io.» Viene verso di me dopo aver preso un sacco della spazzatura.

Divisa a metàWhere stories live. Discover now