59-Keep your eyes open.

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«Dylan, devo andare in azienda!» Sbuffai, scostandomi leggermente.

«Ancora altri dieci minuti, poi ti lascio andare.» Posò nuovamente le labbra sul mio petto e io ridacchiai.

«Hai detto la stessa cosa anche prima.» Lo rimproverai allegramente.

«Ma ora sto dicendo sul serio.» Commentò alzando il capo per posarmi un bacio sulle labbra.

«D'accordo, basta.» Sospirai soddisfatta quando sentii le sue parole e mi alzai dal letto.

«Come ti senti?» Mi domandò, osservandomi con le braccia incrociate dietro la nuca, mentre camminavo verso il bagno in camera.

«Meglio rispetto a ieri, ho solo un leggero mal di testa.» Feci una smorfia, disgustata al pensiero della nausea che avevo avuto il giorno precedente.

«Potresti pur sempre restare a casa.» Si era alzato dal letto e appoggiato allo stipite della porta.

«Dylan.» Sbuffai, entrando in doccia. «Ho un mucchio di lavoro arretrato in azienda, ci manco da mesi! Quella casa di moda è frutto del duro lavoro di mia madre e non ho intenzione di rendere i suoi sforzi vani.» Chiarii, passando la spugna sul mio corpo.

«Hai ragione.» Ammise e io sorrisi. «Però, se dovessi sentirti poco bene, non esitare a chiamarmi, d'accordo?»

Annuii alle sue parole, felice della premura assunta nei miei riguardi.

Dopo aver avvolto il mio corpo nell'accappatoio, mi avvicinai per posargli un bacio sulle labbra, poi mi affrettai a raggiungere la cabina armadio, condivisa con Dylan.

Indossai un vestitino Chanel aderente, lungo fino a metà ginocchio. Era nero, con delle particolari maniche a sbuffo, stretto in vita da una cinta di pelle. Abbinai le mie Louboutin laccate di rosso e un paio di orecchini di perle.

«Davvero meravigliosa.» Sobbalzai quando udii la voce di Dylan.

«Ti ringrazio, lyubov'.» Risi quando lo vidi spalancare gli occhi.

«Lo sai il significato di quel termine?»

Annuii.

«Siamo sicuri che io stia parlando con la stessa Alexandra di qualche mese fa?» Scherzò e io scossi il capo, con il sorriso che increspava le mie labbra.

«Sì, sono la stessa, solo in versione migliore... in versione più felice.» Ammisi.

I suoi occhi scuri s'incastrarono nei miei e mi persi in quel colore autunnale, ricco di sfumature calde color del miele.

«Siamo cambiati entrambi, non trovi?» Mi chiese, avvicinandosi per accarezzarmi le gote.

«Già.» Passò il pollice lungo la mia mandibola, fino a giungere alla mascella, poi si chinò e mi stampò un bacio sulle labbra.

«Alexandra?» Mi richiamò.

«Uhm?»

«Credo di essermi...» La voce di Katherine, che faceva irruzione nella stanza, lo interruppe.

«Alexandra Morrison!» Sibilò irritata, poi si accorse delle nostre espressioni serie e del contesto, e parve sentirsi in colpa per aver interrotto il nostro momento. «Io sono molto felice per voi, certo, apprezzo il vostro essere così affiatati, ma noi siamo in ritardo!» Commentò, ma non ci feci troppo caso, impegnata a cercare di rallentare il battito del mio cuore e a immaginare il continuo di quella frase rimasta a metà.

«Alexandra?» Mi richiamò Dylan, quando mi vide immobile, con lo sguardo perso.

«Sì, certo, andiamo.» Mi allontanai da lui e afferrai la mia borsa.

Con te non ho pauraWhere stories live. Discover now