Widowmaker: l'antenata dei Su...

De this_is_cry

27.2K 1.5K 377

[in fase di revisione] [✔️ capitoli revisionati] Il Soldato d'inverno si era finalmente liberato del suo pas... Mais

Premessa
Cast
Prologo
Capitolo 1: "Comunica a Fury di muovere il culo per venire a farmi visita" ✔️
Capitolo 2:"tra agenti ed ex assassini ci si riconosce"
Capitolo 3: "Ben fatto, Widowmaker"
Capitolo 4: " Una donna può essere qualcuno anche senza dei figli, Natasha"
Capitolo 5:"Sentiamo, di chi è stata l'idea?"
Capitolo 6: "Qui siamo al sicuro Cassandra, nessuno ci farà del male"
Capitolo 7: "Devi promettermelo..." "Te lo prometto"
Capitolo 8: "Incolpi te stessa, Arrowsilv?"
Capitolo 9:"Forse lei non è stato l'unico ad aver aspettato, sergente"
Capitolo 10: "Io sono Te, Cassandra. NON PUOI FUGGIRE"
Capitolo 11: "Conosciamo l'identità di questa ragazza?" "Si"
Capitolo 12: "Cento Reichsmark"
Capitolo 13: "Oh tranquillo, Barnes poi ti racconterà"
Capitolo 14: "Di certo questo non lo racconteró a Wilson"
Capitolo 15: "Che ne dici di chiedere il permesso a me?"
Capitolo 16: "Torna dove tutto è inziato"
Capitolo 17: "Io sono qui"
Capitolo 18: "Te lo prometto Moy spasitel, te lo prometto"
Capitolo 20: "Ti amo, non sai quanto ti amo"
Capitolo 21: "Sono in debito con te, Moye Schast'ye"
Capitolo 22: "È come deve finire, non ci sarà più nessun Supersoldato HYDRA"
Capitolo 23: "Devi prometterlo" "Te lo prometto"
Capitolo 24: "Torna dove tutto è cominciato, solo così potrai trovare la pace"
Capitolo 25: "Il sopravvissuto sono io"
Capitolo 26: "La mia vita è appartenuta a tutti tranne a me stessa"
Capitolo 27: "Solo io e te, Moye Schast'ye"
Capitolo 28: "FICK DIE HYDRA"
Capitolo 29: "L'ultima volta che ho controllato il piccione eri tu, Wilson"
Capitolo 30: "E poi sei arrivata tu"

Capitolo 19: "Ora ho ciò che di più simile posso paragonare ad una famiglia"

622 49 15
De this_is_cry

Natale...
Non avevo mai festeggiato quella festa, la ritenevo inutile, falsa, ipocrita; tutte le persone, per un solo giorno all'anno, diventavano gentili e disponibili, anche quelle che un secondo prima ti torturavano sino allo svenimento. Non avevo mai ricevuto un regalo di Natale durante la mia infanzia, solitamente io e mio fratello cercavamo di rincuorarci in quel giorno così speciale scambiandoci lavoretti fatti a mano con il legname, i bastoncini, i petali dei fiori e gli aghi degli alberi sempreverdi. Non era un granché, certo, ma facevano in modo che lo spirito natalizio non morisse dato che in casa non c'era nemmeno una decorazione appesa, ed era sempre un piacere scambiarci quei piccoli lavoretti fatti con le nostre mani. Non è il regalo che importa, ma il gesto.
All'HYDRA la piccola sorpresa che mi aspettava sotto l'albero era o un giorno senza tortura o, addirittura, un giorno consecutivo sotto la "Squasciacervello", ovvero la sedia per l'elettroshock. Anche da loro lo spirito natalizio non mancava, evidentemente.
Avevo solo brutti ricordi riguardo al Natale, così tanto da arrivare ad odiare profondamente quella festività.
Ma non l'avevo mai trascorsa con gli Avengers.
Quando mi alzai venni investita da un intenso profumo di marzapane e pancake, che mi fecero venire l'acquolina in bocca. Sentii i passi di Bucky avvicinarsi sempre di più al letto, scanditi dal frequente clagore delle dog tags che rimbalzavano sul suo petto ad ogni passo. Feci finta di dormire ma, quando tese la mano per scuotermi i capelli, afferra il suo polso e lo ribalta sul letto, salendo sopra di lui. Scoppiammo entrambi a ridere, Barnes più stupito che altro.
<<Da quanto sei sveglia, Moye Schast'ye?>> domandó, stampandomi un bacio tra i capelli. Lo aiutai ad alzarsi, ricambiando il gesto.
<<Abbastanza da averti sentito arrivare, Moy spasitel>> risposi. Un piccolo sorriso gli increspó le labbra, lasciandosi sfuggire un invisibile sospiro. Ci scambiammo uno sguardo complice e, dopo esserci sfidati non verbalmente, partii la cosiddetta "corsa agli armamenti"; non c'era nulla di pericoloso in questa sfida, essa consisteva nell'arrivare per primi in sala da pranzo. Grazie ai miei anni passati a correre via sia dall'HYDRA che dallo SHIELD, potei vantare del titolo di "Vincitrice dell'edizione Natalizia", con conseguente protesta di Barnes perché secondo lui avevo barato.
<<I bambini di Clint fanno meno storie, dovreste vergognarvi voi due>> disse Natasha, separandoci. Vedevo e quasi percepivo lo sforzo immane che la ragazza stava sopportando per non scoppiare a ridere, cosa che probabilmente ci avrebbe incentivato a continuare il battibecco. Proprio in quel momento Stark decise di fare la sua solita entrata da diva, seguito da uno Steve ancora in pigiamone felpato e un Sam non troppo sveglio: entrambi avevano optato per rimanere in pigiama, e francamente non li biasimavo; faceva un freddo impressionante fuori dal Compound e, nonostante l' efficace riscaldamento di Tony che rendeva bollente persino il pavimento, gli spifferi d'aria siberiana si infiltravano insidiosamente nelle più minuscole fessure dell'edificio, facendoci gelare dal freddo ogni volta che ci passavamo vicino. Non che potessi criticare il loro abbigliamento, dato che il mio maglione natalizio era molto simile, se non uguale, ad un pigiama. Quella buona anima di Clint aveva preparato la colazione per tutti, e si stava cimentando nel preparare il pranzo per il resto della famiglia che ci avrebbe raggiunto a mezzogiorno. Sicuramente gli avrei dato una mano dopo, e avrei convinto Barnes a seguirmi. Ci sedemmo tutti intorno al tavolo, chiacchierando allegramente con la bocca ripiena di pancake, sciroppo d'acero e succo di lampone fatto in casa, una vera prelibatezza di cui non conoscevo l'esistenza. Non sempre avevamo l'opportunità di fare colazione tutti insieme, alcuni di noi erano in missione, altri dovevano fare report allo SHIELD in città, altri ancora potevano rimanere solo per poco alla base, perciò quando era possibile ci riunivamo tutti insieme sotto la marea di dolciumi che Clint preparava e ci godevamo insieme il pasto più importante della giornata.
Se in molti, Barnes compreso, erano preoccupati per i regali, io ero piuttosto tranquilla: avevo comperato con largo anticipo tutto il materiale necessario, ed ero stata capace persino di realizzare una piccola sorpresa per ognuno dei miei amici. Quanto a Bucky, mi ero dovuta prendere la briga di aiutarlo a scegliere quasi tutti i regali, a parte per quello di Steve, Sam e Nat; era veramente una frana nel decidere, soprattutto se si trattava di qualcosa che non sarebbe ipoteticamente potuto piacere alla persona. Quel povero cucciolo di Wallabi era preoccupato che a nessuno piacesse il suo regalo, e che tutti gli avrebbero detto di sì solo per cortesia.
Lo osservai attentamente, percependo il leggero nervosismo che, sempre più velocemente, traspariva sul suo volto, nonostante i vari tentativi per nasconderlo. Gli scoccai un sorriso rassicurante, ricordandogli che nulla sarebbe andato storto. Aveva un continuo bisogno di rassicurazioni, e il ciò diceva molto sulla sua persona, sulla sua personalità; stava cercando di recuperare ed riattaccare i pezzi di quello che era lui una volta, voleva essere simile a chi era prima dell'HYDRA, ma non capiva l'importanza di andare avanti. Mascherava le sue crepe con la spavalderia, la sicurezza, ma sotto sotto potevo vederlo, spezzato più che mai.
Una volta gli raccontai del Kitsungi, la cosiddetta "arte che risalta le ferite", spiegandogli come un semplice vaso di ceramica rotto potesse diventare ancora più bello grazie alle sue cicatrici; lui mi ascoltó attentamente, con un'innocenza che solo i bambini possedevano, mentre i suoi occhi brillavano di una nuova luce: la luce della speranza. Iniziai piano piano a dipingergli alcune crepe dorate sul braccio di vibranio e sul moncherino, la parte martoriata della spalla sinistra, un rito che divenne abitudinario da quel giorno in poi. Forse proprio dall'idea del Kitsungi Shuri si era ispirata, dato che le venature del braccio Wakandandiano erano in oro.
Gli feci l'occhiolino, rassicurandolo.
Lui era troppo insicuro, e io sarei stata al suo fianco per aiutarlo a credere un po' di più in sé stesso.
Io ci sarei stata sempre per lui.
************************************
L'ora del pranzo arrivó prima del previsto e, con poco preavviso, la sala da pranzo si riempì di amici, familiari ed ex aiutanti della squadra; Peter Parker, Doctor Strange, Re T'Challa, Shuri, Okoye e Aio, la moglie e i figli di Clint, Pepper e Morgan, Fury, Maria Hill, Coulson, Peggy e un piccolo nucleo famigliare composto da una certa Yelena, Alexiei e Melina (famiglia di Nat, a detta sua). Il clima di complicità ed amicizia era travolgente, confortante, in poche parole riscaldava il cuore.
Ebbi molti problemi a salutare il Re e la principessa del Wakanda che, nonostante mi fossi preparata adeguatamente per rivolgermi a loro con tutto il rispetto e la stima possibile, mi "obbligarono" a dargli del tu, sorridendo quando gli davo del voi. Una questione diversa fu per le due Dora Milaje, a cui diedi il benvenuto con il saluto Wakandiano, sorprendentemente ricambiato. Peter Parker, o meglio conosciuto come Spiderman, era un vero e proprio cucciolo curioso, la voglia di vivere fatta a persona; si vedeva quanto il ragazzo volesse bene a Tony e viceversa, e il comportamento così pieno di vita e gioioso del ragazzo mi scaldava il cuore: molti ragazzi della sua età avevano veramente dimenticato cosa volessero dire le parole educazione, altruismo e aiutare il prossimo. Il fatto che si riferisse a Tony come signor Stark dimostrava ampiamente il rispetto che il ragazzo provava per il suo mentore.
Mangiammo tutti insieme, chiacchierando come una vera e propria famiglia, tutti uniti sotto un solo simbolo: la "A" di Avengers. Sorrisi. Non ci fu un vero e proprio motivo per cui lo feci, sorrisi e basta. Perché stavo bene. Perché mi sentivo a casa. Perché, per quanto fossero strambi, gli Avengers erano l'unica cosa che potevo chiamare famiglia.
************************************
Era una tradizione, non avrei mai giudicato una cosa del genere: il discorso prima di aprire i regali era obbligatorio, a detta di Stark. E non mi avrebbe dato fastidio.
Ma il fatto che fossi io a dover fare il discorso proprio non lo capivo.
Quel maledetto di Stark mi rifiló un microfono in mano, costringendomi a dover per forza dire qualcosa. Sentivo gli occhi di tutte le persone presenti su di me, ma non li percepivo più come aghi affilati pronti a pungermi, bensì come incoraggiamenti non verbali che, piano piano, mi invogliarono a parlare.

<<Vi avviso che non sono brava con questo tipo di discorsi, perciò cercherò di fare del mio meglio>> iniziai. <<All'inizio, prima dello SHIELD, prima degli Avengers, non avevo nulla. La mia vita non aveva un senso, ero solo un essere in più al mondo che respirava. Un errore, sia temporale che fisico. Lo SHIELD mi ha dato l'opportunità di vendicare ciò che mi era stato tolto, come gli Avengers mi hanno dato l'opportunità di riscattare il mio nome. Non ho mai sentito così vicino a me il concetto di famiglia>> mi voltai verso Steve e Tony, coloro che erano considerati i "capi" della squadra <<Sono grata agli Avengers per l'enorme chance che mi hanno dato, un'opportunità che raramente arriva nella vita. Ora ho ciò che di più simile posso paragonare ad una famiglia, e sono veramente grata a tutti voi per tutti gli sforzi e sacrifici che avete compiuto per stare al mio fianco>> avevo le lacrime agli occhi, ma le cacciai indietro, continuando coraggiosamente il discorso <<Ho un enorme debito con voi, un debito che non potrò mai restituirvi. Ora posso sedermi al tavolo e deliziarmi con i manicaretti di Clint, l'ironia pungente di Tony e Nat, le prese in giro di Sam, l'iperprotettivitá di Steve, l'amore di tutti gli altri ma, soprattutto, l'amore di uno in particolare>> mi voltai verso Bucky che, con un sorriso complice e le lacrime agli occhi, ricambió il mio sguardo <<Questa persona ha saputo amarmi nonostante l'oscurità che risiedeva dentro di me, aiutandomi a superare ogni ostacolo lungo il percorso, e la amo al di sopra di ogni altra cosa>>. Il ragazzo cercó di dirmi qualcosa con il labiale, ma non riuscii a capirlo dato che Wilson gli tappó la bocca ancor prima che potesse parlare. Sam mi liquidó con una scrollata di spalle, come per dire "mi ringrazierai più tardi". <<Ringrazio tutti per avermi ascoltato, buon proseguimento>> conclusi, ridando il microfono a Stark.
L'apertura dei regali era stata meno drammatica del previsto, e ognuno di noi aveva apprezzato il regalo dell'altro.
L'unica sorpresa che non mi aspettavo era quella di Bucky dato che, tra la marea di problemi e paranoie mentali che si faceva, mi aveva fatto completamente dimenticare del mio regalo.
Quando scartai la carta mi ritrovai davanti ad una meravigliosa collana in argento, dal pendente luccicante come gli occhi del ragazzo; il piccolo ciondolo era stato evidentemente realizzato a mano con una pietra particolare, la corniola, che stava al centro di un meraviglioso sole d'argento.
<<Ho chiesto ad un amico fuori città che lavora l'argento se poteva darmi una mano con un regalo che dovevo fare ad una persona molto speciale, e lui mi ha costretto a realizzarlo con le mie mani>> mi disse, guardando in basso imbarazzato <<Ovviamente con le sue dritte>> aggiunse. Una delle cose che amavo di Bucky era l'umiltà: non accettava mai di prendersi tutto il merito nonostante fosse suo, faceva di tutto per rimanere nell'ombra. Lo baciai per metterlo a tacere, e vidi che quel gesto venne particolarmente apprezzato, sia da lui che da Sam che, da lontano, ci scattava qualche foto con la macchina fotografica.
Una tra le altre sorprese che non mi aspettai furono le tre tute da bambino che mi regaló Sam, che nascosi accuratamente sotto un cuscino cosicché nessuno le vedesse.
<<Forse sono stato un po' prevenuto, ma son sicuro che ti serviranno in futuro>> disse dando un colpetto sulla spalla a Bucky che, confuso, mi guardó con quei suoi grandi ed innocenti occhioni. Scoppiai a ridere insieme al ragazzo, lasciando il sergente sia confuso che interdetto.
Passammo così il resto della giornata, tra balli, canti e buon cibo.
A me bastava questo, avevo tutto ciò che avevo sempre voluto.
Degli amici.
Un'identità.
Una famiglia.

3 person POV
Quando finì la festa, ogni Avenger tornó nella propria camera, esausto, provato ma contento della giornata appena trascorsa; essersi abbuffati non era stata una saggia scelta, probabilmente non avrebbero mangiato per altri cinque giorni, ma di certo non si pentivano di ciò che avevano fatto. Stanchi ma contenti rientrarono in camera, trovando ciò che meno si aspettavano; sul letto di ognuno giaceva un piccolo pacchetto, incartato a dovere con la carta regalo ed avvolto da un nastro di tulle azzurro, il tutto accompagnato da una lettera. Dalla scrittura, ognuno capì che si trattava di Cassandra.
Non ho mai avuto un regalo di Natale in vita mia, e non conto di riceverlo oggi perché non me lo merito. Siete voi Avengers il regalo che ho ricevuto, il dono che la mia vita, dopo anni di agonia, mi ha regalato. Ho cercato la salvezza d'ovunque si potesse cercare. Ma ero cieca.
Perché eravate voi la salvezza, siete sempre stati voi.
Questo piccolo regalo l'ho fatto io a mano, e ci tenevo particolarmente a darvelo in privato. Avevo una tradizione quando ero bambina; io e mio fratello, per far sopravvivere lo spirito natalizio a casa nostra, ci facevamo dei regali costruendo delle ghirlande con fiori, ramoscelli, tutto ciò che avevamo a disposizione. Ho voluto condividere con voi la mia tradizione perché per me siete tutti fratelli e sorelle.
Siete la mia famiglia.
E so che posso sembrare smielata, ripetitiva e sdolcinata, ma ci tenevo solo a farvi capire quanto siete e siete stati importanti per me, come avete stravolto la mia vita.
Grazie di cuore.
Cassandra.

Il regalo era differente per ognuno; la ghirlanda di Natasha era composta da nastrini rossi e neri abbinati a del legno di cedro, per Barnes il legno di betulla e gli aghi di pino, per Steve due fascette di nastro blu e azzurro con legno di quercia. Ogni ghirlanda aveva la sua particolarità, il suo profumo singolare, scelto accuratamente per ogni Avenger. I regali finirono appesi davanti alla porta di ognuno, così da comunicare a Cassandra che il regalo era stato più che gradito.
Quella sera tutti andarono a dormire con il cuore più leggero, pieno di gioia e di calore.
Perché ciò che diceva la ragazza era proprio vero: per quanto fossero strambi, gli Avengers erano una famiglia.

Non essere un lettore fantasma, vota la storia e commentala!

Spazio autore: Ciao ragazzi! Nuovo capitolo fresco di scrittura, a cui tenevo particolarmente per spaziare dal solito combattimento, guerre ecc... Questo e il capitolo di mercoledì saranno abbastanza soft ma (se tutto rimane com'è e non ci infilo nulla in mezzo) quello di venerdì sarà bello pesante. Preparatevi psicologicamente, io ve la butto lì. Per il resto non ho nulla da dire. 😂
Passo e chiudo! ❤️

Continue lendo

Você também vai gostar

18.8K 1.1K 34
"Non è affatto una buona idea" "Hai qualche opzione geniale; Uomo della Nevi" "Posso chiedere alla mia amica, e smettila di chiamarmi in quel modo La...
148K 5.9K 35
Il controllo è tutto per Àmbar, è brava nel contenere le sue emozioni e i suoi istinti. Ma una serie di circostanze metterà a dura prova queste sue c...
45.9K 2.4K 34
༄★ 𝑨 𝑩𝒖𝒄𝒌𝒚 𝑩𝒂𝒓𝒏𝒆𝒔'𝒔 𝒇𝒂𝒏𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏 ★༄ Ci sono incubi che non puoi evitare e ai quali non puoi sfuggire. Per quanto ci provi, per q...
63.3K 1.1K 53
ue uaglió bell sto remake ((chat tra tutti i personaggi di Skam Italia,se volete leggereEeeeeee eh leggete))