Capitolo 10: "Io sono Te, Cassandra. NON PUOI FUGGIRE"

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<<Capitano, a sinistra!>> esclamai, rilanciando lo scudo a Steve.
Era la prima volta dopo due mesi di addestramento che rientravo in campo, ed ero più gasata che mai; sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene come puro fuoco, il sangue mi ribolliva dentro come un vulcano pronto ad eruttare. La missione era abbastanza semplice, nulla che io non avessi già fatto più e più volte: smantellare la base HYDRA segnalataci dai radar di H.A.P.P.Y., cercare potenziali cavie e/o prigionieri per liberarli e tagliare un altro tentacolo all'organizzazione. Avevano ritenuto necessario chiamarmi sul campo perché io la base che stavamo attaccando la conoscevo, essendo praticamente la sede della nascita della Widowmaker. Proprio a causa dell'infame nomea, la base pullulava di agenti, così tanti da farmi pensare che forse in pentola stava bollendo qualcosa, e quel qualcosa non era certamente il famoso manzo alla maionese di Clint. Ci eravamo divisi in squadre, ed io puntualmente ero finita con Barnes.
<<Agente Arrowsilv, mi servi dentro l'ala est immediatamente per cercare delle potenziali cavie. Già che ci sei, sgombra un po' la via>> mi disse quest'ultimo attraverso l'auricolare. Dopo quel famoso bacio, io e lui ci eravamo avvicinati molto, creando un legame ancora più forte e "sentimentale" in un certo senso. Le emozioni che provavo per lui erano tutte nuove per me, e proprio per questo lui stava cercando di mettermi meno pressione possibile. Mi aveva confessato che i sentimenti non erano cose che si imparavano con un corso o un libro, erano sorprendenti, travolgenti, come dei fuochi d'artificio nel cupo cielo notturno. Avevamo deciso di mantenere segreta questa vicinanza, tanto che, quando ogni notte stava in camera mia per farmi compagnia, alle primi luci dell'alba abbandonava furtivo la mi stanza, cercando di non essere beccato da uno Steve sin troppo mattiniero in procinto di andare a correre. Non volevamo che per adesso si sapesse nulla, principalmente perché non sapevo come comportarmi e avevo bisogno di tempo(?), ma anche perché volevamo prendercela con calma, godendoci ogni attimo della nostra pseudo relazione.
Passai per gli enormi corridoi dell'ala est, uccidendo uomini a colpi di Skorpion e calci; grazie al mio passato da ballerina, i miei arti inferiori erano persino più forti delle braccia, e ciò lo usavo a mio vantaggio. Da poco avevo inventato un nuovo tipo di arma, le scarpe da ballerina con lama; si trattava di un paio di punte da ballo nere, dotate di un marchingegno nanotecnologico che, se attivato, faceva spuntare dalla punta della scarpetta una lama. Al contrario di ciò che credeva Stark (quel miscredente) erano comode sia per combattere che da usare normalmente; nel programma della Widowmaker mi avevano addestrato a ballare sulle lame anche a piedi nudi, perciò avevo imparato a prendere confidenza con il mio corpo e bilanciarlo in modo che risultassi leggera e silenziosa nei miei assalti. Feci calare sul mio viso la visiera a sette mirini, pendendo a testa in giù da uno dei enormi tubi attaccati al soffitto, sorretta solamente da uno spesso cavo di acciaio agganciato alla mia cintura.

 Feci calare sul mio viso la visiera a sette mirini, pendendo a testa in giù da uno dei enormi tubi attaccati al soffitto, sorretta solamente da uno spesso cavo di acciaio agganciato alla mia cintura

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Uccisi con il mio fucile da cecchino cinque agenti su cinque, lasciando la mia postazione per seguire il percorso che da remoto Peggy mi aveva tracciato per raggiungere il mio partner.

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Widowmaker: l'antenata dei Supersoldati // Bucky BarnesWhere stories live. Discover now