Distrazione di un angelo

By emblemdenise

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Eccoci primo giorno di campeggio. Non ci voglio andare! Sono davanti ad un autobus pronto a partire per chiss... More

Distrazione di un angelo
Non ci voglio andare papà, cazzo!
Mamma che imbarazzo!
Bella merda!
Be.. Forse avevano ragione
..eppure, fa male..
Ci mancava questa..
Dove era finito?
Siamo arrivati, ora si cambia davvero!
Oh cazzo!
Poi alzai lo sguardo..
Solo se non lo fai nemmeno tu
In piena crisi
erano un insieme perfetto
Era tutto nella mia mente.
e io mi spaventai.
abbiamo un conto in sospeso
Poi lo vidi.
ci sfiorammo..
Due volte in una sola sera
Ei mattiniera
Ci vediamo, tesoro!
..non è niente
N-non sono cose che ti riguardano
Ho bisogno di lui..
Ti prego credimi!
-Prometti che mi rimarrai accanto?-
dentro di me....la terza guerra mondiale
Cosa deve dirmi stavolta?
-Ei-
..eppure, l'ho fatto comunque.
sei solo una stupida, Chloe.
Non stavolta.
Piango.
Sto impazzendo.
"..fai quello che ti fa stare bene.."
-Perche...-
È arrivato il nostro momento.
Poi silenzio.
LETTERA A MAYA

e nessuno dei due osava distogliere lo sguardo.

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By emblemdenise

-Signorina vedo che si è ripresa. Come si sente ora?- mi voltai e vidi una signora, probabilmente un infermiera, che mi stava parlando mentre si metteva dei guanti. Mi ero distratta solo per qualche secondo dall'uscita di Andrew e già qualcun'altro si era intrufolato nella mia camera d'ospedale.

-Prima appena ho aperto gli occhi mi sentivo ancora un senso di inerzia alle gambe soprattutto. Cioè non proprio inerzia era come se il mio corpo avesse bisogno di far circolare il sangue e di cambiare posizione, come se si fosse addormentato tutto e avesse bisogno di essere risvegliato- dissi cercando di spiegarmi al meglio, avevo già un ago nel braccio e non ne volevo altri, spiegarmi male e farsene aggiungere un altro era l'unica cosa che non volevo.

-Be è tutto piuttosto normale sei stata nella stessa posizione a quanto dicono per circa sei ore, dovresti trovare il coraggio di fare due passi qua, magari per il corridoio, così da far riprendere la circolazione al meglio. Ovviamente non sola qua fuori c'è quel tuo amico, ecco dovresti farti accompagnare da lui in caso avessi qualche cedimento sarebbe il caso che ti prendesse subito per evitare altri danni- mi disse l'infermiera. Era così dolce mentre mi dava i consigli si comportava proprio come una mamma preoccupata. Era molto simpatica e mi considerai molto fortunata ad avere un infermiera che si prendesse cura di me in modo dolce non come certe altre.

-Va bene farò due passi qua in corridoio-

-Perfetto- mi fece un grosso sorriso poi si avvicinò alla macchina che doveva segnare la mia frequenza cardiaca dall'altra parte del letto. Schiacciò qualche pulsante e le scritte sul piccolo schermo della macchina, cambiarono

-Ok allora i tuoi valori sono tutti perfettamente tornati al loro posto. Tu sembri essere uscita dalla crisi per cui facciamo finire la flebo per tranquillizzarti del tutto, ti teniamo qui per un'altra oretta solo di controllo poi puoi andare, mi raccomando evita situazioni di stress o agitazione, stati d'ansia di qualsiasi tipo e gli spazi piccoli- mi disse e mi venne voglia di rispondere *si mamma* per sorridere un po ma non lo feci in fondo era carina e stava facendo solo il suo lavoro.

-Va bene, grazie mille!- dissi sfoderando un favoloso sorriso che venne ampiamente ricambiato.

-Allora questa non serve più- mi disse riferendosi alla macchina per la frequenza, così staccò la spina della corrente e con molta cautela me la tolse di dosso. Ero sollevata una in meno. Diedi uno sguardo rapido al liquido dentro alla flebo, non ne mancava molto. Ora andava decisamente meglio significava che mancava poco al momento in cui me l'avrebbero levata.

-Questa la porto via io, ti chiamo il tuo amico così fai due passi- disse poi si girò e uscì.

Si vedeva che non sapeva nulla di noi. Io e Andrew non eravamo amici. Cioè lui a quanto avevo capito mi voleva solo portare a letto, erano già due le volte in cui me l'aveva proposto. L'ultima tra l'altro era ancora più schifosa di quella di prima, avevo due macchine attaccate a me, in un letto d'ospedale e dopo una crisi, meglio non pensarci. Mi preparai psicologicamente al fatto che stava arrivando lui.

Non volevo non ne avevo voglia. Avrei dovuto passare altro tempo con quel coglione e magari ricevere anche un'altra proposta delle sue. Poi però ci pensavo al fatto di vederlo e il pensiero di lui quando dormiva accanto al mio letto così bello e così tranquillo prendeva il sopravvento, era davvero bellissimo. Quando non apriva bocca poi era ancora meglio.

Ora ero combattuta tra i miei stessi pensieri. Meglio che venisse così potevo ammirarlo o sperare che avesse qualcosa da fare da non poter venire così da non poter fare battute ne avere comportamenti da emerito coglione.

-Ei ci risiamo!- i miei pensieri furono interrotti e, prima che potessi decidere in cosa sperare, l'infermiera aveva già deciso per me.

Eccolo li sulla porta, con quei fantastici occhi, dei dolci lineamenti e delle sottili rughe risultato forse di una forte preoccupazione, forse per me.

-Ei- dissi cercando di sorridere.

-L'infermiera ha detto che avevi bisogno di me- fece una pausa e io lo guardai stupita -Si per fare due passi-

-Ah sisi scusa quasi me ne dimenticavo- dissi e mi venne quasi da ridere.

-La memoria ancora non è molto in forma- mi disse e poi scoppiò a ridere. Quella risata era travolgente così scoppiai a ridere anche io.

-Eccomi sono sempre io, vengo per aiutarti a scendere dal letto assieme alla flebo prima che tu ti faccia male con l'ago.- l'infermiera era tornata dentro alla mia stanza.

-Ok grazie mille- dissi

-Io ti aspetto qui fuori- disse lui.

-Che ragazzo gentile, non ha esitato un momento quando gli ho detto che c'era bisogno di una mano- in risposta mi limitai a sorridere, non avevo gli argomenti per rispondere.

-Come si chiama?- mi chiese l'infermiera.

-Non lo so, so che ci siamo presentati quando ormai la crisi era cominciata ricordo che poi si era preoccupato per me ma non mi ricordo il suo nome, e ora come faccio?- dissi avevo la voce come un sussurro. Avevo paura che sentisse e se ne andasse.

-Aah capisco be se gli spieghi tutto dovrebbe capire- mi sorrise.

-E se non capisse? Non siamo grandi amici l'avevo appena incrociato tra l'altro per sbaglio, non credo sia disposto a capire-

-Va bene allora Chloe vero?!- la guardai un po stupita perché non ci eravamo mai presentate, poi annuii -l'ho letto sulla cartella clinica.. facciamo così io vado fuori un secondo e mi presento anche a lui. Quando poi tu esci dirò che devo farti firmare una carta per la dimissione e mentre tu me la firmi io ti dico il nome. Che te ne pare?- mi guardò sorridendo soddisfatta.

-Perfetto, grazie ancora.- non ero molto convinta che avrebbe funzionato quel piano, ma era l'unico modo per capire come si chiamava e non fare la figura dell'idiota.

-Ok allora vado- mi aiutò a scendere dal letto e mi mostrò il comodo uso della flebo che tanto aveva le rotelle, quindi uscì.

Aspettai che la porta si fosse richiusa alle sue spalle. Aspettai ancora qualche minuto, poi cominciai a camminare verso la porta. Avevo proprio bisogno di camminare e muovermi dal letto, mi sentivo le gambe come intorpidite e mi ci volle qualche passo prima di ritornare a sentirle normalmente.

Uscii e sulla porta trovai lui. Fortunatamente non passò nemmeno un minuto che l'infermiera mi chiamò e mi fece firmare le carte e mi sussurrò all'orecchio: 'James, James Anderson'. Non potevo non sorriderle per quella grande disponibilità nei miei confronti, e solo col labiale le dissi 'grazie'.

Mi voltai.

-Ei James, allora andiamo?-

-Si non so questo entusiasmo da cosa derivi visto che non andiamo a fare un viaggio ma solo qui nel corridoio ma si, andiamo.- lo vidi sorridere mentre mi prendeva in giro e anche se era tutto riferito a me mi misi a ridere anche io.

Mentre camminavamo per il corridoio avanti e indietro, le nostre chiacchiere non avevano un argomento specifico. Erano chiacchiere così campate in aria e quasi sempre ci portavano a ridere molte volte anche di gusto.

Dopo aver percorso il corridoio per almeno una cinquantina di volte sia in avanti che in dietro, decidemmo di andare a tranquillizzare anche la preside in sala d'attesa mostrandole che stavo camminando e avvisandola che per la notte sarei tornata al campeggio. C'era l'ascensore per scendere ma ricordandomi delle parole dell'infermiera, optai per camminare lungo le scale.

James che era più che d'accordo con me si preoccupò di portare il ferro con la flebo per tutte le scale così da non farmi bloccare ad ogni gradino e senza provocarmi alcun dolore per l'ago.

Arrivati al piano di sotto stavamo cercando di arrivare dalle scale alla sala d'attesa. James chiese informazioni ad una infermiera che era li che ci indicò tutto il corridoio fino all'entrata che avremmo trovato sulla sinistra e poi di girare sulla destra, poi sempre dritto e c'è la saremmo ritrovata di fronte.

Arrivammo davanti all'entrata dell'ospedale che stava alla nostra sinistra, girammo poi nel corridoio che portava sulla destra, diretti alla sala d'attesa. Proseguimmo sempre dritto fino a ritrovarci tra chissà quante poltroncine che avevano tutto l'aspetto di essere abbastanza comode.

-Tu la vedi?- mi chiese James mentre con lo sguardo continuavamo a girovagare in cerca della preside.

-No tu?-

-No- ci girammo tutti e due a guardarci in faccia e in quel momento un brivido mi percorse lungo tutta la schiena.

I suoi occhi erano magnetici e il suo sguardo lo era ancora di più. Nella mia mente iniziava a prendere forma ogni tipo di viaggio mentale su quel momento. Eravamo come attratti l'uno dall'altro e nessuno dei due osava distogliere lo sguardo.

-Ei ragazzi che si dice?- riconobbi quella voce immediatamente e in un secondo mi ritrovai con un braccio che mi cingeva la vita.

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