Il noioso diario di Clotilde...

By MildredCampelli

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Molti mi hanno sconsigliato di tenere una parola negativa nel titolo. "Noioso": che cattiva pubblicità! Non è... More

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EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

Giovedì, 30 Marzo 2020

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By MildredCampelli

Caro diario,

Alla fine è successo. Stanotte in silenzio la zia se n'è andata. La mia amata zia. La zia Tata. Non riesco a crederci. Mi sembra impossibile. Quando oggi sono andata lì, a casa loro, la cercavo sai? Mi aspettavo di vederla sul divano a leggere un libro o a lavorare a qualche suo progetto. E invece non c'era. Ho dato un'occhiata anche in camera da letto, ma era già stata smantellata. Non sentivo più il suo profumo da nessuna parte. È stato uno shock. Mio zio e mia cugina erano distrutti, mi sembra una banalità da dire. Se soffro io chissà come soffrono loro.

Io ho perso mia zia.

Mia mamma e mia zia Giusy un'amica.

Mio padre e lo zio Tino una sorella.

Mio zio ha perso la moglie.

Mia cugina la mamma.

Ognuno ha il suo dolore. E ognuno lo manifesta a suo modo.

Non voglio farmi vedere da nessuno quando sto male, soffro o piango. Non solo divento orribile, ma mi sento vulnerabile.

Io mi sfogo sotto la doccia, con la musica a palla. Il problema è stato quando la maledetta ripetizione casuale di Spotify ha scelto un pezzo della mia playlist che (devo ricordare di togliere) mi ha letteralmente devastato. Il brano si chiama "If I need you" ed è tratto da uno dei film più belli e più tristi che io abbia mai visto: Alabama Monroe.

Le parole sono bellissime e fa più o meno così:

"Se avessi bisogno di te, verresti da me,

verresti da me per alleviare il mio dolore?

E se tu avessi bisogno di me, io verrei da te

attraverserei i mari per alleviare il tuo dolore."

Quanto vorrei riaverla qui con me. Non sono pronta a lasciarla andare, non voglio.

E domani mi aspetta il funerale. Io li odio. Beh, non credo ci sia molta gente a cui piacciono però io non li tollero. La cosa peggiore non è nemmeno vedere la bara in mezzo alla navata o la funzione in sé. Il problema sono le persone. Detesto coloro che non trovano cinque minuti per andare a trovare una persona in dieci anni della loro vita e poi, appena questa trapassa, eccole lì, in prima fila, a piangere e disperarsi come se fossero state lì a tenere la mano fino all'ultimo respiro.

Un po' di coerenza cazzo.

Caro diario, questa non la supero più.

È brutti da dire, però sono solo sollevata. Probabilmente lo siamo un po' tutti anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo. Quello di mia zia non era più un vivere. Era solo un patimento inutile. Ovunque lei possa essere ora, me l'immagino libera da tutto quel dolore e da quel grigiume. Me l'immagino leggera e luminosa.

Clotilde.


Sabato, 1 Aprile 2020

Eccomi.

È stato tragico quanto sospettavo. La chiesa era stracolma. C'erano tutti, mancava solo lei.

Il prete ha parlato molto bene, ma non mi è stato di nessun conforto. Io credo che la cosa migliore che ci sia capitata sia quella di essere qui e ora. Non mi aspetto nulla di più, non me ne frega niente del mondo che verrà. Mi accontento di questo.

Poi un ragazzo ha cantato un Hallelujah da brivido di Jeff Buckley e lì, lo ammetto, ho fatto fatica a contenermi.

Ma ci sono riuscita.

E ce l'ho fatta anche quando mille volti (alcuni conosciuti, altri mai visti) si sono stretti intorno a noi impedendoci di uscire dalla chiesa. Era tutto così straziante, volevo solo che ci lasciassero in pace. Le condoglianze non servono a niente. È la parola più brutta che ci sia. Non voglio che nessuno partecipi al mio lutto. Il dolore è mio. Anzi nostro.

Mi stava salendo la rabbia quando l'ho visto lì, in fondo alla chiesa, con le spalle all'acquasantiera.

Aveva pianto. Lo testimoniavano i suoi occhi lucidi e il naso un po' arrossato.

Nonostante la sua repulsione per i funerali (e la chiesa più in generale), lui era lì.

Non ci ho pensato nemmeno un secondo. Gli sono corsa incontro e lui mi ha catturato in un abbraccio che conoscevo molto bene e che mi era mancato immensamente.

Lì proprio non ce l'ho fatta.

Non sono più riuscita a trattenermi. Ho pianto tutte le lacrime che avevo trattenuto per un tempo infinito. Lui non ha proferito una parola ma, dai movimenti che faceva il suo petto, ho intuito che si fosse unito al mio pianto.

<<Tilde, io...>>

<<Grazie per essere qui, Leo.>>

<<Non avrei mai dovuto andarmene...>>

Dopo aver congedato tutti quelli che ci erano venuti a porgere i loro cordogli, finalmente era giunta l'ora di andarcene.

<<Clotilde vieni con noi o...>>

Mamma. Grazie per non averci chiesto niente in quel momento.

Leo mi stava appiccicato. Era preoccupato. Probabilmente pensava che se fossi inciampata mi sarei rotta in mille pezzi. Non aveva tutti i torti.

<<Tilly, se non avete bisogno di lei, vorrei...>>

<<Certo, certo. Tranquilli, ci vediamo più tardi.>>

Non riuscivo nemmeno a ribattere, mi sono limitata a seguire Leo fino alla sua macchina.

<<Clotilde, se non vuoi stare con me o vuoi andare dai tuoi devi solo dirmelo. Non è un problema.>>

<<No, anzi. Non voglio nemmeno andare a casa, sarebbe solo peggio. Non voglio stare sola. Voglio solo lavarmi via di dosso tutta questo dolore.>>

Mi ha sorriso mesto. <<Vediamo cosa possiamo fare!>>

Che strano ritrovarsi di nuovo lì, in quella macchina, insieme. Mi è caduto inevitabilmente l'occhio sulla chiavetta USB.

<<Ma come? Non l'hai sostituita?>>

<<Ci sono cose che sono insostituibili per me.>>

Eh no Leo, oggi che IndistrutTilde si sente vulnerabile non puoi dire queste cose.

<<Scusami per avertela rubata, per Radio Maria e...>>

<<Clotilde, andiamo, non mi devi nessuna scusa. Sono io che non saprei nemmeno da che parte cominciare. Ma ci pensiamo un altro giorno, okay?>>

<<Okay.>>

<<Comunque sono sicuro che se avessi celebrato io la messa, tua zia avrebbe preferito. Ormai sono diventato un esperto di preghiere, omelie, vespri e via dicendo. Sei stata proprio una monella.>>

<<Avevo le mie ragioni.>> Però era riuscito a farmi sorridere per la prima volta in quel tragico giorno.

<<Lo so.>>

Era impegnato a guidare e non si è accorto che lo stavo scrutando. Aveva lo stesso identico taglio di capelli di sempre, più baffi e meno barba, la giacca di pelle marrone aperta e il dolce vita bianco...macchiato. Ops. Ho già lasciato il segno.

Ho fatto per scusarmi, ma Leo mi ha interrotto subito: <<La solita Clotilde! Non ti preoccupare. Poi laveremo via anche quello, ma prima pensiamo a te!>>

Ma...

<<Ma Leo...>>

<<Dimmi che rientra ancora nella lista dei tuoi luoghi preferiti!>>

Oh Leo, sentivo già gli occhi pizzicare. Ma non per il dolore o per la tristezza. Era per qualcosa di più bello.

Non potevo crederci.

<<Ebbene sì, è ancora uno dei miei posti preferiti.>>

<<Dai, il primo giro lo offro io! Iniziamo a lavare via questo dolore!>>

Non è come pensi. Non si riferiva all'alcool.

Ormai lo avrai capito che sono un po' particolare. Il mio posto preferito in questione non è altro che un autolavaggio. Ma non uno qualunque. Questo è l'autolavaggio per eccellenza! Il servizio completo dura circa 10 minuti. La macchina viene fatta passare all'interno di un tunnel enorme nel quale si esplica il più grande degli spettacoli.

Sono solo dieci minuti. Ma dieci minuti di pura meraviglia, in cui si alternano schiuma, acqua e spazzoloni dai colori sgargianti. Viverlo dall'interno dell'abitacolo è qualcosa di unico. Per lo meno, io lo trovo così!

<<Non ci vengo da quando...>>

<<Da quando hai preso la patente!>>

Vero! Diciotto anni, patente nuova di zecca alla mano e via. Sono andata a prendere Leo e gli ho mostrato uno dei miei posti preferiti, in cui tra l'altro non ero mai stata all'epoca. Ma fin da piccola mi avevano da sempre affascinato gli autolavaggi, mi sembrava un luogo così magico!

Ancora non stavamo insieme, eravamo solo migliori amici. Inizio a pensare che non possa esistere un'amicizia tra un uomo e una donna senza che uno dei due non inizi a provare un sentimento diverso.

Comunque, tornando al presente o, meglio, a ieri, mi sembrava così strano stare lì con lui. Non solo era bellissimo, ma era il mio Leo. Il mio Leo di sempre. Avevo una voglia matta di baciarlo, ma non mi sembrava il caso. Lui guardava incantato il parabrezza, eravamo sepolti dalla schiuma.

<<Ora capisco perché ti piaccia così tanto questo posto. L'altra volta ero distratto e non mi sono goduto a pieno lo spettacolo.>>

<<In che senso?>>

<<Ero distratto da te, eri così felice che non facevo altro che guardare te. Te l'avevo già detto che mi piacevi.>>

<<Ma che dici? Mi trattavi come una pezza! Al massimo mi chiamavi "RimbambIlde".>>

Eccolo, si era imbarazzato.

<<Insomma a quell'età sai com'è! Facevo così per dimostrare il mio interesse!>>

Ero troppo frastornata dalla giornata, dalla notte insonne e da tutte le lacrime che avevo versato. Però mi sembrava proprio che Leo ci stesse "riprovando", poi magari lo faceva solo per gentilezza o, peggio, per pena.

Ed io l'ho buttata lì, con nonchalance.

<<Allora, come va con quella...come si chiamava...Roberta?>>

Betta. Si chiamava Betta. Lo sapevo benissimo. Ma non potevo mica dirgli che la stalkeravo un giorno sì e l'altro pure.

<<Ah, lei. No, si chiama Betta. Ma Clotilde, secondo te? Mi chiamava già "Amo" alla prima uscita. Quanto poteva durare? Ho provato a voltare pagina. Ma non so se voglio davvero...>>

Okay, ero senza parole. Cosa voleva dire?

<<E tu, invece, con quell'Amedeo?>>

Pensiero numero uno: uh uh ma allora si ricorda anche lui il nome. Pensa te, è ancora un gelosone.

Pensiero numero due: Amedeo l'ho tumulato in un cassetto del mio cuore e della mia mente. Cerco di non pensarci. Non appena ci ricasco ho una fitta allo stomaco. Amedeo era molto più maturo di noi alla sua età. Sembrava sapesse benissimo cosa voleva e non aveva problemi a dirlo. Eppure...

<<Una parentesi.>> Non potevo di certo raccontargli tutto. Dire che lo amavo e che lo amo tutt'ora nonostante sia un sadico e strano individuo.

<<Una parentesi...come?>>

Sapevo benissimo dove voleva andare a parare.

<<Una parentesi graffa, direi.>>

<<Beh, quindi una bella parentesi...>>

Certo, finché è durata non nascondo che lo sia stata. Ma ho preferito rispondere diversamente.<<Leo, una parentesi graffa chiusa.>>

<<Avevo già capito a "parentesi">>

E niente. Sotto i rulli arcobaleno ci siamo baciati.

La vita non è un film, ma in alcuni momenti è anche meglio.

Dopo mi ha riaccompagnato a casa e ci siamo salutati.

Non so cosa sia successo. So solo che mi ha mandato questo messaggio.

"Tilde, mi dispiace che la tua famiglia sia stata colpita da una perdita così brutta e dolorosa. Non vi meritate niente di tutto ciò. Ci tengo a dirti che non volevo confonderti oggi, ero venuto per starti vicino anche solo da lontano. Pensavo che non avresti nemmeno voluto parlarmi e invece, seppur triste, è stata la giornata più bella che io abbia vissuto questo anno. Ho sopito i miei sentimenti per troppo tempo, non voglio più farlo. Non si può mai sapere quanto tempo ci resta e io voglio viverlo con te. Sempre. Ti amo, Clotilde."

Ho provato a scrivere tre volte un messaggio di risposta. Ma non volevo che pensasse male e che suonasse falso. Ovvio che lo amo. Forse anche più di prima. Ma non voglio che pensi che io glielo dica solo per la situazione. Voglio che lo sappia davvero. Allo stesso modo non so bene cosa voglia io. Non posso fingere che tutto quello che è caduto in questi tre mesi non si sia mai verificato. Aiuto.

"Leo grazie per esserci stato oggi, e per tutto il resto. Per me significa molto"

Ho scritto e cancellato "ti amo" quattro volte e alla fine ho optato per mandarlo così senza nient'altro.

Oggi non ci siamo sentiti.

Non so nemmeno se scrivergli. Sto malissimo ma sono convinta che starei anche peggio se lui non mi avesse "soccorsa".

No, non gli scriverò.

Clotilde.

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