14. Richiesta

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Sto guardando il soffitto della mia stanza da non so quanto tempo, tanto da trovare il suo colore bianco sporco quasi interessante. Ho dormito sì e no due ore... o forse neanche queste.

Ho ripensato alla mia vita e mi sono chiesta dove io abbia sbagliato visto che, purtroppo, tutto ciò che ha una valenza per me prima o poi si frantuma alla velocità di un battito di ciglia. Magari è stato inciso proprio nelle stelle che io debba essere infelice, vivendo una vita in balia della volontà degli altri, senza tenere in considerazione ciò che voglio davvero.

La mia malinconia non è causata dalla situazione catastrofica con i gemelli, no, quella è solo la punta superficiale di un iceberg che ha una base molto più profonda negli abissi.

Scruto i muri della mia stanza e mi chiedo come io sia finita di nuovo qui, in questa casa, abbandonata ben cinque anni prima, quando il mondo sembrava ruotare nella direzione giusta.

Il cellulare sul comodino vibra e sospiro mentre mi rannicchio nelle coperte. Stanotte non sono stata la sola a non dormire; Elia ha continuato a mandarmi messaggi senza sosta e io, oltre al primo, non ne ho letto nessuno. Non ho bisogno delle sue scuse per quanto possano essere sincere. Non ho mai creduto nel destino, ma, visto che il primo ragazzo che stava iniziando a interessarmi è un ibrido di due gemelli, capisco che una relazione con qualcuno per me è un'utopia. Specie in questo momento.

Prendo il cuscino e mi copro il volto per attutire l'urlo che esce dalla mia gola. Non può risolvere i miei problemi, ma mi fa sentire un po' meglio.

Più cerco di cancellare gli avvenimenti di ieri sera e più questi si scaraventano su di me come un uragano, senza lasciarmi scampo.

Mi alzo dal letto sconsolata e indosso la tuta da corsa blu prima di afferrare il mio lettore mp3 decrepito. Scendo le scale con passo leggero per evitare di svegliare qualcuno e apro la porta di ingresso. Il vento gelido delle prime ore della giornata mi colpisce il volto, tuttavia esco comunque: ho bisogno di schiarirmi le idee.

Corro tra le vie del mio quartiere senza una meta, mentre osservo di sfuggita le villette dei vicini immerse nel silenzio. Qualche cane abbaia al mio passaggio e io accelero la mia andatura per evitare che i proprietari si sveglino infastiditi.

Incrocio poche macchine, probabilmente dei lavoratori mattinieri. Ora che ci penso, non ho visto l'auto di mio padre parcheggiata nel suo solito posto sotto la tettoia; forse oggi ha una riunione importante allo studio. Ieri sera è rientrato a casa alle due di notte e l'ho sentito parlare con mia madre che, come sempre, lo ha aspettato sveglia fino al suo rientro.

Non ho mai capito se la loro è una relazione felice o no. Non discutono mai quando io e mio fratello siamo in casa, ma questo non significa nulla.

Percorro con passo sostenuto ben dieci chilometri prima che il mio corpo mi chieda pietà; i polpacci mi brucino e il mio piede sinistro è completamente indolenzito. Lo so che è da irresponsabili correre senza aver dormito, eppure la stanchezza che sento è quasi confortante, mi sento più rilassata.

Torno a casa con un animo più sereno: devo soltanto ricordare le mie priorità e lasciar perdere il resto. Non ho bisogno di complicarmi ulteriormente la vita, lo è già abbastanza. Ho bisogno di trovare stabilità, un futuro soddisfacente, e non di essere trascinata in una delle telenovele spagnole che mia nonna adora guardare.

Apro la porta di ingresso e sento mia madre muoversi in cucina, ma salgo le scale per farmi una doccia bollente. Mi spoglio e mi immergo sotto il getto d'acqua calda che riesce a rilassare i miei muscoli rigidi per via dello sforzo. Osservo il mio corpo esile e tonico e, con un gesto istintivo, stendo la gamba e il collo del piede, riproducendo il movimento di un Battement Tendu.

Divisa a metàWhere stories live. Discover now