Prologo

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Sono solo un soldato.
Una pedina della scacchiera.
Una rotella della grande macchina.

Un urlo lontano mi costrinse a svegliarmi di tutta fretta, tornando in uno stato di dormiveglia. Strabuzzai gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'ambiente che mi circondava, tentativo reso vano a causa dell'oscurità in cui ero immersa; solo un misero, piccolo spiraglio di luce illuminava flebilmente la stanza in cui mi trovavo. Sentivo solo freddo, un ghiaccio eterno, probabilmente dovuto dall'acqua sporca e gelata che mi arrivava a metà coscia. Rannicchiata vicino alla porta, diedi una sbirciatina nel corridoio; da dietro le sbarre della mia umida e fredda cella non potevo vedere gran che, ma intuii che qualcosa era andato storto. Due scienziati giunsero di fretta e furia alla mia cella, aprendola con un enorme chiave arrugginita. Ero stanca, debole, ma riuscii ad indietreggiare nonostante il tremore del mio corpo: non volevo andare con loro. Opposi resistenza, scalciando con le ultime forze rimaste i due scienziati che, irremovibili, cercavano di trascinarmi dalle caviglie.

Poi, l'inaspettato.

I due si guardarono spaventati e, dopo nemmeno pochi secondi, si dissolsero in cenere. Mi allontanai il più possibile dai due cadaveri, attaccandomi all'umida parete della mia cella come se ne valesse la mia stessa vita. Fissai la polvere dissolversi nell'acqua, raggiungendomi rapidamente. Mi scostai, impaurita e disgustata da quella visione. Da una le voci si erano almeno triplicate, i loro urli giungevano persino sottoterra dove ero rinchiusa. Approfittai della morte dei due scienziati per scappare dalla cella, risalendo per il corridoio sino alla piccola scala a chiocciola, che percorsi senza intoppi. Ovunque mi girassi, non c'era altro che cenere, sia sparsa per terra che raccolta in cumuli. Le voci ora non urlavano più, non chiedevano aiuto; come se qualcuno avesse mutato l'audio, una coltre inquietante di silenzio era calata in ogni stanza del complesso, lasciandomi in balia della mia mente. L'unica cosa che volevo fare era andarmene da lì, scappare dall'oscurità che quel laboratorio nascondeva.

Sono solo un soldato.
Dormo nella mia tenda nella speranza di potermi risvegliare
Il ruggito delle bombe che esplodono lontane mi tengono sveglio.

Grazie all'assenza di intoppi, raggiunsi con le ultime forze l'ingresso dell'edificio, stramazzando a terra per la fatica. Scoprire che fuori faceva ancora più freddo mi fece pensare che, dopotutto, la mia cella non era così male; la candida neve cadeva copiosa sull'enorme distesa ghiacciata, portata dal potente vento e sballottata qua e la dalle correnti. Mi feci forza e compii il primo passo nella neve, lasciando che quest'ultima avvolgesse il mio martoriato piede nudo, lanciando scariche elettriche al mio cervello. Certo, ero abituata ad allenarmi nella neve, ma solitamente portavo degli abiti adatti, al contrario di ciò che indossavo adesso; una sottile veste bianca da ospedale a pois azzurri, non proprio il massimo per una passeggiata durante una bufera di neve. Perlomeno non mi ero ritrovata ad indossare il mio inquietante esoscheletro da ballerina, che si sarebbe sicuramente inceppato con lo sciogliersi della neve nei circuiti.

Sono solo un soldato
I volti delle persone che ho ucciso mi tormentano nel sonno.
Che cosa avevano fatto di sbagliato quelle povere anime?
La loro unica colpa era quella di stare dalla parte sbagliata dello schieramento.
Di servire il proprio paese
come sto facendo io.

<<Солдат?>> (soldato?)

Sono solo un soldato
Combatto un conflitto che non è mio
Combatto al posto delle persone che hanno iniziato la guerra.

<<Я больше не твой солдат >> (non sono più il vostro soldato).

La vista si fece sempre più sfocata, mentre l'aria si rarefaceva ad ogni mio respiro. Stavo per morire, e normalmente una persona sarebbe terrorizzata da questa prospettiva, eppure io non potevo fare altro che sorridere rassegnata ed accettare il mio destino. Non era la prima volta che vedevo la Morte prostrarsi su di me, mentre tendeva la sua lugubre e scheletrica mano mi afferrava, ma sarebbe stata sicuramente l'ultima. Perciò accettai che lei mi portasse con sé, sorridendo.

Sono solo un uomo
Un uomo che è consapevole di andare incontro alla morte
Uno dei tanti cadaveri da buttare sulla tavola della pace.

Ero stanca della schiavitù, stanca di essere usata come cavia. Avevo visto, subito ma soprattutto provocato troppo dolore, collezionando sensi di colpa come si fa con i francobolli. La mia figura era stata infangata, ciò che ero non rispecchiava ciò per cui lottavo. Io volevo la libertà, eppure ero la prima ad essere prigioniera, una bestia tenuta in gabbia per più di un secolo. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Anche negli ultimi istanti di vita cercai di rinnegare ciò che avevo combinato negli ultimi 80 e passa anni, ma sapevo che le mie azioni e e mie scelte mi avrebbero perseguitato sino agli inferi.

Ma infondo sono solo un soldato.
Pronto a servire
Pronto ad ubbidire
Pronto a morire.

<<Зимний солдат?>>
Soldato d'inverno?

<<Готов подчиняться>>
Pronto ad ubbidire

Widowmaker: l'antenata dei Supersoldati // Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora