My All. ||Stefano Lepri||

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'Ti tratterà come un burattino, e non devi farlo, non sei costretto' 'Preferisco essere trattato come un bura... More

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Ringraziamenti
Copertina!
Nel frattempo...
Our All. ||Stefano Lepri||

6.

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By _spicci

'Tu cosa?' Chiese ridendo.
Che cazzo aveva da ridere?
Stavo per perdere tutta la calma che avevo.
Era già tanto se gli rivolgevo la parola, doveva ringraziarmi se gli parlavo dopo quello che mi aveva detto.
'No aspetta.. Davvero?' Disse, continuando a ridere.
La mia pazienza era conclusa.
Lo spinsi per terra, con tutta la forza che possedevo, in quell'istante.
Mi stava mancando di rispetto, come facevano tempo fa tutte le persone che avevo intorno.
'Taci, coglione!' Gli urlai, mentre mi guardava con occhi terrorizzati.
In quel momento, mi tornarono in mente dei terribili ricordi, legati al mio passato.
Alice, ma ti sei vista allo specchio?
Fai schifo.
Oh guardate, c'è Alice la sfigata.
Guarda dove cammini, idiota!
Sei inutile.
Non farai mai nulla di buono nella vita.
Sei uno scherzo della natura.
Cominciava a girarmi la testa, così mi sedetti immediatamente sul divano, con la testa tra le mani.
Il parere degli altri mi erano sempre interessati, qualche anno fa.
Il problema era che tutti non facevano altro che lamentarsi di me, perché ero sempre stata una ragazza riservata e che se ne stava sulle sue.
Ludovica era arrivata in terza superiore, e mi aveva aiutato a combattere contro gli altri.
Lei era l'unica che mi stava accanto, che mi difendeva sempre, che c'era.
Le lacrime volevano uscire, ma cercai di trattenerle.
Non piangevo da molto, perché non ne avevo più avuto bisogno, e mio fratello mi aveva fatto rivivere quei momenti, perché doveva fare lo sbruffone.
Lui non mi aveva mai fatto nulla, perché non era mai stato presente come figura fraterna.
Nicole, insieme alla mia migliore amica, mi aveva aiutato a crescere, a saper rispondere agli altri, a farmi rispettare.
Cercavo di respirare con calma, data la mia adrenalina nel picchiare mio fratello.
Era da tanto che non provavo quella scarica, ed era fenomenale.
Non avrei dovuto scaraventarlo sul pavimento, ma mi aveva provocato, e quando qualcuno mi provocava, non ci vedevo più dalla rabbia.
Il ragazzo venne a sedersi accanto a me, infuriato e spaventato.
'Perché l'hai fatto? Cosa gira nella tua testa?' Disse, quasi gridando.
'Mi chiedo cosa gira nella tua. Ti ho chiesto una cosa dopo settimane che non ti parlo, e tu fai queste scene? Lo sai quando e per quanto le ho vissute? Quando tutti erano contro di me, prima di avere paura di me. Sai come ho vissuto, in quei periodi? Te ne rendi conto di che fratello di merda sei?'
Sospirai e non riuscii più a trattenere le lacrime.
Esse caddero sul mio viso come una cascata calda.
Cercai di fermarle il prima possibile, ma non ne volevano sapere.
Piansi silenziosamente, come farebbe una guerriera.
Ma io non lo ero.
E non lo sarei mai stata.

Sentii un braccio avvolgermi le spalle, anche se sapevo benissimo di chi era. Mi asciugai le varie lacrime che scorrevano sulle mie guance con la manica della felpa, bagnandola completamente.
Cercai di togliermi dalla presa di Salvatore, ma non avevo le forze per riuscirci.
Per bloccarmi, mi strinse tra le sue braccia, contro il suo petto.
'Lasciami, ti prego' dissi, con un filo di voce.
'Perdonami' sospirò, accarezzandomi i capelli.
'Sono tuo fratello, e ho il diritto di stringerti a me' mi ricordò, con una pessima scusa, dato che sapeva quanto odiavo essere toccata.
'Certe volte non so cosa mi succede e faccio lo stronzo. È solo che credevo odiassi quel ragazzo'
'Sono soltanto curiosa' mentii.
Le lacrime ormai erano finite e, con calma, ripresi le mie forze.
Riuscii a staccarmi dalla presa di mio fratello, rivolgendo i miei occhi rossi verso di lui, senza incrociare il suo sguardo.
'Ho bisogno di sapere' confessai.
'Ma so troppe cose su Stefano' disse titubante, avendo paura di parlare.
'Devi dirmi chi cerca di farlo fuori, e perché'
Notai la sua confusione, nel sentirmi dire quelle parole.
Sicuramente, voleva chiedermi come facessi a sapere che lo volevano annientare, ma non me lo chiese, fortunatamente.
'Te ne parlerò' sorrise.
Cominciai a guardalo, senza muovere un muscolo.
Da quel momento, mi sarei sentita libera da qualche dubbio, riguardanti il ragazzo dagli occhi verdi.

'Circa un paio di anni fa, Stefano era sfottuto da tutta la scuola. Subiva tutti i tipi di insulti, senza rispondere. Un giorno, incontrò Giuseppe in un bar della città. Dopo averlo conosciuto, l'uomo decise di farlo entrare nel suo gruppo, per farsi sì che potesse difendersi dagli altri. Questo gruppo era composto da tutti i teppisti della zona. Stefano era il nulla in confronto a loro, ma dopo un po' di mesi, dopo che i ragazzi gli avevano fatto capire come si doveva vivere, diventò uno di loro. Con il tempo, la scuola cominciò ad essere spaventata dal ragazzo. Persino i docenti lo temevano. Da quel momento, Stefano fu pieno di odio verso chiunque gli si avvicinava. Io lo conobbi dopo un anno che si trovava in quel gruppo, perché avevo capito che aveva bisogno di aiuto, anche se non voleva ammetterlo. Sapevo che frequentava quel gruppo, e volevo fargli capire che avevano cominciato ad usarlo per i loro scopi, ma lui non mi credeva. Poco dopo lo capì con i suoi occhi, perché lo usavano per proteggere il gruppo, per continuare a sbraitare davanti alle persone, ed altre cose. Non lo coinvolgevano più di tanto. Lui ha deciso di vendicarsi nei peggiori dei modi, commettendo una delle cazzate più grandi della sua vita. Avevano una specie di covo, allora decise di dargli fuoco, quando gli altri non ci sarebbero stati, in modo che la polizia scoprisse il luogo dove bevevano, si drogavano e si incontravano. Infatti, la polizia scoprì a cosa serviva quel posto, e cercò il gruppo per molto tempo, ma loro decisero di nascondersi non so dove. Stefano non si presentò più agli incontri del gruppo, ma rimase con molto odio dentro, pronto ad esplodere da un momento all'altro. Poco dopo, uno del gruppo riferì a Giuseppe che era stato Stefano a dare fuoco alla postazione, e da allora hanno cominciato a dargli la caccia, e ad infastidirlo. Lui, la maggior parte delle volte, sopravvive con qualche graffio, ma altre volte quasi lo massacrano. Non so perché mi hai chiesto questo, ma se lo vedi con dei lividi o cose simili sulla faccia, sulle braccia, o su altre parti del corpo, è per quello. Inoltre, è uno dei tanti motivi per cui non si presenta all'istituto, ma spero che questa situazione si risolva presto'
Tutto quel discorso lo disse terrorizzato, giocando con le sue mani, e quasi con le lacrime agli occhi.
Stefano aveva solo provato a difendersi, ottenendo pessimi risultati.
Non poteva semplicemente denunciare quei ragazzi?
Bruciare il loro luogo d'incontro mi sembrò eccessivo, ma poteva capitare.
Quei ragazzi lo avevano rovinato, lo avevano preso come cavia da laboratorio per poter vedere i loro effetti su di lui.
Nel mentre, continuavo a guardare mio fratello, che aveva fatto una gran fatica a raccontarmi quella storia.
Secondo il mio parere, quei ragazzi dovevano pentirsi di ciò che avevano fatto.
Oh andiamo, stavo difendendo Stefano? Perché?
'Hai fatto bene a raccontarmi ciò' dissi, notando i suoi sensi di colpa.
'Non avresti dovuto saperlo, ma se per te è importante, è giusto che ne venissi a conoscenza' rispose, grattandosi dietro la testa.
Decisi di chiudere temporaneamente l'argomento, concentrandomi su una cosa riguardante lui.
'Come mai sei tornato a casa? Non stavi bene con la bionda?'
'Alice..' Sospirò. 'Quando è che avremo un rapporto fraterno?'
'L'altro giorno c'era, ma poi mi hai fatto capire che sono completamente inutile'
'Non lo sei, almeno, non per tutti' sorrise.
Cosa voleva dire?
'Cosa intendi?' Chiesi, interrogativa.
'Per me non sei inutile. Ero solo arrabbiato con me stesso, e mi sono sfogato su di te'
'Apparte per te, non c'è nessun altro'
'Nicole, Ludovica..'
Mi alzai dal divano, ormai stanca della conversazione.
Mi ero fermata troppo a parlare con lui.
Ma quando sentii il nome di una persona che non mi sarei mai immaginata di sentire, mi fermai sul posto, in cerca di spiegazioni.
'Anche a Stefano' disse, immobilizzandomi completamente.
'Non stai parlando sul serio' risposi, voltandomi verso di lui.
Salvatore si diresse verso di me.
Non poteva essere.
Quel ragazzo dagli occhi verdi non poteva tenerci a me. Non avevo fatto nulla per meritarmi il suo affetto, se davvero lo avevo.
'Quando parliamo di te, lui dice che sei insopportabile, intollerabile e inaccettabile'
Mi stava esaurendo.
Già per il fatto che avevano parlato di me, odiavo entrambi.
Una cosa nuova.
'Da questo dovrei capire che ci tiene a me?'
'Ecco.. Quando odia veramente una persona, quando non la vuole vedere, non si mette a parlare di essa, ripetendo le stesse cose'
'Salvatore, ti rendi conto di quello che dici?'
'Tu e lui siete più simili di quanto potreste immaginare'
Non sapevo cosa rispondere a quelle parole.
Pensarlo era un conto, ma sentirselo dire faceva tutt'altro effetto.
Pensare che io e quel ragazzo potremmo essere simili, non sapevo cosa mi facesse provare.
Sentivo felicità e terrore, nello stesso momento.
Insieme, chissà cosa avremmo combinato.
Aspetta, stavo davvero immaginando io e Stefano, insieme?
Proprio così, Alice.
Mi dovevo subire le cazzate di mio fratello, per pensare cose che non si sarebbero mai realizzate, e che nemmeno volevo.
Forse.
'Smettila di dire fandonie, è l'unica cosa che ti riesce bene'
Avevo bisogno di rilassarmi.
La prima cosa che pensai era quella di andare al fiume, ma ormai il sole era calato. La seconda opzione sarebbe stata quella di catapultarmi sul letto, abbandonami sul tessuto morbido.
Ma poi, pensai ad una terza cosa che potevo fare.
Una cosa che non facevo da quando ero ragazzina, da quando i miei genitori avevano cercato di togliermi quella passione, ma mi avevano tolto solo la parte concreta di essa.
Ma non sapevo dove andare, non sapevo come trovarla, non sapevo come mi avrebbe riconosciuta, dopo tutti quegli anni.
'La mia cavalla?' Chiesi, dato il vasto silenzio creato fra di noi.
Non mi importava più di mio fratello, meritava di essere trattato come uno sconosciuto.
'Dietro casa trovi un recinto, è lì con i suoi simili'
Non persi tempo.
Recuperai la felpa e uscii dall'edificio, senza salutare Salvatore.
Non avevo più parole da condividere con lui, per il momento.
Mi diressi subito dietro la mia abitazione, scrutando immediatamente la grande recinzione, a qualche metro da essa.
Mi diressi lì, notando la presenza di molti cavalli.

Ebbene sì, l'equitazione era la mia passione, insieme alla recitazione.
I miei genitori mi tolsero Bittal, la mia adorabile cavalla, per farmi soffrire più di quanto non stessi già soffrendo, per colpa delle loro mazzate e del fatto che non mi trattavano come una figlia.
Una volta vicina al recinto, notai la vastità di quello spazio circoscritto.
Probabilmente, quel posto era stato dimenticato da tempo, e nessuno vi entrava mai, dato la sola presenza di cavalli.
Aprii il cancello ed entrai, accendendo la torcia del mio telefono, data la poca presenza della luce che offrivano le stelle nel cielo.
Osservai ogni cavallo presente in quel luogo.
Neri, marroni, bianchi..
Nessuno sauro.
Mi ripetevo che l'avrei trovato, che percepivo la sua presenza.
Dato il vasto territorio, i vari animali non erano spiaccicati, permettendomi un passaggio ampio.
Studiai tutti gli altri equini, fino a quando uno mi si avvicinò.
Non capivo le sue intenzioni, ma una volta illuminata dalla luce, capii che era lei, Bittal.
Non riuscivo a comprendere lo sguardo della cavalla, che stava cercando di capire chi fossi.
Mi avevano separato da lei quando avevo tredici anni, passando sei anni senza di lei, e finalmente potevo vederla, pur essendo leggermente spaventata.
Decisi di accarezzarla, facendole capire meglio chi fossi, e così fu quando avvicinò la sua testa sul mio corpo, riconoscendomi.
'Mi sei mancata' dissi, continuando a passare la mano sul suo capo.
Parli anche con gli animali? Sei fuori.
Non mi interessava.
Decisi di salire in sella alla cavalla, per ricominciare il nostro rapporto.
'Che dici, facciamo una corsa?' Chiesi sul suo dorso, notando degli ostacoli che Bittal stava fissando.
Avevo capito le sue intenzioni, e per me andava bene.
Una bella corsa, sotto le stelle.
Cominciò a dirigersi lentamente verso gli ostacoli, per poi cominciare a correre e superarli, senza difficoltà.
In quegli attimi, il vento leggero spostava i miei capelli, e mi diede quella sensazione di freschezza che non avevo quasi mai.
Per un momento, dimenticai tutto quello che era inutile, e mi concentrai sulle cose più importanti che mi vennero in mente.
Concentrarmi di più sulle mie passioni, ed aiutare Stefano.
Aiutarlo? Lui? E perché?
Forse perché lo ami. Forse.
Non lo sapevo, ma sapevo soltanto che ero in mezzo ad uno dei suoi casini, e mi intrigava.
Non ero mai stata in un caso dove qualcuno potrebbe essere stato ucciso, e non mi spaventava.
Una ragazza direbbe subito di lasciar perdere, che non vuole rischiare la vita per qualcuno che non ti aveva mai considerata, nella tua vita.
Io, invece, amavo il rischio, e su una cosa ero sicura.
Quei ragazzi non si sarebbero fermati facilmente con me, e con la loro preda.

Appena Bittal fu esausta, scesi da lei.
Era da tanto che non facevo una corsa insieme a lei, sembravano passati secoli.
'Sei sempre la mia campionessa' le dissi, accarezzandola.
'Riesci a comunicare con i mammiferi?' Chiese una voce, purtroppo a me conosciuta.
Cosa ci faceva qui? Perché in ogni luogo dove c'ero io, c'era lui, e il contrario?
Alzai gli occhi al cielo, per queste altre coincidenze.
'Era l'unico essere presente che conoscessi' dissi, voltandomi verso Stefano, seduto sulla recinzione di ferro, dove mi ero fermata con la cavalla.
'Purtroppo, conosci anche un altro essere, presente qui' disse, alzando le spalle.
'Da quanto tempo sei qui?'
'Potrei farti la stessa domanda' risposi, accennando un mezzo sorriso.
'Minuti, ore.. C'è differenza?' Disse, inspirando dalla sigaretta che aveva accesa, nella mano destra.
'Ti stavo guardando mentre cavalcavi l'animale, ma eri così concentrata che non mi avrai notato sicuramente' 'Esattamente, ed ero così interessante?' 'No, solo che immaginavo a cosa stessi pensando'
'Ora sei tu che cerchi di leggere nel pensiero'
Lui sorrise.
Aveva un modo di sorridere che era diverso dagli altri.
Cercava di non dare a vedere che era felice, ma la spontaneità vinceva contro la sua forza.
Ma esso scomparve dal suo viso, ritornando ad avere lo sguardo serio di sempre, ed io il solito sguardo freddo e distaccato.
'Credo di poterci riuscire, e noto che tuo fratello ti ha detto ciò che dovevi sapere su di me. Se vuoi scappare, come hanno fatto gli altri, sei libera di farlo, ma non raccontare di me in giro' mi riferì, buttando la sigaretta nel prato, portando il suo sguardo sul terreno, ed allontanandosi leggermente da me, mentre continuavo ad osservarlo.
Come poteva pensare che sarei scappata da lui?
Certo, ci odiavamo a vicenda, ma sentivo che dovevo aiutarlo.
Ne aveva bisogno.
Che carina che sei Alice, quando ti innamori.
Ma non lo ero.
Credevo.
'Non sono come gli altri' gridai, per farmi sentire chiaramente da lui, che alzò immediatamente i suoi occhi, per farli concentrare sui miei.
Si riavvicinò a me con passo lento, formando pochissima distanza tra di noi.
'Stavo pensando a come aiutarti' confessai, con leggero imbarazzo.
Mi faceva provare tutte le sensazione possibili ed immaginabili, tutte assieme, ed era interessante.
'Non puoi aiutarmi, devi salvare te stessa, non me' rispose, accarezzandomi la guancia, mentre fissavo quei grandi cerchi verdi. Rabbrividii a quel piccolo gesto.
Non sapevo più se era perchè odiavo essere toccata, o perchè mi rilassava. Ma durò poco, poichè si rese conto di quello che stava facendo, e tolse la mano dal mio viso, rimettendola in tasca.
'Scusa' disse, riferendosi a quello che aveva compiuto, pochi istanti prima. 'Starò attenta' dissi, facendo spallucce. 'Davvero vuoi aiutare uno come me?' 'C'è da chiedere?' gli sorrisi.
'Allora, devi saperti difendere'
'Non è bastato quello che ho fatto qualche ora fa, per farti capire che ho più forza di te?'
'Mi stai sfidando?' Disse, in modo indecifrabile.
'Può darsi'
E appena gli riferì queste parole, si chinò per cingere le mie gambe sul suo braccio, e la mia schiena sull'altro, per poi tirarsi su con uno slancio.
'Stefano, mettimi giù' dissi, nervosa.
Potevo dire che tremavo tra le sue braccia.
Perché lo stava facendo?
Sapeva quanto odiavo i tocchi, eppure mi aveva accarezzato e, in quel momento, presa in braccio, cose che nessuno aveva mai fatto.
Desideravo che mi mettesse giù, ma anche che non lo facesse.
Mi sentivo protetta tra le sue braccia, nonostante le cose che aveva passato.
Intanto, cercavo di muovermi sotto la sua presa, in modo da potermi permettere di camminare, ma lui non ne voleva sapere.
'Anche se provi a muoverti di più, io non ti mollerò lo stesso' disse, mentre ci dirigemmo verso l'uscita della recinzione.
'Va bene, ma ora lasciami' dissi, picchiettando sul suo largo petto.
'Se devo fare una cosa, la faccio bene'
Sbuffai sonoramente.
Era uno tra i pochi che riusciva a tenermi testa, nonostante lui avesse una testa di ferro, peggio della mia.
Sentii un improvviso vento gelido rinfrescare l'ambiente, ma quasi congelarlo.
La leggera felpa che possedevo non mi proteggeva abbastanza da quell'aria, così il mio corpo cominciò a tremare nuovamente tra le braccia del ragazzo.
Cercai di non farlo notare, dato che ci trovavamo quasi all'uscita di quello spazio, ma lui lo notò ugualmente, dopo qualche secondo.
Provò a riscaldarmi con il movimento della sua mano, lungo il mio braccio.
Perché tutto ciò?

Finalmente, dopo qualche istante che sembrò un'eternità, uscimmo dalla recinzione.
Lui mi mise in piedi, con una cautela e una delicatezza che non mi sarei aspettata da lui.
Mi sistemai la leggera felpa, che si era leggermente spiegazzata.
'Anch'io sono diverso dagli altri, perciò solo io posso toccarti' disse, mentre osservavo accuratamente i suoi occhi che, da quel poco che riuscivo a vedere, sembrava che luccicassero.
Non credevo che potesse dire una certa frase.
Pensavo che se ne sarebbe andato subito, senza rivolgermi la parola, come era nel suo stile.
Invece, dopo minuti che stavamo assieme, era ancora lì, di fronte a me, anche dopo lo spazio circondato dal recinto.
Sorrisi, pensando ripetutamente a quella frase, composta da parole semplici, ma con grande significato.
'Non scapperò da te' ammisi, continuando a collegare i nostri sguardi.
Una Alice dolce.
Oh, ti prego subconscio.
'D'altronde, è per tuo fratello' rispose, alzando le spalle.
Mi stava piacendo quel momento quasi dolce, ma poi ritornai alla realtà.
Lo stavamo facendo per mio fratello, per tenerlo fuori da questa storia, per il suo bene, anche se non me ne aveva mai dimostrato.
'Già, mio fratello..' affermai, con una tonalità di voce così bassa che nemmeno io riuscii a sentirmi.
'Forse è meglio se torni da lui, si starà preoccupando'
'Come se qualcuno si preoccupasse di me'
'Anche se è un coglione, ci tiene a te'
'Se sei venuto per dirmi di tornare da lui, posso anche andarmene'
'No' disse, afferrandomi per un braccio, ritornando ad avere quella enorme forza che possedeva da sempre, ma che era rimasta nascosta per molto tempo.
Tolse subito la mano, probabilmente per non farmi male, anche se riuscivo a resistere a quel tipo di dolore.
'Non potevo immaginare di trovarti qui. Non mi aspettavo di vederti, eppure ti ho vista' disse frettolosamente, come per scusarsi.
Adoravo il modo in cui capivo i sentimenti che provava in certe occasioni, forse anche lui ci riusciva con me.
Ma che mi stava accadendo?
Ma a cosa pensavo?
'Credo che sia meglio andare' sorrisi.
'Penso di sì' sorrise, quasi imbarazzato.
Ma quante emozioni poteva provare, quel ragazzo?
Mi allontanai con calma da lui, come se non me ne volessi andare, se volessi restare con lui.
Ma perché sarei dovuta restare con il ragazzo dagli occhiali?
Mentre tornavo a casa, ripensai agli incontri avvenuti con il ragazzo, eppure pensavo ancora che io e lui fossimo diversi, non ne conoscevo il motivo.
Non sapevo cosa provare, dato che avevo deciso di non abbandonarlo, al contrario degli altri che lo avevano fatto, dopo aver saputo di quella storia.
Anche se non ero più convinta di aiutare Stefano, soltanto per  mio fratello.

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