Capitolo 13: "Oh tranquillo, Barnes poi ti racconterà"

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Da qualche settimana al telegiornale si parlava dell'incendio doloso che avevo provocato a casa Schneider ma, a parte qualche occhiata fuggitiva alle notizie, gli Avengers non ci avevano fatto proprio caso, decisamente impegnati in qualcosa di più grande e pericoloso di una casa andata a fuoco. Io ero finalmente più leggera, più tranquilla e felice; sapere che mia figlia era stata vendicata mi faceva sentire quasi rinata, come prendere un'enorme boccata d'aria dopo essere stata anni a brancolare nel buio del profondo abisso. Non mi sentivo per nulla in colpa, avevo ucciso innocenti senza esitare, fare fuori un colpevole sicuramente non nuoceva alla mia anima. Purtroppo, a differenza degli Avengers, qualcun altro aveva avuto qualche sospetto, e quel qualcun altro si chiamava Nick Fury. Cercai di difendermi inutilmente dalle accuse, ma alla fine sapevamo entrambi che mentire non ci avrebbe portato lontano, perciò vuotai il sacco. Inutile dire che mi fece una lavata di capo impressionante.

<<Sa, mi aspettavo di meglio da lei Agente Arrowsilv>> mi disse arrabbiato. Quando in queste situazioni iniziava ad usare il nominativo che lo SHIELD mi aveva affibbiato, era meglio scappare. Non lo avevo mai visto così incazzato in tutta la mia permanenza nell'associazione, e il che era tutto un dire.

<<Non le mentirò direttore, non provo rimorso per il gesto che ho compiuto. Se potessi rifarlo, non esiterei due volte>> risposi alzandomi dalla sedia. Ero troppo testarda per ammettere di aver in qualche modo sbagliato, e per lui era ancora più difficoltoso ammettere che era una minaccia in meno di cui preoccuparsi. Eravamo come due tori che si incornavano a vicenda, una più incazzata dell'altro.

<<Può stare certa che l'Agente Hill, l'Agente Carter e l'Agente Coulson saranno avvertiti del fatto, e se questo patetico schema vendicativo continuerà a nuocere vittime le verrà tolto il grado Avenger nell'immediato, con conseguente internamento nell'ospedale psichiatrico dello SHIELD>> sentenziò. Come poteva trattarmi in quel modo?! Conosceva benissimo il dolore e la sofferenza che avevo patito, una piccola vendetta era il minimo che quelle persone meritavano. Il minimo. La rabbia mi ribolliva nelle vene come acqua bollente, il mio cervello non voleva accettare di essere stata appena rimproverata severamente dal direttore.

<<Patetico schema vendicativo?! SAI ALMENO COSA SI PROVA A VEDERE LA PROPRIA FIGLIA BUTTATA IN UN FOTTUTO FORNO CREMATORIO COME LEGNA DA ARDERE?!>> gli urlai contro. Ero piena di odio represso, angoscia asfissiante, rabbia, delusione, che erano esplosi completamente in faccia a Fury; il mio istinto materno mi diceva che avevo fatto la cosa giusta, la mia mente aveva avuto vendetta e il mio cuore era andato in pace comprendendo che finalmente quel mostro aveva esalato l'ultimo respiro.

<<Fuori dal mio ufficio, o la sospenderò con azione immediata!>> rispose indicandomi bruscamente la porta. Me ne andai infuriata, sfogando tutta la mia rabbia sul sacco da boxe quella sera medesima quando tutti dormivano. Possibile che nessuno comprendesse come mi sentivo, cosa provavo quando ricordavo che mia figlia non era altro che una dei tanti bambini morti lì dentro. Era come se qualcuno mi strappasse il cuore dal petto ogni singola, fottuta volta, e ci giocasse a tiro a bersaglio. Piansi contro il sacco da boxe, diedi i pugni al sacco da boxe, bevvi una quantità sproporzionata di alcool nel disperato tentativo di ubriacarmi e dimenticare, provai persino la combinazione vodka- Carbolithium-litio , ottenendo solo un enorme nausea che mi portò a vomitare le pillole per tutta la notte oltre che a sfiorare per un soffio l'overdose. Fortunatamente Peggy, che sapeva cosa era successo, aveva fatto la saggia scelta di venire a controllare come stavo, trovandomi sull'orlo del precipizio. Fu lei a farmi rigettare le pillole, con conseguenze sequestro dei farmaci sino a che non avessi iniziato a comportarmi come minimo responsabilmente; capivo che lo stava facendo per il mio bene, e probabilmente perché era ancora traumatizzata dall'ultima volta in cui avevo avuto un'overdose bella e buona. Anche lì lavata di capo, ma non ci andò molto pesante, consapevole che Fury aveva già fatto tutto il lavoro per lei.

Widowmaker: l'antenata dei Supersoldati // Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora