Widowmaker: l'antenata dei Su...

Von this_is_cry

27.2K 1.5K 377

[in fase di revisione] [✔️ capitoli revisionati] Il Soldato d'inverno si era finalmente liberato del suo pas... Mehr

Premessa
Cast
Prologo
Capitolo 1: "Comunica a Fury di muovere il culo per venire a farmi visita" ✔️
Capitolo 2:"tra agenti ed ex assassini ci si riconosce"
Capitolo 3: "Ben fatto, Widowmaker"
Capitolo 5:"Sentiamo, di chi è stata l'idea?"
Capitolo 6: "Qui siamo al sicuro Cassandra, nessuno ci farà del male"
Capitolo 7: "Devi promettermelo..." "Te lo prometto"
Capitolo 8: "Incolpi te stessa, Arrowsilv?"
Capitolo 9:"Forse lei non è stato l'unico ad aver aspettato, sergente"
Capitolo 10: "Io sono Te, Cassandra. NON PUOI FUGGIRE"
Capitolo 11: "Conosciamo l'identità di questa ragazza?" "Si"
Capitolo 12: "Cento Reichsmark"
Capitolo 13: "Oh tranquillo, Barnes poi ti racconterà"
Capitolo 14: "Di certo questo non lo racconteró a Wilson"
Capitolo 15: "Che ne dici di chiedere il permesso a me?"
Capitolo 16: "Torna dove tutto è inziato"
Capitolo 17: "Io sono qui"
Capitolo 18: "Te lo prometto Moy spasitel, te lo prometto"
Capitolo 19: "Ora ho ciò che di più simile posso paragonare ad una famiglia"
Capitolo 20: "Ti amo, non sai quanto ti amo"
Capitolo 21: "Sono in debito con te, Moye Schast'ye"
Capitolo 22: "È come deve finire, non ci sarà più nessun Supersoldato HYDRA"
Capitolo 23: "Devi prometterlo" "Te lo prometto"
Capitolo 24: "Torna dove tutto è cominciato, solo così potrai trovare la pace"
Capitolo 25: "Il sopravvissuto sono io"
Capitolo 26: "La mia vita è appartenuta a tutti tranne a me stessa"
Capitolo 27: "Solo io e te, Moye Schast'ye"
Capitolo 28: "FICK DIE HYDRA"
Capitolo 29: "L'ultima volta che ho controllato il piccione eri tu, Wilson"
Capitolo 30: "E poi sei arrivata tu"

Capitolo 4: " Una donna può essere qualcuno anche senza dei figli, Natasha"

1.1K 50 6
Von this_is_cry

Era ormai scesa la sera su New York, il cielo iniziava a tingersi dei colori del tramonto sotto il mio sguardo gelido ed impenetrabile. Poche volte in tutta la mia vita avevo avuto l'opportunità di osservare il crepuscolo, una di queste era stata molto tempo addietro, più o meno nel 1930. Il Sole andava a nascondersi timidamente, dando spazio alla Luna e lasciando a lei il compito di sorvegliare la Terra. La fusione tra i due astri era stupenda; era come vedere dall'interno del bicchiere d'acqua di un pittore, l'arancione si mescolava armoniosamente con il rosa nel cielo privo di nuvole, lasciando intravedere le stelle che sarebbero apparse nel giro di qualche minuto. Potei osservare il momento esatto in cui il Sole e la Luna si scambiavano, facendo sorgere le tenebre e, con esse, anche i miei pensieri. Ero intenzionata a non dormire, fare il possibile per non addormentarmi; ogni volta che provavo solo a riposare gli occhi, le immagini di tutte le persone che erano morte per mano mia, i loro volti bianchi come quelli di un lenzuolo, le loro voci rotte dalla disperazione, i loro occhi che mi supplicavano di salvarli, tutto ciò che avevo visto mi tormentava nel sonno. Non ne avevo mai parlato con nessuno perchè tutte le persone che avevo conosciuto sino ad adesso, Avengers compresi, avevano dei problemi leggermente più grandi delle mie allucinazioni e dei miei incubi. Lasciai che i pensieri volassero via con la leggera brezza che aveva travolto il tetto del Compound, facendomi solleticare il volto dalla delicata folata di vento. Ripensai alle persone che stavano qualche piano sotto di me, indaffarate in chissà quale attività. Gli Avengers, la squadra che non mi sarei sognata di incontrare. Ancora non capivo cosa facessi in quel posto, perchè io fossi lì; infondo ero un agente dello SHIELD come un altro, come Maria e Phil, un'assassina spietata che nel corso dei secoli aveva ucciso dozzine di persone per conto di un'organizzazione criminale. Lì dentro erano tutti perfetti, degli eroi modello. Persino la Vedova Nera e il Soldato d'Inverno, che avevano un passato simile al mio, erano riusciti a farsi riconoscere come salvatori grazie alla battaglia contro Thanos. Mi ritenevo estranea a quel termine, eroe: io ero solo una pedina dell'HYDRA, una bambola da manovrare, usare e lacerare a qualsivoglia occasione. Incatenata irrimediabilmente al passato dai marchi che mi rendevano schiava, che mi tenevano in prigione. Il numero di matricola 9544 impresso a fuoco sull'avambraccio sinistro, la stella rossa tatuata sulla spalla del medesimo braccio, il disegno di una clessidra rossa dietro l'orecchio, il mirino di un cecchino marchiato leggermente al di sopra della scritta SCP 709 all'interno dell'avambraccio destro. Ogni programma a cui mi avevano sottoposto aveva lasciato un marchio, dal campo di sterminio al laboratorio SCP. Segni del mio innegabile e tortuoso passato, segni che mi legavano perennemente all'HYDRA. La notte, oltre ad essere scesa su New York, era scesa nella mia mente. Guardai i miei piedi penzolare nel vuoto, osservando il giardino del Compound.

Buttati.

Che cosa aspetti? Buttati.

Ho detto buttati.

<<Anche tu qui?>>.

Una voce mi riportò alla realtà, facendomi voltare di scatto. Il viso cupo del sergente Barnes fece capolino dalle tenebre del tetto, illuminato dalla Luna ormai sorta. Gli sorrisi, facendogli cenno di sedersi a fianco a me, invito che accettò volentieri. In silenzio guardammo l'orizzonte buio espandersi dietro la foresta lontana, godendoci la fresca brezza che la notte portava ogni volta con sé. Chiusi gli occhi, lasciando che il vento mi cullasse in uno stato di tranquillità assoluta, in modo da non far trasparire nessun turbamento.

<<È stata una giornata impegnativa oggi Cassandra, torna dentro a riposarti>> disse lui, voltandosi verso di me. Se pensava che io sarei andata a dormire senza avergli tenuto compagnia o perlomeno aiutato si sbagliava di grosso, poi avevo il proposito di non addormentarmi per non fare incubi.

<<Tranquillo, non ho sonno e non sono nemmeno una grande dormigliona>> risposi aprendo gli occhi. Lo guardai sorridente, scrollando le spalle. <<Poi sento che qualcosa ti turba, perciò non andrei mai a letto sapendo che qualcuno qui dentro è in difficoltà>>. Mi sorrise sincero, ringraziandomi profusamente.

<<Quindi, cosa c'è che non va in quella testolina?>> dissi, picchiettando il mio dito sulla sua testa.

<<Lumaca russa, non sei migliorata molto dall'ultima volta che abbiamo corso insieme!>>.

Dovetti urlare perchè Natasha mi sentisse, probabilmente a causa dei metri di distanza tra noi due. Io avevo già fatto quattro giri di tutta Central Park, mentre la donna era in procinto (oltre di vomitare, si intende) di finire solo il secondo. La aspettai al "traguardo", braccia conserte ad osservare le mie unghie come le snob ricche dei film americani.

<<Ma finiscila, tu sei avvantaggiata!>> esclamò senza fiato. Le porsi la mia bottiglietta d'acqua per rincorporare tutti i liquidi che aveva espulso con la corsa, principalmente sprecati per cercare di starmi dietro. Raggiunse a fatica la prima panchina disponibile, stravaccandosi su di essa come una vera scaricatrice di porto. Risi alla sua attitudine, prendendo posto di fianco a lei. Osservammo per un po' di tempo le persone che ci passavano davanti, principalmente bambini, genitori o addirittura famiglie intere. Pensare che qualche secolo fa ero stata anche io madre mi fece male al cuore, il ricordo di mia figlia ancora ben impresso nel mio cuore e nella mia mente. Dorothy, una delle bambine più dolci, vivaci e innocue del mondo; un visino angelico, lunghi riccioli dorati, due occhioni verdi da cerbiatta, dello stesso colore delle immense pianure irlandesi. Uno dei ricordi che non sarebbe mai svanito dalla mia mente era quello del suo piccolo corpo esanime accatastato su una montagna di cadaveri pronti ad essere bruciati, i suoi occhi chiusi e la sua manina bianca come quella di un lenzuolo. La manina che strinsi prima che venisse scaraventata nei forni crematori da alcuni soldati tedeschi, come se fosse solo del misero carbone per alimentare il fuoco. L'unica cosa che ero riuscita a conservare di lei, oltre a un raffinatissimo fermacapelli e delle meravigliose scarpette rosse da ballerina, erano le sue ceneri, che avevo sparso poco più in fuori dalla rete di filo spinato, in modo che la sua anima fosse stata libera di vagare per il mondo, e non limitata nel recinto di quella macchina infernale. Una bambina sorridente si voltò verso di me, salutandomi con la manina, gesto che ricambiai gentilmente.

<<Ti hanno sterilizzata, non è vero?>> ruppe il silenzio, appoggiandomi una mano sulla spalla. Ero consapevole si riferisse alla sterilizzazione a cui era stata sottoposta lei. Io, al contrario delle altre Vedove Nere, non ero stata sterilizzata, proprio perché dovevo diventare una culla per neonati ambulante per conto dell'HYDRA, per conto della scienza.

<<Purtroppo no>> dissi abbassando lo sguardo. <<Se vuoi dei Supersoldati efficienti devi riprodurre quelli che già hai. E credimi, ci hanno provato>> rivelai, mettendomi una mano sullo stomaco. Mi guardò sconvolta, le lacrime minacciavano di uscire dai suoi splendidi occhi verdi.

<< Io avevo una figlia prima di tutto questo, prima dell'Hydra. Ora è in un posto migliore>> conclusi, osservando pensierosa il cielo.

<<Mi dispiace>> disse con voce gentile, accarezzandomi la spalla in segno di supporto. La pietà che vedevo nei suoi occhi era soffocante, quasi umiliante a tratti. Io non avevo bisogno di essere compatita, e queste cose non avrei nemmeno dovute pronunciarle ad alta voce.
<<Non dispiacerti, non è una tua colpa>> risposi con tono fermo.
<<È curioso come noi due pagheremmo per essere al posto dell'altra>> disse. Io avrei pagato per non essere fertile, cosicché quei pazzi non avrebbero potuto fare ciò che avevano tentato di fare, lei avrebbe pagato per poter creare una famiglia.
<<Se ti può rincuorare ti dico una cosa. Una donna può essere qualcuno anche senza dei figli. Tu sei la Vedova Nera, Natasha Romanoff, non hai bisogno di procreare per far capire di che pasta sei fatta. E poi ci sono molti modi in questo mondo per riuscire ad essere madri, prendi come esempio l'utero in affitto>> le rivelai gentilmente, facendole l'occhiolino. Dalla sua espressione capii che non aveva mai pensato ad una simile ipotesi, probabilmente a causa di tutti gli avvenimenti degli ultimi anni non aveva avuto nemmeno il tempo di pensarci. La ragazza mi guardo con le lacrime agli occhi, abbracciandomi.
<<Non abbatterti Natasha, se proprio vorrai dei figli sono sicura troverai la soluzione>> dissi, alzandomi dalla panchina. Il momento della confessione era finito, dovevo tornare al Compound il prima possibile se non volevo fare ritardo all'allenamento con la Maximoff e la drama queen Asgardiana.

<<Hop Hop! Vediamo se riesci a starmi dietro, Lumaca russa>>

<<Non la smetterai mai con questo soprannome, non è vero?>>

<<Non presto certamente>>.

Come mi ero ritrovata in quel branco di squilibrati, me lo chiedevo ancora. Nemmeno un'ora dopo mi ritrovavo nel bel mezzo di una lezione di magia coordinata da Wanda Maximoff, Loki ed un'aggiunta dell'ultimo minuto, Pietro Maximoff. Avendo perlomeno una conoscenza base del funzionamento dei miei poteri, ero consapevole che Loki non sarebbe andato da nessuna se avesse continuato a tirarmi dei piatti che, da quel che avevo capito, dovevo fare levitare. L'unica fortuna che avevo era quella di schivare gli oggetti che mi buttava addosso con i miei riflessi.

<<Non mi sembra così complicato! Devi solo concentrarti ed immaginare di poter fermare il piatto con la mano!>> esclamò il ragazzo, esalando esasperato. Guardai con sguardo interrogativo Wanda che, da bordo campo, ci osservava contrariata. Quest'ultima decise saggiamente di dare il cambio al dio dei panni (inganni, scusate), riparando con la sua magia i cocci sparsi per terra. Loro due la facevano facile! Uno era un dio millenario che aveva imparato le arti magiche sin da quando era nel fasciatoio, l'altra aveva appena padroneggiato la magia del caos diventando definitivamente la Scarlett Witch.

<<Loki, più che insegnarli a controllare i poteri, sembra che tu stia sfogando la tua rabbia repressa contro la povera Cassandra>> lo riprese, avvicinandosi a me. Il dio alzò le spalle, probabilmente colto in fragrante nell'intento di scaricare un po' di tensione su di me. Non ci diedi molto peso, anche io al posto suo lo avrei fatto.

<<Prima regola: mai perdere la concentrazione>> disse, sistemando la mia posizione che, da quel che avevo sentito, faceva invidia al capitano. Apprezzai silenziosamente il complimento, per un ex generale dell'esercito.
Come indicato, stesi il braccio di fronte a me, aprendo il palmo della mano.
<<Bene, ci siamo. Ora devi concentrare tutta l'energia che hai per incanalarla nel braccio e, di conseguenza nella mano>>.
Ci provai. Ci provai seriamente. La mia mano emise il tipico scintillio nero che emetteva quando si attivavano i miei poteri, ma nulla di più. Da quando mi ero "auto proibita" di usarli, era stato sempre più difficile tirarli fuori, tanto che ero convinta di averli completamente spenti. Dopo più di un'ora di tentativi se Billy e Tommy, i carinissimi figli di Wanda, si fossero presi gioco di me non mi sarei sorpresa. Ero, come si divertiva a ripetere Loki, una povera Midgardiana incapace. E secondo i suoi standard era persino un complimento. Tutto era inutile.
Solo quando li reclamavo in situazioni estreme si attivavano, durante l'allenamento non c'era verso.
Si arrese persino Wanda, lasciandomi uscire affranta dalla palestra.
Io non mi sarei arresa per nulla al mondo, anche a costo di fare otto ore in palestra a cercare di sollevare dei piatti come una sciroccata. Io dovevo riuscirci, dovevo perlomeno provarci più intensamente.
Ero consapevole delle mie capacità, e le avrei sfruttate al massimo.

Spazio autore:
TADAAAAAAA, primo capitolo della settimana! Probabilente pubblicherò il lunedì, il mercoledì e il venerdì, perciò rimanete sempre sintonizzati!


































(crediti per la scena con Natasha, lokiismysaviour)

Weiterlesen

Das wird dir gefallen

33.6K 2.5K 53
Pietro e Beatrice hanno sempre avuto un rapporto complicato. Lo avevano quando si erano appena conosciuti e, due anni e mezzo dopo, la situazione non...
178K 5.6K 70
"L'amore è come una partita di calcio: ci sono momenti di gioia e trionfo, ma anche momenti di tensione e sconfitta. Ma con Kenan al mio fianco, sape...
77K 2.7K 54
(DA REVISIONARE) . E se Scott McCall avesse una sorella più grande che non vede da molto tempo? . Amira McCall decide di fare ritorno a Beacon Hill...
25.3K 497 11
Artemide Ferrante è una ragazza di 17 anni napoletana. Ciro Ricci è un ragazzo di 18 anni anche lui napoletano. Il resto sta a voi scoprirlo.