SMILE

Julia_blaze tarafından

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(IN REVISIONE) In un mondo devastato da una terribile Inondazione, la popolazione mondiale si è ridotta ad un... Daha Fazla

Prologo
1 - Abbraccio
2 - Stanza
3 - Crisi (1)
4 - Crisi (2)
5 - Charles
7 - Pioggia (1)
8 - Pioggia (2)
9 - Potere (1)
10 - Potere (2)
11 - Memorie
12 - Inondazione
13 - Lucia.
14 - Trovata
15 - Verità
16 - Controllo
17 - Rivelazioni (1)
18 - Rivelazioni (2)
19 - Odio
20 - Scomparso (1)
21 - Scomparso (2)
22 - Nathan
23 - Parole
24 - Campana
25 - Cuore
26 - Fragile
27 - Ballo
28 - Notte
29 - Fuori
30 - Brillare
31 - Heiji (1)
32 - Heiji (2)
33 - Riconciliazione
34 - Partire
35 - Sometimes I don't wanna be happy
DOMANDE ED ANNUNCI

6 - Cartella

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Julia_blaze tarafından

Il dottor Dickens camminava avanti ed indietro per la sua stanza, nervoso. Quella mattina, la signorina Foster aveva fatto nuovamente visita al CP 240, e questa volta l'aveva osservata. Di solito era compito di Charles controllare che la signorina stesse bene, ma i due dovevano avere una questione in sospeso, ed il ragazzo non si era presentato. A dare l'allarme era stata un'infermiera di passaggio: era estremamente pericoloso lasciare una sedicenne da sola con un pericolo pubblico. Alla fine, il dottore era andato a controllare, e si era concesso il lusso di aprire l'audio.

Aveva pensato che, visto che gli toccava stare a vedersi quella scenetta, almeno si sarebbe divertito a sentire quella stupida autistica stare davanti ad una causa persa senza risultati.

Inutile dire che non era andata proprio così.

Una volta acceso l'audio, la voce della guaritrice aveva invaso la sala di controllo: stava conversando amichevolmente con il ragazzo, come una persona normale. Gli stava chiedendo cose basiche: come si chiamava, quanti anni aveva, dove viveva prima della Catastrofe... E lo faceva come se lui potesse non sapere le risposte. Il ragazzo le rispondeva, pazientemente, ed ogni tanto faceva una battuta. I loro volti erano rilassati e felici, le loro parole allegre e leggere... Era possibile?

Il dottore era rimasto parecchio sconcertato, e non appena era finita la visita aveva ordinato ad un'infermiera di condurre la ragazza nel suo ufficio.

"Signorina" aveva iniziato a dire, con il suo solito tono di tolleranza "lei è cosciente di cosa faccio io a capo di questo edificio?"

Come al solito, la signorina aveva annuito guardandosi i piedi. Era tornata ad essere autistica: il suo comportamento era quello che il dottore aveva sempre visto. I suoi movimenti non erano cambiati, il suo atteggiamento neanche, e nemmeno i tic: toccarsi la treccia, sistemarsi gli occhiali, grattarsi l'anello sul pollice.

"Molto bene, e sicuramente sa che non mi si devono raccontare balle" aveva continuato l'uomo, severo "quindi la prego di spiegarmi cosa è successo esattamente dieci minuti fa, nella cella di quel Caso Pericoloso."

La signorina aveva alzato lo sguardo, visibilmente spaventata, e si era messa a dondolare avanti ed indietro sulla sedia.

"Aveva bisogno di aiuto" aveva cominciato a ripetere, fissandosi i piedi, e lì la conversazione era degenerata: il dottore si era alzato in piedi e le si era messo davanti. Era furioso. Non era mai stato un tipo paziente, era sempre stato abituato ad avere tutto e subito, e quella ragazzina non poteva certo cambiare le cose.

"Io non tollero questo comportamento! Signorina, lei lì dentro era una persona normale, perché da quando è uscita è diventata una stramba?" la signorina era rimasta immobile.

"Autistica..." aveva detto, con il tono di voce basso e gli occhi pieni di lacrime "stramba..."

"Non mi interessa, non mi interessa cos'è o cosa non è, non ne posso già più di lei! Mi dica, si comportava così anche negli altri Istituti? Se ne vada per favore, torni ai suoi alloggi, e per oggi non si disturbi ad andare dai CP" aveva sbraitato l'uomo, aprendole la porta e scrutandola con fare assassino mentre usciva, per poi sbatterle la porta alle spalle.

Ora si trovava lì, a camminare avanti ed indietro per la stanza, senza trovare pace: non era possibile, non era ammissibile quel comportamento.

Il dottore era un uomo duro, aveva una filosofia: meno le cose scalfiscono te, più tu puoi scalfire loro. Non lasciava che niente penetrasse il suo animo corazzato, non si permetteva il lusso di provare sentimenti verso le persone. Forse, solo un po' di affetto per Charles, ma questo non contava. Lui era il capo di quell'Istituto, il suo compito era mantenere la pace in un mondo devastato dall'Inondazione. Il suo compito, era quello di mantenere sotto controllo i CP. Lo era sempre stato.

Ed allora perché era arrivata quella bambina? Cosa voleva da lui? Cosa stava cercando di fare? Aiutare i PP? Quelli erano casi pericolosi, non c'era via di scampo per loro. Anche lo psicologo dell'Istituto li aveva dati per persi. Ed ora arrivava una sedicenne autistica ad aiutarli? No. Impossibile.

"Ma che poi, una malata come lei dovrebbe aiutare questi squilibrati? Non capisco perché il Consiglio Delle Isole l'abbia riconosciuta come Guaritrice dei PP. Non è nessuno, è solo..." Il dottor Dickens si fermò.

Posò lo sguardo su una fotografia sulla sua scrivania: una bella donna sorrideva, e teneva in braccio un bambino dai capelli corvini. I piedi scalzi di lei, erano immersi nella sabbia chiara, e dietro di loro si estendeva un enorme distesa di acqua salata. La donna aveva un corpo esile, ma delle belle forme pronunciate, e le sue labbra rosse sembravano fatte a pennello per quanto erano perfette. Aveva gli occhi del colore delle foglie, i capelli corvini come quelli del pupo che teneva tra le braccia, e lo sguardo era quello di chi ha trovato la pace interiore. Il bambino era la sua copia sputata.

Quella, era l'unica foto della sua vita prima della Catastrofe che il dottor Dickens non era riuscito a mettere via: sua moglie era stata portata via dalle onde quando esse avevano invaso il mondo, e suo figlio non si era mai aperto più di tanto con lui dopo quell'avvenimento. Quella foto, rappresentava per l'uomo il suo ultimo appiglio alla realtà dei sentimenti e dell'amore, e non si era mai permesso di metterla via assieme ai suoi altri effetti personali.

Mentre la guardava, gli cadde l'occhio su una cartella di un CP messa un po' storta... Ma certo! Pensò.

Non ci aveva pensato:

"La cartella!" esclamò, dirigendosi verso la scrivania.

Quella ragazzina, come tutti coloro che lavoravano in quell'Istituto, doveva aver consegnato una cartella identificativa in segreteria, e quella cartella doveva essere stata poi portata con tutte le altre nel suo ufficio: nome, cognome, età, Isola di provenienza, Paese di provenienza prima dell'Inondazione, foto personali, altezza, peso... Eccole, il dottore alla fine le trovò: le relazioni degli altri Istituti.

"La signorina adottava un comportamento amichevole e dolce, quasi materno, con tutti i PP: ascoltava i loro pensieri e rispondeva ai loro dubbi. Dopo le sedute, specialmente le prime, i PP si mettevano a piangere e venivano gentilmente accolti tra le braccia della signorina. Con il personale dell'Istituto, ha mantenuto un comportamento distaccato e formale: è stata cordiale e comprensiva, ma si è rifiutata di dare spiegazioni sul suo metodo di guarigione. Tuttavia, i risultati sono bastati: in sei mesi di permanenza nella comunità dei Cinque Istituti ha fatto liberare tre quarti del numero totale dei PP, ottenendo i permessi dalla psicologa e reinserendoli personalmente nella società".

La comunità dei Cinque Istituti era dodici Isole a nord: lì tenevano i cleptomani, i ladri, i rapinatori, gli spacciatori... Tutti coloro che avevano piccoli problemi con la legge. Chiaramente, reinserire quei soggetti nella società non era facile, ma era sicuramente più semplice che rimandare a casa i CP. Quelli, buona parte delle volte, una casa dove tornare non ce l'avevano.

Il dottore si passò una mano sul volto, e guardò ancora qualche foto della signorina prima di chiudere la cartella. Fece per metterla via, ma il caso volle che una foto cadesse da essa, e si posasse delicatamente sulla gamba dell'uomo: era la signorina Foster, seduta vicino ad un ragazzo alto e moro, che sorrideva verso la telecamera e lo abbracciava forte. Il ragazzo aveva l'aria di un giocatore di basket: alto, robusto, i muscoli e le spalle larghe. I due si stringevano come fossero l'uno il motivo della felicità dell'altra, e lo sguardo di lei era tutto meno che perso ed impaurito.

Dietro la foto, con una calligrafia sottile ed ordinata, c'era scritto: "Ultimo incontro della guaritrice con Peter: PP rinchiuso nella struttura per ladri nella comunità dei Cinque Istituti per aver derubato un negozio alimentare in una zona con poche risorse economiche. Il ragazzo era anoressico dalla Catastrofe, ma dopo l'incontro con la guaritrice ha ricominciato a mangiare ed allenarsi, fino a tornare in forma peso e sviluppare un corpo in salute. Dopo essere stato rilasciato, con permesso dello psicologo ed un giuramento firmato in cui dichiarava che non si sarebbe più dato all'illegalità, è rimasto per qualche settimana ad aiutare la signorina, finché non è uscito dall'Istituto per tornare a casa. Spiacevolmente, è morto due settimane dopo, in una misteriosa caduta da un monte. Questo triste episodio, vuole indicare come la signorina sia in grado di riportare una persona sulla retta via non solo dal punto di vista morale ma anche personale."

Il dottore rimase qualche secondo a contemplare quella foto: la signorina sembrava più che normale, ed il ragazzo vicino a lei era entusiasta. Sorridevano entrambi, abbracciati, anzi forse stavano addirittura ridendo.

Lei aveva aiutato ad uscire quel ragazzo, l'aveva liberato dall'Istituto, e poi lui aveva addirittura deciso di rimanere di più per aiutarla. Questo era inconcepibile agli occhi del dottore. Perché? Cosa succedeva quando quella ragazza parlava con loro? Cosa si provava a toccare la sua pelle? Cosa celavano quegli occhi? La sua malattia era vera o c'era sotto qualcosa? Perché si ostinava a non parlare? Cos gli stava nascondendo?

Dickens riaprì la cartella, per rimettere a posto la foto, e vide che non era l'unica: decine e decine di foto con i PP, e dietro ad ognuna c'era una breve storia dell'incontro tra i due. In ogni singolo scatto, la signorina sorrideva amorevolmente, ed abbracciava i PP come se fossero stati i suoi amici d'infanzia.

Eppure, quella foto con Peter, aveva qualcosa di diverso.

Il dottore, che non sapeva interpretare i sentimenti, ma solo i dati oggettivi, era rimasto attratto da quella foto. Decise di metterla nella tasca del camice, e lasciarla lì fino al momento giusto.

Fino al momento, in cui avrebbe scoperto cosa si celava dietro il sorriso di quella ragazzina.

Angolo autrice:

okay, abbiamo visto il personaggio di Charles e quello del dottor Dickens, e c'è stato un primo accenno a Peter. C'è ancora qualcuno che deve entrare a far parte della storia, ma lo vedremo più avanti, per adesso... Vedrete ;)

Okumaya devam et

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