1. Vacanza.

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Kidnapped.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

-Perchè dovrei passare le vacanze di pasqua da solo?- Borbottò Justin irritato dal fatto che fosse sua madre a decidere tutto, senza prendere in considerazione cosa ne pensava lui.
-Perchè non sei voluto andare da nessuna parte con Ryan, dai tuoi zii no, dai nonni nemmeno, diamine, allora rimani qui in Inghilterra!- Alzò la voce pure lei, furiosa per il fatto che se la stesse prendendo con lei.
Non era mica colpa sua il fatto che suo figlio non avesse molti amici con cui passare le vacanze di pasqua.
Lei e suo marito desideravano stare un po' insieme da soli e quello era il momento giusto.
-Sì okay, non mi interessa.- Si alzò dal divano per chiudersi nella sua stanza, mentre Betsy rimase in salotto, osservandolo dispiaciuta sbattere violentemente la porta.
Casa loro non era né troppo piccola, né troppo grande, possedeva la stanza dei genitori, quella di Justin, un bagno ed un salotto unito alla cucina.

-Justin, mi raccomando, fai il bravo.-
-Sì.- Alzò gli occhi al cielo, ignorandola per continuare a giocare con la play station.
-Ti voglio bene.- Gli stampò un bacio sulla fronte sporcandola col rossetto.
-Ti voglio bene pure io, ora però smettila.- Rispose pulendosi con la manica della maglietta.
-Ciao Justin.- Lo salutò il padre, limitandosi ad un cenno con la testa.
-Ciao.- Il loro rapporto era ottimo, appena era arrivato erano riusciti a legare, benché gli otto anni di assenza. Uscivamo molte volte assieme, a pesca, in campeggio...cose da uomini.
-Ti chiamerò appena atterriamo.-
-L'hai già detto.- Dopo altri mille baci e raccomandazioni Betsy riuscì a lasciare la casa, era la prima vacanza che si concedeva dopo anni ed era davvero emozionata, si fidava di Justin, era sempre stato un ragazzo davvero responsabile.
-Vediamo un po' cosa fare.- Sussurrò tra sé e sé, iniziando a valutare le sue opzioni, erano le otto di domenica mattina e non aveva nulla da fare, ma quando decise di andare a dormire suonarono il campanello.
Maledì chiunque fosse, si passò la mano tra i capelli ed andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti un uomo vestito con una tuta da meccanico.
-Buongiorno ragazzo, sono qui per il sign. Barney Ramirez, è in casa?-
-No, mio padre è partito circa un ora fa, posso fare qualcosa per lei?-
-Beh, ecco, ha ordinato vari prodotti per l'isolamento acustico. Deve firmare qui.- Gli porse il suo schedario, osservando la sua firma.-Bieber?-
-Ho tenuto il cognome di mia madre.- Spiegò facendo spallucce.
-Capisco....aveva anche chiesto di trasportarli a casa sua.-
-Quindi...qui?- Fece segno dietro di sé, per fargli vedere casa.
-No, nell'altra.-
-Altra?- Aggrottò la fronte, non capendo.
-Sì...suo padre mi ha detto che la sta ristrutturando per rivenderla e ha bisogno di insonorizzare il seminterrato, ma se non ne sa nulla fa niente, aspetteremo quando torna, nel frattempo possiamo lasciare la roba qui?-
-Sì...certo, posso avere la via dell'altra casa?- Era curioso, voleva saperne di più.
-E' verso la campagna, una casa in mezzo al verde, Fiver Miller, hai presente?-
-Sì.- Non ci era mai stato, ma aveva presente ed ora sapeva cosa fare in giornata, non prima di farsi una doccia bella calda.
-Beh, grazie mille e arrivederci.- Salutò, lasciando il materiale a terra di fianco al calorifero, non erano molti.
-Arrivederci.- Chiuse la porta a chiave, dirigendosi verso la sua camera.
Perché suo padre non ne aveva parlato anche con loro del progetto per l'altra casa?
Prese una maglietta pulita, dei pantaloni e si chiuse in bagno, portandosi dietro il telefono.
Conosceva sua madre, se non avesse risposto alla chiamata sarebbe tornata fino a lì a piedi.
Accese l'acqua calda in contemporanea a quella fredda, tolse i vestiti, lasciandoli a terra ed entrò evitando di bagnarsi i capelli biondi.
Aveva deciso di tingerli il giorno dopo del suo diciottesimo compleanno, sua madre gli aveva urlato dietro per ore, sostenendo che nonostante fosse maggiorenne, non poteva fare quello che voleva.
Spense l'acqua dopo circa mezz'ora, si vestì e ricontrollò l'ora, poteva anche prendere la bicicletta e partire, non era vicino a casa loro, il suo telefono aveva detto 41 chilometri.
Quella casa non l'aveva mai vista, ne aveva sentito parlare qualche volta dai suoi genitori, due anni fà.
Ricordava che sua madre se l'era presa, insomma, perchè non potevano andare a vivere lì gratis, invece che dover pagare l'affitto della loro?
Non aveva sentito la risposta del padre e non si era più interessato, ma in quella settimana aveva tutto tempo per farlo quindi mise le scarpe , afferrò una brioche al volo e andò in cortile a prendere la sua bici, desiderava un auto, ma non aveva voglia di trovarsi un lavoro.
Finì la brioche in pochi bocconi, montò in sella e partì, seguendo il navigatore sul telefono.
Una volta arrivato,  scrutò con attenzione la casa e parcheggiò la bicicletta di fronte ad essa.
Era quasi più bella della loro, ormai ne era convinto, doveva essere quella ereditata dalla nonna. Il tetto era marrone scuro, con un oblo sul davanti.
Attorno a lui c'erano delle piante alte, era difficile da trovare, ma lui c'era riuscito e non vedeva l'ora di scoprire perchè suo padre volesse insonorizzare il seminterrato.
-Merda...- La porta era ovviamente chiusa a chiave, cosa poteva fare per aprirla?
Sbuffò indeciso, la porta era di legno, vecchia, quindi avrebbe anche potuto aprirla con una carta di credito o simile.
Sorrise alla sua idea, tirò fuori il portafogli e prese la gift card scaduta, lo aveva letto da qualche parte...sarebbe bastato far scorrere l'estremità più larga della carta tra l'infisso e la parte che chiudeva la porta, appena sopra la zona dove la serratura si inseriva nell'infisso.
Purtroppo non funzionò, a quanto pare qualcosa non andava nel suo piano, quindi lasciò perdere, pensando ad altro.
Ma come poteva fare?
Smise di pensarci quando ricevette la chiamata di sua madre, la quale voleva sapere come stesse.
-Mamma, sono passate a malapena due ore.-
-Lo so, ma è tutto okay? Il mio istinto materno dice che c'è qualcosa che non va.-
-Mamma è tutto okay, tu e il tuo istinto materno potete smetterla di preoccuparvi.-
-Dove sei?- Sentiva degli strani rumori dall'altro lato del telefono, non poteva essere a casa.
-Ho fatto un giro in bici, qual'è il problema?-
-Un giro in bici? A quest'ora? Non mi stai nascondendo nulla vero?-
-No, mio dio, quanto sei assillante! Avevo voglia di fare un giro in bici e l'ho fatto.-
-Sì..certo, per pranzo ti sei organizzato? Cosa mangi? Qualcosa di sano è, magari di vegano oppure...-
-Mangerò vegano solo quando finirà il mondo.-
-Ma se il mondo finirà...come farai a mangiare vegano?-
-Mamma.-
-Okay, scusa. Preparati un panino oppure della pasta.-
-Lo so mamma, non dirmi cosa fare. Oh e volevo chiederti una cosa, papà non aveva mica venduto la casa ereditata dalla nonna?-
-Sì, mi ha detto di averlo fatto cinque anni fa, come mai?-
-Nulla...ora devo tornare a casa mamma, ciao. Ti voglio bene.- Optò di non dirle niente, per non farla preoccupare, voleva scoprire lui cosa stava accadendo.
-Ti voglio bene pure io, a dopo.-
Infilò il telefono in tasca e decise di tornare a casa, si sarebbe procurato altri materiali per aprire la porta, come una chiave a urto e l'avrebbe aperta.

Sentiva freddo, tanto freddo, ma non poteva fare altro che stringersi nella sua coperta di lana e attendere.
Lui se ne era andato, anche se solo per una settimana ...non avrebbe dovuto sopportare le sue torture.
Le aveva lasciato una ciotola con dell'acqua e due panini, doveva farsi bastare il tutto per la settimana, ma lei aveva così tanta fame... e se ne avesse mangiato uno oggi e l'altro durante i restanti sei giorni?
Scrutò spaventata il posto, temeva che lui potesse tornare, magari il viaggio era stato annullato o robe simili, non poteva saperlo.
E se fosse morto? Per un incidente aereo?
Lei sarebbe morta li dentro e nessuno lo avrebbe scoperto.
Le si inumidirono gli occhi al pensiero.
Il seminterrato in cui si trovava era spoglio, grigio, così spento da far schifo.
Non era piccolo, ma nemmeno troppo grande, al suo interno vi trovavano uno spazio bagno, dove vi era un water ed un lavandino, più in là c'era un tavolo con alcuni fogli dove poteva disegnare, ma in quel momento non poteva arrivarci perchè legata con delle grosse manette alle caviglie, le catene potevano permetterle di muoversi entro uno spazio limitato, se si sarebbe spinta più in là, le avrebbero sfregiato la pelle, provocandole immenso dolore.
Lentamente fece un piccolo morso al panino, per sua fortuna le mani erano libere.
Si fermò, prima di finire tutto il panino, mollandolo sul piatto, cosa poteva fare? Il tavolo era troppo lontano da raggiungere, visto le caviglie legate.
Di fronte a lei c'era il libro di italiano per bambini di prima elementare, conosceva l'alfabeto e alcuni nomi di oggetti e animali, osservava attentamente le immagini, le uniche che la connettevano in qualche modo al mondo reale.

Kidnapped [J.B]Where stories live. Discover now