Capitolo 17: "Io sono qui"

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<<Mamma>>
Furono quelle le prime parole che udii prima del mio risveglio. Aprii gli occhi lentamente, schermando la mia vista da un sole inesistente. Tutto era buio, tutto era nero, tutto era nulla.
Non riconoscevo il posto in cui ero, non lo avevo mai visto prima; sembrava di stare in un tetro e umido scantinato, circondata da nient'altro che oscurità e incertezze. Brulicavo nella paura, inconsapevole di chi o cosa mi avesse chiamato.
<<Mamma>>. Questa volta la voce era un sussurro delicato, come una leggera pioggia primaverile che bagna i fiori del giardino, come la rugiada che si deposita sull'erba nelle calde mattine d'estate. Una parola sussurrata al mio orecchio.
Dorothy era lì davanti a me, mentre mi osservava con i suoi grandi occhioni verdi.
Quando cercai di afferrare la manina che mi stava tendendo, la mia mano trapasso la sua, ricadendo leggermente al di sotto di essa. La guardai confusa, cercando di comunicare con le mie espressioni facciali. Non riuscivo più a parlare, non potevo.
Solo allora mi resi conto che la sua figura era leggermente sbiadita, come in una delle fotografie che avevo di lei. Capii. Era un fantasma.
<<Ti voglio bene mamma>> disse ridendo. Non potei fare altro che piangere, sia di gioia che per la disperazione, nella speranza che questo gesto mi avrebbe permesso di riabbracciarla un'ultima volta.
<<Mi manchi, Dorothy>> sussurrai con la voce spezzata. Ella mi guardó confusa, con un'innocenza che solo i bambini potevano avere.
<<Ma sono sempre con te, mamma>> rispose, trotterellando verso di me. Fu il mio turno di guardarla confusa, corrucciando leggermente le sopracciglia.
<<Io sono qui>>. La sua manina si appoggió delicatamente sul mio petto, precisamente sulla parte del cuore. Ciò che lei voleva dirmi era che io l'avevo sempre portata con me, perché lei era lì dentro, sia nel mio cuore che nella mia mente. La guardai con la vista appannata, baciandole invano la fronte e accarezzando i contorni di quello che dovevano essere le sue guance rosee. Piansi come non avevo mai fatto. Piansi e mi liberai delle sofferenze.
Piansi e desiderai di raggiungere mia figlia, lassù.

<<La stiamo perdendo!>>
Sentii la voce di qualcuno in lontananza, ovattata come se fossi lontana dalla superficie da cui proveniva la voce. Guardai mia figlia allontanarsi, senza poter fare nulla per tenerla stretta a me, senza poter fare nulla per dirle di non andarsene, senza poter fare niente di niente.
La vidi camminare verso l'oscurità, e fu più duro di quando la vidi morta fra le mie braccia. Il buio la inghiottì tra i miei urli disperati e le mie suppliche, tra i miei pianti e i miei sugulti.
<<Ci rivedremo mamma>>. Rise un'ultima volta, prima di scomparire nell'oscurità.
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L'unica cosa che potevo sentire erano dei lunghi ed estenuanti BEEP, accompagnati dal fastidioso rumore di un macchinario per la respirazione. Non capivo nuovamente dove fossi, e il timore di essere stata riacchiappata dall'HYDRA si faceva strada dentro di me sempre più velocemente. Aprii gli occhi solo per richiuderli un attimo dopo, accecata dalle misere luci che filtravano nella stanza: dopotutto, dopo essere stata in un posto oscuro come il Nulla, tornare alla normalità era come ricevere un pugno negli occhi, letteralmente.
<<Stai giù, potresti rischiare di svenire>> mi disse Bruce, spingendo con delicatezza le mie spalle verso il basso. Lo fissa confusa mentre armeggiava con le attrezzature mediche, guardandomi intorno per capire meglio dove mi trovassi; riuscii a riconoscere la stanza dell'infermieria del Compound, essendoci stata alcune volte tornata dalle missioni ma, più che altro, non capivo perché fossi lì: l'ultima cosa che ricordavo appartenesse al mondo dei vivi era urlare contro lo Shy Guy, poi l'esplosione, poi il buio.
<<Tra un'oretta dovresti essere capace di venire a cenare giù con noi, non ti preoccupare. Hai semplicemente svuotato il tuo "serbatoio" di energie. A parte quello e qualche difficoltà di respirazione a causa del quasi soffocamento, dovresti essere a posto>> disse sorridendo. Non ricambiai, guardandolo sempre più confusa.
<<Che è successo? >> chiesi scattando a sedere. Un dolore lancinante mi costrinse a sdraiarmi nuovamente, obbligandomi a chiudere gli occhi per evitare una pesante emicrania.
<<Sei in ospedale da un giorno preciso a causa del pesante esaurimento di energia, ma ti riprenderai>> rispose, sistemando le ultime cartelle sul mio comodino.
Ora capivo perché non usavo i miei poteri così spesso e così intensamente. Era sfiancante. Rimasi sola a fissare il soffitto per un bel po' di tempo, riflettendo sul come ma, soprattutto, perché mia figlia mi aveva contattato. Come ci era riuscita? Per esclusione, non aveva poteri magici dato che i miei gli avevo acquisiti da degli esperimenti, e anche se fosse non avrei comunque potuto trasmetterglieli dato che non ero sua madre di sangue. Possibile che fosse l'effetto collaterale della proiezione di un incubo? Oppure l'incubo stesso?
Ero piena di domande, mi mancavano le risposte e e quel vuoto, oltre che darmi fastidio, mi suscitava un'enorme scontentezza. Non sapere era qualcosa che non accettavo, soprattutto da me stessa.
Che mi fossi autoinfluenzata? L'ipotesi non era certo da escludere, contando che durante l'allenamento succedeva di continuo.
Possibile fosse uno stupido e malsano gioco della mia mente malata?
Anche quello era possibile. Non ero in totale controllo della mia mente; al contrario del sergente Barnes, io non avevo avuto l'opportunità di seguire una cura in Wakanda per estrarre ciò che l'HYDRA aveva messo dentro la mia testa, di conseguenza tutto ciò che essa mi aveva inculcato in testa era ancora lì, sepolta, in attesa di essere liberata.
Quando entrò Bucky non fu pansimonioso con la sgridata, ripetendomi continuamente quanto lo avessi fatto preoccupare e quanto lui avesse rischiato di perdermi. Ancora facevo fatica a credere che qualcuno mi amasse, e dovevo prendere coscienza che ogni volta che andavo in missione poteva essere l'ultima volta che lui mi avrebbe visto. E che avrei potuto ferirlo.
Perché per quanto fossi stata sola nella mia vita, per quanto non avessi mai avuto nessuno al mio fianco, per quanto non avessi mai lavorato insieme a qualcuno, ora avevo una squadra di persone che mi volevano bene e che si preoccupavano per me ma, soprattutto, una persona che mi amava nonostante l'oscurità che mi portavo dentro.
Scendemmo a cena con non poche difficoltà, soprattutto perché l'ascensore era fuori uso e l'unica opzione erano le scale.
<<É arrivata la bella addormentata>>. La voce sarcastica di Tony non mi era mancata, decisamente no.
Gli scoccai uno sguardo velenoso, facendolo ridere di gusto; l'uomo trovava sempre il modo per farmi ridere, il che non era facile, persino nelle situazioni estreme come le missioni suicida. Ci sedemmo tutti al tavolo, aspettando impazientemente l'arrivo delle gustose prelibatezze cucinate da Clint, Wanda e (sorprendentemente) Visione. Quest'ultimo era stato probabilmente usato come aiuto cuoco, in quanto qualche mese prima gli era stato vietato categoricamente di avvicinarsi ai fornelli per colpa di un piccolo incidente che aveva fatto star male Rhodey e Tony per qualche settimana. Alla fine si era scoperto che nella porzione di zuppa che avevano mangiato al posto della salsa di pomodoro c'era una quantità esagerata di tabasco.
Un episodio che nessuno di noi voleva vivere, specialmente i due coinvolti.
<<Dorothy>>. Un soffio di vento mi fece rabbrividire, facendomi voltare verso Bucky che, ignaro, parlava con Wanda di quanto fossero buone le focaccine da lei appena sfornate.
<<Dorothy>>. Era come se avessi un fantasma che sospirava ansantemente sul mio collo, freddo come un vento siberiano. Mi irrigidii, cosa che Bucky e gli altri notarono immediatamente.
<<Dorothy>>.
<<Cassandra, tutto ok?>>. Tony mi guardò preoccupato, collegando il mio irrigidimento a un dolore interno dovuto alla botta in missione. Ma non riuscii a rispondergli, la sua voce era come una piccola zanzara fastidiosa alle mie orecchie. O forse non potevo rispondergli.
<<Cassandra?>>. Steve mi richiamó all'ordine, osservandomi con quei suoi occhioni da mamma chioccia.
<<S-si?>> balbettai, ancora distratta dalla presenza dell'intruso.
<<Che succede?>>. Era Wanda che parlava, con quel suo meravigliso accento Sokoviano.
<<Nulla, tranquilli>> gli liquidai, riprendendo con fatica a mangiare.
Bucky però non se la bevve quella scusa, insistendo sul farmi sputare il rospo.
<<Cassandra, sta succedendo qualcosa>>.
La voce continuó a sussurrare la stessa parola al mio orecchio, facendomi sobbalzare quando aumentò il volume all'improvviso.
<<Sento una voce>> risposi prendendoli la mano. Lui la strinse, cercando di darmi conforto.
<<É la prima volta? >> chiese Bruce, pensando che il ciò fosse sempre correlato alla botta che avevo beccato alla base HYDRA.
<<No, purtroppo>>. Peggy si avvicinò a me, stringendo l'altra mano disponibile nelle sue, evitandomi un brutto episodio di dissociamento. Mi guardai intorno, cercando di rimanere il più possibile a contatto con la realtà, nonostante la leggerezza della mia mente.
<<Cosa dice la voce?>> chiese Barnes inginocchiandosi davanti a me. Mantenendo il contatto sia fisico che visivo, riuscii a non cedere alla tentazione di lasciarmi trasportare dalla leggerezza.
<<Continua a ripetere Dorothy all'infinito>> spiegai, cercando di tapparmi con le mani le orecchie. Il tono della voce era così forte che rischiava di sovrastare quella degli altri, rendendo completamente inutile il loro aiuto.
<<Tu conosci una ragazza di nome Dorothy?>> chiese Bucky.
Non sapevo se lo avrei sconvolto, probabilmente si, probabilente no. Non potevo continuare a nascondergli segreti su segreti, soprattutto perché prima o poi la barriera che avevo costruito intorno alla mia mente e al mio cuore sarebbe crollata.
<<Mia figlia...>> risposi.
Ora non si tornava indietro.
Ora tutti sapevano.

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Spazio autore: Ciao ragazzi! Nuovo giro, nuova corsa. Mi dispiace, questo capitolo è venuto un po' più breve degli altri, ma ho avuto pochissimo tempo per scrivere e questo capitolo non conteneva a prescindere nulla di troppo importante, era solo un "ponte". Ci vediamo venerdì con il nuovo capitolo.
Passo e chiudo! ❤️

Widowmaker: l'antenata dei Supersoldati // Bucky BarnesWhere stories live. Discover now