27.

1.3K 106 19
                                    

Il tempo passava, forse troppo in fretta, ma finalmente quella ferita cominciò a migliorare. Il dolore era ancora un po' insopportabile, ma non faceva male come la prima volta.
Matteo non si era ancora visto, eppure mi trovavo in casa sua. Stando con Giuseppe, da quello che sembrava, non poteva stare nella sua abitazione.
Ma lui sapeva di quello che era successo?
Certo che doveva saperlo, aveva escogitato tutto lui per uccidermi.
E se mi credesse morta?
In effetti, poteva essere vero. Chissà come avrebbe reagito se mi avesse visto in giro.
Ma rimaneva ancora sospetta l'assenza di quel ragazzo nella casa, nonostante gli stessi recando disturbo senza neanche volerlo.
Ma non mi importava più di tanto, dato che non mi fidavo di lui e pensavo che fosse un altro dei suoi piani per farmi passare dalla parte del capo, al posto del mio ragazzo.
Faceva male chiamarlo così, perché non lo era più. Non capivo se quello di Stefano fosse un addio o un arrivederci, ma l'unica cosa che riuscii a sentire era l'amarezza con cui lo diceva.
Doveva allontanarsi da me, ma non voleva ed era questo che ingannava. Purtroppo, l'obbligo prevaleva sul piacere e il moro si era lasciato abbindolare dal primo.
Senza la sua presenza, c'era qualcosa di diverso. I suoi occhi verdi non erano lì a fissarmi; le sue mani non stavano accarezzando la mia pelle; la sua bocca non si trovava sulla mia; lui non era lì con me e forse era un dolore più grande di quello che avevo provato in tutti quegli anni.
Chissà come sarebbero stati contenti quei due adulti nel sapere che ero quasi morta. Di certo, avrebbero fatto i salti di gioia, forse invitando qualcuno per un drink e per festeggiare. Non avrebbero mai detto di no ad una bevanda alcolica, nonostante la loro età.
A volte, quelle fitte si ripresentavano in quella parte ed ero costretta a stringere il lenzuolo più forte che potevo e a soffrire in silenzio, a denti stretti.
Mi veniva in mente la mia prima volta con Stefano. Nonostante il dolore iniziale, questo si trasformò in piacere per entrambi.
Cavolo, quanti altri momenti avrei voluto vivere con lui di quel genere e non solo quelli.
Appena mi sarei ripresa, la prima cosa che avrei voluto fare era ritornare a casa, da lui, cercando di riprendermi completamente da quello stato; ma non aveva più senso ritornarci e non avevo un posto dove andare.
Forse, Stefano aveva detto a Matteo quello che era accaduto tra di noi ed aveva deciso di ospitarmi fino a quando non mi sarei ripresa del tutto, ma ovviamente non ne ero sicura.
Non ero mai sicura di nulla, quando Stefano c'era di mezzo e anche quando non c'era.
Oramai tutto albergava nel dubbio e non sapevo nemmeno cosa aspettarmi, dopo questa guarigione.
Avrei dovuto affrontare la realtà in cui Stefano era solo un ricordo, ma forse non dovevo ancora perdere la speranza che, inoltre, era l'ultima a morire.
Ma non aveva senso credere a tutti quei proverbi che erano stati creati da una mente che probabilmente non aveva nulla da fare.

La donna mi stava togliendo i punti ed era leggermente fastidioso. Aveva detto che la ferita si era chiusa, perciò era arrivato il momento di togliere le cose di troppo.
'Dopo potrai farti una doccia, così potrai toglierti tutto questo schifo di dosso' disse, ma senza un riferimento preciso.
Non capivo se intendesse il mio fetore o questa storia, ma probabilmente si riferiva alla prima: non avrei mai dimenticato tutto quello che stava succedendo, non potevo dimenticarlo.
Annuii e lei si alzò dal letto, chiudendo il kit, dopo averci riposto dentro ciò che aveva usato per togliermi i punti.
'Lei sa che fine ha fatto il ragazzo che abita qui?' Domandai, anche se probabilmente non avrei ricevuto una risposta certa.
Non sapeva nemmeno chi fosse, figuriamoci se sapeva dove si trovasse.
'Il tuo ragazzo mi ha detto che è in viaggio, ma non mi fido della sua parola' rispose, posando il kit sulla sedia.
'Per quale motivo non si fida di lui?' Chiesi, nonostante mi facesse male sentire quella frase.
Non tanto perché non si fidava, ma perché il termine "mio ragazzo" non era più vero, il che mi faceva sentire una sensazione di vuoto interiore grandissima.
'Non ha avuto nemmeno il coraggio di salvarti. Ho capito che stava in un bar lì vicino, ma se sapeva cosa sarebbe potuto accadere, di certo non se ne sarebbe andato per poi assumersi le colpe di tutto, nonostante siano giuste' spiegò, rimanendo in piedi di fianco a me.
Allora gli aveva raccontato cosa era successo? E perché non aveva parlato con la polizia? Si ricordava ancora della promessa che le avevo chiesto?
Cavolo, quella donna era troppo coraggiosa per i miei gusti.
Qualcosa era cambiato in lei, lo potevo percepire appena i suoi scuri incontravano i miei ed avrei voluto tanto sapere che cosa l'avesse fatta cambiare così.
Dovevo ammettere che, però, mi piaceva quella nuova versione e mi resi conto di non sapere nemmeno il suo nome, o il suo cognome.
'Gliel'ho chiesto io di andare lontano, per lasciami sola con..' mi interruppi e decisi di chiederglielo. '..lui cosa le ha detto?'
Stavo quasi per rivelarle cosa era successo, ma non volevo che lo sapesse. Era troppo intelligente e brava per entrare in tutta questa storia, anche se mi servirebbe un consulto da parte di un adulto.
'Semplicemente che stavi parlando con un'amica, poi per avvicinarti a lei sei inciampata e saresti caduta su un pezzo di vetro, che ha colpito il tuo addome. E, professionalmente, non ci ho creduto, perché quello che ho tirato fuori da lì era chiaramente un proiettile, non un pezzo di vetro' disse, piuttosto irritata.
Era vero che lo amavo, però una scusa migliore poteva anche inventarsela.
Si poteva inventare una scusa per un proiettile?
Probabilmente no, ma apprezzavo il suo sforzo.
Non mi andava più di buttare giù valanghe di scuse e cavolate a quella donna: rappresentava ciò che sarei voluta diventare. Non un medico, ma una donna coraggiosa e forte, pronta a tutto e a fidarsi di nessuno.
'È chiaro che mi hanno sparata, ma preferirei che non ne parlasse con la polizia: è una storia molto lunga' le dissi brevemente, cercando di farle capire la situazione.
'Dovevo stare zitta con Salvatore, devo tacere anche con te? Sinceramente, non so perché tu mi chieda di non parlare con la polizia, non sarebbe la cosa più giusta da fare?' Domandò e quasi mi pentii di volergliene parlare.
'Questa storia è piuttosto lunga e complicata, e non so nemmeno se gliene posso parlare. Mi dispiace, sul serio, ma vorrei tenere lontane le persone che non c'entrano nulla, tutto qui' cercai di farle capire, ma pareva non voler ragionare.
Nonostante tutto, continuavo a difendere Stefano.
Mi aveva fatta star male, perché continuavo a difenderlo? Il mio amore per lui era così grande da difenderlo?
Stavo veramente messa male.
La donna continuava a guardarmi interrogativa, ma poi vidi nei suoi occhi il cedimento.
'Puoi parlarmene Alice, davvero, e non mi interessa entrare in questa cosa. Da come ne parli, sembra quasi che stiate commettendo un reato e, francamente, mi piace andare contro legge, ma non ho alcuna intenzione di immischiarmi in una storia di ragazzi: ho anche una certa età' sorrise, quasi vantandosi di essere un'adulta.
Una volta mi aveva accennato dei suoi figli e chissà come era occuparsi di loro. Chissà come era essere una vera adulta, una madre, una nonna e chissà se mai lo sarei diventata. Sembrava che dovessi rimanere per sempre una ventenne.
Chissà se questa storia avrebbe avuto una fine migliore di quella che mi aspettavo, chissà se tutto avrà fine senza altre uccisioni.
Il ricordo del corpo moribondo di Angela era impresso nella mia mente, un po' come il volto di Salvatore. Magari, in quel momento, il ragazzo stava gridando in faccia a lei per quello che aveva fatto e chissà se erano capitati nello stesso posto.
Era ovvio che quella donna non volesse entrare in tutto questo, ma almeno ne avevo la conferma. Era solo curiosa e forse ne avrebbe parlato con la polizia, ma ancora dovevo capire se questa poteva interagire o meno in questa situazione.
Sembrava che la polizia sapesse, eppure non aveva ancora reagito.
Chissà se aveva lo stesso rapporto dottore-paziente anche con gli altri, ma sembrava che con me si aprisse di più, mi facesse sentire il suo conforto, la sua forza, il suo coraggio.

My All. ||Stefano Lepri||Where stories live. Discover now