11.

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Presi le chiavi da sotto lo zerbino ed aprii la porta. Salvatore aveva sempre la brillante idea di lasciare le chiavi lì.
A proposito di lui, non l'avevo nemmeno avvisato del fatto che me ne ero andata. Ma tanto non ci avrebbe fatto caso, la bionda gli avrebbe fatto dimenticare anche chi fosse.
Aprii la porta e feci entrare anche Stefano, chissà quante volte era venuto qui senza che me ne accorgessi.
Lui e mio fratello avevano un'amicizia che durava da qualche anno, e il fatto che occhi verdi non lo abbia mai fatto entrare in casa sua mi lasciava di stucco. Avrei pensato che qualcosa che non andasse, chissà cosa girava nelle loro teste.
Mi diressi nella mia stanza, dove avrei potuto trovare i miei soliti jeans e felpe che aspettavano di essere indossati. Osservai che anche la mia compagnia mi seguì fino a lì, ma perché lo stava facendo?
'Perché mi stai seguendo?' Gli chiesi confusa.
'Non crederai che cavalcherò in queste condizioni' disse, riferito a ciò che indossava.
'Non posso di certo darti i miei vestiti'
'Posso mettermi qualcosa di Salvatore e sapevo che la prima cosa che avresti fatto, una volta entrata, sarebbe stata quella di andarti a cambiare'
'Devi andare lì, per cercare la sua roba' risposi, indicando la stanza di fronte.
Pensavo che conoscesse questo posto, d'altronde c'era stato molte altre volte, pensai.
Eppure, era più strano del solito e non capivo se fosse una cosa positiva o meno.
Entrai nella stanza, dove trovai ciò che desideravo. Chiusi la porta e mi tolsi rapidamente il vestito, rimanendo per qualche istante in intimo. Misi il jeans, ma mentre stavo per prendere la felpa, vidi la maniglia della porta muoversi.
'Stefano, non ti azzardare ad entrare!' Gridai, appoggiandomi alla porta per non farlo entrare.
'Non mi dire che sei nuda' ipotizzò.
Giurai di poter percepire un sorrisetto sulle sue labbra, nonostante non potessi vederlo.
'Di cosa hai bisogno?' Dissi, ignorando completamente la sua ipotesi.
Era una di quelle poche volte che mi rivolgevo con tono gentile ad una persona, e quella era quasi sempre lui. Anzi, sempre lui.
'Sapevi che tuo fratello non ha vestiti nell'armadio?' Mi chiese.
Ma come?
Salvatore era l'unica persona che conoscevo che si preoccupava sempre di avere maglie e jeans da riempire l'armadio. Forse Stefano non ci vedeva bene, pur avendo gli occhiali.
'Impossibile' dissi, accompagnata da un suo sbuffo.
'Dammi il tempo di mettermi una felpa e vengo a dare un'occhiata'
Mollò la presa sulla porta, richiudendola. Indossai la felpa grigia che raffigurava il mio stato d'animo in quasi tutte le cose che svolgevo, e uscii dalla stanza.
Entrai in quella di mio fratello, dove il moro era seduto sul letto dell'amico, fissando il nulla.
Non ci feci importanza e mi avviai verso il grande armadio di fronte al letto.
Spalancai le ante e rimasi scioccata da ciò che potevo vedere.
Niente. Non c'era niente.
Osservai ogni centimetro del mobile, ma di vestiti nessuna traccia.
'Ma come è possibile?' Sussurrai, sempre più confusa.
Non pensai minimamente all'intrusione dei ladri nella casa. Se fosse accaduto, la casa sarebbe andata in frantumi e a dei ladri non interesserebbero mai dei vestiti.
Forse li aveva presi perché avrebbe passato la notte fuori? Ma non poteva prendere tutti quelli che aveva, era eccessivo per una sola notte.
E allora perché non erano al loro posto?
'Visto? Non dico cazzate' mi fece notare il ragazzo.
Il problema della stanza era la sua dimensione piccola. Diedi uno sguardo a tutto lo spazio, ma nessuna traccia dell'abbigliamento di Salvatore. Decisi di dare un'occhiata sotto al letto, dove qualcosa attirò la mia attenzione.
Una valigia.
La tirai fuori con fatica, dato il suo peso e la sua grandezza. La appoggiai davanti a me e mi sedetti a terra per poterla aprire. Tentai, ma era come se fosse stata bloccata, oppure non avevo abbastanza forza da aprire una valigia piena di non sapevo che cosa.
Stefano vide ciò che stavo cercando di fare e venne verso di me. Si mise anche lui seduto sul pavimento, girando l'oggetto dalla sua parte. Con un solo gesto, riuscì ad aprirla, rivelando tutto il suo contenuto.
Magliette e jeans dappertutto.
'Cosa significa?'
Sapevo cosa volesse dire, ma volevo che qualcuno mi togliesse ogni dubbio.
'Forse vuole andarsene da qui. Anzi, togli il forse' disse il moro, stando attento alle parole che diceva.
Dal suo tono di voce, capivo che lo aveva detto non per ferirmi, ma per farmi notare la dura verità.
Salvatore era uno dei tanti che desiderava abbandonarmi.
Sembrava che davvero volesse recuperare i rapporti con me, ma non era così. Voleva solo illudermi di una cosa irrecuperabile.
Chissà dove voleva andare, ma poco importava. Non teneva a me, non ci aveva mai tenuto. Non faceva nemmeno male, ormai era una cosa naturale.
Dopo aver passato di tutto, nulla ti sembrava più inspiegabile. Tutto aveva un filo logico, anche se non te lo saresti mai immaginata. Il rapporto che avevamo io e mio fratello era totalmente opposto a quello degli altri. Anziché difendermi dai pregiudizi, contribuiva a rendermi tutto più complicato, sparlando anche lui di me. Il fatto che se ne sarebbe andato, dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, mi rendeva contenta. Avrei avuto un'altra persona in meno da vedere, però mi sorgeva un dubbio.
Lo stavo difendendo da Giuseppe e i suoi compagni, ma perché ero contenta del fatto che dovesse andarsene? E perché lo stavo facendo?
Ormai ero in quel casino fino al collo, e potei constatare che non lo stavo facendo per lui, ma per me stessa.
O forse per qualcun'altro.
'Alice' disse il ragazzo, schioccando le dita davanti ai miei occhi per farmi risvegliare dai troppi pensieri.
Il mio sguardo rimase incantato, come al solito, dai suoi occhi verdi. Nonostante sembrasse che quel colore non ci fosse, li notavo.
Eccome se li notavo.
'Hai sentito quello che ti ho chiesto?' Mi chiese, con fare duro.
Perché quando pensavo non riuscivo a connettere la realtà con i pensieri?
Forse mi portavano in un mondo lontano, una realtà sconosciuta, un posto in cui mi sarebbe piaciuto stare lontana da tutti.
Scossi la testa, mentre lui cercava di restare calmo.
A quanto pareva, odiava non essere ascoltato, come me.
'Se uscissi dalla stanza, potrei cambiarmi e fare questa corsa' disse, con il finto sorriso migliore che abbia mai visto. Non sapevo se era per il fatto che fosse arrabbiato o perché era timido nel mostrare quel sorriso, ma era pur sempre uno dei più affascinanti che avevo mai visto.

My All. ||Stefano Lepri||Where stories live. Discover now