Fino Alla Fine

By seicomeungirasole

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La complicità batte tutto, persino quello che potrebbe sembrare impossibile. Lei è Gwen. Una giovane ragazza... More

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Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16 parte 1
Capitolo 16 parte 2
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
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Capitolo 26
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Capitolo 47

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By seicomeungirasole

-mister ho bisogno di giocare- Gonzalo se ne stava seduto sulla sedia come se fosse piena di spine e continuava a lamentarsi con Allegri che preferiva tenerlo in panchina lasciandogli il tempo che gli spettava per rimettersi in sesto. Era solo mercoledì e  il Pipa era stato dimesso ieri nel pomeriggio a seguito dell'intervento che aveva subito lunedì mattina.

-Higuain statti zitto dieci secondi, per l'amor di Dio- Allegri si era alzato e si era allontanato dalla panchina, dirigendosi verso il campo e seguendo da molto più vicino gli esercizi fisici che stavano facendo gli altri.

Gonzalo si stava alzando per seguirlo ma feci in tempo ad afferrargli un lembo della felpa; si voltò nella mia direzione e gli feci segno di tornare seduto.

-anche tu la pensi come lui?- mi chiese quasi allibito

-no, ma se continui ad importunarlo così non otterrai nulla, fidati di me quando ti dico che ti conviene far finta che non ti interessi giocare la partita- i maschi erano facili da capire, bastava che lasciassi loro del tempo per rifletterci su, non appena si accorgevano che di aver perso il guinzaglio del cane, tornavano indietro come delle saette.

-ma io voglio giocare la partita- questo lo avrebbero capito pure su Marte

-lo so, ma la situazione è questa e se continui a ronzargli intorno lo metterai di cattivo umore e non ti farà giocare- poggiai la mia testa sulle sue spalle e gli accarezzai la schiena confortandolo.

-mi aspettano Gwen, e non posso tirarmi indietro come un codardo- sapevo anche questo e lo capivo perfettamente perchè quella non sarebbe stata solo una partita, non quando il Napoli era la prima in classifica e aveva gettato merda non solo sulla squadra ma soprattutto su Higuain.

-tu fai i tuoi esercizi e mantieniti allenato, fai il tuo e non infastidirlo che il resto verrà da se- in campo i ragazzi correvano veloci nonostante la pioggiarellina iniziasse a diventare particolarmente fastidiosa.

-sai che ha perso la testa per te vero?- entrambi guardiamo Paulo e dentro di me forse qualche consapevolezza iniziai ad avercela ma l'idea che una persona bella e pura come lui possa volermi a suo fianco è ancora qualcosa che fatico a realizzare.

-è la cosa che più mi spaventa-  non saper anticipare le mie azioni nei suoi confronti.

Il Freddo a Torino era tagliente, di quelli che ti costringevano ad indossare della calzamaglia sotto i jeans, altrimenti saresti potuto rimanere congelato. Portavo con me un cappellino di lana e un paio di guanti con la quale evitavo che mi venissero i geloni alle mani , al mio fianco Gonzalo sembrava non patire il freddo con la sua misera felpa nera della nike e un paio di pantaloni neri che a stento gli coprivano le caviglie.

-eccoti piccolo pinguino- Paulo si abbassò a baciarmi la punta del naso e poi la fronte, io gli porsi il cappotto che indossò immediatamente, salutando poi Gonzalo che ci guardava sorridenti.

Erano come fratelli che si erano ritrovati insieme a dover vivere lontano dagli affetti, molte cose le accomunavano e dentro il mio cuore speravo che tra quelle cose ,il mio volto avesse un piccolo spazio.

-bro, ti va di venire a pranzo con noi?- gli chiese gentilmente Paulo, fallendo come me che ci avevo provato almeno due ore prima.

Non sapevo bene cosa facesse chiuso tra le mura della sua enorme casa, ora che i suoi fratelli erano ritornati a casa loro e che aveva rifiutato gli inviti di tutti, persino di Lara che si era offerta volontaria di cucinargli un piatto di pasta. Stava attraversando un periodo non molto felice e il fatto che escludesse tutti, facendosi carico di tutti i problemi e cercando nella vana impresa di riuscire a risolverli da solo, mi faceva preoccupare parecchio.

-vado a farmi una doccia e torno subito da te- mi baciò all'angolo della bocca e scappò verso gli spogliatoi. Lo segui con lo sguardo mentre il suo capotto di qualche taglia più grande, lo ricopriva per intero facendolo somigliare ad un mega involtino color grigio topo.

-La bava- mi sfottè il Pibe ed io gli diedi un leggero pugno sul braccio che non lo solletticò nemmeno

-perchè non vuoi venire a pranzo con noi?- provai un'ultima volta

-non c'è un perché, voglio starmene a casa ad ingozzarmi di barrette energetiche rimpiangendo il giorno in cui questa dannata mano si è infortunata- lo guardai a lungo cercando di capire se fosse ironico o serio, ma nulla lasciava ombra di dubbio.

Era serio, come poche volte nella sua vita.

Lo salutai dirigendomi verso gli uffici del presidente e sperai con tutta me stessa di non combinare un guaio.

-Gwen- mi salutò con affetto venendo alla porta e abbracciandomi.

Non era ancora tornata in ufficio , ma avevo svolto del lavoro da casa tenendomi occupata come avevo bisogno.

-Presidente- lo salutai e mi accomodai nella morbida poltrona di pelle. Ero enormemente contenta di ritornare tra quelle mura che rappresentavano la mia quotidianità, quella parte della giornata in cui avrei dato tutto quello che ero in grado di fare perché amo il mio lavoro e mi piace farlo bene.

-non puoi proprio stare lontana da questo posto- c'era riconoscenza nelle sue parole e mi commossi nell'intimo del mio cuore perché realizzavo che, anche se fossi una piccolissima vite in questa grande macchina, il mio lavoro contava comunque qualcosa. Raccolsi tutto il coraggio che avevo in corpo e formulai una frase di senso compiuto prima di sganciare la bomba.

-Gonzalo deve giocare a Napoli- mi guardò alcuni istanti e se vidi il contratto del mio posto di lavori in mille pezzi fu solo una fervida immagine che mi suggerì il mio cervello o la mia coscienza.

Non seppe cosa rispondermi e probabilmente pensó molto  sulle mie parole, sapevo che era un idea azzardata e rischiosa e se si fosse infortunato nuovamente non sarebbero più bastati i normali quarantacinque minuti di intervento .

-perché?- mi chiese, non c'era ira nei suoi occhi e questo mi rilassò parecchio.

Quando gli spiegai il mio punto di vista, che guardavo la situazione con diverse prospettive , forse in piccola parte riuscii a convincerlo.

Da membro di questo staff, riconoscevo quanto pericoloso fosse mettere in campo un giocatore che poteva essere potenzialmente distratto dal dolore e che avrebbe potuto indebolire la squadra e i tre punti per la corsa del campionato sarebbero stati persi in partenza.

Da Gwen amica del Pipita, le idee erano contrastanti perché: una parte di me voleva che rimanesse in panchina e che si prendesse il giusto tempo che gli spettava per riprendersi dall'infortunio alla mano, che lasciasse a questa la possibilità di guarire ma, l'altra parte di me, quella che ,non lo vedeva solo con un amico a cui ero molto affezionata ma lo vedeva come il campione e l'idolo per eccellenza, beh...quella parte di me voleva che scendesse in campo, che giocasse da titolare la partita e che facesse vedere a tutti che niente può scalfire il talento vero.

Da tifosa, volevo con tutta me stessa che Gonzalo giocasse, non importava dell'infortunio, del rischio di poter perdere i tre punti in campionato e di allontanarsi sempre di più dalla capolista; desideravo ardentemente che la Juve dimostrasse al Napoli che anche nelle situazioni più dure è capace di rialzarsi in piedi sempre più forte.

-ne parlerò con Allegri- queste erano state le sue ultime parole e poi avevamo parlato della mia esperienza a New York e volle sapere delle mie impressioni ma lo rassicurai immediatamente facendogli sapere che, l'ufficio solo una porta più in là del suo era il mio attuale posto nel mondo.

Venerdì mattina arrivò più in fretta del solito e il mio volo per Napoli partì fortunatamente con trenta minuti di ritardo, evitando che io rimanessi a Torino per la sveglia che aveva deciso di non suonare in tempo.

L'aria era carica di ansia e ne percepivo gli effetti sul mio appetito totalmente scomparso, l'unica cosa che mi consolava era la consapevolezza di trovare i familiari di Gonzalo e che lui, ormai confermato per la partita, fosse carico e pieno di grinta.

Le temperature napoletane, nonostante fosse appena iniziato Dicembre, erano decisamente più alte di Torino dove ,solo due sere fa aveva iniziato a fioccare, imbiancando la città come se fosse un dolce ricoperto di zucchero a velo. Non mi ero portata dietro chissà cosa, solo un piccolo borsone che conteneva il minimo indispensabile ed un costume, ovviamente non per fare un bagno a mare ma per utilizzare la piscina dell'hotel, magari in compagnia di Lara.

Il sole era caldo, non come quello estivo ma riscaldava ugualmente l'aria e i più temerari addirittura indossavano una semplice maglia di cotone, come a voler sfidare l'influenza stagionale che probabilmente si sarebbero beccati. La confusione che vi era per le strade di Napoli, faceva apparire la città super affollata di gente e probabilmente lo sarebbe pure stata ma l'unica cosa che feci realmente, durante il tragitto dall'aeroporto all'hotel fu, tenermi salda alla maniglia della porta e respirare in continuazione evitando di svenire dalla paura della guida eccessivamente spericolata dei napoletani. Il codice stradale  era stato considerato come un optional.

Il panorama in parte mi ricordava la Sicilia in cui più volte ero stata ospite e benché alcuni li definissero cugini, in realtà a me sembrano totalmente diversi.  Non conoscevo i napoletani ,e questa era la mia seconda volta in questa città e nella prima volta non avevo fatto chissà cosa se non rimanere chiusa tre giorni in albergo con la febbre alta, però mi sembravano persone di pancia; potevi capirne il flusso dei pensieri dalla loro mimica facciale e se capivano che eri torinese non mancavano le battutaccie in napoletano stretto ma alla fine era bello per questo, perché il brio fa parte di loro e li rende così colorati ed estroversi.

-signorina, la lascio qui?- guardai fuori dal finestrino e riconobbi l'ingresso dell'hotel

-si, grazie mille- si fermò in mezzo alla strada e scese immediatamente a prendere il mio borsone portandolo direttamente nelle mani del facchino all'ingresso.

-trattate la signorina bene, non vorrei che poi parlasse male di noi a Torino- mi fece sorridere per i suoi modi schietti e realizzai che Napoli fosse anche questo, un posto che  per certi versi sembrava privo di regole e fuori da ogni schema ma sapeva darti molto, molto di più.

-forza Juve- gli dissi scherzando ma mi guardò sorridente e mi schiacciò un occhiolino.

La fortuna girava dalla mia parte, perché tra tanti napoletani avevo beccato il tassista juventino e presa da un senso di stima verso di lui, gli lasciai una banconota da cinquanta euro e gli dissi di tenere il resto, anche solo per il semplice fatto che mi aveva raccomandata al facchino, senza neanche conoscermi.

Mi ero sistemata velocemente e avevo occupato una sala dell'hotel che era stata appositamente adibita per i giornalisti che avrebbero intervistato i ragazzi prima e dopo la partita; me ne stavo seduta all'angolino totalmente assorta nella lettura di una guida turistica che avevo comprato nell'edicola all'interno dell'aeroporto.

-signorina, la desiderano in hall- mi venne a chiamare un cameriere

-arrivo- chiusi la guida turistica e la infilai nella borsa poi sorridendogli gli chiesi di farmi strada.

Quando arrivai, Nancy e Jorge erano stati fatti accomodare su dei comodi divanetti ed era stato loro offerto da bere.

-querida- mi salutarono contemporaneamente non appena mi videro arrivare. Sul mio volto si aprì un ampio sorriso sincero e li abbracciai contenta di vederli.

-come sta mio figlio?- mi chiese immediatamente la madre

-bene, è in forma e domani darà il meglio di se- la rassicurai come era giusto che fosse.

Lasciali loro il tempo di sistemarsi in camera e magari di riposarsi date le innumerevoli ore di viaggio; aspettavo ancora l'arrivo di Lara ed era un ospite a cui tenevo davvero molto. Ci eravamo scambiate i numeri lo scorso lunedì quando ci eravamo incontrate in clinica, era stato piacevole stare in sua compagnia e non somigliava per niente al tipo di ragazze che ero abituata a conoscere.

Era acqua e sapone e super timida, capii perché non volesse assolutamente i riflettori sulla sua vita privata e l'amore che leggevo nei suoi occhi per Gonzalo era davvero immenso, quasi mi sentii spettatore di qualcosa che era più profondo di un comune sentimento di amore.

-"arrivo"-mi rispose al cellulare e sorrisi contenta di avere della compagnia. Mi aveva promesso che mi avrebbe portato in giro, lei che la città la conosceva bene e che nonostante tutto continuava a sentirla come casa.

Erano le sei del pomeriggio quando , fresche di doccia, avevamo lasciato l'hotel prendendo un taxy e spostandoci per il centro storico. Una particolare via, che avevo da sempre visto nei telegiornali, stavolta si mostrava nitida ai miei occhi ed era deliziosamente particolare. Ricca di cartelli decorati e pieni di scritte romantiche in napoletano.

-questa è la via dei presepi- mi disse mentre il mio sguardo era catturato da tutta quelle serie di cianfrusaglie che stavano appese tra un tendone e l'altro. Ne ero totalmente rapita e mi sembrava di stare per entrare nel paese dei balocchi , sentivo il profumo di terracotta misto a qualche aroma forte di peperoncino e limoni.

-è spettacolare vero?- annui perché ero a corto di parole e soprattutto perché l'aria era piena di voci napoletane le cui parole faticavo a comprendere.

-la prima volta che venni qui con Gonza, mi portò ad assaggiare la migliore granita al limone- gli sorrisi e il suo volto era perso nel ricordo romantico.

La gente si spingeva tra di loro eppure nessuno sembrava lamentarsi della cosa e mi stupì molto perché a Torino sarebbe stato totalmente diverso. I miei pensieri vennero distratti da un piccolo negozietto colmo di statuette, probabilmente il proprietario sarebbe potuto essere lo stesso artigiano che aveva fatto la mia, che sta comodamente esposta sul mobile all'ingresso di casa.

Mi avvicinai istintivamente e l'anziano proprietario con un paio di occhiali rotondi e i capelli bianchi si avvicinò e mi sorrise.

-buongiorno signorinella- i miei occhi erano totalmente assorti dalla perfezione dei volti e mi chiesi quanto tempo e quanta dedizione ci fosse dietro.

-buongiorno- lo salutai e mi guardai intorno, persa tra la moltitudine di colori accessi che decoravano le parenti del piccolo negozio.

-desidera qualcosa?- mi chiese

-è la sua prima volta qui- gli disse Lara al posto mio e la cosa sembrò parecchio comica ma la ringrazia mentalmente perché volevo ricordare tutto e ricordare che Napoli era anche questo, soprattutto questo.

Tra la statuetta di Maurizio Costanzo , quella del Cavaliere e la moltitudine di personaggi del mondo dello spettacolo, individualizzai la zona dedicata ai calciatori. Quella di Higuain c'era ancora e indossava la maglia della Juve ma il particolare che attirò maggiormente la mia attenzione furono quel paio di corna rossa che gli spuntavano dalla testa, la fasciatura sulla mano sinistra e un cartello con scritto "cor ngrat!!" nella mano destra.

-signurì, chill nunn'è bbon- mi disse mentre la presi tra le mani e me la girai tra le dita osservandone i dettagli.

Mi voltai a guardare Lara che alzo le spalle non sapendo che dirmi e dispiacendosi insieme a me. Accanto a quella di Gonzalo vi stava quella di Paulo e sorrisi decidendo di volerla acquistare immediatamente.

-prendo queste due- gli indicai le due statuette e il sorriso che prima decorava il suo anziano volto sparì immediatamente, avendo capito che non ero una tifosa del Napoli.

Me li incarto con dei fogli di giornale e me li porse senza fare parola. Avrei voluto dirgli FORZA Juve ma mi sarei comportata come una stupida bambina e sarei caduta in basso.

-buona giornata- gli dissi invece molto sorridente e mi avviai insieme a Lara continuando il nostro giro turistico.

L'odore di dolci , per strada, era così intenso che non resistetti e mi fiondai nella prima pasticceria disponibile. Il bancone tradizionale era colmo di dolci ma assaggiai il "fiocco di neve" una loro specialità.

Paulo e tutta la squadra sapeva della sorpresa per Gonzalo e ci tenevano in contatto aggiornandomi dei loro spostamenti.

-lui pensa che io sia a Milano- mi disse mentre, sedute sulla metro ci spostavamo verso la zona del lungo mare.

-loro sono appena atterrati e stanno salendo sul bus della Juve- mi sorrise ed ebbi l'impressione che stesse per dirmi qualcosa ma se ne stette in silenzio.

Alla fermata, l'odore del mare era intenso e i lampioni dalle luci gialle rendevano l'atmosfera incredibile, i motorini sfrecciavano da tutte le parti e bisognava davvero fare attenzione a non farsi investire.

-ti farei mangiare il miglior fritto di pesce, ma Paulo mi ha detto che sei stata a Palermo quindi forse giù sarà ancora più buono- il sapore di fritto e di limone mi esplose in bocca solo al semplice ricordo.

-quello non è solo fritto di pesce, quello è l'ambrosia degli dei- il coppo di carta per fritto , totalmente macchiata di olio fritto e il colesterolo che schizzava alle stelle ma ne valeva la pena.

-conosci Paulo da molto?- mi chiese affiancandomi

-da Gennaio- mi guardò stupita della mia risposta

-io pensavo da Palermo- scossi la testa negando

-no, quando Paulo giocava nel Palermo sono scesa a vederlo solo perché mio padre adora il calcio e perché dopo la Juve solo il Palermo e la Roma sono le altre squadre che tifa, in più la squadra era allenata da Rino Gattuso uno dei top players italiani di tutti i tempi- mi sedetti su una panchina di ferro che si affacciava sul mare

-non pensavo che Antonella e Paulo si sarebbero mai lasciati, sembravano gemelli siamesi- mi voltai a guardarla in volto e forse credette che ci rimasi male

-io..scusa non- le sorrisi e la tranquillizzai

-non hai detto nulla, persino io credevo come te che non si sarebbero mai separati e l'unica cosa di cui vado fiera è sapere che non sono stata io a mettere un punto alla loro storia- ci pensò su

-no?- mi chiese nuovamente stupita e purtroppo dovetti scendere a compromessi con la verità, perché sapevo che se un giorno la nostra storia che stava nascendo, sarebbe venuta fuori , tutti avrebbero pensato che la colpa fosse mia.

Andava bene cosi, alla fine tutti hanno bisogno di trovare un capo espiatorio a cui scaricare la colpa e non mi sarebbe importato nulla perché io e le persone che ci stavano intorno volendoci veramente bene , sapevano che non era andata così.

-no, ma se servisse trovare qualcuno a cui dare la colpa, avrò le spalle larghe e sopporterò- perché non mi sarebbe importato il giudizio della gente.

-io ti credo- mi disse prendendomi le mani tra le sue, in un intimo gesto che non mi aspettavo minimamente.

Quando tornammo in hotel, la strada era zeppa di tifosi che sventolavano bandiere e di poliziotti che tenevano la situazione sotto controllo; perdemmo del tempo per arrivare all'ingresso e solo grazie al badge che mi ero portata dietro, fu possibile rimettere piede in Hotel.

-sarebbe stato assurdo se ci avessero lasciato fuori- mi disse ridendo mentre scendevamo dal taxy e ci accingevamo ad entrare .

"dove siete?" inviai un messaggio a Paulo e non tardò di rispondermi

"in camera. Dove sei tu? Sicuramente non in camera tua" mi fece sorridere il fatto che neanche il tempo di arrivare ed era corso in camera a cercarmi

"recupero i genitori del Pipa e ci vediamo tutti in sala per la cena, mi raccomando arriva prima di me". Non vedevo l'ora di vederlo, di poter risentire il suo profumo che mi mancava già da due giorni.

Bussai, insieme a Lara, alla porta della camera di Nancy e Jorge e quest'ultimo ci venne ad aprire immediatamente, facendosi trovare vestito in tiro come se stessimo andando ad un gala.

-Lara?- disse sorpreso non appena la vide, lei gli sorrise e si lasciò abbracciare stretta.

-Larenita!- le disse commossa Nancy non appena la vide

-mama- la salutò quell'altra e io mi sentii di troppo per alcuni istanti. Quella era una famiglia già pronta e fatta, non servivano titoli e cerimonie per far capire che era diventata una figlia acquisita.

-tu ragazzina, ne sai una in più del diavolo- mi fece ridere il commento di Jorge che , mentre teneva stretta tra le braccia la bella argentina, si sporse a baciarmi la fronte.

-siamo pronti per sorprendere il Pipita?- annuirono tutti convinti e confabularono tra di loro mentre io cercavo di coordinarmi con Paulo.

Io sarei entrata per prima, dopo la squadra e avrei occupato il mio posto riservato accanto al resto dello staff, poi sarebbero entrati loro i cui posti a sedere erano nello stesso tavolo di Gonzalo e Paulo.

-buonasera- salutai genericamente tutti e sorrisi a Paulo che in piedi davanti alla sua sedia, distraeva con le chiacchiere Higuain.

Mi diressi al mio posto e prima salutai Beppe Marotta che mi venne incontro,chiedendomi sottovoce se tutto fosse andato bene.

-arrivano a momenti- ci accomodammo tutti e non feci in tempo a girarmi verso la loro direzione che Gonzalo era già in piedi e si muoveva velocemente verso sua madre.

Vederli abbracciarsi mi riscaldò il cuore e tutti gli sforzi organizzativi furono ripagati.

Abbracciò il padre e baciò teneramente Lara, il cui colorito rosso era visibile anche a mille miglia di distanza.

-ben lavoro Gwen- mi disse Pavel che seduto nel posto accanto al mio, aveva scartato una confezione di grissini e li stava sgranocchiando come un coniglio.

Lara gli disse qualcosa all'orecchio e il volto del Pipita si  girò versò il mio, quasi fremetti dalla paura che magari alla fine non era stata proprio la migliore delle idee che mi erano passate per la testa. Superó Paulo e venne dritto dal mio lato del tavolo, iniziai a sudare freddo e mi aggrappai al tovagliato perché sarei potuta svenire da un momento all'altro, il suo volto non esprimeva alcuna emozione, diversamente da poco fa.

-Gwen!-


Oggi iniziano i mondiali 2k18 !!!!
A prescindere dal fatto che non giochi l'Italia e che sia, almeno per me, estremamente strano ma....non vedevo assolutamente l'ora.
I mondiali sono manifestazioni calcistiche di livelli supersonici e ogni volta il maschio che è in me ha la meglio.
Tra Russia e Arabia Saudita chi tiferete?

#memyselfandI
Il mio colore preferito è il bianco, so che probabilmente sono l'unica pazza squilibra a cui può piacere il bianco ma per me è un colore estramente bello.

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