Un amore matematico

By Occhicastani99

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Luisana Brown, studentessa californiana, 20 anni. Noah Jefferson, supplente di matematica, 28 anni. I due avr... More

Un amore matematico
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Avviso
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Attenciòn!
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Non è un capitolo, scusate :)
Instagram della storia
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Epilogo
Fine.
Sequel o...
Decisione sulla fine.

Capitolo 17

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By Occhicastani99

Quel messaggio mi aveva spiazzata. Chi era questa? Un'amante? No non poteva essere. Rimisi il cellulare al suo posto e mi avviai verso il bar imponendomi di non arrivare a conclusioni affrettate e di non farmi film. Ma come potevo?

Dopo aver ordinato,  poggiai i gelati sul tavolino e cominciai a mangiare il mio.

10 minuti dopo Noah, con in braccio  Tomàs, ritornò alle nostre sdraio.

-Gelato!!!- gridò Tomàs.

-Ecco a te- glielo porsi. Noah si avvicinò a me.

-Grazie amore- si avvicinò per baciarmi.

-Mangia il gelato, si scioglie- dissi allontanandomi e sedendomi sulla mia poltrona.

-Tutto bene bimba?- mi chiese scrutandomi un po'

-Si tutto perfetto- chiusi gli occhi ma un cellulare cominciò a vibrare. Noah scartò il suo gelato incurante del suono.

-Che fai?- dissi in modo isterico -Cosa c'è non rispondi? Non vuoi farmi sentire perché da ora abbiamo promesso di parlare sempre con il vivavoce? Dillo! Dillo che non vuoi dirmi chi ti sta chiamando- lui aggrottò la fronte

-No Lusy, non rispondo perché è il tuo telefono a star suonando.-

-Oh...- me lo passò e con un sorriso di scusa risposi.

-Pronto- dissi ancora in imbarazzo verso il mio fidanzato.

-Luisana- disse mia madre dall'altra parte del telefono.  Noah mi mimò la parola "vivavoce" già sporco di gelato e io lo assecondai.

-Intendi venire per pranzo?-chiese mia madre adesso in vivavoce.

-No, vengo nel pomeriggio!-

-No signorinella, avevamo detto che dovevi esserci per pranzo-

-Ma...-

-Niente ma!-

Noah mi prese il telefono dalle mani e rispose.

-Pronto signora,  sono Noah!-

-Noah? Cosa ci fai lì? Luisana non era da Emily?-

-Ehm...- io gli mimai di confermare -Si...era in giro con Emily e le altre ragazze e io l'ho trovata per strada mentre passeggiavo con mio figlio. Mi sono messo d'accordo con sua figlia per andarla a prendere dopo pranzo, farci un giro e poi riportarla da voi se per lei va bene-

-Noah per me andrebbe anche bene ma ogni domenica noi ceniamo in famiglia e Luisana mi aveva promesso di partecipare-

-Oh...beh allora magari potrei dirglielo e...-

-Va bene non importa- alzai un sopracciglio -Non fate tardi almeno- chiese implorante. Quest'uomo aveva convinto anche mia madre solo parlandole dolcemente per telefono. Ero scioccata.

-Va bene signora, a più tardi-

-A piu tardi- e attaccò porgendomi il telefono.

-Quali poteri sovrannaturali possiedi?-

-La persuasione- mi sorrise.

-Lo ricorderò- dissi nascondendo un sorriso e cominciando ad abbronzarmi.

Pranzammo e ci rilassammo come una vera famiglia, ma il pensiero di quel messaggio non riusciva ad abbandonare la mia mente.

Mentre Tomàs si era addormentato decisi di parlare dell'argomento.

-Ho letto un tuo messaggio prima- arrivai dritta al punto.

-Davvero?- disse all'apparenza incurante.

-Si...una tipa che ti diceva che era in California.-

-Cosa? Una tipa?- disse confuso. Poi parve illuminarsi, prese il suo telefono e lesse il messaggio.

-Oh...- disse poi. Lasciò il telefono e io mi alzai dalla sdraio

-È la tua amante?-

-Cosa?-

-È la tua amante, ammettilo-

-No, io non ho nessun amante e mi da rabbia pensare che tu lo creda dopo tutto ciò che faccio per te e dopo che ti dimostro il mio amore ogni giorno- disse alterandosi

-A no? A chi vuoi darla a bere? Chi è allora questa tipa,  sconosciuta sul tuo telefono come numero, che ti scrive  che è qui in California come te?-

-Lei...- disse smettendo di guardarmi.

-Parla una buona volta Noah!- gridai facendo girare tutti nella nostra direzione. Tomàs si lamentò nel sonno.

-Abbassa il tono e siediti, ora ti spiego-

Feci come disse e lui si avvicinò a me.

-L'anno scorso mi arrivò una lettera da parte di una ragazza che diceva di essere la mia presunta sorella. I miei hanno avuto una figlia quando avevo 1 anno ma dato che ero ancora piccolo ed era stata una gravidanza non voluta la misero in adozione.-

-Come? una sorella? -

-Si, qesta ragazza aiutata da degli agenti ha cercato in tutti i modi i suoi genitori e a quanto pare risulta che sono proprio i miei.-

-Perché non me l'hai detto?-

-Non faceva più parte della mia vita, stavo bene da figlio unico e continuo a starci.  -

-Quando hai avuto la conferma che fosse lei?-

-7 mesi fa tramite test del DNA, fatto a distanza.  Lei vive in Sicilia, nel sud dell'Italia e non è mai salita a Milano dai miei pur sapendo la verità.

Sapeva che io ero fuori dall'Italia e voleva incontrare almeno me ma io non me la sento e non me la sono mai sentita e non le ho detto dove sono. Non so come mi abbia trovato-

-E ora che farai? Sa dove sei!-

-Per quanto ne sappia sa solo che sono in California e non dove abito.-

-E se dovesse scoprirlo? Con il cellulare possono rintracciarti- dissi informandolo. Anni di polizieschi finalmente serviti a qualcosa. 

-A quel punto ne parleremo e troveremo una soluzione.  Non vivo più con i miei e se lei vorrà andare da loro un giorno, lo facesse,  non sarò di certo io a fermarla. Abbiamo in comune solo lo stesso sangue e gli stessi genitori-

-Parli di lei come se fosse una criminale! - mi guardò. Cavolo! -Che ha fatto?-

-È stata parecchio al fresco per varie rapine, dice che non è niente di grave ma non so se crederle...non la conosco.-

-Avrà avuto le sue ragioni...non puoi saperlo-

-Sei troppo buona Lusy. Chissà che bestia è quella...tipa!- disse disgustato.

-Ok, calmati, sappi che ti credo e ti sono vicina- gli strinsi una mano -Ma perché non hai salvato il suo numero?-

-Te l'ho detto, io sono l'unico Jefferson per me e non sono pronto ad avere una sorella. Non ci sentivamo da mesi in ogni caso.-

-Non l'hai mai vista?-

-Abbiamo solo messaggiato e parlato al telefono, ho una sua foto a casa e lei ha una mia.-

-E intendi parlarne con i tuoi?-

-Io volevo ma lei me l'ha negato,  ne parleremo quando sarà pronta.-

-E tu? Tu quando sarai pronto ad incontrarla?- lui abbassò lo sguardo

-È...difficile-

-Lo so- dissi in modo rassicurante - ma ci sono io con te- lo abbracciai.

-Lo so, e menomale che ci sei- mi strinse ancora più forte.

-Wow la tua vita sembra una telenovela-

-Dici? - sorrisi.

-Come si chiama?-

-Chi?- chiese con il viso confuso

-Tua sorella- dissi ovvia.

-Ah, lei. Gemma.-

-Gran bel nome-

-Già- disse vago.

-Dai su non pensarci, se la cosa ti fa male  per ora non darle retta e quando ti sentirai pronto la incontrerai-

-La incontreremo- mi corresse.

-Va bene- sorrisi.

-Sono le 15, ti riporto a casa? -

-Meglio di si...mia madre potrebbe davvero sclerare-

-Va bene- lui  sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.

Tornata a casa mi trovai giusto in tempo per il dolce,  i pranzi familiari erano davvero lunghi da me.

Verso tarda serata Sofia venne da me e le feci il resoconto della giornata.

Il giorno dopo a scuola Noah veniva alla 4 ora quindi fino a quel fatidico momento, non feci altro che pensare alle mie giornate e a interpretare mentalmente scene lette nei libri, tutto questo fingendo di prestare attenzione alla lezione di italiano.

Alla terza ora la prof di diritto mi fece andare a prendere il registro nell'altra aula.

-Sola soletta?- disse una voce alle mie spalle. Sorrisi.

-Mi spieghi come è possibile che ogni qual volta che esco dall'aula ti trovo da qualche parte? E non riferirmi la montatura che è il destino perché non ci credo più-

-Non credi al destino?- disse finfendosi sconvolto.

-Credo di più a te che spii la mia aula.-

-Possibile ma non certo- disse ridendo.

-Senti...- continuò -stamattina prima di arrivare ho portato Tomàs da Amanda e non riverrà a casa prima di sabato prossimo...-

-Quindi? - chiesi entrando nell'aula per cercare il registro seguita da lui.

-Ti andrebbe di venire a...a dormire da me? - mi bloccai. -Tommy non c'è e staremo più comodi e poi ti porto a scuola in macchina tanto domani per me è giornata libera.- 

Il giorno prima, con l'aiuto di Sofia,  avevo svolto tutti i lavori possibili della scuderia per farmi perdonare per aver saltato il pranzo di famiglia. In teoria potevo, ma c'era un altro problema...non me la sentivo...non ancora.

-No scusa oggi devo aiutare i miei con i lavori e di certo faremo tardi. Semmai un altro giorno-

-Va bene,  non preoccuparti- disse visibilmente dispiaciuto.

-Vado in classe, ok?-

-D'accordo,  a dopo- lo baciai velocemente e tornai in classe.

Per tutto il resto della settimana mi fece la stessa domanda ma io , codarda, inventai una scusa dopo un'altra con l'intenzione di evitare il grande argomento.

-Si davvero, mi sento poco bene, mi prendo qualcosa così domani cercherò di venire a scuola....ok, ti amo anche io....ciao- dissi ancora una volta per poi spegnere il telefono e gettarmi sul letto.

-Non capisco perché continui a dirgli di no-

-Sofia, smettila non me la sento.-

-Ti stai fissando con questa cosa del "non me la sento" e non stai neanche valutando i pro e i contro della cosa-

-Per te è stato facile-

-La mia prima volta fu perché sia io che lui lo volevamo. Così è andata anche per Emily e Olly.-

-E come è andata a finire? È passato a tutte un anno e siete tutte single-

-Perché la vita ha voluto che andasse così ma non puoi importi di non avere la tua prima volta con l'uomo che ami solo perché temi che potreste lasciarvi-

-Non è solo per quello...- dissi non molto sicura

-Lusy, calmati e guardami.- la guardai -Noah è uno splendido ragazzo...uomo- si corresse - e penso che non potresti desiderare di meglio come prima volta. Non sono proprio dalla sua parte, lo sai, ma ti rende felice, è questo l'importante.   Quindi tu ora lo chiami e gli dici che stai meglio. Se poi arrivi lì e non te la senti gliene parli. Solo se non lo accetta significa che non è quello giusto, e non lo potrai mai sapere se non ci provi-

Mi ammutolii,  ma poi mi misi a pensare a tutti i bei momenti passati insieme, ai cinque mesi più belli della mia vita e capii che forse sì...era il momento giusto.

-Ok- dissi alzandomi improvvisamente - si...si lo voglio-

-Ok adesso non esageriamo con proposte di nozze azzardate però. Dai su chiamalo e poi andiamo a prepararci- disse ridendo.

-Prepararci?- dissi confusa

-Oh tesoro se credi di andare da lui con una tuta ti sbagli di grosso- disse per poi trascinare me e il telefono in bagno.

Arrivai da lui con un bellissimo vestitino viola alle 19, dopo un passaggio di Sofia. Emily e Olly mi avevano supportata per telefono (colpa di Sofia che non sa tenere la bocca chiusa) e i miei sapevano che avrei dormito da Olly. Quando avrei smesso di riempirli di frottole?

-Wow! Sei davvero stupenda, io sono vestito casual- disse guardandosi un po'

-Sei più che perfetto- lo baciai.

- Ti andrebbe un piatto di lasagne e un bel film sul divano?-

-Sul divano?- dissi spalancando gli occhi, lui mi guardò confuso e io mi affrettai a rispondere -Sisi, va benissimo-.

Lui in una versione più sollevata mi sorrise e mi portò in giardino a fare una passeggiata.

Alle 20:30 cenammo e un quarto d'ora dopo ci ritrovammo a guardare un film romantico alla tv.

Lui, davvero rilassato, mi teneva per mano; mentre io, meno rilassata, non facevo che muovermi nervosa sul divano.

-Lusy?- sussurrò

-Dimmi- dissi con un filo di voce. Era ora?

-Che succede?-

-Nulla-

-Sei agitata- abbassò il volume alla tv.

-No, non lo sono. Sarà ancora l'influenza di prima che si fa sentire. ..ma tu non ci badare.-

-...ok- rialzò il volume e riprendemmo a vedere la tv. Guardai nervosa e con disinteresse  le scene della tv prima di perdere il controllo.

-Ma chi voglio prendere in giro?- dissi girandomi verso di lui e riabbassando il volume. -Noah io non sono agitata...sono terrorizzata. Questa sarebbe...la prima volta...-

-Che vedi un film romantico sul divano?- disse alzando un sopracciglio

-Come? NO! Intendo...la prima volta, prima volta...la vera prima volta.- lui parve capire perché mi sorrise.

-Prima volta?-

-Si...stasera,  la prima volta.- lui sorrise ancora.

-Lusy ascoltami, ci tenevo a non forzarti sulla tua prima volta. Sono passati 5 mesi da quando stiamo insieme e non penso di averti mai forzata-

-No- confermai

-Ho iniziato a parlartene perché penso potremmo provarci ma questa serata non era organizzata per questo.-

-A no? - chiesi confusa.

-No- rise -Era per stare un po' insieme, insomma non significa che dovremmo farlo ogni qual volta che dormi da me...ti avevo semplicemente invitata a dormire-

-Oh!- rimasi qualche secondo in silenzio e poi diedi voce alle mie paure -Quindi non vuoi?-

-No aspetta, non ho detto questo. Mi piacerebbe, anche oggi, ma volevo solo precisare che non era mia intenzione parlarne stasera...insomma ci avevo pensato, ma immaginavo che anche tu l'avessi interpreta come una serata tra fidanzati-

-Beh...no- sorrisi in imbarazzo.

-Anche se fosse...sei troppo agitata...non sei pronta, e a me sta bene. Io sono qui- sorrise con gli occhi prendendomi una mano tra le sue.

E come aveva già detto Sofia, non potevo desiderare di meglio. Fui talmente grata che lo baciai con tutto l'amore che potessi trasmettere e lui mi circondò con le braccia.

E fu lì, alle 23, con il buio e l'atmosfera romantica della piccola luce della tv, mentre ci baciavamo e dopo le sue belle parole, che capii. Capii che sì, io ero pronta, ero pronta per essere sua per sempre.

Lo baciai con più passione e pian piano lo feci sedere sul divano. Lui si allontanò da me e mi guardò. Non ho mai capito cosa interpretò dal mio sguardo, ma in un modo o nell'altro arrivò a capire.

-Sicura?- mi chiese accarezzandomi una guancia. Ero sicura? Non sarei più tornata indietro, sarebbe stato così,  qui, con Noah, la mia prima vera storia. Si...ero sicura.

-...Si- dissi sorridendo. Lui mi sorrise a sua volta e ci baciammo.

Dopo qualche minuto mi prese in braccio in stile sposa e ridendo come degli sciocchi ci incamminammo verso camera sua...verso camera nostra. La macchinina di Tomàs accanto alla gamba del letto fece scivolare Noah che finì addosso a me sul letto. Riprendemmo a ridere per un po' per poi fermarci a guardarci negli occhi.

-Ora?- chiese.

-Ora-confermai.

Nell'istante in cui ci stavamo per baciare...mi suonò il telefono. In che razza di film di Natale ci trovavamo? Noah fece un verso di disaprovvazione e seppellì la sua testa tra i miei capelli.

-Mamma cosa c'è? - risposi scontrosa.

-Lusy, papà sta andando a comprare le pizze, la sua squadra sta vincendo ed è di buon umore e ha detto che per la gioia o ci porta tutti al ristorante o invita qui le tue amiche e offre pizza a tutti. Chiedi ad Olly e alle altre, se sono lì con voi,  se vogliono venire- 

Noah cominciò a baciarmi il collo per farmi ridere. Sghigniazzai.

-Amore ci sei?-

-Si mamma, ci sono- dissi cercando di fermare le risate -abbiamo già preso la...la pizza- dissi sghigniazzando e tentando di spostarlo, sussurrando uno strozzato "Bastaa" a Noah, che a quanto pare non aveva nessuna intenzione di smetterla

-Oh, non importa allora.  Tutto bene lì?-

-S-si-

-Si può sapere cosa hai da ridere? Cosa state facendo?-

-Niente mamma- spostai con forza Noah dal mio corpo per evitare di ridere ancora.  -Stiamo solo vendendo una videocassetta comica-

-Va bene, domani vuoi far venire a pranzo Noah?-

-Noah?- dissi guardandolo. Lui mi fissò interessato.

-Si, è domenica, e domenica scorsa ti perdessi il pranzo-

-D'accordo glielo chiederò-

-Perfetto, vieni a casa di mattina presto?-

-Se non mi sveglio tardi, va bene. O-ora vado-

-Va bene, ciao tesoro, ti voglio bene-

-Anche io, ciao- attaccai e posai il telefono sul comodino.

-Cosa devi chiedermi?- chiese subito Noah.

-Mamma ti ha invitato a pranzo domani,  puoi? -

-Si, certo- sorrise -magari riuscirò ad andare più a genio a tuo padre.-

-Ma lui non ti odia come pensi tu- dissi ridendo

-Se lo dici tu-disse.

-Lui...-

-Ehi!-mi fermò - Dobbiamo parlare di tuo padre ora?- mi disse dolcemente

-No- sorrisi.

Riprendemmo a baciarci distendendoci ancora sul letto.  Man mano che ci baciavamo lui mi sussurrava parole dolci e di incoraggiamento mentre io gli accarezzavo i capelli, insicura.

Lui non fece altro che sorridermi e guardarmi in modo da chiedermi il permesso di liberarmi a poco a poco di ogni indumento. Lo assecondai felicemente. Alla fine,  dopo un po', finimmo per amarci, nel modo più dolce e romantico del mondo. In un modo tutto nostro. Fu così che quella sera, ebbi la mia prima volta.

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