My All. ||Stefano Lepri||

By _spicci

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'Ti tratterà come un burattino, e non devi farlo, non sei costretto' 'Preferisco essere trattato come un bura... More

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Ringraziamenti
Copertina!
Nel frattempo...
Our All. ||Stefano Lepri||

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By _spicci

Aprii gli occhi, osservando lo spazio circoscritto in cui mi trovavo.
Era una stanza di tonalità grigio chiaro, sia il pavimento che il soffitto erano di quel colore. Avevo sempre pensato che posti del genere erano riservati per persone con problemi di mente, come i pazzi, ma non mi sembrava affatto così.
Se lo avessi scoperto prima quel posto, non avrei esitato nel chiudermici dentro a vita. Ti allontanava da tutto, da quello che si trovava fuori ad esso.
Non c'erano mobili, scaffali o altre cose.
Non c'era nulla.
Ero seduta sul pavimento, ma qualcosa impediva di muovermi. Dopo qualche secondo, sentii qualcosa stringermi i polsi, anche se non capivo cosa fosse.
Dopo aver cercato di toccarlo, potei constatare che si trattasse di una corda. Non solo mi avevano legato da sola, un'altra persona si trovava attaccata a me, ma dato che mi trovavo di spalle, non sapevo chi fosse.
'Ti sei svegliata' sospirò il ragazzo, facendomi riconoscere la sua preoccupata e calda voce.
Potevo immaginarmi che fosse Stefano, ma non pensavo che lo avrebbero catturato e legato.
'Dove siamo?' Gli chiesi.
'Te lo lascio capire da sola' mi rispose.
Sempre di ottimo aiuto.
Cosa ci facevamo li, in quello stato?
Ma, lentamente, i ricordi iniziarono a ritornare nella mia mente.
Valente, Angela, la loro intrusione nella mia abitazione..
In quel momento, capii dove mi trovai.
Non pensavo al fatto che, un giorno, mi sarei potuta trovare lì, però era accaduto davvero.
Ci trovavamo nell'ultimo posto in cui sarei voluta venire.
La casa di Giuseppe e la sua banda.

'Me lo sarei dovuto aspettare' sbuffò il moro, irritato da quella situazione.
Peccato che non fosse l'unico.
'Avrei dovuto difenderti, invece sono crollato' continuò, e potei percepire che scuoteva la testa nel dire l'ultima frase, come se fosse pentito di quello che aveva fatto.
La colpa non era sua, ma di mio fratello. Si era fidato ciecamente della bionda e le aveva raccontato ogni singola cosa di lui, anche l'indirizzo di casa.
'Non sei crollato' gli risposi.
'Sei l'unica persona che, nonostante le difficoltà, è sempre rimasta' lo informai, cercando di voltare il mio capo, ma non riuscendoci del tutto.
'Credevo che fosse Ludovica, quella persona' disse, quasi stupito dalle mie parole.
'Lo era' sospirai, non volendo toccare quell'argomento.
Dato che le nostre mani erano legate da quelle corde strettissime, prese le mie tra le sue. Le sentii ruvide e piene di croste, probabilmente aveva cercato di difendersi, ma con scarsi risultati.
Il fatto che avesse provato a difendersi mi rassicurava, perché sapevo che non si sarebbe arreso subito.
'Come sta, il tuo occhio?' Esitai nel chiedere, dato che temevo la risposta.
'Beh, posso dirti che sono felice che tu sia girata di spalle' rispose sarcastico.
Sorrisi, e immaginai che anche le sue labbra si fossero curvate, formando uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
'Usciremo da qui?' Gli chiesi, poco convinta.
Riuscivo a malapena a vedere la porta e, probabilmente, non c'erano altre vie d'uscita.
Perché avevano l'esigenza di rapirci? Credevano di poter risolvere qualcosa, con il rapimento?
Stefano sospirò, segno che nemmeno lui sapeva se saremmo usciti da quella situazione.
'Si Alice, ce la faremo' disse, non molto sicuro della sua frase.
Odiavo quando mi mentiva ma forse, in quel momento, gli ero grata per non avermi detto la verità.

Sentii della luce entrare, improvvisamente, nella stanza che era illuminata soltanto da una piccola lampada. Strizzai gli occhi, come se quella luce non la vedessi da giorni. Ancora non capivo da quanto tempo mi trovavo lì, sembrava passato molto tempo dal giorno in cui Stefano mi rivelò ciò che provava per me.
Non ci credevo che avesse detto quelle cose, che davvero le pensasse, le provasse. Tutto mi sarei aspettata, ma non che arrivasse a quel punto e, specialmente, che quel momento fosse interrotto da un paio di ragazzi che ce l'avevano con noi. Il nostro momento non poteva essere rovinato da un paio di individui peggiori di loro.
'Buonasera, signorini' disse una voce, che speravo di non ascoltare ancora.
Angela.
Si stava avvicinando al viso di Stefano e, da quello che potevo vedere con la coda dell'occhio, gli stava accarezzando le ferite provocate da Valente.
Mi girai di scatto, stringendo i denti.
Gelosa, Alice?
Poteva essere, anche se non avrei mai pensato che sarei stata gelosa di uno come Stefano.
D'altronde, non sapevo cosa fossimo.
Certo, aveva ammesso i suoi sentimenti per me, ma io non lo avevo fatto. Avevo soltanto confermato quello che aveva detto e, dal mio punto di vista, non si aspettava soltanto che confermassi le sue idee, ma anche che parlassi di lui.
Però, se c'era un piccolo lato di me che diceva di dirgli tutto, c'era un altro lato che diceva di non farlo.
Inoltre, notare che la bionda, molto probabilmente, si trovasse a pochi centimetri dal suo viso e lui che non le diceva nulla, mi faceva dubitare di tutto quello che mi aveva rivelato.
Forse, aveva detto quelle cose per farmi un favore, per farmi capire che qualcuno ci sarebbe stato per me, ma non gli era riuscito bene.
'Calmati Alice, non voglio baciarlo' disse la bionda, ritrovandosi in ginocchio davanti a me.
'Non è il mio tipo, non mi metterei mai con uno come lui. Come fai a starci insieme?' Mi chiese, molto confusa sulla nostra presunta relazione.
Questa era una relazione? Lo era davvero? Da cosa si vedeva?
'Non stiamo insieme' disse inaspettatamente Stefano, con tono duro e profondo.
Non capivo quale fosse il suo scopo, se quello di raccontarmi cazzate o di raccontarle ad Angela. A quelle parole, parte di me crollò mentre l'altra, che era sopravvissuta a tutto, rimase intatta. Quella parte se l'aspettava che lui se ne uscisse con una frase del genere, non dovevo demoralizzarmi all'istante, non dovevo essere debole.
Anche se, in quel caso, la questione era diversa. Tutto era diverso, quando c'era lui in ballo.
'Ma come? Sembrate così affiatati' mi informò, come se non lo sapessi.
Ad ogni modo, dovevo cercare di reggere il gioco. Se il moro pensava che ci rimanessi male, si sbagliava.
Beh, più o meno.
'Hai detto bene, sembrate' le feci notare, mentre ripensò alla frase che aveva detto. Mi scrutò intensamente, cercava di capire se le stessi mentendo e, a dirla tutta, non lo sapevo nemmeno io.
Il rapporto tra me e Stefano era tutto un crescendo: più passavamo del tempo insieme, più si scopriva. Potevamo scoprire cose riguardanti il nostro passato, oppure sul carattere di ognuno. Infatti, assumevamo comportamenti diversi ai soliti, ogni volta che ci trovavamo insieme.
Se stava bene, stavo bene anche io; se stava soffrendo, soffrivo anche io; se stava giocando, avrei giocato meglio di lui.
'Va bene, non state insieme' confermò lei, anche se le mie mani si trovavano tra quelle di Stefano. Lui le stringeva per farmi capire che stava mentendo, ma ancora non capivo il perché. Se avesse avuto tanto coraggio, le avrebbe raccontato la verità.
E perché non lo fece?
'Allora, se non siete nulla, non dispiacerà a lui se ti farò questo' disse, dandomi un potente schiaffo sulla guancia. Strinsi i denti per il dolore e la rabbia, guardando quegli occhi azzurri con la stessa freddezza che trasmettevano. Cercai di togliermi dalla presa di quelle corde strette, ma era la stessa cosa che stava facendo il moro. Un sorriso beffardo si formò sulle labbra della bionda. Il suo scopo non era picchiarmi, ma era quello di far agitare Stefano, e le era riuscito bene, fin troppo bene.
'Dai Stefano, non le faremo nulla' informò il moro.
La guancia cominciò a bruciarmi e, probabilmente, si era formato un rossore attorno ad essa. Avrei voluto alzarmi e fargliela pagare alla bionda, cosa che avrei dovuto fare da tempo.

'L'ho fatto soltanto per una questione tra me e lei' concluse, uscendo dalla porta e chiudendola.
Eravamo di nuovo nel buio, con soltanto una piccola luce ad illuminare la stanza.
'Ti fa male?' Chiese Stefano.
Dovevo dirgli la verità?
In fondo, non era nulla di che, in confronto a tutto il resto.
'Ho subìto di peggio' risposi, cercando di accarezzarmi la guancia con la spalla.
'Devo cercare un modo per farti uscire' rifletté il moro, facendosi ascoltare da me.
'Volevi dire farci' lo corressi, avendo capito male. Ma non me lo ero inventato, aveva detto realmente tutt'altro.
'Io posso aspettare' cercò di farmi ragionare, ma con pessimi risultati.
'Se pensi che ti lascerò marcire qua dentro, ti stai sbagliando' gli feci capire, dato che stava cambiando idea su di me.
Non volevo abbandonarlo lì, volevo che uscissimo entrambi da quel posto. Nonostante fosse una stanza abbastanza piacevole, le persone che si trovavano all'interno delle altre non lo erano.
Quello che mi lasciava confusa era mio fratello.
Come faceva a non sapere nulla su Angela?
L'aveva conosciuta in passato e, forse, tingendosi i capelli di un biondo più acceso era riuscita ad ingannarlo.
Salvatore era stupido, e non poco, specialmente quando cominciava a parlare. Quando iniziava, potevi aspettarti che dicesse le migliori cazzate che gli uscissero da quella bocca.
Ma, poco probabilmente, lo stavo sottovalutando. Forse, dietro di lui si trovava un ragazzo forte e coraggioso.
Smettila di pensare a lui, e cerca di uscire da questo fottuto posto.
'Alice, forse so come fare' disse Stefano, attirando la mia attenzione.
'Come?' Chiesi immediatamente, dato che non potevo più sopportare il dolore della corda.
I polsi erano le uniche zone che mancavano per poter completare i lividi sul mio corpo.
'Nella mia tasca, ho un pezzo di vetro' disse, cercando di allungare le mani per raggiungere la tasca del jeans, ma non ci riuscì.
'Giri con un pezzo di vetro in tasca?' Domandai, rendendo ridicolo quel gesto.
'Di solito, giro con oggetti peggiori, ma lasciamo perdere' disse rapidamente, capendo che per oggetti peggiori si intendevano pistole.
'Devo trovare un modo per prenderlo'
'Dobbiamo' dissi, quasi gridando.
Doveva smetterla di pensare che potesse fare tutto da solo, e mi infastidiva il fatto che non volesse l'aiuto di nessuno, in particolare il mio. Ero l'unica persona che potesse aiutarlo, e lui mi impediva di farlo; il motivo per cui facesse in quel modo non lo sapevo, ma ero a conoscenza del suo vivere in solitudine e, anche se non voleva dirlo, voleva che qualcuno si trovasse sempre accanto a lui.
Quel qualcuno ero io.
'Forse ho trovato un modo' rispose.
'Quale?'
'Riesci ad allungare le mani?' chiese, sicuro della sua idea.
'Ci posso provare' gli risposi, tentando di avvicinare le mie mani alla sua tasca, ma la cosa era complicata, data la forte stretta della corda. Smisi di muovermi, appena la porta fu aperta da qualcuno.
'Cosa ci fai qui?' domandò Stefano all'individuo, che ancora non avevo visto. Senza rispondere al moro, si presentò davanti a me.
Fui contenta di vederlo, anche se avrei preferito incontrarlo in un altro momento.
'Salvatore' sospirai, contenta di trovarmelo davanti agli occhi.
Almeno, sapevo che Angela non gli aveva fatto nulla.
Mi sorrise e prese un coltello dalla tasca. Per un attimo mi passò per la testa l'idea che volesse fare qualcosa di avventato ma, quando si chinò per tagliare la corda che legava le mani mie e di Stefano, capii che mi stavo sbagliando.
Con un solo taglio, liberò i nostri polsi, permettendoci il movimento. Appena mi massaggiai i polsi, notai i segni evidenti provocati dalla corda.
Perfetto.
'Che cosa vi hanno fatto?' domandò, notado le condizioni di entrambi. Avevo soltanto una guancia arrossata, mentre l'occhio del moro era tutt'altro che guardabile. Non era solo circondato dal viola che già possedeva, ma la sclera era ricoperta da un rosso sangue che poteva spaventare chiunque.
'Nulla di che, ma vorrei sapere come fossero a conoscenza del luogo della mia abitazione' risposi, incrociando le braccia e guardando mio fratello con tono accusatorio.
Lui sospirò, sapendo di essere colpevole di quello che era accaduto. 'Non c'è tempo per spiegare, dovete andarvene prima che mi scoprano' concluse, conducendoci fuori dalla stanza.
'In fondo a questo corridoio, c'è una finestra: uscite da lì, io li distrarrò' spiegò rapidamente, allontanandosi da noi.
Io e Stefano ci guardammo interrogativi. Salvatore sapeva di quello che volevano farci, sapeva che ci trovavamo in quel posto, sapeva tutto ma noi, invece, no. Doveva darci tante spiegazioni, e chissà quando ce le avrebbe date.
Non avevo ancora capito il suo desiderio di libertà come fosse, però sapevo che non era quello che voleva per se stesso.
Stefano mi prese la mano e camminammo fino alla finestra che ci aveva indicato mio fratello. Il moro la aprii, notando la distanza tra il balcone e il terreno: non erano né troppo lontani e né troppo vicini. Non ero mai saltata giù da un balcone, e non sapevo se lo avrei mai fatto ma, in quel momento, sembrava necessario.
Stefano si sedette sulla sbarra, mentre continuavo ad osservare quello spazio vuoto.
Ma allora soffri di vertigini, Alice.
Poteva darsi.
'Alice, ti fidi di me?' Disse il moro, stringendomi la mano.
Una parte di me diceva di non farlo, che non dovevo fidarmi di lui perché mi avrebbe portato alla rovina.
Ma, dopo tutto quello che avevo passato, esisteva una rovina peggiore?
Mi sedetti affianco a lui, in modo da fargli capire che mi fidavo. Mi sorrise e strinse nuovamente la mia mano, rassicurandomi.
Lo facemmo. Ci buttammo, sperando che non morissi in quel modo.
Paranoica.

Appena toccai terra, tirai un sospiro di sollievo. Non era successo nulla, ero solo riuscita a scendere da quel balcone senza provocarmi danni.
Non trovandomi più dentro quel posto, potei osservare l'abitazione.
Era una grande villa, ma molto grande. Non avevo mai visto un posto del genere nei paraggi e, infatti, guardandomi attorno, mi trovavo molto lontano da casa.
'Ho capito dove siamo' disse Stefano, togliendo la mia attenzione sui dintorni.
'Dove?'
'Laggiù c'è la mia casa, ecco perché non riconosci il posto' rispose, indicando la sua abitazione che si trovava dopo due case da dove ci trovavamo.
'Andiamo' dissi, cominciando a muovere i primi passi, ma lui mi fermò, attirandomi tra le sue braccia. Lo guardai interrogativa, facendogli capire che l'ultima cosa che dovevamo fare era stare fermi, altrimenti ci avrebbero preso di nuovo.
'Stefano, ci vedranno se rimaniamo qui' gli feci notare, anche se sembrava che non gli importasse.
'Volevo soltanto chiederti una cosa, ci metterò poco' disse, riuscendo a convincermi.
Annuii con il capo, incitandolo ad andare avanti.
'Non so se io e te stiamo insieme, ma so che provo sentimenti forti per te, non so se capisci' spiegò, anche se lo aveva già fatto a casa mia.
Gli tappai la bocca con un dito, che poi tolsi per poterlo baciare. Nel mentre, potevo sentire le sue labbra che si inarcavano per poter formare un sorriso.
Anche lui, come me, era felice di tutto quello che eravamo.

'Ehi' gridò un ragazzo, appena ci staccammo.
Ci voltammo e, dall'espressione di Stefano, capii che non aveva buone intenzioni.
'Corri' disse il moro, prendendomi nuovamente la mano e cominciando a correre verso la sua abitazione. La cosa strana fu che quel ragazzo non ci insegui, ma ci osservò mentre scappavamo.
Una volta arrivati vicini a casa di Stefano, smettemmo di correre. Avevo il fiatone, nonostante avessimo percorso soltanto qualche chilometro.
'Sapeva che eravamo scappati' riflettè il moro, sbalordito dal fatto che quel ragazzo non ci avesse inseguito e catturato.
'Come faceva a saperlo?' Riflettei nuovamente, dato che era inconcepibile una cosa del genere.
'Aspetta, e se facesse parte della compagnia segreta?' Domandai, dato che era una cosa molto probabile.
'Dici che non ci ha rincorso perché le persone potrebbero riconoscerlo?' Chiese, notando che avevo ragione.
'Stai diventando più brava di me, in questa storia' disse, accompagnato dal mio sorriso.
Tirò fuori le chiavi e aprii la porta di casa, facendomi entrare subito. Ricordai che la prima volta era spaventato all'idea di avere qualcuno nella sua abitazione, invece, in quel momento, era molto più sciolto e, chissà, magari avrebbe fatto entrare anche mio fratello.
'So che non vuoi, ma devo migliorare la tua difesa' disse, andando a prendere qualcosa in un'altra stanza.
'Come vorresti migliorarla?' Gli chiesi, sedendomi sul divano.
'Con questa' rispose, indicando la pistola che aveva in mano.
Mi alzai e mi diressi verso di lui.
'Non voglio diventare un'assassina' dissi, anche se ero tentata di prendere in mano quell'oggetto e di uccidere Angela per tutto quello che aveva fatto.
'Se sarà necessario, dovrai sparare' mi informò.
In fondo, il mio obbiettivo era Angela, mentre il suo Giuseppe. Ora che avevo capito chi fosse la bionda, non mi sarebbe scappata così facilmente.
'Ti accompagno a casa, ma domani ti passo a prendere per fare un po' di pratica' disse, poggiando la pistola sul tavolo e andando davanti alla porta.
Lo seguii ed entrammo nella sua auto.

Non volevo scendere dal veicolo, anche se ci trovavamo davanti alla mia abitazione.
'Se vuoi, posso dormire con te' disse con tono seducente, facendomi intendere altro.
'Fanculo' dissi, dandogli un leggero schiaffo sulla spalla.
In realtà, ti sarebbe piaciuto, ammettilo.
Certo che no, non volevo correre troppo. Capivo a malapena se fossimo una coppia, figuriamoci se ci avessi fatto altro.
Aprii la portiera e, prima che scendessi, mi prese il polso e mi diede un bacio sulla guancia.
'Qualsiasi cosa, anche un piccolo rumore o suono, chiamami' disse.
Mi piaceva quando usciva quel lato dolce che si trovava in lui e che mostrava, solo in mia presenza.
Annuii e uscii dall'auto, vedendo il suo mezzo allontanarsi per andare a casa.
Era bello il fatto che si preoccupasse per me, quasi nessuno lo aveva fatto. Mi piaceva passare la maggior parte del tempo insieme a lui, ma forse stavo esagerando.
Non vedevo l'ora che mi insegnasse ad usare una pistola. Avevo sempre pensato a come si sentisse una persona nel tenere quell'oggetto in mano e uccidere qualcuno.
Beh, a momenti, lo avrei capito.

ANGOLO AUTRICE:
Personeee, allora. Si, aggiorno ogni morte di papa, ma mi sembra giusto.
Voi non potete capire.
Ho scoperto Teen Wolf, e non mi stacco più dal computer per poter vedere quella serie. Poi shippo tantissime persone e adoro quando le ship si avverano.
ANYWAY, siamo a 2k di visualizzazioni con 13 capitoli.
IO VI AMO TROPPO, GIURO. Busserei a casa di ognuno per potervi abbracciare e ringraziarvi di persona.
Ditemi che ci sono fan di Teen Wolf, così parteciperanno al mio disagio.
Alla prossima belle persone, siete ciò che mi spinge ad andare avanti con questa storia! Grazie!

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