14.

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Aprii gli occhi, osservando lo spazio circoscritto in cui mi trovavo.
Era una stanza di tonalità grigio chiaro, sia il pavimento che il soffitto erano di quel colore. Avevo sempre pensato che posti del genere erano riservati per persone con problemi di mente, come i pazzi, ma non mi sembrava affatto così.
Se lo avessi scoperto prima quel posto, non avrei esitato nel chiudermici dentro a vita. Ti allontanava da tutto, da quello che si trovava fuori ad esso.
Non c'erano mobili, scaffali o altre cose.
Non c'era nulla.
Ero seduta sul pavimento, ma qualcosa impediva di muovermi. Dopo qualche secondo, sentii qualcosa stringermi i polsi, anche se non capivo cosa fosse.
Dopo aver cercato di toccarlo, potei constatare che si trattasse di una corda. Non solo mi avevano legato da sola, un'altra persona si trovava attaccata a me, ma dato che mi trovavo di spalle, non sapevo chi fosse.
'Ti sei svegliata' sospirò il ragazzo, facendomi riconoscere la sua preoccupata e calda voce.
Potevo immaginarmi che fosse Stefano, ma non pensavo che lo avrebbero catturato e legato.
'Dove siamo?' Gli chiesi.
'Te lo lascio capire da sola' mi rispose.
Sempre di ottimo aiuto.
Cosa ci facevamo li, in quello stato?
Ma, lentamente, i ricordi iniziarono a ritornare nella mia mente.
Valente, Angela, la loro intrusione nella mia abitazione..
In quel momento, capii dove mi trovai.
Non pensavo al fatto che, un giorno, mi sarei potuta trovare lì, però era accaduto davvero.
Ci trovavamo nell'ultimo posto in cui sarei voluta venire.
La casa di Giuseppe e la sua banda.

'Me lo sarei dovuto aspettare' sbuffò il moro, irritato da quella situazione.
Peccato che non fosse l'unico.
'Avrei dovuto difenderti, invece sono crollato' continuò, e potei percepire che scuoteva la testa nel dire l'ultima frase, come se fosse pentito di quello che aveva fatto.
La colpa non era sua, ma di mio fratello. Si era fidato ciecamente della bionda e le aveva raccontato ogni singola cosa di lui, anche l'indirizzo di casa.
'Non sei crollato' gli risposi.
'Sei l'unica persona che, nonostante le difficoltà, è sempre rimasta' lo informai, cercando di voltare il mio capo, ma non riuscendoci del tutto.
'Credevo che fosse Ludovica, quella persona' disse, quasi stupito dalle mie parole.
'Lo era' sospirai, non volendo toccare quell'argomento.
Dato che le nostre mani erano legate da quelle corde strettissime, prese le mie tra le sue. Le sentii ruvide e piene di croste, probabilmente aveva cercato di difendersi, ma con scarsi risultati.
Il fatto che avesse provato a difendersi mi rassicurava, perché sapevo che non si sarebbe arreso subito.
'Come sta, il tuo occhio?' Esitai nel chiedere, dato che temevo la risposta.
'Beh, posso dirti che sono felice che tu sia girata di spalle' rispose sarcastico.
Sorrisi, e immaginai che anche le sue labbra si fossero curvate, formando uno dei suoi sorrisi rassicuranti.
'Usciremo da qui?' Gli chiesi, poco convinta.
Riuscivo a malapena a vedere la porta e, probabilmente, non c'erano altre vie d'uscita.
Perché avevano l'esigenza di rapirci? Credevano di poter risolvere qualcosa, con il rapimento?
Stefano sospirò, segno che nemmeno lui sapeva se saremmo usciti da quella situazione.
'Si Alice, ce la faremo' disse, non molto sicuro della sua frase.
Odiavo quando mi mentiva ma forse, in quel momento, gli ero grata per non avermi detto la verità.

Sentii della luce entrare, improvvisamente, nella stanza che era illuminata soltanto da una piccola lampada. Strizzai gli occhi, come se quella luce non la vedessi da giorni. Ancora non capivo da quanto tempo mi trovavo lì, sembrava passato molto tempo dal giorno in cui Stefano mi rivelò ciò che provava per me.
Non ci credevo che avesse detto quelle cose, che davvero le pensasse, le provasse. Tutto mi sarei aspettata, ma non che arrivasse a quel punto e, specialmente, che quel momento fosse interrotto da un paio di ragazzi che ce l'avevano con noi. Il nostro momento non poteva essere rovinato da un paio di individui peggiori di loro.
'Buonasera, signorini' disse una voce, che speravo di non ascoltare ancora.
Angela.
Si stava avvicinando al viso di Stefano e, da quello che potevo vedere con la coda dell'occhio, gli stava accarezzando le ferite provocate da Valente.
Mi girai di scatto, stringendo i denti.
Gelosa, Alice?
Poteva essere, anche se non avrei mai pensato che sarei stata gelosa di uno come Stefano.
D'altronde, non sapevo cosa fossimo.
Certo, aveva ammesso i suoi sentimenti per me, ma io non lo avevo fatto. Avevo soltanto confermato quello che aveva detto e, dal mio punto di vista, non si aspettava soltanto che confermassi le sue idee, ma anche che parlassi di lui.
Però, se c'era un piccolo lato di me che diceva di dirgli tutto, c'era un altro lato che diceva di non farlo.
Inoltre, notare che la bionda, molto probabilmente, si trovasse a pochi centimetri dal suo viso e lui che non le diceva nulla, mi faceva dubitare di tutto quello che mi aveva rivelato.
Forse, aveva detto quelle cose per farmi un favore, per farmi capire che qualcuno ci sarebbe stato per me, ma non gli era riuscito bene.
'Calmati Alice, non voglio baciarlo' disse la bionda, ritrovandosi in ginocchio davanti a me.
'Non è il mio tipo, non mi metterei mai con uno come lui. Come fai a starci insieme?' Mi chiese, molto confusa sulla nostra presunta relazione.
Questa era una relazione? Lo era davvero? Da cosa si vedeva?
'Non stiamo insieme' disse inaspettatamente Stefano, con tono duro e profondo.
Non capivo quale fosse il suo scopo, se quello di raccontarmi cazzate o di raccontarle ad Angela. A quelle parole, parte di me crollò mentre l'altra, che era sopravvissuta a tutto, rimase intatta. Quella parte se l'aspettava che lui se ne uscisse con una frase del genere, non dovevo demoralizzarmi all'istante, non dovevo essere debole.
Anche se, in quel caso, la questione era diversa. Tutto era diverso, quando c'era lui in ballo.
'Ma come? Sembrate così affiatati' mi informò, come se non lo sapessi.
Ad ogni modo, dovevo cercare di reggere il gioco. Se il moro pensava che ci rimanessi male, si sbagliava.
Beh, più o meno.
'Hai detto bene, sembrate' le feci notare, mentre ripensò alla frase che aveva detto. Mi scrutò intensamente, cercava di capire se le stessi mentendo e, a dirla tutta, non lo sapevo nemmeno io.
Il rapporto tra me e Stefano era tutto un crescendo: più passavamo del tempo insieme, più si scopriva. Potevamo scoprire cose riguardanti il nostro passato, oppure sul carattere di ognuno. Infatti, assumevamo comportamenti diversi ai soliti, ogni volta che ci trovavamo insieme.
Se stava bene, stavo bene anche io; se stava soffrendo, soffrivo anche io; se stava giocando, avrei giocato meglio di lui.
'Va bene, non state insieme' confermò lei, anche se le mie mani si trovavano tra quelle di Stefano. Lui le stringeva per farmi capire che stava mentendo, ma ancora non capivo il perché. Se avesse avuto tanto coraggio, le avrebbe raccontato la verità.
E perché non lo fece?
'Allora, se non siete nulla, non dispiacerà a lui se ti farò questo' disse, dandomi un potente schiaffo sulla guancia. Strinsi i denti per il dolore e la rabbia, guardando quegli occhi azzurri con la stessa freddezza che trasmettevano. Cercai di togliermi dalla presa di quelle corde strette, ma era la stessa cosa che stava facendo il moro. Un sorriso beffardo si formò sulle labbra della bionda. Il suo scopo non era picchiarmi, ma era quello di far agitare Stefano, e le era riuscito bene, fin troppo bene.
'Dai Stefano, non le faremo nulla' informò il moro.
La guancia cominciò a bruciarmi e, probabilmente, si era formato un rossore attorno ad essa. Avrei voluto alzarmi e fargliela pagare alla bionda, cosa che avrei dovuto fare da tempo.

My All. ||Stefano Lepri||Where stories live. Discover now