4. Fratelli

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Sfioro l'agenda che ho tra le mani mentre penso a un piano efficace per ripassare tutta la materia dall'inizio, specie le letture aggiuntive, e riprovare l'esame tra un mese esatto. Stavolta non sorvolerò su nessun argomento, non me lo posso permettere.

Sbuffo e porto una mano sulla fronte nel tentativo di alleviare il pulsare intenso delle tempie. Sono trascorsi due giorni dalla giornata nera, l'ho ribattezzata così, e il mio cervello non ha smesso di arrovellarsi, immaginandosi tutti i possibili scenari futuri che, chissà perché, hanno una brutta fine.

Mi giro e guardo l'Etna fuori dalla finestra della mia stanza; in questo periodo è davvero bellissima grazie alla neve in cima che le conferisce un tocco in più. Preferirei di gran lunga camminare tra i sentieri del vulcano piuttosto che stare qui a studiare. Bramavo così tanto la libertà che avrei percepito dopo l'ultima materia che vedermela strappata via mi ha gettato nello sconforto. Odio ammetterlo, ma sono stanca di stare tutto il giorno sui libri. Vorrei uscire fuori e divertirmi in modo spensierato. Dicono tutti che gli anni che sto vivendo siano quelli più belli...

Sento lo scatto della porta che si apre e mi giro verso di essa.

«Buongiorno, sorellina.»

«Buongiorno. Non chiamarmi così, ho due anni più di te.»

Fisso mio fratello mentre entra nella stanza, scostandosi il ciuffo castano e umido dalla fronte: deve essere uscito ora dalla doccia.

«Qual buon vento ti porta qui?» gli chiedo con tono sarcastico.

«Non fare così, in questo periodo sono stato solo più impegnato del solito.»

«Già, tanto che ti sei dimenticato di me» enuncio sincera, pentendomene subito dopo.

Vedo comparire un sorriso sornione sul suo viso. «La mia sorellina è gelosa perché non le presto attenzione.»

«Non è vero» borbotto mentre stendo le gambe sul letto.

«Comunque, visto che oggi sono libero e tu particolarmente musona, ho deciso che possiamo fare qualcosa insieme.»

Lo scruto perplessa mentre si avvicina al mio armadio ed estrae il primo paio di jeans che trova e una felpa.

«Cosa stai facendo?»

«È da due giorni che non esci di casa per studiare. Inoltre, devi lavarti. Puzzi.»

Afferro un cuscino e glielo lancio in testa. «Io non puzzo! E come vedi in questo momento sono impegnata a programmare le mie ore di studio» dico, indicandogli con l'indice destro lo schema sulla pagina aperta.

Lui inarca il suo sopracciglio, enfatizzando il suo sguardo un po' duro per via del colore scuro dei suoi occhi. «Carla, conoscendoti sai già tutti i libri a memoria. È stato solo un incidente di percorso. Adesso vai a farti una doccia e dopo ti vesti. Hai ventiquattro anni e hai meno vita sociale di nostra nonna.»

Le sue parole mi provocano un sorriso. La mamma di mia madre esce davvero più di me: i venerdì va al circolo a giocare a carte con le sue amiche e i sabati sera si incontrano per vedere un film insieme.

Sospiro e mi alzo dal letto con il corpo dolorante per via delle lunghe ore che ho trascorso seduta. Allungo il collo e streccio le braccia per sciogliere i muscoli irrigiditi.

«Mi manca vederti ballare» mormora mio fratello, guardandomi con uno sguardo cupo e triste.

Alcune immagini della mia vita passata premono per uscire dalle porte invisibili della mia mente in cui l'ho richiuse, ma ormai sono diventata abbastanza brava a contenerle.

Divisa a metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora