Widowmaker: l'antenata dei Su...

By this_is_cry

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[in fase di revisione] [✔️ capitoli revisionati] Il Soldato d'inverno si era finalmente liberato del suo pas... More

Premessa
Cast
Prologo
Capitolo 1: "Comunica a Fury di muovere il culo per venire a farmi visita" ✔️
Capitolo 2:"tra agenti ed ex assassini ci si riconosce"
Capitolo 3: "Ben fatto, Widowmaker"
Capitolo 4: " Una donna può essere qualcuno anche senza dei figli, Natasha"
Capitolo 5:"Sentiamo, di chi è stata l'idea?"
Capitolo 6: "Qui siamo al sicuro Cassandra, nessuno ci farà del male"
Capitolo 7: "Devi promettermelo..." "Te lo prometto"
Capitolo 8: "Incolpi te stessa, Arrowsilv?"
Capitolo 9:"Forse lei non è stato l'unico ad aver aspettato, sergente"
Capitolo 11: "Conosciamo l'identità di questa ragazza?" "Si"
Capitolo 12: "Cento Reichsmark"
Capitolo 13: "Oh tranquillo, Barnes poi ti racconterà"
Capitolo 14: "Di certo questo non lo racconteró a Wilson"
Capitolo 15: "Che ne dici di chiedere il permesso a me?"
Capitolo 16: "Torna dove tutto è inziato"
Capitolo 17: "Io sono qui"
Capitolo 18: "Te lo prometto Moy spasitel, te lo prometto"
Capitolo 19: "Ora ho ciò che di più simile posso paragonare ad una famiglia"
Capitolo 20: "Ti amo, non sai quanto ti amo"
Capitolo 21: "Sono in debito con te, Moye Schast'ye"
Capitolo 22: "È come deve finire, non ci sarà più nessun Supersoldato HYDRA"
Capitolo 23: "Devi prometterlo" "Te lo prometto"
Capitolo 24: "Torna dove tutto è cominciato, solo così potrai trovare la pace"
Capitolo 25: "Il sopravvissuto sono io"
Capitolo 26: "La mia vita è appartenuta a tutti tranne a me stessa"
Capitolo 27: "Solo io e te, Moye Schast'ye"
Capitolo 28: "FICK DIE HYDRA"
Capitolo 29: "L'ultima volta che ho controllato il piccione eri tu, Wilson"
Capitolo 30: "E poi sei arrivata tu"

Capitolo 10: "Io sono Te, Cassandra. NON PUOI FUGGIRE"

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By this_is_cry

<<Capitano, a sinistra!>> esclamai, rilanciando lo scudo a Steve.
Era la prima volta dopo due mesi di addestramento che rientravo in campo, ed ero più gasata che mai; sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene come puro fuoco, il sangue mi ribolliva dentro come un vulcano pronto ad eruttare. La missione era abbastanza semplice, nulla che io non avessi già fatto più e più volte: smantellare la base HYDRA segnalataci dai radar di H.A.P.P.Y., cercare potenziali cavie e/o prigionieri per liberarli e tagliare un altro tentacolo all'organizzazione. Avevano ritenuto necessario chiamarmi sul campo perché io la base che stavamo attaccando la conoscevo, essendo praticamente la sede della nascita della Widowmaker. Proprio a causa dell'infame nomea, la base pullulava di agenti, così tanti da farmi pensare che forse in pentola stava bollendo qualcosa, e quel qualcosa non era certamente il famoso manzo alla maionese di Clint. Ci eravamo divisi in squadre, ed io puntualmente ero finita con Barnes.
<<Agente Arrowsilv, mi servi dentro l'ala est immediatamente per cercare delle potenziali cavie. Già che ci sei, sgombra un po' la via>> mi disse quest'ultimo attraverso l'auricolare. Dopo quel famoso bacio, io e lui ci eravamo avvicinati molto, creando un legame ancora più forte e "sentimentale" in un certo senso. Le emozioni che provavo per lui erano tutte nuove per me, e proprio per questo lui stava cercando di mettermi meno pressione possibile. Mi aveva confessato che i sentimenti non erano cose che si imparavano con un corso o un libro, erano sorprendenti, travolgenti, come dei fuochi d'artificio nel cupo cielo notturno. Avevamo deciso di mantenere segreta questa vicinanza, tanto che, quando ogni notte stava in camera mia per farmi compagnia, alle primi luci dell'alba abbandonava furtivo la mi stanza, cercando di non essere beccato da uno Steve sin troppo mattiniero in procinto di andare a correre. Non volevamo che per adesso si sapesse nulla, principalmente perché non sapevo come comportarmi e avevo bisogno di tempo(?), ma anche perché volevamo prendercela con calma, godendoci ogni attimo della nostra pseudo relazione.
Passai per gli enormi corridoi dell'ala est, uccidendo uomini a colpi di Skorpion e calci; grazie al mio passato da ballerina, i miei arti inferiori erano persino più forti delle braccia, e ciò lo usavo a mio vantaggio. Da poco avevo inventato un nuovo tipo di arma, le scarpe da ballerina con lama; si trattava di un paio di punte da ballo nere, dotate di un marchingegno nanotecnologico che, se attivato, faceva spuntare dalla punta della scarpetta una lama. Al contrario di ciò che credeva Stark (quel miscredente) erano comode sia per combattere che da usare normalmente; nel programma della Widowmaker mi avevano addestrato a ballare sulle lame anche a piedi nudi, perciò avevo imparato a prendere confidenza con il mio corpo e bilanciarlo in modo che risultassi leggera e silenziosa nei miei assalti. Feci calare sul mio viso la visiera a sette mirini, pendendo a testa in giù da uno dei enormi tubi attaccati al soffitto, sorretta solamente da uno spesso cavo di acciaio agganciato alla mia cintura.

Uccisi con il mio fucile da cecchino cinque agenti su cinque, lasciando la mia postazione per seguire il percorso che da remoto Peggy mi aveva tracciato per raggiungere il mio partner.


Raggiunsi Bucky senza troppi intoppi, ed insieme ci dirigemmo verso la parte delle celle di tortura. Pensare che io avevo vissuto qui per gran parte della prigionia mi fece venire i brividi, e rivisitare il posto in cui ero stata tenuta in catività non aiutava di certo a calmare il panico. Fortunatamente ero nel mezzo di una missione, perciò il mio cervello era incapace di pensare ad altro se non completarla. Raggiungemmo una cella di corsa dopo aver scorso una persona, ma rimanemmo scioccati da ciò che ci aspettava all'interno. Un corpo, legato ad un tavolo di legno, era completamente capovolto all'interno di una grande bacinella d'acqua, ormai sporca di sangue e quelle che sembravano feci. Conoscevo sin troppo bene la prassi; il waterboarding, o annegamento simultaneo, era una pratica comune nel mio programma. Purtroppo non si limitavano solo ad "annegare" il paziente con il sacco bagnato, bensì la testa della cavia veniva direttamente messa in una bacinella d'acqua, che poteva essere bollente o ghiacciata. A causa della posizione del corpo, obliqua, la persona tendeva ad annegare più velocemente, dato che dal panno entrava liberamente l'acqua.
Capovolsi la tavola, rivelando il volto di una ragazza ormai morta da tempo, il volto congelato dalla paura e logorato dal passare dei mesi. Fissai gli occhi vitrei di quella che una volta fu una persona, abbassando lo sguardo con vergogna; se fossi stata più veloce a capire la posizione del laboratorio, forse almeno lei poteva essere salvata. Se mi fossi messa al lavoro prima, non avrei una morte in più sulle spalle. Se solo fossi stata migliore.

<<Cassandra, dobbiamo andare...>> disse Bucky, cercando di riportarmi alla realtà. Mi scostai violentemente dal corpo, contattando gli altri attraverso l'auricolare; anche loro non avevano trovato altro che agenti pronti ad ammazzare, sangue e corpi esanimi di alcune sventurate cavie. Ci avventurammo nei putridi e maleodoranti corridoi, circondati da un'odore di disinfettante e benzina da far stordire i sensi. Raggiungemmo Nat e Steve al punto di rendez-vous, e dovevo ammettere che nemmeno loro se la spassavano troppo bene; Natasha era ricoperta da una patina gialla simile alla sabbia, che avrebbe sicuramente infettato le ferite da taglio che aveva riportato se qualcuno non ci avesse dato un'occhiata nell'immediato futuro, mentre Steve era quasi del tutto intatto, salvo alcuni tagli sulla divisa e un po' di sangue incrostato sulla fronte.

<<Ragazzi, venite a vedere qui>>. La voce di Sam rimbombava ancora nelle mie orecchie, mentre come un automa mi dirigevo insieme agli altri nella parte di laboratorio indicata. Non ero cosciente di ciò che stavo facendo, non sapevo chi stavo seguendo, non capivo dove mi stessi dirigendo. Provai a stringere le mani in un pugno, constatando con enorme paura che non le sentivo più mie; era come se qualcuno avesse preso il controllo del mio corpo ed io fossi nel sedile di fianco a quello del guidatore, obbligata a guardare cose che ero consapevole di fare, ma che non potevo controllare.
Dissociazione.
Quando la mano di Bucky mi sfiorò il braccio non percepii il solito calore che la sua mano emanava, non sentii nulla, solo un enorme vuoto ed un'enorme rabbia a causa di esso.

Quelle sensazioni, purtroppo o per fortuna, non ebbero il tempo di sfociare in pazzia pura, rimpiazzate da qualcosa di ben peggiore. Sam fissava con le lacrime agli occhi e lo stomaco in subbuglio un enorme corridoio, terrificato persino dal ricordo di ciò che aveva visto.

Il macabro spettacolo che mi si presentava davanti era uno tra le cose più brutte, grottesche e malate che avessi mai visto in tutta la mia vita. L'intero corridoio era ricoperto di schizzi di sangue, sia fresco che secco; grondava dalle pareti come se fossero chiazze di vernice rossa, con l'unico orribile dettaglio che quello non era acrilico. I corpi morti di almeno una decina di cavie erano sparsi qua e la per la via, buttati come spazzatura sia ai margini che all'interno del corridoio. Persone innocenti uccise sul posto, persone che erano state forzatamente nominate con dei numeri, deprivate della propria identità di umano. Nella mia mente una raffica di pensieri mi colse alla sprovvista, senso di colpa e rimorso per primi: se fossi stata più scaltra degli agenti avrei potuto salvare come minimo una decina di vite. Se solo fossi stata migliore. Sentivo dentro di me sia una rabbia insormontabile sia una tristezza sfiancante, che mi logorava sin dall'interno. Caddi in ginocchio, lasciando che la dissociazione prendesse totale controllo del mio corpo.

Era tutta colpa mia.

Sembrava di stare in un abisso marino, in procinto di soffocare e circondata da nient'altro che mostri pronti a sbranarmi. Mi mancava l'aria, il fiato era corto e diventava sempre più rarefatto ad ogni secondo che passava, mentre gli esseri si avvicinavano minacciosi, incombendo su di me come se fossi una piccola conchiglia del fondale. Percepivo a malapena le voci di Nat, Steve, Sam, Bucky, elle giungevano ovattate al mio orecchio, estrapolate completamente dal contesto delle frasi che dicevano. Potevo sentire a malapena lo strato di pelle dei sedili del quinjet sotto il tocco leggero della mia mano, ancora condizionata dal mio cervello fuori fase. Sperai con tutto il mio cuore che Bruce fosse al corrente della mia situazione mentale, dato che Peggy era rimasta a coordinare la missione da remoto al Compound. Vedevo i miei dintorni sempre più sfocati, come se fossi in una specie di sogno (o meglio, incubo) da cui non potevo risvegliarmi. Lottavo contro il mio alter-ego nella speranza che non spuntasse fuori, combattevo contro Ballora.

<<Diciannove, diciotto, diciassette, sedici, quindici...>>. Udivo la voce di Bruce farsi leggermente più vicina a me, incoraggiandomi a nuotare verso la superficie.

<<Quattordici, tredici, dodici, bravissima Cassandra, ce la puoi fare>> ripeté l'uomo. Sentivo la mia mascella muoversi insieme a quella del dottore, facendomi intuire che anche io stessi contando. Dopo qualche minuto riuscii persino a percepire il ghiaccio che quest'ultimo mi faceva stringere nella mano, ormai bollente a causa del contatto prolungato.

<<Undici, dieci, nove, otto, sette...conta con me, tranquilla. Sei..>> continuai a contare, realizzando come piano piano le figure riprendessero il solito chiarore e l'usuale delineatura. Ripresi a stringere il ghiaccio in un disperato ed affrettato tentativo di ritornare alla realtà così come la conoscevo io. Riconobbi Bruce, vidi il suo volto, percepii le sue mani stringere le mie, sentii la sua voce che mi guidava attraverso la mia fase di dissociazione.

<<Cinque, quattro...>>

<<Tre>>

<<Due>>

<<Uno>>.

Raggiunsi finalmente la superficie, sopprimendo nuovamente Ballora nei meandri più oscuri e malati della mia mente. Sapevo che quando sarebbe spuntata fuori (e prima o poi lo avrebbe fatto) avrebbe avuto dentro di sè una carica distruttiva di rabbia a causa di questa prigionia, ma per il momento l'importante era non essere andata giù di testa davanti ai miei compagni. Feci un sospiro profondo, inalando avidamente l' aria come se avessi veramente rischiato di annegare nei fondali del mare.

<<Cassandra? Ehi, va tutto bene>> continuò l'uomo, schioccando le dita vicino alle mie orecchie per verificare fosse tutto a posto. Riuscii finalmente a vedere chiaramente i miei compagni, i loro volti confusi e preoccupati mi scrutavano da dietro la spalla del dottore. Bruce spiegó come il mio episodio di dissociazione non fosse gravissimo, probabilmente scatenato dalla vista di un qualcosa che mi aveva traumatizzato, ma avrei comunque dovuto rilassarmi un paio di giorni per ritornare come nuova. Peggy, ovviamente, era dello stesso avviso del dottore, perciò cancelló gli allenamenti del giorno dopo cosicché mi sarei potuta riposare per bene. Sam e Natasha, appurando che non c'era nulla di cui preoccuparsi, tolsero il pilota automatico e si misero alla guida del quinjet, lasciando Bucky e Steve ad "occuparsi" di me; per quanto li respingessi, infatti, I due non facevano altro che attaccarsi come cozze a me, chiedendomi ogni due secondi se stessi bene. Infondo non potevo fargliene una colpa: Steve era il capitano e voleva assicurarsi che ogni componente della squadra stesse bene, Bucky ci teneva a me e voleva proteggermi, nonostante gli avessi ripetuto più volte di non aver bisogno di protezione. Appoggiai la testa sulla spalla di quest'ultimo, lasciandomi cullare dai rumori robotici che i tasti cliccati da Nat emettevano e dal suono dell'aria che si infrangeva impetuoso sul quinjet.
Avevo bisogno di trascorrere un po' di tempo da sola, isolarmi da tutto e tutti per cercare di rimettere in ordine i miei pensieri. Ripensandoci il riposo che mi aveva prescritto Bruce non sarebbe stato poi così male.
********************
La prima cosa che sentii una volta sveglia fu il panico più totale, fortunatamente non dovuto a qualche incubo notturno. Capii subito che qualcosa non andava, e non per il fatto che Bucky non era lì con me nella stanza. Probabilmente il ragazzo era andato in sala conferenza per il rapporto missione, di lui per adesso non mi dovevo preoccupare.
Non riuscivo a muovermi.
Mi sentivo soffocare, essere risucchiata dentro il materasso. I miei muscoli non si spostavano nemmeno quando cercavo di impartirgli ordini, si limitavano a giacere immobili sul materasso. L'unica cosa che potevo "controllare" erano gli occhi, spalancati dal terrore; il mio panico salì alle stelle quando compresi di star sperimentando una paralisi del sonno. L'unico vantaggio che avevo era quello di tenere gli occhi aperti per stare in guardia, scelta di cui mi pentii amaramente.
<<Puoi correre, ma non ti puoi nascondere>>. Percepii il fiato della ballerina sul mio collo, mentre il mio respiro si rarefaceva ogni minuto che passava; nonostante non riuscissi ancora a vederla nel mio campo visivo, percepivo perfettamente la sua presenza nella stanza, immersa nel buio proprio come piaceva a Lei. Per quanto Ella fosse cieca, e quindi non le servisse la luce per presentarsi, ci sentiva sin troppo bene, e il mio flebile respiro alle Sue orecchie era come un urlo.
Conoscevo i suoi punti di forza ma anche di debolezza: infondo Lei ero io.
Vidi il suo corpo robotico spuntare dalle tenebre, la sua presenza come una sentenza di morte.
Nonostante Lei fosse un esoscheletro senza anima, privo di qualsiasi moralità, possedeva una compostezza quasi unica; non cambiava mai posizione, da quando era stata progettata rimaneva in punta di piedi e con le braccia in quinta posizione, spostandosi così per quello che solitamente era il suo (nostro) auditorium. La Ballora Gallery.
<<Per quanto tu mi voglia sotterrare, dimenticare, sei consapevole di avere bisogno di me>> disse con quella sua voce profonda e misteriosa. Alla mia non-risposta, emise un risolino di scherno, prendendomi in giro per la mia impotenza. La vidi avvicinarsi sempre di più, fino a che non saltò sul letto con un balzo agile e leggero, degno di una vera ballerina.
Si arrampicó su di me, stringendo il mio collo nella morsa ghiacciata che lei usava come mano. Iniziai a respirare sempre più fleblimente, tanto che lei dovette allentare leggermente la presa per farmi udire le sue ultime parole.
<<Io sono Te, Cassandra. NON PUOI FUGGIRE>>.
La sua voce rimbombó nelle mie orecchie come un potente ruggito, minaccioso e terrorizzante.
Poi finalmente mi svegliai.

Spazio autore: Ciao ragazzi, anche Capitolo 10 andato!
Qui sotto vi metto qualche immagine di Ballora, un personaggio Canon del videogioco Five Nights at Freddy's: Sister Location.

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