3. Lei.

1.5K 86 14
                                    

Kidnapped.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

-Cosa cazzo...- Raccolse il telefono, puntando la luce verso quella...quella mano che sbucava fuori da una coperta marrone.
Finalmente aveva capito, suo padre aveva ucciso una persona e nascosto lì il corpo!
Oppure la persona a cui aveva venduto la casa lo aveva fatto e lui lo stava coprendo, sì, era più probabile.
Era veramente terrorizzato da quella scoperta, non sapeva cosa fare, andarsene e fare finta di niente? Insomma, se avessero arrestato suo padre? Betsy ne sarebbe rimasta sconvolta.
Veder soffrire sua madre era l'ultima cosa che avrebbe desiderato.
La sua curiosità ebbe la meglio in quel momento così spaventoso, ma come si sa, siamo tutti figli di due curiosi: Adamo ed Eva; a passo lento si diresse verso essa, deciso a vedere cosa ci fosse sotto.
-Okay Justin, hai visto tua nonna nuda, potrai sopportare anche questo.- Parlò a sé stesso, suo grosso difetto; più si avvicinava, più desiderava tornare indietro e quasi pensò di lasciar perdere, ma con uno scatto la persona sotto le coperte le scostò.
-Porca puttana!- urlò saltando spaventato all'indietro.-Merda!- Portò la mano sul petto, respirando affannosamente.-Cazzo!- Nell'imprecare così tante volte non si accorse del tavolo su cui andò a sbattere, facendolo ribaltare.
Era viva.
-Chi diavolo sei tu?- Tornò di fronte a lei e cadde in ginocchio, distrutto nel vedere il suo viso, pallido e magro.
-Non...non posso crederci...- Balbettò allungando la mano verso il suo viso, tentando di capire se fosse reale, ma lei non glielo permise, ricoprendosi fin sopra la nuca.
Aveva tanta paura, le ricordava il mostro, ci somigliava così tanto, i lineamenti del viso, le labbra.....
-Ei, non voglio farti niente, come ti chiami?- Abbassò la voce, capendo di averla spaventata con i suoi gesti di prima.
Non ottenendo riscontro cominciò ad analizzare il seminterrato, la luce fioca traspariva da una piccola finestra con la pellicola oscurante, illuminando solo una piccola parte. Non era un posto grande, tuttavia c'era spazio a sufficienza per muoversi, era grande quanto la sua camera da letto.
-Chi ti ha portata qui?- Aveva così tante domande da farle, soprattutto su quelle due grosse cavigliere in metallo con una chiusura a piolo e a lucchetti, collegate da una robusta catena attaccata al muro, riusciva a intravedere il sangue sotto esse.-Ti fanno male? Aspetta, provo a toglierle.- Ma avvicinandosi notò di starla spaventando ancora di più ed era fastidioso, perché ad ogni suo movimento quelle cavigliere provocavano un sinistro rumore di ferraglia.
-Okay, ti starò lontano, però mostrami il tuo viso, ti prego.- La supplicò, ricevendo silenzio come risposta.-Mi dispiace di aver fatto cadere il tuo tavolo, ora lo tiro su.- Lo fece, risistemando anche i pochi pennarelli ed i fogli bianchi.
-Ti piace disegnare?- Prese alcuni fogli colorati, rabbrividendo alla vista delle immagini, ritraevano un uomo o almeno così sembrava, dai lunghi capelli castani, simili a quelli di suo padre. Quest'ultimo teneva una lunga linea marrone tra le mani e la scagliava contro un corpo rannicchiato su se stesso.
-Perché non mi parli? Chi è quest'uomo?- Non sapeva nemmeno lui perché continuava ad insistere nel parlarle, ma voleva delle risposte, insomma, una ragazzina era nel seminterrato del padre, legata alle caviglie con un water accanto, un lavandino, una ciotola per cani e un panino mangiucchiato.
-Hai fame? Guarda, ho una barretta di cioccolata qui.- La tirò fuori, porgendogliela.
Lei abbassò le coperte fin sopra le labbra, scrutandolo con attenzione, non capiva cosa facesse lì, perchè non l'aveva ancora picchiata?
-E' per te, mangia.- L'appoggiò davanti a lei, in attesa di un suo gesto.-Non la vuoi?- Inclinò la testa, meravigliato dai suoi occhi verdi/marroni a mandorla.
Lei annuì.
-Beh, almeno un gesto lo hai fatto. Allora, la vuoi?-
Annuì.
La scartò al suo posto, ne staccò un pezzo e lo avvicinò alla sua bocca.-E' buono, prova.- Socchiuse le labbra, masticando con calma, poi aprì di nuovo la bocca, aspettando altro.
Justin sorrise compiaciuto, finendo per dargliela tutta.-Diamine, qui fa freddo, cos'hai sotto quella coperta?- Credendo di aver ottenuto la sua fiducia si sporse un po' troppo, terrorizzandola.
-No, non mi guardare così, me ne sto fermo e buono. Io ho tanto freddo, che ne dici se torno a casa, prendo due belle felpe e ci copriamo?-
Scosse la testa, non poteva indossare nulla che non gli avesse dato lui, altrimenti si sarebbe arrabbiato molto.
-Mmh, posso andare a prenderti del cibo vero se preferisci.-
Annuì.
-Lo sapevo, poi? Cos'altro vuoi? Da bere?-
Annuì.
-Perché non mi parli?- Sospirò rassegnato e si alzò, senza smettere di guardarla, non riusciva ancora a crederci.-Torno tra poco.-
Fece lo stesso percorso di prima per uscire, inconsapevole del fatto di avere due bellissimi occhi verdi puntati su di lui.

Dopo una doccia fredda, il ragazzo prese il telefono, indeciso se chiamare o meno sua madre.
Sentiva il bisogno di dirglielo, ma sapeva che ne avrebbe parlato con suo padre per saperne di più e non voleva, prima doveva saperne di più lui, voleva conoscere il suo nome ed essere sicuro che l'avesse portata lì suo padre, magari lui non ne sapeva nulla.
Perché insonorizzare il seminterrato?
La vibrazione del telefono lo distrasse dai suoi pensieri, era Ryan....gli chiedeva di uscire...se ne era dimenticato, sarebbero dovuti uscire insieme.
Aprì WhatsApp e gli scrisse, inventandosi la scusa del mal di testa.
Voleva aiutare quella ragazzina, lì sotto era orribile, ma non sapeva liberarla da quelle manette alle caviglie, come poteva fare?
Starsene lì con le mani in mano non avrebbe risolto nulla, doveva darsi una mossa, più tempo passava più lei avrebbe sofferto.
Prese il suo zaino scolastico, lo svuotò sopra il letto e infilò un suo maglione pesante, dopodiché andò in cucina ed aggiunse due bottigliette d'acqua ed una di tè freddo alla pesca.
-Dov'è lo scaldavivande...- Sbuffò, cercandolo per tutta la cucina e riuscì a trovarlo solo dopo una decina di minuti.
Sua madre gli aveva lasciato in frigo una teglia di pasta con asparagi e pancetta, quindi ne prese un po' e la mise nel primo contenitore dello scaldavivande, nel secondo decise di mettere delle polpette di carne al forno con pomodorini.
Lo chiuse, provando a farci stare tutto nello zaino.
Mancava solo qualcosa di dolce, ma non ne aveva in casa, quindi lasciò perdere, non aveva tempo per andare a comprare qualcosa.
Poi, prima di uscire pensò ad una cosa, e se fosse rimasto a dormire lì? Così da non lasciarla sola.
Sì, ma dove? Non c'erano letti.
Poggiò a terra lo zaino e andò a prendere la sua valigia, mettendoci un sacco a pelo, la loro piccola stufa elettrica senza presa e due cuscini di medie dimensioni.
Forse era una decisione affrettata, ma doveva sapere, prima del ritorno di suo padre.
*.*
-Portare tutta questa roba in bicicletta non è stato semplice, stavo cadendo sai?- Raccontò lasciando lo zaino davanti a lei.-Però ho fatto tutto questo per te, voglio davvero conoscerti.- Di solito erano gli altri a comportarsi così con lui, non il contrario.-Il fatto che tu ti sia seduta lo apprezzo molto.- Si era sorpresa di vederla appoggiata contro il muro non appena era entrato.-Ti ho preso da mangiare, è tutto caldo e possiamo mangiare assieme.- Propose tirando fuori lo scaldavivande.
Depose le bottigliette di fronte a lei.-Ti piace il tè freddo? Spero di sì...- Svitò il tappo, per poi farne un sorso.-E' davvero ottimo, tieni.- Lei aspettò che lo lasciasse a terra, prima di prenderlo e fare un sorso.
Gemette per il freddo al contatto con le sue carie, non aveva mai visto un dentista e i danni ai denti erano molti, aveva solo la possibilità di lavarli.
-Ecco qua, buon appetito.- Con la scusa del dover condividere il cibo si avvicinò il più possibile, le lasciò la forchetta poggiata sul bordo, mangiucchiando un po' di pasta, voleva lasciarne il più possibile per lei, ma aveva notato che se non era lui a fare il 'primo passo' lei non faceva nulla.
Lo seguiva.
-Ho portato anche delle polpette. Sono buone sai?- La ragazzina dai lunghi capelli castani ne prese una, infilandola in bocca.
Era davvero ottima.
Sempre con cautela ne mangiò altre, fino a finirle, poi, passò alla pasta, mangiandola con le mani.
-Potresti usare la forchetta.- Propose inarcando la testa verso destra, ma lei scosse la testa smettendo di mangiare.
-Le tue mani sono sporche.- Le diede un fazzoletto così da permetterle di pulirsi.-Mi vuoi dire il tuo nome?-
Lei socchiuse le labbra, ma si zittì appena un forte rumore provenne dal piano di sopra.

Autrice:
Nei media ho messo la foto così, tanto per farvi capire com'è, ovviamente non l'ha ritrovata in quello stato.

Kidnapped [J.B]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora