Kidnapped [J.B]

By ky_gglovely

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KIDNAPPED- RAPITA Hazel Van Metre, origini francesi, venne rapita all'età di sei anni ad una gita con alcuni... More

Prologo.
1. Vacanza.
2. La strana botola.
3. Lei.
4. Hazel Van Mêtre.
5. Frappuccino.
6. Devo stare qui.
7. Dovete credermi.
8. Arachidi.
9. Pupa.
10.Devi parlare.
12.Portatemi fuori.
13. Ragazza libera
14. Risate
15.Doccia
16.Lui
.
17. L'udienza
18. Ti amo
19. Ally
20. Odio
21. Palla di neve
22.Ally se ne va
23. Crisi
24. Fuga
Il cielo nei tuoi occhi d'ebano
25. Medusa
26. Non mi ami
Problemi di tastiera
27. Una nuova casa
28. Lacrime
29. Si torna a casa
30. Matrimonio
31. Chi è Hazel?
32.Non siamo oggetti

11. Voglia di essere libera.

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By ky_gglovely

Kidnapped.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

-Uno più uno? No lo so!- Hazel sgranchì le gambe, provando a muovere le caviglie, sentendo subito una fortissima fitta, quei segni rossi così accentuati se ne sarebbero mai andati? L'unica cicatrice di cui si vergognava profondamente era quella posta sotto il suo seno destro, la peggior punizione tra tutte.

Nessuno poteva vederla, altrimenti chissà cosa avrebbero pensato... rabbrividì al ricordo, cercando di scacciarlo stringendo le palpebre così forte da fare male. Non voleva che quelle immagini le si mostrassero nella mente, tuttavia era più forte di lei, non sarebbe mai riuscita a dimenticare.
-Ti prego Hazel, fa qualche sforzo, so che sai quanto fa.- Justin sbuffò, inarcando le sopracciglia nel vederla stringere così tanto le palpebre.-Ma stai bene?- Inclinò la testa, allungando la mano verso di lei così da poterle passare le mani tra i capelli. Prima di vedere l'avvocato aveva deciso di portarla a fare un po' di matematica nella sala dei giochi, ma non aveva funzionato, Hazel era agitata più del solito quella mattina, non smetteva di muovere braccia o gambe.

-Hazel?- Spostò i fogli ed alcuni libri posti sul tappeto rosa così da potersi avvicinare maggiormente.-Che hai?-

-Fa due, giusto?- Spalancò gli occhi, scuotendo la testa così da potersi riprendere da quello strano stato di trance. Un panino ed un altro panino facevano due panini, sì, ne era sicura.

Il biondo annuì, evitando di parlare di quel che era successo attimi prima, pareva quasi persa in se stessa.-Giustissimo, ti meriti quel bel frappuccino che ti ho promesso.- Necessitava di vederla felice anche se solo per qualche minuto.

I suoi occhioni verdi si illuminarono al sol pensiero di uscire da lì, non era ancora successo a causa delle visite e tutto il resto.-Andrò fuori di qui! Sì!- Iniziò a battere le mani felice, immaginando già la scena.-Ci sarà anche Ryan? E Cam?-

-No, no, penso di non essermi spiegato bene. Ti meriti un frappuccino non significa che usciremo da questo ospedale.- Precisò evitando di far notare il grande tono di delusione nella sua voce, l'avrebbe fatta uscire solo quando i medici lo avrebbero permesso.

-Allora no lo voglio.- Abbassò lo sguardo, passandosi la mano tra i capelli fino a fermarsi per tirarli, la faceva stare bene delle volte.-Dobbiamo ancora fare matematica?- Chiese con tono sofferente, si era stancata già dopo mezz'ora di tutte quelle regole, insomma, a cosa le sarebbe servito? Forse per contare i soldini come facevano Justin o Ryan quando desiderava da mangiare alle macchinette.

-No...se vuoi smettere smettiamo, possiamo continuare sta sera, sì?- Propose afferrando la sua mano destra per accarezzarla delicatamente.-Sai, non torno a casa da quando sei qui, lo so che è brutto non poter uscire ma....-

-Tu puoi uscire Justin, io no, mi sembra di essere tornata indietro.- Ammise gattonando verso di lui in maniera tale da rifugiarsi tra le sue braccia e lui sospirò abbracciandola così forte quasi da farle male.

-Non sei tornata indietro, in meno di un mese sarai fuori da qui, insieme a me e Ryan, okay?- Non era neanche sicuro di quello che stava dicendo, ma pur di rassicurarla avrebbe mentito, infondo lo faceva per lei, per farla star meglio psicologicamente.

-Non dirmi le bugie Justin, non mi piacciono.- Si strinse di più al suo corpo, portando le piccole mani sotto la grande felpa che indossava il ragazzo, sorridendo lievemente nel sentire il battito del cuore sotto il palmo della sua mano.-Il tuo cuore fa bum bum, lo sai?- Spostò la mano più a sinistra, sentendosi sempre più a suo agio, aveva capito che Justin non le avrebbe mai fatto nulla di male, anzi, sembrava contento ogni volta che lo era pure lei.

-Tutti i cuori fanno bum bum.- Mormorò affondando il viso nell'incavo del suo collo e respirando a fondo il suo profumo di talco, ricordandogli quanto fosse complicato aiutarla a fare il bagno, visto che si rifiutava sempre di togliere la maglietta.

-Quando avvocato?-

-Tra un po' sarà qui, vuoi che io resti con te giusto?-

-Sì.-

-Dopo andiamo a fare fisioterapia, così riprenderai a camminare più in fretta.-

-Anne?- Si staccò dall'abbraccio, sorridendo timidamente.-Con lei?-

-Sì, ti piace Anne non è vero?- Ricambiò il sorriso, dandole un tenero buffetto sul naso.

-Lei ha queste grandi!- Esclamò sfilando le mani dalla felpa per portarle sopra la sua maglietta, più di preciso sopra al piccolo seno.-Quando mi abbraccia è buffo!- Disse facendo scoppiare Justin in una grossa risata.-Ti piace il seno della signora Anne?-

Annuì, gonfiando le guance divertita.-E la sua pelle, no avevo mai vista di quel colore.- Ammise arricciando le labbra al pensiero.

-Non avevi mai visto una persona di colore?- Domandò pentendosi immediatamente di aver posto quella domanda, lo sguardo della ragazzina di fronte a lui che si spostava a disagio gli fece capire che la prossima volta sarebbe dovuto rimanere in silenzio.

Hazel evitò di rispondere, limitandosi a riabbracciarlo.

-Hey, siete già qui a quanto pare, come va?- Un uomo dalla bassa statura e i capelli grigi si guardò intorno, notando quanto fosse grande e vuota la stanza colorata di rosa e azzurro. A destra c'era una televisione con alcune videocassette poste nello scaffale sotto, mentre a sinistra si trovavano i giocattoli, come bambole di pezza e di plastica oppure vari giochi in scatola consumati.

-No...Justin no voglio parlare con lui.- Con uno sguardo terrorizzato verso quell'uomo si strinse di più a lui, desiderando di scappare come mai prima.-Voglio andare via.-

-Ma no, che ti prende? Eravamo d'accordo che ci avresti parlato.-

-No, voglio andare via, dov'è Ryan? Voglio Ryan, voglio stare con lui adesso.- Respirò con affanno, girando il viso verso destra e sinistra, sperando di poter intravedere il suo secondo sostegno morale.-Lasciami.- Provò a scansarsi in qualche modo dalla sua presa, ma fu tutto inutile.

-No, Ryan sarà qui più tardi, è ancora a scuola, perché non vuoi più parlare con lui? Che succede?- Le afferrò il mento, spingendola a guardarlo dritto negli occhi.

-Va tutto bene? Posso fare qualcosa per aiutarla?- Tom, il quale era rimasto in silenzio a osservare la scena, allungò la mano verso di lei per tentare di calmarla, ma ebbe l'effetto contrario.

-No!- Strillò colpendolo direttamente sul viso, graffiandolo così forte da farlo sanguinare.-Va via!- Continuò emettendo un ringhio animalesco nel notare che fosse ancora fermo di fronte a lei.

-Che cazzo!? Hazel, che cosa ti prende?- Justin sgranò gli occhi, afferrandole i polsi per tenere a bada i suoi attacchi d'ira.-Hazel smettila!- Alzò la voce sperando di convincerla in qualche modo a farla finita.

-Vado a chiamare gli infermieri.-

-Lasciami stare!- Quella volta si rivolse allo stesso ragazzo a cui era in braccio, muovendo i polsi per potersi liberare. La voglia di calmarsi e parlare era pari a zero in quel momento, dovevano solamente allontanarle quell'uomo.

-Hazel per favore, ragiona, non hai mai fatto così prima!- Distrattamente le lasciò un polso così da poterle accarezzare il viso, ma quella distrazione fu un grosso sbaglio, visto che graffiò pure la sua guancia con la stessa forza di prima.-Mi fai male, smettila.- Sibilò fermandole di nuovo il polso, avendo però il timore di farle troppo a causa della stretta.

-No!- Riprese a ringhiare, dimenandosi sempre di più.

-Hazel, se n'è andato, è andato via, guardami, smettila di fare la cagnolina rabbiosa, non ringhiare.- Lei si voltò, per capire se fosse vero, trattenendo il respiro quando non lo vide più.-Stai bene?- Sorrise nell'intuire che pian piano si stesse calmando.

-Quella ragazzina mi ha aggredito!- Tom la indicò, incoraggiando i due medici a tenerla ferma con la forza, spaventandola ancora più di prima fino a renderla di nuovo aggressiva.-No!-

-Tom! Ma che diavolo!? Tu dovresti aiutarci.- Justin attirò a sé il corpo di Hazel, tentando di proteggerla in qualche modo, era consapevole del fatto che i medici non le avrebbero mai fatto del male, ma questo Hazel ancora non l'aveva capito.

-E' quello che sto facendo, quella ragazzina è pazza! Guarda il mio viso, è pieno di graffi sanguinanti.- Agitato, si portò le mani tra i capelli, pronto ad avere giustizia, non gli interessava quanto fosse importante per tutto quell'ospedale la ragazza, l'aveva aggredito senza motivo e ciò bastava.

-Non l'ha fatto di proposito, lei l'ha spaventata, Hazel non è così.- Lei annuì vigorosamente, ancora chiusa tra le braccia di un medico.

-La giustifichi anche se ha aggredito pure te!? Guardati, stai sanguinando.- Justin aggrottò la fronte, toccandosi la guancia con la mano, sotto lo sguardo mortificato dell'amica.

-Non mi ha fatto nulla, lasciatela stare.- Purtroppo, fu troppo tardi per difenderla, ormai le avevano iniettato il tranquillante.

*.*.*.*

Justin aprì la porta di casa, leccandosi le labbra agitato, era da tempo che non vedeva sua madre ed era veramente nervoso nel sapere che appena avrebbe fatto dei passi in più se la sarebbe trovata davanti.-Mamma?- Deglutì rumorosamente, cercandola con lo sguardo, individuandola seduta su uno sgabello in cucina e quasi non la riconobbe. I capelli neri apparivano sporchi e unti, il nervosismo di quelle settimane e la continua assenza dei due uomini della sua vita avevano portato ad evidenziarsi le enormi borse sotto ai suoi occhi, l'abbigliamento trasandato, composto da una giacca lunga fino alle caviglie color grigio topo e dei pantaloni a zampa d'elefante ritraevano perfettamente lo stato d'animo della donna.

-Ciao Justin.- Fece un sorriso tirato, distogliendo lo sguardo dal cellulare.-Sei tornato...hai fame? Hai bisogno di qualcosa?- Si alzò con uno scatto dallo sgabello, aprendo il frigorifero bianco dietro di lei, notando solo in quel momento che era vuoto.-Oh...posso andare a fare la spesa, cosa ti va di mangiare? Posso fare una lista...-

-Mamma, è tutto okay, non ho fame, tu piuttosto, da quanto tempo non mangi?- Posò le mani sulle sue guance, accarezzandola dolcemente.-Mi dispiace di non esserci stato per te.- Mormorò evitando di pensare ad Hazel rimasta da sola e chiusa nella stanza di un ospedale, costantemente osservata da una parete nascosta dall'altro alto.

'Vogliamo assicurarci che stia bene' E' così che avevano detto i medici quando aveva chiesto spiegazioni e non essendo un parente non era riuscito ad obbiettare, secondo lui volevano solo studiarla, come se fosse veramente un animale in gabbia.

-Va tutto bene Justin, ora sei tornato, potremmo trovare conforto uno nell'altro.- Forzò un secondo sorriso, avvolgendolo in un abbraccio.-Hanno arrestato tuo padre, l'hanno trovato Justin.- Sussurrò, realizzando quanto fosse difficile pronunciare quelle parole ad alta voce.

Justin si staccò dall'abbraccio, indietreggiando sorpreso.-Cosa? E perché non ci è stato detto?- Avevano arrestato suo padre, ciò significava che Hazel era libera, non avrebbe dovuto vivere nella paura di essere rapita di nuovo, stavolta era completamente libera!

-Sono venuti i poliziotti un'ora fa a dirmelo, la notizia si è diffusa così in fretta tra i media che credevo lo sapessi pure tu.- Si giustificò accarezzandogli il braccio.-Ma stai tranquillo, andremo via da qui, ci faremo una nuova vita più lontano.- Prese la borsa posta precedentemente a terra, estraendone una busta contenente due biglietti aerei per il Canada.

-Canada? No, dio, fai che siano rimborsabili.- Si passò la mano tra i capelli, scuotendo la testa.-Mamma, io non andrò da nessuna parte senza Hazel.- Disse lasciandola a bocca aperta.

-Cosa?- Se possibile, divenne ancora più pallida.-Noi non abbiamo nulla a che fare con quella ragazzina!-

-Mamma, ascolta.- Poggiò le mani sulle sue spalle, stringendo la presa.-E' a causa nostra se ha perso 10 anni di vita, nostra, non solo di papà. Noi avremmo dovuto capire, tu sei sua moglie! Avresti dovuto sospettare almeno qualcosa. Ora siamo in debito con lei e dobbiamo aiutarla.-

-No, non è vero, non è colpa nostra, non è colpa mia.- Iniziò a camminare avanti e indietro, tirandosi disperata le ciocche dei capelli neri.-Lei non deve entrare nelle nostre vite, ha già rovinato la famiglia.-

-Noi l'abbiamo rovinata, lei non volevo stare lì, Barney l'ha violentata e costretta alla sottomissione per anni, come puoi incolpare Hazel di tutto?-

-Non la voglio accanto a te, non devi più vederla, non voglio che tu torni da lei in ospedale.-

-Pensi davvero che io ti dia retta? Ho diciotto anni, se non ti sta bene mi troverò un lavoro e diventerò il tutore legale di Hazel.- Sapeva che non sarebbe stato possibile, tuttavia avrebbe sempre potuto provare a usarla come scusa.

-Non ti troverai un lavoro, partirai con me per il Canada, ormai è deciso.- Infuriata afferrò la borsa e raggiunse la porta a grandi falcate.-Prepara le valigie, partiremo tra tre giorni.- Fu l'ultima cosa che gli disse.

*.*.*.*.*

-Allora Hazel, come ti senti ora?- La voce metallica la fece sussultare ed incominciare a guardarsi attorno confusa, solo dopo tre minuti il suo sguardo si soffermò su un aggeggio appeso al muro color nero pece. Si era svegliata dentro una stanza azzurro cielo, con alcune nuvolette bianche disegnate qua e là e senza alcun mobile presente.

Dov'era Justin?

Sospirò pesantemente, stendendosi sul pavimento freddo, perché non la lasciavano semplicemente andare? Dicevano di capirla, che dov'era prima non andava bene perché era rinchiusa, ma loro si stavano comportando al suo stesso modo.

-Hazel, abbiamo una buona notizia per te, il tuo aguzzino è stato catturato. L'uomo che ti ha tenuta con sé per dieci anni è in prigione ora, non devi più avere paura, puoi parlare con noi.-

Lei alzò gli occhi al cielo, portandosi due dita in bocca. Per quanto tempo sarebbe rimasto in prigione? Si mise in posizione fetale, sentendo una sorta di pressione all'interno del petto, lui stava male in quel momento? Stava pensando a lei? Le mancava?

Durante quei dieci anni lui non gli aveva fatto solo cose brutte, anzi, delle volte le permetteva di fare il bagno con del sapone profumato, altre le dava delle caramelle, ricordava anche che per un po' di tempo aveva messo una televisione nella stanza sopra il seminterrato e le permetteva di guardarla.

-Hazel? Hazel stai bene?- Justin entrò nella stanza, inginocchiandosi accanto al suo corpo sdraiato.-Che stai facendo sdraiata? Pensavo ti fossi sentita male.-

-Voglio stare sola.- Borbottò posando le mani sul viso, così da coprire la visuale, desiderava spesso chiudere gli occhi e non riaprirli mai più, ma ogni volta c'era la voce di Justin che la svegliava da quegli incubi, invogliandola a continuare con quella tortura che veniva chiamata vita.

-Mi dispiace tanto per prima, non volevo che tutto questo accadesse, tu non dovresti essere qui.- Le strinse la mano, così che lo guardasse.-Perché non mi guardi nemmeno?-

-No ti voglio guardare Justin, lasciami da sola.- Gli diede le spalle, provando a non cedere.

-Ei, guardami un attimo.-

-No.-

-Hazel, guardami, per favore.-

-No, io ti ho fatto male, no voglio guardarti.- Ammise senza continuare a guardarlo.

-Non mi hai fatto male.- Sorrise dolcemente, afferrando i suoi fianchi per portarla a sedersi sulle sue gambe, all'inizio gli fu un po' complicato, ma riuscì ad avere il suo viso di fronte agli occhi.-Guarda la mia guancia, non mi hai fatto nulla, io sto bene, tu stai bene, è questo quello che conta.- Sussurrò poggiando la fronte contro la sua.

-Non fa male?- Fece un piccolo sorriso, toccandogli la guancia con le punta delle dita, in effetti non sembrava esserci nulla di che.-Mi dispiace.- Chiuse gli occhi, infilando il viso nell'incavo del suo collo.

-Hanno preso mio padre Hazel, questo significa che potrai ricominciare una nuova vita.-

-Insieme a te?-

-Insieme a me.- Sua madre poteva benissimo partire per il Canada da sola.

Autrice:

Scusate il ritardo, ma come vi avevo detto ho iniziato gli esami a Settembre quindi avevo molto da studiare, purtroppo non sono riuscita a passarli e...nulla, spero vi vada bene questo capitolo!

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