Redemption | Jason McCann

By Justins_stories

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Tutti possiamo essere spregevoli. Ognuno di noi porta con sé un crimine commesso o un crimine che l'anima gli... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
TRAILER
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Epilogo

Capitolo 8

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By Justins_stories

«J-Jason!»

La rossa stentava a crederci. La persona a cui, ultimamente, era rivolta la maggior parte dei suoi pensieri, ora era lì in piedi di fronte a lei, proprio al di là del bancone.

«Sorpresa di vedermi, Cooper?» domandò schietto il biondo con la sua solita sfacciataggine, accompagnata però da un ampio e sincero sorriso.
Per un attimo, Sienna pensò fosse un'allucinazione, era strano vedere il suo ex paziente lì, nel locale in cui lavorava come una matta da quattro anni, e non all'interno del penitenziario. Quindi, sbattè velocemente le palpebre per assicurarsi e convincersi di non essere effettivamente diventata pazza tutto in una volta.
E lui era ancora lì, la fissava con quegli occhi profondi, caldi e tenebrosi che la intimidivano ed allo stesso tempo attraevano più di qualsiasi altra cosa.
«Ti hanno rilasciato?» riuscì a chiedere poi, ma la sua voce era talmente smorzata dal caos che vi era in quella sala che Jason fece fatica a comprenderne il senso, tant'è che dovette sporgersi verso di lei per farsi ripetere la frase.
Grazie a quel gesto, la rossa potè sentire la fresca colonia indossata dal ragazzo entrarle fin sotto la pelle e inebriarla completamente. I loro volti erano molto vicini, separati solo da pochi centimetri, quando Sienna si ritrasse per afferrare da sotto il bancone una biro e un block notes che tenevano come riserva per ogni evenienza.

Le era venuta un'idea.

Tolse il cappuccio alla penna e, su di una pagina bianca, scrisse: ''se vuoi ed hai pazienza, possiamo parlare alla chiusura del pub''. Fece scivolare il foglio sulla superficie in legno verso Jason che dopo aver letto le fece l'occhiolino e poi, sgarbatamente, afferrò il cocktail già pronto del ragazzo accanto a lui, che in un momento di distrazione era voltato altrove, dirigendosi, poi, in mezzo alla sala alla ricerca di un tavolo, senza che gli occhi di Sienna lo abbandonssero un istante.

Chase, che era impegnato a servire e sparecchiare, aveva visto ogni cosa e si chiedeva con molta curiosità, e anche una punta di gelosia, chi fosse quel tizio in camicia bianca che stava parlando con la sua migliore amica fino ad un momento prima. Lo seguì con lo sguarso per tutto il tragitto che egli fece fino ad un tavolino non troppo lontano, e si fermò a fissarlo forse con troppa insistenza, ma decise di non dargli troppa importanza.
Con tutti quei tatuaggi e quella cicatrice sul viso procuratasi chissà come, gli riusciva difficile credere che un tipo così potesse piacere ad una ragazza come la sua migliore amica, sempre tutta curata ed ordinata, anche se non gli passò affatto inosservato il sorriso smagliante che lei gli aveva rivolto alla fine della loro breve conversazione, uno di quei sorrisi veri e spontanei che di solito mostrava solo a lui.

«Scusami, ho ordinato una tequila circa mezz'ora fa, ce la fai a portarmela prima di Natale?»
Una voce femminile e piuttosto stizzita, lo ridestò dai suoi pensieri, costringendolo a tornare immediatamente alle sue mansioni; avrebbe risolto i suoi dubbi in un altro momento.

***

«Quindi è qui che lavori», osservò Jason con finta ingenuità; in realtà sapeva bene che quello fosse il posto di lavoro della ragazza; era la prima cosa sulla quale si era documentato al momento della sua scarcerazione. Desiderava in tutti i modi poterla rivedere, solo che non sapeva se per lei fosse la stessa cosa, ecco perché preferì fingere che in quel locale l'avesse portato il caso e non la voglia che aveva di godere un po' della sua compagnia, di quella voce che per mesi gli era mancata.

Ormai erano circa le due di notte e il locale era era quasi vuoto. Le uniche persone rimaste erano quelle del personale, Jason e una coppia di amici che si stava accingendo a svuotare i loro bicchieri di birra.
La rossa, intenta a togliersi il grembiule, si voltò di scatto sentendo quella voce familiare. Sorrise ed annuì al ragazzo che aveva appoggiato i gomiti alla superficie di legno scuro e teneva in mano una banconota da cinque dollari.

«Offre il ragazzo a cui hai rubato il drink», disse Sienna alzando un sopracciglio per poi raggiungerlo.
Il biondo alzò le spalle in segno di assoluta indifferenza ed emise una lieve risata beffarda. «Immagino dovrei dirgli grazie, ma ops, non c'è più. Peccato».
Lei scosse la testa; il suo senso dell'umorismo non era cambiato di una virgola e la cosa non le dispiaceva affatto. In un certo senso, le piacevano quelle sue battute spiritose, quasi volesse riuscire a farla ridere. E ci riusciva eccome.
Quindi afferrò il suo giacchino di jeans e uscì dal Delirium seguita da Jason.

Presa com'era dal desiderio di parlare col ragazzo, non si era nemmeno resa conto di non aver salutato Chase, il quale al contrario rimase molto stranito e, a dirla tutta, anche offeso da quella mancanza di considerazione.

«Allora, quando ti hanno rilasciato?» chiese la ragazza sedendosi su un muretto nei paraggi. Non credette fosse opportuno fare una passeggiata con lui da sola, per di più a quell'ora così tarda, perciò decise che sedersi lì, in una zona illuminata e vicino al suo luogo di lavoro sarebbe stato meglio.

«Sono libero da due giorni», rispose Jason accendendosi una sigaretta. Il modo in cui le sue labbra aspiravano il filtro e poi rilasciavano il fumo, erano per lei qualcosa di davvero troppo attraente. Non riusciva a staccare le sue iridi da quel movimento, finchè lui non riprese a parlare.

«Sono finalmente libero, cazzo. Cinque anni di inferno ho passato lì dentro, e ora sono fuori». Faceva ancora fatica a crederci; mai si sarebbe aspettato che il giudice decidesse di rilasciarlo così presto, visto le numerose bravate nel corso degli anni e se adesso era lì, a fumare una sigaretta all'aria aperta, lo doveva sopratutto alla ragazza al suo fianco, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Sorrise, sorrise spensierato, felice, e Sienna era contenta di vederlo così, perchè in fondo era anche un po' merito suo; sapeva di aver fatto la scelta giusta quando aveva deciso di non arrendersi con lui, che qualcosa di buono in Jason c'era e lei era così; cercava sempre il buono nelle persone.

Senza timore, gli posò una mano sulla spalla, amichevolmente. «Sono davvero felice per te, Jason. Ora cosa farai?»
Il ragazzo buttò a terra il mozzicone e la osservò a lungo prima di rispondere.
«Davvero ti importa? Non sei nemmeno tornata a trovarmi, e me lo avevi promesso».
A quelle parole, Sienna si sentì morire. Aveva perfettamente ragione ma non aveva avuto il coraggio di rivederlo, aveva paura di affezionarsi troppo. E poi, cosa avrebbe fatto se non lo avesse più visto?
«Mi dispiace», fu tutto quello che riuscì a dire.
Tuttavia, il giovane non diede troppa importanza alla questione, e continuò a parlare come se niente fosse, «Devo cercare un lavoro, poi quando avrò messo da parte qualcosa cercherò una casa in affitto. Per ora mi ospita un amico, un ex compagno di cella, forse l'unico che non ho mandato all'ospedale», disse sorridendo divertito all'ultima affermazione.
La rossa fece finta di non aver sentito quel suo commento e tornò coi ricordi a quattro anni prima, quando anche lei si era trovata in quella identica situazione e aveva sudato e sacrificato tanto per poter essere autonoma e indipendente. Fortunatamente, aveva trovato Chase che da subito l'aveva supportata ed era diventato il suo punto fermo; si chiese se, adesso, lei sarebbe potuta essere per Jason quello che era stato all'epoca per lei l'amico.

«Comunque, carino il locale, eccetto per i camerieri. Ne ho osservati alcuni e...» Jason fece una faccia sdegnata e infilò le mani nelle tasche del giubbotto in pelle nera.
«Sì, beh.. In effetti il servizio lascia molto a desiderare, soprattutto quando c'è il pienone come stasera, ci servirebbe qualcuno che ci desse una mano», mormorò la rossa stringendosi nelle spalle.
«Beh, eccomi qua!» esclamò il biondo guardandola con un largo sorriso in volto.
Sienna rimase perplessa. «Come scusa?»

«A voi serve qualcuno, a me serve un lavoro. Semplice: chiedi al tuo capo di assumermi».

Quella proposta la lasciò di stucco. Sì, avevano effettivamente bisogno di una persona in più, ma Alan non avrebbe mai assunto un ex galeotto, soprattutto visto che non era stato in prigione per aver rubato una caramella. Almeno, questo era il suo pensiero.
«Io... Non so se...», iniziò a balbettare, ma Jason la interruppe quasi subito,
«Tranquilla, ho capito. Non fa niente», sussurrò lui con finta indifferenza per poi mettersi in piedi e incamminarsi nella strada buia senza nemmeno salutarla.

A quel punto, Sienna si alzò di scatto, non poteva lasciarlo andare via in quel modo.

«Jason!» lo chiamò, avanzando a passo svelto verso di lui. Il biondo si arrestò, voltandosi poi lentamente a guardarla.
Quando furono uno di fronte all'altra, lei gli sorrise cordialmente. «Mi ha fatto piacere rivederti, davvero», sussurrò sincera osservando quegli occhi che attiravano i suoi come calamite.
Vide Jason deglutire e per un attimo pensò fosse teso e nervoso. Ma appena rispose cambiò idea.

«Anche a me ha fatto piacere rivederti».

Dopo quella frase, si voltò nuovamente e si allontanò, scomparendo poco dopo dietro l'angolo di una via.

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