19.

2.1K 116 35
                                    

'Quando è successo tutto questo?' Chiese Salvatore, quasi sussurrando per il dolore che stava provando.
Quella dottoressa mi raccontò delle operazioni a cui lo avevano sottoposto alle gambe, all'addome, al petto e, fortunatamente, un proiettile riuscì a colpire lo spazio tra il polmone sinistro e il cuore, cosa che nemmeno i medici si erano spiegati. Mi disse che la guarigione sarebbe stata molto lenta, perché molti parti del corpo erano fuori uso, specialmente le gambe.
Gli avevo raccontato di quel giorno, quando quel Matteo mise piede nell'abitazione del moro, e quanto avrei voluto ucciderlo in quello stesso momento.
'Un paio di giorni' risposi, osservando quello che potevo notare dalla finestra.
Il prato, accompagnato dalla luce del sole, era più verde del solito. Quella giornata d'autunno sembrava così calda, ma se si usciva fuori per qualche secondo, si poteva sentire il vento del periodo.
Cercavo di essere distaccata, di essere forte, ma ero debole. Quando ricevetti quella lettera, chissà per quanto tempo piansi. Ma non era per il fatto che lo avessero preso, ma per il fatto che fossi stata troppo imprudente.
Non dovevo dargli retta, però sembrava che avesse la situazione sotto controllo. In quei giorni pensai a tutti i modi per poterlo riprendere senza che nessuno mi vedesse, ma non riuscivo ad arrivare ad un piano conclusivo. Soltanto una cosa feci in quei due giorni, una scelta che non pensavo che avrei mai preso per la situazione che stavo affrontando: il ritiro dall'istituto. Avevo definitamente rinunciato al mio sogno di attrice, anche perché i miei voti non erano dei migliori e le mie presenze cominciavano a diminuire.
Mi chiedevo come le persone stessero affrontando la "improvvisa" scomparsa di mio fratello. I suoi genitori avevano sparso la voce per quasi tutta la città, e tutti si erano preoccupati, dato che Salvatore era apprezzato da tutti. Invece, tutti mi avevano già dimenticato oramai, persino Ludovica. Non ci aveva messo così tanto, ma non mi concentravo molto su quello.
Avevo cose più importanti di cui preoccuparmi al posto di stupidi voti che venivano dati sotto un criterio poco comprensibile.
'Come ti senti?' Domandò mio fratello, interrompendo quel piccolo silenzio che si era creato.
Mi aveva davvero posto quella domanda?
Era vero che stava cambiando, e forse avrei dovuto dargli un occasione: in quelle condizioni, era molto più ragionevole. Tutti quei tubicini che si trovavo sulle sue braccia sembravano molto dolorosi, notavo che alcuni tiravano il sangue, mentre altri servivano probabilmente per dargli dei medicinali.
Avrei dovuto rispondergli sinceramente, o avrei dovuto mentire, come oramai ero abituata a fare?
'Bene' dissi, voltando il capo verso di lui, rimanendo con le braccia incrociate al petto.
Dai, è tuo fratello.
'Beh..' Ripresi. 'Se proprio devo dirtela tutta, sto di merda' mi corressi.
'Lo vedo' mi informò, mettendosi lentamente seduto sul materasso di quel letto d'ospedale.
Sospirai e mi sedetti sulla sedia affianco al suo letto, dato che volevo stargli il più accanto possibile.
Stefano aveva ragione quando diceva che stava meglio, perché era così, anche se si poteva notare il suo dolore fisico, e forse non solo quello.
'Io ero innamorato di lei, e stavo quasi per ucciderla' rifletté ad alta voce, riferendosi alla stronza bionda.
Poggiai la mia mano sulla sua, ricevendo un suo sguardo confuso. Non si aspettava quel gesto, quel contatto, e nemmeno io.
Capivo dal suo tono che era pentito di quello che stava per fare, ma non doveva esserlo.
'Ti stavi soltanto difendendo, e avresti dovuto finirla per bene' gli consigliai.
'Giusto, la odi a morte, me ne ero dimenticato' disse, in tono ironico.
Sforzai un mezzo sorriso, dato che non riuscivo proprio a sorridere.
Chissà cosa gli stavano facendo, chissà cosa gli avevano fatto in tutto quel tempo, chissà se era ancora vivo.
'Lo ami?' Mi chiese, notando quel sorrisetto falso.
Che domanda stupida.
Non si notava che ero pazza di lui, e che non riuscivo a stare un secondo senza la sua presenza?
'Si, lo amo' affermai.
'Allora non stare con le mani in mano, fai qualcosa' disse, come se non fosse ovvio.
Mi dava fastidio quando sparava quelle frasi.
Mi riteneva davvero così poco intelligente?
'Credi che non ci abbia provato? Non riesco a trovare un modo per poterlo riprendere, dato che sarà di sicuro nel loro rifugio' gli feci capire.
Però aveva ragione. Per quanto mi sforzassi di pensare, non tentavo nemmeno di provarci.
Cavolo, ero così sbagliata.
Piantala, e ascolta Salvatore.
'Un modo ci sarebbe, però non ti piacerà affatto' riferì, rivolgendo il suo sguardo verso il basso.
Non capivo quale modo potesse esserci. Lui non poteva essere di grande aiuto, collegato ad una macchina, ed io non trovavo alcun modo per non essere notata dagli altri.
Continuava ad esserci quel silenzio, segno che voleva che lo incitassi a parlare, ed era una cosa così stupida da fare.
'Che aspetti? Su, dimmelo' risposi, con un tono leggermente irritato.
Girò la sua mano per poter stringere la mia, che era rimasta in quel posto.
Ero confusa, cosa voleva dirmi?
Si avvicinò al mio viso, come se qualcuno potesse ascoltarci.
'Devi chiedere aiuto' affermò, riportando il suo capo sulla parete.
Non capivo il perché di tutta quella scena. Non era una cattiva idea, se non fosse che non volevo altre persone coinvolte in quella storia, anche se la prima che non doveva esserlo era la sottoscritta.
Se c'era qualcuno che avrebbe dovuto aiutarlo, sarei dovuta essere io, da sola. Nessun'altra persona serviva, e quella frase mi mise più voglia di fare qualcosa ma, quella volta, qualcosa di concreto.
'Non lo farò, e poi lo vogliono tutti morto' gli feci riflettere, continuando a fissare quegli occhi uguali ai miei.
Era strano essere gemelli perché, vedendoci così, non lo sembravamo affatto. Sia di aspetto fisico, sia di carattere. Però lo eravamo, e lo sentivo dentro di me.
'C'è sempre bisogno di aiuto alcune volte, e se non fossi in queste condizioni, sarei io il tuo aiuto' disse, facendomi notare ancora una volta quei tubi orribili.
'Ma tu lo conosci, sai come è fatto, invece gli altri non sanno nulla su di lui. Lo odiano soltanto' affermai.
Non potevo avere alcun aiuto, dovevo occuparmene da sola. L'unica cosa che volevo era anche solo vederlo per qualche secondo, sapere come stava, cosa aveva passato, e come aveva fatto ad essere catturato.
Se non si fidava di quel Matteo, perché lo aveva seguito?
'Allora dobbiamo trovare un altro modo' riprese.
'Devo. Devo trovare un altro modo, tu devi solo cercare di riprenderti' lo informai.
Mi stavo comportando come Stefano: cominciavo anche io a parlare al singolare, ed era fastidioso, però necessario. Salvatore non era nelle condizioni adatte per preoccuparsi di una cosa del genere, e doveva concentrarsi sulla sua lenta e delicata guarigione, altrimenti tutto il tempo che avrebbe passato lì non sarebbe servito a nulla.
Oramai, non mi preoccupavo più di me stessa, ma delle uniche persone che mi erano rimaste.
Anzi, dell'unica.
Anche se Salvatore sembrava che avesse le migliori intenzioni, stava riuscendo ad essere un fratello soltanto dopo venti anni dalla nostra esistenza.
Stefano, invece, nonostante quell'odio iniziale, c'era stato fin da subito. Quella storia, dopotutto, ci aveva legati, e molto. Ci aveva insegnato cosa significava la parola "amare", come esprimere i nostri sentimenti, come aprirci l'una con l'altro, e non avrei potuto chiedere di meglio.
'Di una cosa sono certo, Alice: non ce la farai da sola' disse, stringendo di più la presa tra le nostre mani.
'Mi sopravvaluti, così' risposi, acquisendo un sorriso malizioso.
Cominciai a riconoscermi, da quella frase. Acquisii di nuovo la mia forza di volontà, la mia voglia di fare qualcosa di buono per qualcuno che amavo, di reagire.
Era quello che stava facendo Salvatore. Incoraggiarmi, darmi forza. Sapeva che non avrei accettato l'aiuto di nessuno, tantomeno quello di uno sconosciuto. E, in quel momento, era l'unico che poteva sostenermi e aiutarmi in quella storia, dato che lui era tra i protagonisti.
'Scusate' disse una voce femminile, dopo essere entrata nella stanza.
Era un'infermiera che controllava Salvatore. Era ancora debole, e aveva bisogno di essere sorvegliato per constatare il miglioramento o il peggioramento delle sue condizioni.
'L'orario delle visite è terminato' mi informò.
Annuii e, dopo essermi alzata dalla sedia su cui mi trovavo, mio fratello strinse ancora più forte la mia mano, come se non volesse lasciarmi andare.
Come se fosse il nostro ultimo incontro.
'Alice' iniziò. 'Promettimi una cosa' disse, non capendo bene la sua promessa, e perché me lo stava dicendo in quel momento.
'Dipende' lo informai, dato che non capivo il suo ragionamento.
Scosse il capo, facendo spuntare un sorriso.
'Se non ce la facessi, non dire nulla a mamma e papà, e nemmeno a Nicole' concluse, quasi supplichevole.
Perché diceva quelle cose? E perché era convinto di non farcela?
'Salvatore, tu ce la farai' lo rassicurai.
'Ho un brutto presentimento' disse in un sussurro, per non farsi sentire dalla donna che, oramai, non riusciva a farsi gli affari propri.
'E quel dipende era serio. Non sono sicura che te lo prometterò' gli spiegai, sorridendogli.
Non poteva farmi promettere una cosa del genere, non aveva senso. Probabilmente i genitori non li avrei avvisati, ma mia sorella sicuramente. E, poi, lui non doveva assolutamente arrivare a conclusioni affrettate. Era sotto controllo, nessuno gli avrebbe fatto del male lì dentro.
'Sei una stronza' disse, in tono ironico.
'E tu un tipo strano' lo informai, con lo stesso tono.
Era bello scherzare in quel modo con il proprio fratello, anche se il presentimento non ce l'aveva soltanto lui. Qualcosa sarebbe accaduto, e non era una cosa positiva.
Dovevo stare attenta. L'aria sembrava piena di terrore, e quella situazione non mi piaceva.
Cosa mi dovevo aspettare?

My All. ||Stefano Lepri||Where stories live. Discover now